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ILGIORNALE DI VICENZA

Fisco e pensioni, sindacati in allarme: «Scelte sbagliate»

PARTI SOCIALI. Camusso definisce «indigeribili» le scelte dell'esecutivo: «Dov'è l'equità?» 
Angeletti: così arriva una spinta alla recessione Sigle all'attacco, oggi il vertice con il governo
04/12/2011
 
 

ROMA
Alla vigilia dell'incontro di oggi tra parti sociali e governo a Palazzo Chigi il clima si fa rovente e i sindacati si ricompattano e vanno all'attacco. Non solo la Cgil, pronta a lottare contro scelte errate, ma anche la moderata Uil, che parla di spinta verso «recessione» e la Cisl a cui non va bene che quella di ogggi «sia solo una comunicazione». La levata di scudi suona come un avvertimento preciso al governo Monti, che stamattina presenterà la manovra a 36 sigle, dalle organizzazioni sindacali alla Confindustria, dalle più grandi alle più piccole associazioni.
Ieri la Cgil ha approfittato dell'assemblea nazionale dei delegati per lanciare chiari messaggi. «Siamo pronti a sostenere le scelte giuste ma anche determinati a contrastare quelle che riteniamo sbagliate», ha scandito il segretario generale Susanna Camusso al termine del suo discorso davanti a una platea di 15 mila sindacalisti. Frasi che aprono la strada a possibili mobilitazioni che l'area di sinistra del sindacato, «La Cgil che vogliamo», vorrebbe prendessero la forma dello sciopero generale. Una parola impegnativa che, però, Camusso non ha pronunciato.
Il leader di Corso d'Italia, infatti, vuole andare prima alla prova dei fatti augurandosi che il nuovo premier Monti «non rovini la festa» iniziata con la fine dell'esecutivo Berlusconi. A parte le speranze, le opinioni del sindacato di Corso d'Italia lasciano pochi margini. Le proposte vengono definite «indigeribili», si parte dalle novità annunciate sulle pensioni, che non sono viste come «una riforma della previdenza» ma come «far cassa», all'aumento delle aliquote Irpef: «Incidono sulla platea di chi paga già oggi il 92% delle imposte». Insomma, secondo Camusso per «trovare tracce di equità bisogna usare la lente di ingrandimento». La Cgil si è anche chiesta che fine abbiano fatto le misure per il rilancio: «Dove è la crescita?». Camusso, poi, si è rivolta alla Confindustria, replicando che non è questione di veti o sacrifici: «I lavoratori e i pensionati i sacrifici li stanno già facendo, non hanno bisogno di lezioni da nessuno». Il sindacato di Corso d'Italia torna a chiedere «la cancellazione dell'articolo 8» della manovra di ferragosto, quella che aprirebbe ai «licenziamenti facili».
Ad agitarsi è anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale «si tratta di una manovra che darà una spinta verso la recessione». Una posizione netta, anche se ha precisato, commentando le parole di Camusso: «Noi cerchiamo di usare il cervello, prima diciamo cosa vorremmo, poi aspettiamo di vedere il testo e poi decideremo come agire».
Anche la Cisl è tornata alla carica, ribadendo: «Non ci va bene una comunicazione, ma ci vuole una trattativa vera». Su una linea di opposizione senza eccezioni si trovano anche Usb, Cib-Unicobas, SlaiCobas, Snater e Usi, a lavoro per uno sciopero generale. Infine, per Giovanni Centrella (Ugl),«il sindacato, e così l'Italia, non deve subire la crisi ma coglierla come opportunità, puntando su piccole idee immediatamente realizzabili. Un obiettivo possibile grazie alla presenza di un ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, molto disposto ad ascoltare e a realizzare progetti per la crescita e per lo sviluppo».


