Unicobas scuola
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COMUNICATO STAMPA 23.11.2000

UN GRANDE SCIOPERO UNITARIO PER AFFOSSARE LA CONTRORIFORMA DEI CICLI E PER IL SALARIO EUROPEO.

CICLI, BICICLI E TRICICLI CONTRO LA RIFORMA:
LA PIAZZA DI MONTECITORIO SARA’ IL TRAGUARDO OVE
AFFLUIRANNO INSEGNANTI IN BICICLETTA PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA (MANIFESTAZIONE DALLE H. 10.00)

Anche Confederali e SNALS scioperano il 7 Dicembre. La protesta sale e non è più contenibile. Persino i sindacati firmatari del contratto del “concorsaccio”, ampiamente deleggittimati dalla loro stessa base, sono costretti allo sciopero per la seconda volta nel giro di poco più di un mese. Hanno però taciuto per 13 anni (l’ultimo sciopero di CGIL, CISL, UIL e SNALS risaliva al 1987), consentendo che la scuola italiana fosse ripetutamente colpita: stipendi miserabili degni del quarto mondo e controriforme mirate al mero risparmio. Ben venga l’unità della categoria, ma su posizioni di chiarezza: l’Unicobas ribadisce la propria contrarietà ad un “disordino” dei cicli che si autofinanzierebbe con un taglio di 80.000 cattedre e la propria determinazione ad ottenere 500.000 lire nette d’aumento dal 1° Gennaio 2001, nonché un piano biennale per raggiungere il milione e mezzo complessivo che ci separa dalla media salariale europea. Questi i motivi del nostro sciopero, già indetto da tempo e con il quale Confederali e SNALS sono costretti ora a fare i conti.

Posizioni ambigue che esprimono solo un “ni” alla riforma (CISL e SNALS), richieste ridicole pari a 75.000 d’aumento (1.000 miliardi complessivi per l’anno in corso, come recita la piattaforma di CGIL, CISL, UIL e SNALS), non sono assolutamente popolari in categoria e sarà molto difficile operare svendite o sottoscrivere accordi al ribasso.

L’Unicobas conferma lo sciopero del 7 Dicembre e rende note le modalità della manifestazione. La piazza di Montecitorio, sede del Parlamento, sarà il punto d’arrivo ed il teatro di chiusura di una grande assemblea itinerante su due o tre ruote, simbolicamente richiamanti lo slogan: “Non rompeteci i cicli !” I docenti della scuola italiana in lotta contro la legge di “riforma”, esprimeranno così la protesta della categoria contro l’insipienza di un mondo politico e sindacale capace, in materia di istruzione, solo di vane promesse, guasti e risparmi coatti. Invece di inserire nella Legge Finanziaria fondi adatti a retribuire gli insegnanti in linea con la media salariale europea, il Governo pare intenzionato a massacrare una scuola elementare di grande qualità e a deportare i docenti della media su fasce d’età che non competono loro, con la creazione di un nuovo “settennio primario” che fatalmente non potrà contenere tutte le cattedre dei due ordini di scuola, oggi insistenti su 8 anni, per un taglio complessivo di 80.000 posti! La sinergia di tale manovra con lo svilimento del ciclo “secondario”, tramite saperi minimalistici e la progressiva omologazione delle discipline, ridurrà l’istruzione pubblica del Paese ad un deserto cognitivo.

ESIGIAMO IL RISPETTO (e non lo svilimento) delle professionalità degli insegnanti, tramite il mantenimento dei posti di tutti i docenti elementari, la libertà di scelta dei docenti delle medie (un terzo dei quali deve poter passare al ciclo secondario), nuovi programmi per i licei e gli istituti tecnici e professionali, l’istituzione di un anno di baccellierato (di orientamento pre-universitario), l’istituzione dell’anno sabatico di aggiornamento, la salvaguardia dei posti dei non docenti.

Occorre l’ingresso nell’obbligo dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia e l’innalzamento dell’obbligo stesso a 18 anni.

Stefano d’Errico (Segretario Nazionale dell'Unicobas scuola)