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MENTRE PIOVONO DECRETI ATTUATIVI RIPRENDE FORMA IL CONCORSONE
A fine anno scolastico si intensifica l'attacco alla
scuola pubblica e si prospetta un'estate molto prolifica di decreti,
contratti e contrattini che tenderanno a portarne definitivamente in porto
l'aziendalizzazione ed a ridurla al rango di una delle tante agenzie formative
e di addestramento al lavoro sparse nel territorio, alla pari con le scuole
private, le aziende pubbliche e private, gli enti locali, le camere di
commercio, etc.
Purtroppo questo attacco avviene con la complicità di CGIL,
CISL, UIL e SNALS che, nonostante con diverse sfumature a parole
critichino i decreti attuativi della controriforma (gli ultimi due sul
diritto- dovere all'istruzione e sull'alternanza scuola lavoro sono stati
approvati dal consiglio dei ministri il 21 maggio), in realtà si
rendono disponibili a contrattarne gli aspetti più deleteri (vedi
il tutor per quanto riguarda CISL, UIL e SNALS) e soprattutto ad appoggiare
il MIUR nella politica di frammentazione dei docenti (gli ATA sono
già stati sistemati col contratto nazionale del 2003, firmato da
tutti e quattro, dove si è prevista la figura del caporeparto).
Infatti il 24 maggio si sono chiusi i lavori della
commissione di cui all'art. 22 del CCNL, composta da MIUR, ARAN,
CGIL, CISL, UIL e SNALS, con l'approvazione di un documento che delinea
il "modello di sviluppo e di articolazione per la carriera del personale
docente" cioè i criteri con cui si effettuerà la nuova edizione
del concorsone. Il documento è ancora grezzo ed apparentemente aperto
ma le linee di fondo sono chiare: pieno rispetto del principio cardine
del decreto 29/93 di Amato che privatizzò il nostro rapporto di
lavoro: gli aumenti extra-inflazione programmata possono essere concessi
solo ai meritevoli. Ecco in sintesi il contenuto del documento:
L'anzianità di servizio viene sostituita con l' "esperienza".
Si parla di un sistema di carriera flessibile, che fa riferimento all'insegnamento
svolto in classe con i ragazzi, alla disponibilità sul campo e al
lavoro non certificato. Per un progressivo adeguamento ai parametri europei
si ipotizza che il livello stipendiale massimo (35 anni) sia anticipato
secondo la "media europea" verso il 25° anno, ma che sia "leggermente
inferiore" a quello attuale. Questo è forse l'aspetto più
subdolo del documento: l'anzianità che secondo le "loro" ricerche
solo ad inizio carriera produce esperienza e professionalità merita
perciò di essere incentivata solo per quel periodo. E con quanto
risparmiato con l'abolizione almeno dell'ultimo "gradone" si autofinanzieranno
le mance ai "meritevoli".Sistema dei crediti. "Dopo una certa anzianità
di servizio la carriera può trovare un'accelerazione basata sull'
acquisizione di crediti che certifichino il possesso di competenze legate
alla funzione docente."Tali crediti possono essere di due tipi: crediti
formativi e crediti professionali. I primi potranno essere acquisiti presso
Università, Enti di ricerca, o presso la scuola stessa che diviene
"ambiente formativo specificamente connotato allo sviluppo della professionalità
docente". I secondi vengono identificati negli "incarichi specifici"
correlati agli ambiti dell'autonomia scolastica che danno diritto ad
una retribuzione aggiuntiva. Il sistema di certificazione dei titoli
professionali dovrebbe essere affidato ai dirigenti nelle scuole. Verranno
rimessi in moto i carrozzoni dei corsi a pagamento tanto cari a Confederali
e Snals e si apre la strada alle note di qualifica di emanazione dirigenziale
di cui tanto sentivamo la mancanza.
Valutazione. Si ipotizza un ulteriore meccanismo di carriera
connesso «allo svolgimento dell'attività di insegnare».
Secondo il testo, va previsto un riconoscimento in relazione agli esiti
e agli impegni professionali legati al Pof (Piano dell'offerta formativa).
La valutazione dovrebbe essere soggettiva (contributo del singolo insegnante
alla scuola nella quale opera) e oggettiva (efficacia dell'azione formativa
della scuola nel suo complesso, alla quale ogni singolo docente contribuisce).
Ciò vuol dire che in base ai risultati dei test "INVALSI" arriveranno
più soldi solo alle scuole ed ai docenti considerati più
produttivi.
Fase transitoria. Procedono gradualmente. Nella fase di transizione
potrebbe essere considerata la possibilità di attribuire alle scuole
in regime di autonomia la titolarità per introdurre opportunità
legate alla realizzazione dei Pof, e definire criteri "per il riconoscimento
dell'impegno professionale" in ciascun istituto.
Sbocchi professionali. Molti anni di lavoro in classe comportano,
dice l'accordo, l'acquisizione di un'elevata professionalità spendibile
anche all'esterno della scuola. Si propone una carriera che si caratterizzi
per l'opportunità di continuare a insegnare, fare ricerca, con la
possibilità di sbocchi verso l'università, le scuole di specializzazione,
Irre (Istituti regionali di ricerca educativa). Attraverso «attività
di coordinamento, incarichi di tutorato, orientamento, elaborazione di
nuovi modelli di metodologie per la ricerca, consulenza, progettazione
e promozione di interventi formativi innovativi. Il problema è
che quanti avranno trovato il modo per fare tutto, tranne l'unica cosa
che vale la pena di fare a scuola, cioè insegnare, verranno premiati
appunto con distacchi ed esoneri.
L'unica nota positiva di questo documento degno di essere cestinato
è che Cgil, Cisl, Uil e Snals, dopo tanta demagogia parolaia, finalmente
scoprono i loro giochi: questo forse servirà a chiarire le idee
a molti colleghi.