CORRIERE INFORMAZIONE.IT
4.12.011
“Agire bene e in fretta”. Monti torna a tuonare il suo ritornello spingendo l'acceleratore sull'approvazione della manovra. Ormai non si può più aspettare e soprattutto non si può più trattare: il pacchetto di misure anti-crisi, confezionato in tre settimane, va varato subito e senza
tante esitazioni per evitare che non solo l'Italia, ma anche l'intera Europa, cadano nel baratro. Dopo le consultazioni di ieri con i partiti, oggi Mario Monti incontra parti sociali, Regioni e autonomie locali e con molta probabilità già stamane convocherà il Consiglio dei ministri per varare la stangata da 24 miliardi.

Incontro con le parti sociali- Una manovra da 20 miliardi di euro al netto della delega fiscale, così è stata presentata dal premier alle parti sociali il nuovo intervento economico in procinto di approvazione. Una manovra improntata “al rigore, equità e sviluppo”, che prevede “interventi strutturali in diversi campi”. Le misure annunciate da Monti andranno a toccare bilancio pubblico, previdenza e sviluppo, mentre in tema di mercato del lavoro, gli interventi saranno posticipati ad un secondo momento. Ma la relativa “comprensione” mostrata ieri dai gruppi politici nei confronti di un provvedimento che in ultima analisi “va approvato” - Vuoi per non essere bacchettati dal presidente e dalla Merkel, vuoi per non portarsi nella coscienza il peso di aver portato l'Italia e l'Europa alla bancarotta -, non ha riguardato, invece, gli agguerriti sindacati. Ferme e chiare le loro idee. La leader Cgil, Susanna Camusso ha definito le misure come“indigeribili”. “Per trovare tracce di equità bisogna usare la lente di ingrandimento”, ha poi detto la Camusso, irritata e allarmata per non aver scorto tra i provvedimenti strumenti per il rilancio della crescita. Piuttosto arrabbiato anche il segretario Uil, Luigi Angeletti che paventa una“spinta verso la recessione”. Sulla stessa linea anche la Cisl che lamenta innanzitutto l'assenza di una trattativa: “Non ci va bene una comunicazione, ma ci vuole una trattativa vera”. Starebbero già preparando uno sciopero generale Cib-Unicobas, Usb, SlaiCobas, Usi e Snater.

Incontro con i partiti- Il professore ha mostrato di avere un pugno di ferro davanti ai leader politici incontrati ieri. Con la sua proverbiale calma ha illustrato a grandi linee la manovra, ha ascoltato i diversi suggerimenti di Pdl, Pd e Terzo Polo prendendo appunti e pronunciando poche essenziali parole. “Ci ha ascoltato, ha preso nota di alcune delle osservazioni che gli facevamo”, ha spiegato Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. Il leader Pdl, Angelino Alfano ha chiesto che “a pagare non siano sempre gli stessi” e ha fatto pressing affinché vengano eliminati dal provvedimento l'ici, e l'irpef per i redditi sopra i 55mila euro, misure che penalizzano ceto medio e liberi professionisti. Pierluigi Bersani, l'ultimo ad incontrare il premier, ha sottolineato le sue perplessità su pensioni, redditi bassi ed evasione: “le misure ipotizzate e che abbiamo letto e percepito secondo noi non sono sufficienti”. L'Udc, invece, ha chiesto il ripristino delle “detrazione per le famiglie”. Diverse le perplessità, unica la preoccupazione dei partiti: l'effetto di inibizione della crescita.

La “medicina amara”- Ma forse nessuno ormai dubita sul fatto che il professore non demorderà, come a dire “Sono io il medico, ergo: sono io a decidere quale amara medicina vi somministrerò”. Secondo il premier, bisogna far subito perché i mercati domani “torneranno in attività”; perché i partner europei non vanno delusi; perché la patria lo ha “chiamato alle armi” della tecnica politica al fine di risollevarne le sorti e non può fallire. “Va avanti e non ti curar di loro” gli avrà suggerito la cancelliera in uno slancio di Dantesca memoria.

Enza C. Guagenti