L'UNICOBAS ESTENDE ALL'UNIVERSITA'

LO SCIOPERO DEL 30 OTTOBRE:

CHIAMIAMO IN PIAZZA, IN UN'UNICA PIAZZA CON LA SCUOLA, PRECARI E RICERCATORI ATTACCATI DAL DECRETO BRUNETTA. MA CHIAMIAMO ANCHE IL RESTO DEL PERSONALE, DOCENTE E NON: SI TRATTA DI UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'!

DICIAMO NO ALLA TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA' E DELLE SCUOLE IN FONDAZIONI.

SCUOLA E UNIVERSITA' AVANTI UNITE FINO ALLE DIMISSIONI DEI MINISTRI GELMINI E BRUNETTA E AL RITIRO DELLA LEGGE 133.

Anche l'Università deve passare dalle parole ai fatti: dall'agitazione e dalle prime occupazioni allo sciopero. L'Unicobas ha proclamato ufficialmente lo sciopero per tutti gli Atenei italiani. Si configura così una grande giornata unitaria del mondo dell'istruzione, della ricerca e della formazione contro il Ministro Gelmini e la legge 133. Obiettivo: smontare sia il piano di distruzione della scuola pubblica, che quello relativo alla privatizzazione dell'Università pubblica.

Su entrambi i fronti, i primi a farne le spese sarebbero i precari (docenti e non). La loro speranza d'assunzione viene meno nella scuola con gli 87.500 tagli relativi all'introduzione del maestro unico e con le altre 80.000 cattedre che verranno soppresse anche alle medie ed alle superiori tramite la riduzione generalizzata delle ore per materia, una parte dei licei portati a 4 anni, il 35% in meno del tempo scuola degli Istituti Tecnici e professionali, provvedimenti che elimineranno anche 70.000 posti fra il personale di segreteria e quello ausiliario. Ma viene meno anche all'Università, con il famigerato emendamento Brunetta e la legge 133 che prevede il taglio al fondo di finanziamento ordinario ed il blocco del turn-over al 20% che, oltre a mettere una pesante ipoteca sul futuro dei giovani ricercatori, in molti atenei significherà la chiusura per carenza di personale.

È in gioco la stessa indipendenza ed autonomia delle scuole e dell'Università. E' in gioco la libertà d'insegnamento e di ricerca. Con la trasformazione in fondazioni delle une e delle altre, oltre ad una gestione aziendalista che non ha nulla a che vedere con la comunità educante e la libera ricerca, si prepara la cessione strutturale di scuole ed Università al capitale privato. Le strutture verrebbero messe letteralmente all'incanto ed il privato non entrerebbe solo come committenza (cosa già vergognosa in sé), bensì come padrone assoluto. Gli organi colleggiali si trasformeranno in consigli di amministrazione a gestione privata e governativa. Questo metterà l'indirizzo della ricerca italiana completamente nelle mani delle aziende e quello del profitto sarà l'unico criterio, con buona pace dell'autonomia della ricerca e dell'utilità sociale. Che fine faranno gli studi umanistici e la ricerca scientifica di base? Che cosa succederà a quegli atenei che si trovano in regioni dove lo sviluppo industriale è meno avanzato e non ci sono imprese interessate a rilevarli? Si profila un Paese a doppia velocità, in cui le disparità già esistenti saranno accentuate e accresciute ulteriormente.

E' quindi in discussione il futuro stesso del Paese!

Chiamiamo perciò in piazza – nella manifestazione nazionale della scuola indetta a Roma per il 30 dalla CGIL e dalle altre sigle – quella larga parte del mondo accademico che ha a cuore il patrimonio immenso dell'istruzione e della ricerca pubblica italiana. Di fronte ad un attacco del genere non valgono sottigliezze e divisioni: vale invece la determinazione ad una difesa ad oltranza, sino alle dimissioni dei Ministri Gelmini e Brunetta e al ritiro della legge 133.

UNICOBAS UNIVERSITA'

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