SE CGIL, CISL, UIL, SNALS E GILDA SONO "SODDISFATTI" (CON QUALCHE "MUGUGNO" DEL SINDACATO DI EPIFANI, CHE COMUNQUE HA FIRMATO PARADOSSALMENTE UN GIORNO PRIMA DEL SUO – DAVVERO UTILE !!! – SCIOPERO GENERALE), NOI NON LO SIAMO AFFATTO

RIALZARE LA TESTA, USCIRE DALL'AMBIGUITA' E BATTERE L'ACCORDO-CAPESTRO

COMMENTO ALL'ACCORDO SULLA SCUOLA

SCUOLA DELL'INFANZIA

Tempo pieno. Ritorna l'orario a 40 ore con 2 insegnanti per sezione, ma rimane la possibilità di un'organizzazione oraria solo antimeridiana "a richiesta delle famiglie". Norma ambigua, perché non si specifica con quali numeri venga attivato l'orario ridotto che, sebbene definito "residuale", l'ufficio organici degli ex provveditorati tenderanno a preferire in un'ottica di mero risparmio.

Classi "primavera". Restano, con un'obbligatorietà rafforzata rispetto al passato. Questo rappresenta un aumento dei carichi di lavoro non retribuito ed una dequalificazione evidente della funzione docente.

PRIMARIA

Orario. L'orario di insegnamento viene allungato a 24 ore settimanali di frontale: spariscono contemporaneità e programmazione. Dequalificazione gestionale e didattica, nonché aumento non retribuito dei carichi di lavoro.

Contemporaneità (e progetti relativi). Scompaiono. Così cade una delle risorse tipiche delle elementari in ordine alla questione della multiculturalità, del recupero dello svantaggio, dell'azione didattica per laboratori o classi aperte (e non solo).

Classi "ponte". Restano, con tutto il loro bagaglio di separatezza, discriminazione e razzismo.

Prime del prossimo anno. Per le famiglie che verranno indotte a fare richiesta di questa tipologia organizzativa, le prime del prossimo anno scolastico partiranno a 24, 27 o a 30 ore (con maestro unico, ora detto "prevalente").

Moduli. I moduli non esistono più: è previsto solo il maestro unico. Di anno in anno, tutte le nuove classi verranno ridotte a 24, 27 o a 30 ore. Anche il tempo pieno, se non confermato, potrà venire eliminato e trasformato in "tempo normale".

Un'organizzazione di tal tipo è paradossale. Basti pensare alle discrasie che produce. Ad esempio, in una classe il "maestro unico" può essere idoneo all'insegnamento della lingua straniera (o anche alla religione cattolica) ed in altra no. Succede così che il "maestro prevalente" che terrà anche lezioni di lingua straniera (e/o religione), potrà restringere lo spazio delle restanti materie. Le ore perse – essendo relative ad aree di sua esclusiva competenza – non verranno compensate da nessun altro docente. Avremo così classi a 24 ore con lingua straniera e religione ed altre a 27: quelle con 24 avranno meno ore per gli altri insegnamenti.

Tenere presente che tale norma è costruita a mo' di trappola: infatti più saranno i genitori a chiedere un orario a 24 o 27 ore e più risulterà "gradita" e vincente la posizione del Governo sul "maestro unico" (anche se verrà chiamato "prevalente").

Tempo pieno. Ritorna a 40 ore con due insegnanti, però occorre che le richieste dei genitori siano esplicite e categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (tenere presente che dirigenti ed Uffici-organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l'istituzione delle classi a tempo pieno).

