Precari. Un problema passato, presente e futuro.

Sembra proprio un paradosso, ma è l’amara realtà di una scuola italiana sempre più allo sbando. Nonostante le continue e non mantenute promesse fatte dai governi, continua la “battaglia” del personale precario docente, ausiliario* ed amministrativo (ATA), educativo, alla ricerca di un posto a tempo indeterminato. Ormai è diventato solo un sogno, nonostante le continue promesse (mai mantenute) di qualsiasi ministro che si è avvicendato all’Educazione Nazionale.

In Italia attualmente ci sono 810.000 docenti in ruolo e supplenti, 15.507 docenti di religione cattolica pronti a essere assunti in ruolo (altri 6.646 continuano ad insegnare con il contratto annuale), 240.000 ausiliari ed amministrativi, 11.000 dirigenti scolastici. Di questa cifra enorme, circa 140.000 precari (docenti, ausiliari ed amministrativi (ATA) e personale educativo) possono considerarsi “storici”.

Sembrava che con l’approvazione di un emendamento alla legge 143/04, il Ministero adottasse un piano pluriennale di assunzioni, per la copertura  dei posti disponibili e vacanti (il piano, naturalmente, doveva essere attuato mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria), ma il governo Berlusconi non prevede assolutamente niente per quanto riguarda le assunzioni nel comparto scuola.

Dopo anni di promesse, il personale precario della scuola italiana, è ormai provato ed esasperato psicologicamente per poter battersi per una giusta causa, anche perché non c’è la volontà di risolvere questo annoso problema.

Gli stipendi del personale docente e non docente, in Italia, sono attualmente tra i più bassi in Europa (1000 euro iniziali 1500 a fine carriera).

In un paese, che è stato considerato fino a qualche anno fa la sesta potenza economica mondiale, tutto ciò che sta avvenendo è davvero grave.

Nonostante non ci siano stati aumenti ed incentivi, non c’è stato neanche il rinnovo del contratto (scaduto da 11 mesi per gli insegnanti e da 35 per i dirigenti scolastici).

La scure del super ministro dell’economia, si è abbattuta ancora una volta sulla nostra, già martoriata scuola italiana.

Tagli e contro-tagli, che si vanno ad aggiungere a quelli previsti dalla legge n.448/2001: 33.500 posti di insegnanti in meno in tre anni, dei quali 8.500 per l’anno scolastico 2002/03, 12.500 per l’anno scolastico 2003/2004 e altri 12.500 per l’anno scolastico 2004/2005.

In contrapposizione 15.000 assunzioni rispetto a 140.000 posti ancora disponibili dopo i tagli, una goccia in un mare vasto dove annegano centinaia di migliaia di precari.

Con il maxi emendamento in discussione (anche se il ministro Moratti continua ad affermare che si opporrà a qualsiasi taglio), con la riduzione di 14.000 docenti e 6.000 ATA, si arriverebbe a 100.000 tagli a partire dal 2001, una vera e propria catastrofe.

Tutto a sfavore sempre del precari, docenti e ausiliari, che amano la propria professione e cercano di lottare per ottenere un futuro migliore per una scuola italiana che torni ad essere luogo di promozione della cultura, con le necessarie risorse economiche e finanziarie, a tutela della libertà d’insegnamento e di apprendimento e in un nuovo quadro normativo che ripristini i diritti sindacali e il diritto d’assemblea dei lavoratori, oggi avocato a sé dai soli sindacati concertativi (cgil, cisl, uil, snals, gilda) che sottoscrivono gli accordi che mettono in atto i tagli e impediscono l’assunzione dei precari.