Unicobas scuola
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COMUNICATO STAMPA 11.10.2001

TENTATIVO DI DEPISTAGGIO LE DICHIARAZIONI DELLA MORATTI.

L'UNICOBAS CONFERMA LO SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA E LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA (M.P.I. V.LE TRASTEVERE) PER VENERDI' 19 OTTOBRE

Le dichiarazioni della Moratti sono solo boutades propagandistiche dettate dal tentativo di depotenziare la forte adesione in atto nella categoria allo sciopero ed alla manifestazione indetta per Venerdì 19 Ottobre.

La Moratti dice cose totalmente contraddittorie: da una parte cerca di rassicurare gli insegnanti sull'orario di servizio, mentre dall'altra è costretta da Tremonti a confermare i pesantissimi tagli di organico che il Governo ha disposto nella Legge Finanziaria. Quello che è ancora più grave è il fatto che i tagli prospettati sarebbero inesorabili, definitivi e progressivi. L' "ipotesi di lavoro" del Governo è niente di meno che quella di una riduzione del 7 % annuo della spesa relativa al personale, docente e non docente: la Moratti quindi maschera dietro l'annunciata ristrutturazione quel vero e proprio blocco strisciante del turn-over che il Governo, superando persino quello che fece il Ministro Stammati, dispone non solo per il pubblico impiego (come dichiarato), ma anche per la scuola. Il taglio del genere alla spesa equivale fatalmente alla riduzione già annunciata di 34.000 cattedre nell'immediato e di un totale almeno doppio entro l'anno scolastico 2004/2005.

La ristrutturazione della Moratti comporta per forza quindi un aumento pesante del carico di lavoro obbligatorio che fatalmente produce l'innalzamento dell'orario di cattedra. Innanzitutto perché viene confermata con molta evidenza la manovra, relativamente all'accorpamento degli spezzoni orari alle cattedre normali, che già partirebbero quindi a 24 ore. Inoltre appare chiaro il tentativo di scaricare sugli organi di autogoverno della scuola il carico di una situazione che si renderebbe di fatto ingovernabile senza l'aumento d'orario medesimo anche perché rimane il tentativo di allungare pesantemente i tempi di non sostituibilità con personale supplente delle assenze per malattia, che dovrebbero sempre venire coperte dal personale di ruolo, deprofessionalizzato e usato in funzione di tappabuchi, con grande detrimento della qualità della scuola, perché gli studenti vedrebbero, ad esempio, il proprio docente di lettere venire sostituito da quello di educazione fisica piuttosto che di matematica. La Moratti afferma, bontà sua, che le ore di straordinario saranno retribuite, ma questo lo dispone la legge. Il problema è che permane l'idea aziendalista di costringere ad assurdi straordinari obbligatori mettendo la scuola nell'impossibilità di lavorare altrimenti con la scusa di un organico di istituto dove si allargano le competenze in una sorta di riconversione selvaggia dei docenti anche su cattedre non affini fra loro e con il preside che impone i ritmi costringendo di fatto i docenti ad intervenire da un momento all'altro sulle assenze dei colleghi, persino nel giorno libero.

Vengono confermati poi le esternalizzazioni dei servizi di pulizia e quindi la non sostituzione dei bidelli che andranno in pensione, nonché l'eliminazione della figura dello specialista di lingua nella scuola elementare e la non retribuzione dei docenti impegnati nelle Commissioni di maturità. Infine la Moratti non intende affatto tornare indietro rispetto al previsto regalo per i diplomifici costituito dalla riduzione ad uno dei membri esterni.

La Moratti ed il Governo, se vogliono evitare la sollevazione generale del mondo della scuola, non hanno altra strada se non quella di ritirare in blocco il pacchetto scuola dalla Legge Finanziaria, né possono sperare di addolcire la pillola con dichiarazioni ad effetto che mascherano solo la consapevolezza di "averla fatta grossa". Tanto meno possono far credere di avere a cuore la valorizzazione del corpo docente, solo perché promettono lo specchietto per le allodole di un "contratto separato" mutuato dalla Gilda, neosindacato di Governo. Un contratto separato per i docenti costruito sempre all'interno del pubblico impiego sarebbe solo una beffa. La scuola deve uscire integralmente come comparto dal calderone impiegatizio, fuori dai diktat del dl n.° 29/1993 imposti con la connivenza dei sindacati confederali.

La scuola non è un servizio, non ha bisogno di presidi-manager, è un'istituzione dove la libertà di insegnamento e di apprendimento devono potersi esprimere nell'ambito di un riconoscimento economico di livello europeo (1.000.000 anziché 50.000 medie d'aumento contenute della Legge Finanziaria). I docenti rivendicano l'istituzione di un ordine professionale che li tuteli e che definisca il codice deontologico della funzione, mettendoli al riparo da operazioni burocratiche e da un ministro che si è permesso di annunciare l'imposizione d'ufficio di regole che per tutte le altre professioni sono determinate dagli ordini.

Stefano d'Errico (Segretario Nazionale dell'Unicobas scuola)