Anche qui avremo discrasie: essendo l'orario frontale da effettuarsi pari a 24 ore pro-capite per i due insegnanti del tempo pieno, ed essendo eliminate contemporaneità e programmazione, "avanzeranno" 8 ore che dovranno venire impiegate in altre classi (sia a t.p. che non, con rottura dell'organizzazione didattica specifica ed un ulteriore aumento dei carichi di lavoro – vd. valutazioni plurime – e della flessibilità a costo zero). Visto che la Gelmini ha sostenuto pubblicamente che il tempo pieno "crescerà", come forma di pressione e battaglia politica il maggior numero possibile di genitori deve pretendere il tempo pieno al momento dell'iscrizione, manifestando e rivendicando – quando necessario – presso gli Uffici Scolastici Provinciali l'abbassamento del numero di alunni necessari per formare una classe.

Aumento dei carichi di lavoro. L'allargamento degli oneri di servizio (tutto frontale) difficilmente sarà impugnabile – come avrebbe potuto in assenza di un accordo con le OOSS sottoscrittrici – ai sensi del contratto nazionale, visto che CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda concorderanno modifiche in linea con quanto pattuito con Letta, la Aprea, Berlusconi e la Gelmini l'11 dicembre 08.

SCUOLA MEDIA

Tempo di scuola "normale". Da 29 a 30 ore, a seconda del "POF".

Tempo prolungato. Da un minimo di 36 ad un massimo di 40 ore. Per le 40 ore sarà necessario che le richieste dei genitori siano esplicite e categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (tenere presente che gli Uffici organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l'istituzione delle classi a tempo prolungato).

Bilinguismo. Scompare: bella coerenza per il governo delle 3 "i".

SCUOLA SUPERIORE

I decreti attuativi per le superiori verranno redatti ad inizio 2009 ed andranno in vigore dall'a.s. 2010 / 2011. Il Governo non recede di un millimetro rispetto ai tagli previsti (ca. 80000 cattedre e 30000 posti ATA in un sessennio), né rispetto agli strumenti immaginati. Del resto, tale rinvio era scontato. Meno scontata è, per un Paese civile, la riduzione a 4 anni di alcuni indirizzi liceali, la sparizione del greco dal liceo classico o del latino dallo scientifico (provvedimenti per i quali si staranno agitando nella tomba persino Gentile e Bottai, fautori della riforma scolastica fascista). La riduzione a non più di 32 ore del tempo scuola per Istituti Tecnici e Professionali, il taglio generalizzato delle ore per materia (che colpirà soprattutto conoscenze e competenze che sviluppano il sapere critico come le lettere, le scienze, la matematica, la geografia e la storia) nonché l'impronta monoprofessionalistica, comportamentista e meccanicista che ne seguirà prefigurano – nonostante "l'accordo" – una scuola costruita ad immagine e somiglianza di quella statunitense (ove, ad esempio, la storia non è materia d'insegnamento sino al liceo, bensì d'approfondimento universitario, con un programma limitato alla storia degli USA), senza residui possibili confronti con la tradizione europea.

HANDICAP E SOSTEGNO

Per gli insegnanti di sostegno, se viene tutelato un rapporto medio con i diversamente abili di 1 a 2, non si sblocca la questione delle assunzioni e della continuità didattica, perché il tutto avverrà sempre sull'organico di fatto con contratti annuali o (ultra)temporanei.

ACCORPAMENTI, FUSIONI E SOPPRESSIONE DI SCUOLE ("DIMENSIONAMENTO")

Il dimensionamento verrà attuato dall'anno scolastico 2009 / 2010 (ma il piano sarà disposto entro il 2009), con i disastrosi parametri previsti per le scuole di ogni ordine e grado. Tali parametri, si ricorda, vennero statuiti con le norme istitutive della "autonomia" (e con l'accordo di CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda).

NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE

Il previsto aumento di un punto percentuale del rapporto medio alunni-classe in ogni ordine e grado, viene solo congelato per un anno e solo a causa dell'impatto mediatico che le recenti disgrazie in ordine alla questione sicurezza hanno scaricato sul governo. In compenso non si stanzia un euro per mettere a norma quel 90% di scuole non in regola con dettami a suo tempo disposti con la vecchia L. 626 (rivista e sempre in regime di prorogatio in Italia, unico Paese della UE a non aver mandato a regime le norme relative). Né per mettere a norma quel 50% di scuole non a posto neppure dal punto di vista dell'impianto elettrico. Va segnalato che la mancata adozione del piano di aumento del numero di alunni per classe introduce un ulteriore taglio di spesa che graverà sul personale e sul funzionamento della scuola, come prevede il comma f) dell'accordo, che testualmente recita: "ferma restando l'adozione di misure compensative idonee a garantire i complessivi obiettivi di riduzione dell'art. 64 del Piano Programmatico...". Evidentemente, ciò che non si taglia da una parte si deve quindi compensare con tagli dall'altra: gli "sconti" eventualmente riservati alle elementari andrebbero a ricadere automaticamente su medie e superiori.

TAGLI DI PERSONALE

"L'accordo" sottoscritto da CGIL, CILS, UIL, SNALS e Gilda, non sfiora neppure il capitolo dei tagli: restano così disposte le riduzioni di 87.500 docenti e 40.000 ATA in 3 anni, concentrati soprattutto nella primaria, ma anche nella scuola dell'infanzia e nella media (sostegno, educazione tecnica e residua questione del tempo prolungato), nonché quelle "a venire" relativamente a 80.000 cattedre di scuola superiore e ad altri 30.000 posti ATA in 6 anni. Per primi, i 100.000 precari che resteranno fra color che son sospesi, ringraziano sentitamente.

Ci voleva davvero uno sciopero generale (12 dicembre)! Uno sciopero tradito dalla CGIL – e con esso i lavoratori che lo hanno fatto – (persino) un giorno prima della sua effettuazione, con la firma di questo ...capolavoro! Infatti (tranne i COBAS) non lo hanno davvero seguito in molti: 8% nazionale di adesioni nella scuola (dato ufficiale dello stesso ufficio del MIUR che aveva invece quantificato in un tondo 65% la plebiscitaria adesione alla scadenza del 30 ottobre)! Con quest'accordo si legittima un'operazione controriformista a mero pareggio contabile, voluta da Tremonti, "ministro unico", la cui sola linea guida – oltre che nel risparmio spietato sull'architrave principale della società civile – sta nello smantellamento generale della qualità della didattica. Si legittima inoltre l'inusitato attacco frontale alla scuola primaria, demolita anche se quinta nel mondo e se, proprio col tempo pieno – ben prima dei moduli e della ambigua ed ambivalente L. 148 – dal 1974 al 1990 era salita al primo posto. Non vi sono giustificazioni politiche o sindacali che tengano.

Che l'aggiustamento sul "maestro prevalente" (mero infingimento formale e terminologico) bastasse a CISL, UIL, SNALS e Gilda, s'era capito da molto tempo. Da quando i tentennamenti sulla necessità dello sciopero hanno dilazionato lo stesso sino al 30 ottobre (che, guarda caso, s'è rivelato essere poi il giorno successivo all'approvazione definitiva delle disposizioni targate Gelmini). Ma come oggi scopriamo, anche la CGIL ritiene compatibile un piano di "modifiche" più apparenti che sostanziali che, se migliora di poco (snaturandola ugualmente) la situazione relativa al tempo pieno), distrugge completamente la pluralità docente nella scuola primaria e lascia inalterato il novero dei tagli annunciati, facendo gravare questa volta su medie e superiori quel (poco) che non si toglierà alle elementari. Una CGIL che, evidentemente, ha poco da obiettare anche al ddl Aprea, perché sempre abbarbicata al "chiodo fisso" della valutazione autoritaria del personale scolastico.

