ROMA
Alla vigilia dell'incontro di oggi tra parti sociali e governo a Palazzo Chigi il clima si fa rovente e i sindacati si ricompattano e vanno all'attacco. Non solo la Cgil, pronta a lottare contro scelte errate, ma anche la moderata Uil, che parla di spinta verso «recessione» e la Cisl a cui non va bene che quella di ogggi «sia solo una comunicazione». La levata di scudi suona come un avvertimento preciso al governo Monti, che stamattina presenterà la manovra a 36 sigle, dalle organizzazioni sindacali alla Confindustria, dalle più grandi alle più piccole associazioni.
Ieri la Cgil ha approfittato dell'assemblea nazionale dei delegati per lanciare chiari messaggi. «Siamo pronti a sostenere le scelte giuste ma anche determinati a contrastare quelle che riteniamo sbagliate», ha scandito il segretario generale Susanna Camusso al termine del suo discorso davanti a una platea di 15 mila sindacalisti. Frasi che aprono la strada a possibili mobilitazioni che l'area di sinistra del sindacato, «La Cgil che vogliamo», vorrebbe prendessero la forma dello sciopero generale. Una parola impegnativa che, però, Camusso non ha pronunciato.
Il leader di Corso d'Italia, infatti, vuole andare prima alla prova dei fatti augurandosi che il nuovo premier Monti «non rovini la festa» iniziata con la fine dell'esecutivo Berlusconi. A parte le speranze, le opinioni del sindacato di Corso d'Italia lasciano pochi margini. Le proposte vengono definite «indigeribili», si parte dalle novità annunciate sulle pensioni, che non sono viste come «una riforma della previdenza» ma come «far cassa», all'aumento delle aliquote Irpef: «Incidono sulla platea di chi paga già oggi il 92% delle imposte». Insomma, secondo Camusso per «trovare tracce di equità bisogna usare la lente di ingrandimento». La Cgil si è anche chiesta che fine abbiano fatto le misure per il rilancio: «Dove è la crescita?». Camusso, poi, si è rivolta alla Confindustria, replicando che non è questione di veti o sacrifici: «I lavoratori e i pensionati i sacrifici li stanno già facendo, non hanno bisogno di lezioni da nessuno». Il sindacato di Corso d'Italia torna a chiedere «la cancellazione dell'articolo 8» della manovra di ferragosto, quella che aprirebbe ai «licenziamenti facili».
Ad agitarsi è anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale «si tratta di una manovra che darà una spinta verso la recessione». Una posizione netta, anche se ha precisato, commentando le parole di Camusso: «Noi cerchiamo di usare il cervello, prima diciamo cosa vorremmo, poi aspettiamo di vedere il testo e poi decideremo come agire».
Anche la Cisl è tornata alla carica, ribadendo: «Non ci va bene una comunicazione, ma ci vuole una trattativa vera». Su una linea di opposizione senza eccezioni si trovano anche Usb, Cib-Unicobas, SlaiCobas, Snater e Usi, a lavoro per uno sciopero generale. Infine, per Giovanni Centrella (Ugl),«il sindacato, e così l'Italia, non deve subire la crisi ma coglierla come opportunità, puntando su piccole idee immediatamente realizzabili. Un obiettivo possibile grazie alla presenza di un ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, molto disposto ad ascoltare e a realizzare progetti per la crescita e per lo sviluppo».