ATTACCO AL DIRITTO D’ASSEMBLEA: ADESSO TOCCA AGLI STUDENTI

Il Ministero continua ad accanirsi contro le assemblee. Dopo l’offensiva sferrata contro le assemblee sindacali, offensiva respinta dall’Unicobas con 15 sentenze di condanna verso i Dirigenti  scolastici, ora nel mirino ci sono le assemblee studentesche di istituto.
Già nella scorsa primavera è circolato un parere espresso dall’ufficio legale del ministero secondo il quale i giorni utilizzati per le assemblee di istituto non sono validi ai fini del conteggio dei 200 giorni minimi necessari per validare l’anno scolastico.
A partire da questa interpretazione, mai corroborata da nessuna revisione normativa, alcune scuole hanno adottato la formula (peraltro già ampiamente diffusa) dello svolgimento della prima ora di lezione delle giornate di assemblea, in modo da evitare qualsiasi incertezza sul conteggio dei 200 giorni. Alla fine di novembre una nota del ministero è ritornata sull’argomento  con un apparente garantismo. Richiamando il testo unico, viene confermata la finalità formativa  delle assemblee studentesche d’istituto  precisando che i giorni di assemblea sono validi ai fini del calcolo dei 200 giorni.
Peccato che, nella casistica delle assemblee da non recuperare, la nota ministeriale  si limiti a tre esempi, desunti dal testo unico: le assemblee di classe; le assemblee di approfondimento con la presenza di esperti approvata dal consiglio di istituto (4 all’anno); le assemblee utilizzate per attività di ricerca, di seminario e di lavoro di gruppo.
Non si fa parola delle assemblee di istituto vere e proprie, quelle che hanno per oggetto “approfondimento dei problemi della scuola e della società”, come recita il testo unico. Forse queste sono da recuperare? O forse sono proprio da cancellare, perché pericolosamente aperte alla politica, facilmente degenerabili in mobilitazioni e proteste, fuorvianti rispetto alle finalità formative di chi si propone di sfornare polli d’allevamento addestrati al consenso ? La nota ministeriale prosegue subdolamente affermando che, poichè le giornate di assemblea sono pienamente valide come giorni di lezione, è richiesto l’accertamento delle presenze per studenti e insegnanti.
In sostanza, i punti rilevanti della nota ministeriale sono i seguenti:
1) la trasformazione delle assemblee studentesche da diritto a diritto - dovere
2) il riconoscimento delle giornate di assemblea come giorni di lezione, da non recuperare
3) la partecipazione obbligatoria alle assemblee, con la rilevazione delle presenze
La limitata partecipazione degli studenti alle assemblee è purtroppo un fenomeno diffuso, ma il problema riguarda comunque i titolari del diritto, cioè gli studenti e basta. Non si può certo modificare la modalità di esercizio di un diritto acquisito nella legislazione scolastica con una semplice nota che lo trasforma in un diritto-dovere.
D’altra parte è del tutto improbabile che lo scopo reale delle sollecitazioni ministeriali sia quello di ampliare la partecipazione studentesca. La sollecitazione alla presenza attraverso l’obbligo della rilevazione serve piuttosto a sollevare il problema della ingestibilità delle assemblee di istituto: nelle scuole superiori la popolazione studentesca supera spesso il migliaio , mancano gli spazi per raccogliere insieme contemporaneamente tante persone,  la normativa sulla sicurezza crea problemi. E proprio a questo punta l’accattivante nota del Ministero: rendere impossibili e impraticabili le assemblee generali.
L’alternativa a cui mirano ministero e dirigenti scolastici è quella della delega: procedere per assemblee di classe o parziali, e affidare ai rappresentanti degli studenti il raccordo interclasse con compiti di sintesi e di organizzazione di eventuali mobilitazioni, rompendo la partecipazione diretta e la possibilità di coordinamento dal basso. I dirigenti scolastici, anche per questo motivo, sollecitano in ogni istituto la formazione di comitati studenteschi (che secondo normativa sono solo uno strumento facoltativo), composti dai rappresentanti di classe, allo scopo di attribuire ad essi ogni potere, svuotando il potere dell’assemblea.
L’assemblea generale e i collettivi di base sono gli strumenti che gli studenti hanno a disposizione per combattere la riforma Moratti e la politica scolastica. Per questo vanno difesi e rilanciati, così come va impedito ogni tentativo di sostituire il meccanismo della delega alla partecipazione diretta. Le scuole devono garantire l’esercizio del diritto di assemblea, per tutti, senza limitazioni.  L’affermazione del diritto di assemblea è una battaglia fondamentale, per gli studenti e per i lavoratori della scuola.