Tutto ciò la dice lunga anche sulla gestione di un movimento generale (molto infiltrato da CGIL e COBAS), utilizzato sino ad oggi ad usum Delphini. Al quale (e nel quale) – in nome di un'unità presunta (perché muta) – s'è parlato ben poco di progetti, aspetti (e danni) collaterali alla "riforma": ci riferiamo ancora al ddl Aprea, nonché ai risvolti in materia di gestione autoritaria da parte dell'Amministrazione tramite le norme introdotte da Brunetta! Una "rete" con singolari protagonisti, come i rappresentanti del Comitato della scuola Iqbal Masih di Roma, usato come "capofila" di una conventio ad escludendum di matrice "cobassina" (complice la CGIL) verso l'Unicobas. Davvero unica nel suo genere – per una realtà autodefinitasi "al di là delle sigle" – fu infatti la "lettera aperta" del Comitato della Iqbal Masih pubblicata sulla prima pagina de "il manifesto" giusto prima del 17 ottobre: quello dei COBAS veniva "gratificato" quale "primo sciopero della scuola", ignorando assolutamente (al pari che non fosse mai esistita) l'iniziativa promossa dall'Unicobas il 3 ottobre. Un'iniziativa che, per ampiezza e rilevanza, neppure i tg di regime avevano potuto oscurare (citandola ovviamente solo il giorno stesso, ma dovendo segnalare comunque le 5.000 persone presenti sotto il Ministero dell'Istruzione). Per loro – indistinto "movimento" – evidentemente, era meglio scioperare a decreto ormai approvato (il 7 ottobre) alla Camera e poi tirare la volata alla CGIL per il 30 (evento "intelligentemente" disertato dai COBAS, così che dopo il 17 il sindacato di Epifani si potesse portare appresso il traino di quanto costruito in precedenza).

La grande manifestazione del 30 ottobre ci ha visti presenti: non avremmo potuto risultare assenti proprio quando tutta la scuola era in sciopero ed in piazza (né volevamo "regalare" la categoria a Confederali, Gilda e SNALS). Peccato che a quel punto i giochi fossero già fatti, non tanto e non solo per l'approvazione definitiva del decreto avvenuta il 29, ma soprattutto perché la maggior parte delle organizzazioni sindacali (in sciopero unicamente per non perdere consensi) erano già pronte a questo (ennesimo) accordo vergognoso.

RESTA IN PIEDI INDISTURBATO IL DISEGNO DI LEGGE APREA

Appena insediato il governo, la neo presidente della commissione cultura della Camera, Valentina Aprea, ha presentato (il 12 maggio) il disegno di legge "Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti". Questo ddl è molto simile a quello esaminato in commissione durante il precedente governo Berlusconi, che venne talmente avversato dai lavoratori e dal nostro sindacato che non se ne fece nulla. L'obbiettivo principale è di rendere il funzionamento della scuola pubblica del tutto simile a quello della scuola privata in modo che "l'utenza", non vedendo differenze, sia indotta a cambiare direzione.

Le scuole verranno messe "all'incanto" e trasformate in fondazioni (proposta già contenuta nel decreto Bersani del 2007): un altro risvolto della privatizzazione sarà quindi la loro consegna ai privati (speculatori edilizi, industrialotti avidi, cordate di genitori bene, etc.), i quali entreranno nei consigli d'amministrazione (che sostituiranno gli attuali consigli di circolo e d'istituto) e, versando un obolo, diverranno i veri padroni della scuola. Il POF verrà così adottato da un organismo ove i docenti saranno infima minoranza e sarà piegato agli interessi (monoprofessionalistici) delle imprese (Ist.ti Tecnici e Professionali), nonché alle boutades le più varie ed agli appetiti degli sponsor commerciali. Il ddl prevede inoltre all'art. 11 il passaggio completo alle regioni della gestione delle scuole di ogni ordine e grado, in linea con quanto previsto dalla "devolution" votata nel 2000.

Al capo terzo viene riproposto il decreto sul reclutamento varato dalla Moratti e abolito da Fioroni: concorsi con cadenza triennale banditi e gestiti direttamente dai dirigenti delle scuole stesse (niente più concorsi nazionali e graduatorie).

