Comunicato stampa dell'Unicobas scuola - 25 agosto 2001

___________________________________________________

Unicobas scuola

Ufficio Stampa della Segreteria Nazionale

V. Tuscolana, 9 00182 Roma

Tel., segr., fax: 06 7026630 7027683

__________________________________________________

Comunicato Stampa 25 agosto 2001

Cara Moratti, per la scuola l'unica svolta è l'uscita dal pubblico impiego e i soldi pubblici non devono andare ai privati.

Il programma annunciato dal ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti presenta ancora troppi punti di continuità con il passato.

1) Stipendi e status degli insegnanti

Anche il ministro De Mauro aveva riconosciuto l'esiguità dello stipendio. salvo poi proporre aumenti di pochi spiccioli.

Non bastano, quindi, le promesse se non si stanziano nel documento di programmazione economica cifre adeguate al raggiungimento degli standard europei ( più di un milione l'aumento necessario per tutti).

Lo status dei docenti va sganciato dal ruolo impiegatizio. Se la Moratti vuole veramente "promuovere" gli insegnanti deve rompere con la politica del consociativismo parastatale imposta finora dai sindacati confederali.

Questo significa avere il coraggio di portare interamente il comparto scuola fuori dal pubblico impiego, in analogia all'Università.

Le vie di mezzo, come quella prospettata di un "contratto separato" sono solo ambiguità.

Un contratto separato che rimane all'interno del pubblico impiego è solo un specchietto per le allodole purché introdurrebbe ancora un'altra forma di impiegatizzazione: la funzione docente è atipica; libertà a insegnamento e di apprendimento non possono venire subordinate ad interessi politico - sindacali, industriali confindustriali o confessionali.

Allo stesso tempo la scuola non eroga "servizi", ma è costituzionalmente definita nel ruolo di istituzione che promuove cultura.

Se la Moratti vuole fare sul serio, deve accettare la discussione sulla creazione di un Ordine professionale dei Docenti.

Risulterebbe, infatti, altrettanto offensivo del "concorsone" di Berlinguer l'elaborazione ministeriale del "decalogo di regole" che il Ministro si accinge ad imporre agli insegnanti.

Il Codice deontologico degli avvocati o dei medici non è sancito certo per via amministrativa.

2) Parità

In un'Europa che si dice laica, liberale, e progressista, l'anomalia non è certo rappresentata dalle costituzioni della repubblica greca o italiana che giustamente vietano il finanziamento pubblico delle scuole confessionali e dei diplomifici privati.

In ogni caso l'art. 33 della carta fondamentale del nostro paese parla chiaro: i soldi pubblici, in materia di istruzione, sono interdetti agli istituti privati.

Buoni scuola e quant'altro sono palesemente anticostituzionali ed è già stata operata una forzatura illegittima con la legge di parità promulgata da Berlinguer.

Se si procede sulla strada annunciata lo scontro sarà inevitabile.

3) Maturità


Non abbiamo nulla in contrario in merito all'aumento del potere delle commissioni interne, ma la Moratti può ottenere il risparmio di 300 miliardi l'anno a condizione che tali fondi vengano reinvestiti nel sistema pubblico e che non si faccia il regalo di consentire al privato promozioni facili, mantenendo quindi - per le scuole non statali - un maggior peso nel giudizio alle commissioni esterne.

4) Riforma

L'Unicobas segnala anche come un proprio successo il blocco del "disordino dei cicli" di Berlinguer.

Attenzione però a non ricadere in errori analoghi: la scuola primaria, di grande qualità, va preservata.

Così è giusto anche salvaguardare il Liceo Classico.

Non riteniamo opportuna, invece, una politica di differenziazione della formazione professionale intesa come alternativa al percorso scolastico.

Non si può creare una scuola ghetto sottoproletaria, né tornare alla logica dell'avviamento.

L'apprendimento e la promozione dei mestieri, cosa della quale oggi si sente indubbiamente il bisogni, potrebbe sviluppare centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma solo a condizione di un mantenimento nel ciclo dell'istruzione di una presenza forte dei saperi classici e del sapere critico, strumento privilegiato dell'autonomia personale sul mercato del lavoro.

Molto negativo sarebbe, invece, concepire un ramo dell'istruzione come unico appannaggio dell'industria nello spirito del monoprofessionalismo e di competenze povere e ristrette.

Stefano d'Errico (segretario nazionale dell'Unicobas scuola)