I giudici della Suprema Corte dovranno così esaminare l'articolo secondo cui "per i periodi di assenza per malattia, di qualunque durata, ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni... nei primi 10 giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio".
Secondo il magistrato "il dl 112 risulta in palese contrasto con l'art. 3 della Costituzione il quale tutela la persona e la sua dignità, e stabilisce il principio generale di eguaglianza dei cittadini di fronte all'ordinamento. L'art. 71 del citato decreto, applicabile ai soli lavoratori del settore pubblico (¿) determina un'illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato". Infatti nel settore privato non è prevista tale decurtazione dello stipendio in caso di malattia.
La riduzione dello stipendio per ogni giornata non lavorata a causa di malattie non gravi o derivanti dal servizio varia da alcuni euro per gli stipendi più bassi fino a diverse decine per quelli dirigenziali. Per il giudice Magi "il lavoratore legittimamente ammalato, si trova privato di voci retributive che normalmente gli spetterebbero in funzione del suo lavoro, subendo pertanto una riduzione dello stipendio in busta paga. Riduzione che, dati gli stipendi che percepiscono ad oggi i lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa. Di fatto la malattia diventa un 'lusso' che il lavoratore non potrà più permettersi".
Citando l'articolo 32 della Costituzione, il giudice reputa che "la norma in questione, incidendo pesantemente sulla retribuzione del lavoratore malato, crea di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia".
Secondo Stefano d'Errico, coordinatore nazionale Unicobas, il sindacato che anche per opporsi a questa norma ha indetto lo sciopero generale per il prossimo 7 ottobre, "questa ordinanza, unica in materia, è una prima vittoria di quei lavoratori che appena uscì questa norma liberticida, oltre a manifestare e scioperare si rivolsero al tribunale per ottenere giustizia. Siamo coscienti di aver vinto per ora una battaglia e non ancora la guerra ma siamo sulla buona strada e non ci fermeremo finché vedremo calpestati i diritti dei lavoratori e dei cittadini".
PANEACQUA 13.9.2011
Ammalarsi nella PA è un lusso": giudice contro Brunetta
***, 13 settembre 2011, 20:39
Il caso Ammalarsi per un dipendente pubblico? In base all'articolo 71 della cosiddetta legge Brunetta, la 133 del 2008, di fatto "diventa un 'lusso' che il lavoratore non potrà più permettersi e ciò appare in contrasto" con la Costituzione. Il giudice del lavoro di Livorno, Jacqueline Monica Magi, solleva la questione di legittimità costituzionale della norma che prevede per i dipendenti della PA, per i primi 10 giorni di malattia, una decurtazione di fatto della busta paga
Ammalarsi per un dipendente pubblico? In base all'articolo 71 della cosiddetta legge Brunetta, la 133 del 2008, di fatto "diventa un 'lusso' che il lavoratore non potrà più permettersi e ciò appare in contrasto" con la Costituzione che prevede "sia garantita una retribuzione proporzionata ed in ogni caso sufficiente a garantire un'esistenza libera e dignitosa". E' uno dei passaggi principali dell'ordinanza del giudice del lavoro di Livorno, Jacqueline Monica Magi, che ha sollevato questione di legittimità costituzionale, con riferimento agli articoli 3, 32, 36 e 38 della Costituzione, della norma che prevede per i dipendenti della PA, per i primi 10 giorni di malattia, una decurtazione di fatto della busta paga, con il taglio del trattamento accessorio dello stipendio.Il giudice ha così accolto un'eccezione sollevata da 50 lavoratori della scuola della provincia di Livorno (docenti e personale Ata), rappresentati dall'avvocato Claudio Altini e patrocinati dall'Unicobas della Toscana, che hanno fatto ricorso: alcuni avevano avuto una riduzione della busta paga dopo periodi di malattia. L'ordinanza è del 5 agosto scorso ed è stata resa nota oggi dal sindacato: per il segretario toscano Claudio Galatolo "è la prima pronuncia in Italia", per la segretaria provinciale Patrizia Nesti la causa "per la sua portata si configura come una class action di fatto perché la ricaduta è ampia e riguarda l'intero pubblico impiego".
In particolare il magistrato, con riferimento al principio di uguaglianza
(articolo 3 della Carta) parla di "un'illegittima disparità di trattamento nel
rapporto di lavoro" tra dipendenti pubblici e privati. Con riferimento al
diritto alla salute (articolo 32), invece, '"crea di fatto un abbassamento della
tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene
di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia, creando
così un vulnus a se stesso e al Paese".
Riguardo all'articolo 36, con la
decurtazione del guadagno, "dati gli stipendi che percepiscono ad oggi i
lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore
una vita dignitosa".
"Privare durante la malattia un lavoratore di parte
dello stipendio e della retribuzione globale di fatto - scrive infine il giudice
riferendosi all'articolo 38 - integra esattamente quel far venire meno i mezzi
di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al
lavoro".
Sulla vicenda interviene il dipartimento della Funzione pubblica, che, "senza voler entrare nel merito della questione", precisa che l'articolo 71 "non prevede alcuna riduzione dello stipendio in caso di malattia fino a 10 giorni ma solo la decurtazione del trattamento accessorio, cioè di quello legato alla effettiva prestazione o alla produttività dei dipendenti pubblici" e che "tale disposizione èprevista, per una durata diversa, anche all'interno di alcuni contratti collettivi nazionali di lavoro".
(ansa)