Una "carriera" da travet viene introdotta per i docenti. Verrebbe articolata in 5 livelli ("inserimento formativo, iniziale, ordinario, esperto e vicedirigente"), l'appartenenza ai quali (con relativa differenziazione stipendiale) sarebbe determinato da selezioni interne operate dal dirigente (notare che, con l'eliminazione dei gradoni per anzianità, si potrà rimanere in prima o seconda fascia anche a vita).

Per i docenti verrebbe istituito un organismo tecnico (e fittizio) di rappresentanza con il solo compito di stilare il codice deontologico ed istituire commissioni disciplinari non votate dalla categoria ma col concorso di associazioni professionali gradite al Ministero. Sparirebbe l'attuale stato giuridico disposto a suo tempo dai Decreti Delegati del 1974 ed oggi riunito nel D.L.vo 297/94.

Sparirebbero le RSU d'istituto, verrebbe istituita una rappresentanza sindacale unitaria regionale per i docenti ed il gildiano contratto separato fra docenti ed ATA (ma sempre interno all'impiegatizio DL.vo 29/93, con il blocco all'inflazione programmata per i rinnovi contrattuali, l'eliminazione del ruolo e degli scatti d'anzianità). Resta escluso da qualsiasi rappresentanza sindacale il personale ATA!

Onde foraggiare i vari carrozzoni "formativi", alle associazioni professionali verrebbero affidate funzioni oggi peculiari dei sindacati. Verrebbero eliminate le norme contenute nel Testo Unico del 1994 e quelle relative alla contrattazione sui luoghi di lavoro previsti dal D.lgs 165/01, con tutto il potere concentrato nelle mani dei dirigenti. Questi opererebbero effettivamente come datori di lavoro, presiederebbero la commissione che abilita e poi assume il docente (con tutte le degenerazioni clientelari del caso), sarebbero padroni assoluti della valutazione di docenti (essendo loro a collocarli in prima, seconda, terza, e quarta fascia stipendiale – la quinta è solo per il vicedirigente, scelto anch'egli dal DS) ed ATA. Eliminata la contrattazione di scuola, distribuirebbero discrezionalmente il fondo d'istituto ed, eliminati i consigli di disciplina attualmente eletti presso i Consigli Scolastici Provinciali ed il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, sarebbero – con il resto dell'Amministrazione – titolari esclusivi in materia di sanzioni.

La strada è stata preparata dalle norme di Brunetta, approvate nel silenzio generale di Confederali & C. nel giugno scorso. Infatti non vi si rintracciano solamente le ben note sanzioni medievali per i malati, bensì anche dispositivi che anticipano la destrutturazione del nostro stato giuridico ed il DDL Aprea.. Leggere per credere: Art. 3 (Valutazione del personale delle amministrazioni pubbliche): "f) prevedere l'obbligo, per le pubbliche amministrazioni statali, di individuare le unità di personale le cui prestazioni risultano di utilità minima o nulla per l'amministrazione stessa a causa di grave e colpevole inefficienza o incompetenza professionale, nonché l'obbligo di collocamento a disposizione e riassegnazione del suddetto personale anche ad altra pubblica amministrazione entro il medesimo ambito territoriale". Ciò vuol dire che il dirigente ha l'obbligo di scovare i "fannulloni", nonché di spostarli d'ufficio nella medesima o in altra amministrazione, nella medesima provincia (bontà loro). Ma "con mantenimento della sola parte fìssa della retribuzione ed esclusione delle indennità a qualunque titolo corrisposte e con risoluzione del rapporto in caso di rifiuto", quindi con stipendio strutturalmente ridotto per un periodo imprecisato. Poi c'è la sorte destinata a quelli che "fannulloni" non saranno, ma che andranno necessariamente in esubero (non essendo possibile operare un piano di tagli così esteso con il solo blocco del turn over). Per loro viene stabilito di: "richiamare Cassa Integrazione per pubblico impiego e prevedere il divieto di opzione nel caso di trasferimento del personale...". Poi c'è anche qui la questione della valutazione: Art. 6 (Contrattazione collettiva e integrativa e funzionalità delle amministrazioni): "...prevedere la piena autonomia e responsabilità del datore di lavoro pubblico nella gestione delle risorse umane attraverso la competenza esclusiva in materia di valutazione del personale, progressione economica, riconoscimento della produttività e mobilità;". Che significa tutto ciò? Significa che il dirigente scolastico ha competenza esclusiva nel valutare i lavoratori della scuola, ma anche in materia di progressione economica (infatti, come visto, sarà il dirigente medesimo a stabilire anche in quale fascia stipendiale collocare i docenti), riconoscimento della "produttività" (vale anche per gli ATA) e di mobilità, con eliminazione delle garanzie sui trasferimenti. Infine, con un giro di parole espresse in "politichese", vengono fatte cadere unilateralmente tutte le disposizioni opposte, presenti o eventuali, stabilite dalla contrattazione e da altre leggi: "...inserzione automatiche delle clausole in caso di nullità delle disposizioni contrattuali per violazione di legge e dei limiti fissati dalla contrattazione collettiva nazionale".

