Unicobas scuola
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- COMUNICATO STAMPA 15.10.2000 -
DE MAURO INSISTE: “PREMI AL MERITO”
L’UNICOBAS REPLICA: LA QUALITA’ NON SI COSTRUISCE CON LA DEMAGOGIA
SCIOPERO E MANIFESTAZIONE NAZIONALE LUNEDI’ 16 OTTOBRE
(Roma, p.zza Esedra, h. 9.00)

Basta con la demagogia!

1) De Mauro si chieda come verrebbe presa dalla società civile una “riforma” che dividesse la scuola fra due gruppi di insegnanti: uno (ristretto al 20%) di superdocenti meglio pagati e l’altro (maggioritario) definito di “serie b”. Sarebbe questa la scuola di tutti? Di questo passo si arriverebbe a “selezionare” anche gli alunni?

2) In Europa lo stipendio è molto più alto per tutti i docenti. Non si può pensare di dare qualcosa a qualcuno per non dare il giusto a tutti: questa è una politica da miserabili.

3) De Mauro fa marcia indietro sul “superprof”, ma contraddittoriamente parla ancora di figure a parte, con stipendi maggiorati e compiti diversi dall’insegnamento: non è la stessa cosa? E non è ancora più forte il rischio di creare una “casta” di “personaggi alla ricerca di autore” specializzati nel fare tutto, tranne l’unica cosa che vale la pena di fare nella scuola, cioè insegnare, utilizzati però anche per andare a controllare come insegnano gli altri?

4) E’ pensabile “valutare” i docenti dopo aver assunto chiunque, tramite concorsi truccati ed estemporanei? Perchè De Mauro non si pone il problema di una riforma della formazione di base e del reclutamento dei docenti? Forse perchè le clientele sindacali tradizionali non glielo consentono (troppo redditizio il mercato dei corsi di formazione)? Cosa dicono le baronie accademiche ed i pedagogisti alla moda delle lauree brevi per i docenti, che si vorrebbe venissero introdotte per giustificare stipendi ridotti? Perchè non si istituiscono invece lauree direttamente abilitanti, con esami obbligatori di metodologia, didattica e psicologia dell’età evolutiva, con un anno di tirocinio pratico, al termine delle quali creare graduatorie permanenti dalle quali assumere direttamente i più meritevoli?

5) Secondo quale criterio e da chi verrebbero “valutati” i docenti (e, con loro, la libertà d’insegnamento)? Gli avvocati non vengono “valutati” dai magistrati, nè ai medici è fatto obbligo di redigere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti. Non è singolare l’idea che i progetti educativi dei professionisti dell’educazione (ancorché trattati come docenti-sitter), possano venire giudicati dai presidi o a seconda del gradimento degli studenti e delle famiglie? Il Ministero ed i suoi sindacati di comodo si muovono in modo schizofrenico. Pensano a tutto, tranne che a riconoscere le punte di qualità esistenti, così mettono costantemente in crisi la scuola italiana. Abbiamo una elementare che è stata al primo posto nel mondo sino al 1990, attualmente collocata al comunque autorevole quinto scalino a causa della controriforma dei moduli varata dieci anni fa. Anziché rimuovere i danni causati da quella legge (148/90) si procede alla completa distruzione dell’elementare, che il “disordino” dei cicli accorpa con la media, per di più mandando in esubero 80.000 insegnanti fra i due ordini di scuola. Si dovrebbe pensare piuttosto a parificare - tramite il ruolo unico docente - gli stipendi, che per le elementari sono i più bassi in assoluto, nonché ad inserire nell’obbligo l’ultimo anno della scuola dell’infanzia.

I nostri diplomati erano i migliori d’Europa ma, tra “sperimentazioni” assurte a regime, decretini e riformette, è stato ridotto d’autorità il peso specifico dei saperi tramite un minimalismo d’accatto.

Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell'Unicobas scuola)