Come risulta chiaro, le basi per una svolta autoritaria (rappresentante anche la chiusura definitiva della scuola nel calderone indistinto del "pubblico impiego") sono state poste pazientemente da vari anni (e di certo non solo da Berlusconi) grazie a disposizioni passate col placet di CGIL, CILS, UIL, SNALS e Gilda. In particolare con la privatizzazione del rapporto di lavoro, introdotta col D.L.vo 29 del 1993, recepito nel CCNL Scuola dal 1995. Dall'epoca sono infatti possibili il trasferimento d'ufficio, la cassa integrazione, il licenziamento (prima previsto solo per giusta causa) per esubero. Da allora il "preside" (prima ancora di divenire "dirigente" – cosa avvenuta nel 2000 con la "autonomia") è definito testualmente "datore di lavoro". Da allora, rarificata l'anzianità con i "gradoni", sono cominciati i tentativi di legare ogni indice retributivo al "merito" (vd. "concorsone" di Berlinguer), prima "investendo" le risorse rubateci con l'eliminazione degli scatti biennali, oggi puntando all'appiattimento assoluto ed all'altrettanto assoluta discrezionalità del "dirigente". Che figura fanno quei sindacati che – fingendo "stupore" – adesso si "stracciano le vesti" di fronte al fatto che le operazioni da loro iniziate (e dettate punto per punto) raggiungono gli immancabili effetti? Come si fa a "lamentarsi" se, dopo che lo si è definito prima datore di lavoro, e poi anche dirigente, il vecchio preside diviene il deus ex machina che assume e valuta direttamente, se ne infischia dei diritti sindacali e delle prerogative professionali dei docenti e del personale, presiede il (neo) Consiglio di Amministrazione al posto di un genitore (CdA previsto con analoga struttura nel recente passato anche in un ddl di area DS-Margherita) e si comporta come in un'azienda? E' la stessa ipocrisia (volta sempre e solo a non perdere iscritti) di quando Confederali, SNALS e Gilda (dopo aver assoggettato la scuola nel '95 ai diktat del D.L.vo 29/93) parlano di "retribuzione europea", ben sapendo che – a fronte di un differenziale di 1000 euro netti rispetto ad uno spagnolo e di 5 / 7000 di fronte a svizzeri, francesi e tedeschi – con le loro piattaforme che escludono l'uscita dal pubblico impiego è impossibile avere aumenti superiori all'inflazione programmata indicata dal Tremonti (o dal Padoa Schioppa) di turno. Altro che media UE: così, di contratto in contratto, avremo una riduzione sempre maggiore del nostro potere d'acquisto (l'inflazione programmata non è mai pari all'inflazione dichiarata dall'ISTAT, la quale, a sua volta, è sempre ben lontata dall'inflazione reale)! Stessa cosa vale per i COBAS, ai quali il cieco ideologismo di un'intoccabile casta dirigente impedisce una lotta unitaria con noi per un contratto specifico per (tutta) la Scuola (docenti ed ATA). Un contratto che, esattamente come per l'Università, dovrebbe stare fuori dal P.I.. (e dalle tagliole del D.L.vo 29/93). Ci accusano di essere "corporativi" perché i lavoratori sarebbero "tutti eguali", quando per primi i COBAS delle ferrovie conoscono benissimo la differenza fra chi guida il treno e chi "buca il biglietto".

Si tratterebbe invece di rimettere le cose al loro posto e di capire finalmente l'origine del male profondo che affligge la scuola italiana., invece di accapigliarsi inutilmente (di volta in volta) con i sintomi. Questo è l'unico Paese che scambia i docenti per degli impiegati a part-time, che non considera il lavoro sommerso e le responsabilità, anche penali, propri di una funzione atipica caratterizzata da un impegno estremamente concentrato e non esteso, "assorbente" dal primo all'ultimo minuto di cattedra. La Scuola è complessivamente diversa dal mondo impiegatizio. Degli insegnanti s'è detto, ma anche un collaboratore scolastico ha competenze di vigilanza che un usciere ministeriale non ha. L'Italia, oltre a retribuire con uno stipendio da fame i lavoratori della scuola, spende in percentuale (sul PIL) meno di qualunque altra nazione del G20 per istruzione, università e ricerca e tutti i governi hanno concentrato operazioni di taglio sull'istruzione. Il motivo risiede nell'incapacità strutturale delle caste del ceto imprenditoriale, politico e sindacale, saprofita o "tarato" da un industrialismo o un operaismo di maniera, di vedere nel mondo della formazione il nostro stesso futuro.

Semplicemente negando il senso comune, blaterano tutti giaculatorie aduse ed insostenibili... ed intanto gli ideologismi fanno da schermo alla squallida operazione di marca squisitamente liberista volta a subordinare la libertà d'insegnamento (e con essa quella di apprendimento) ad interessi politici (ignoranza docet!) e di parte, privatizzando la scuola e facendola regredire da istituzione a servizio, fuori dalla sfera pubblica, "scarsa" per i tanti, ricca per l'élite (che incassa ulteriori finanziamenti per le scuole private), irrimediabilmente impoverita e piegata al volere di pochi... Ma l'Unicobas non ci sta: noi faremo la nostra parte, e tu? Permetterai ancora che CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda raccolgano la maggioranza dei sindacalizzati e che per questo i loro accordi abbiano valore erga omnes? La legge sulla rappresentanza sindacale prevede che qualsiasi contratto abbia valore solo se le sigle aderenti rappresentino almeno il 50% più uno dei sindacalizzati e basterebbe che anche solo una parte di quel 65% della categoria che non è iscritto a nessuna sigla trasformasse la propria opposizione indistinta in una precisa scelta sindacale senza se e senza ma, qui e subito. Per togliere il monopolio della rappresentanza ai sindacati pronta-firma ed inaugurare una nuova stagione senza connivenze e cedimenti (ma anche senza mugugni e cicliche processioni indistinte, guidate spesso dalle "truppe cammellate" degli stessi responsabili di decenni di vergogne ). Noi siamo fiduciosi.

La lotta non si ferma, anzi: entra ora nel vivo. Visto che ci parificano ai "fannulloni", dimostriamo con i fatti che la scuola si regge su tanti che fanno molto di più rispetto al mansionario, molto di più di quanto venga loro riconosciuto (e, come per le gite, retribuito). Rifiutiamo le loro elemosine: per i docenti, blocco di progetti, supplenze ed attività aggiuntive; blocco degli straordinari del personale ATA!!!

Stefano d'Errico
(Segretario Nazionale dell'Unicobas Scuola)