Ufficio Stampa della Segreteria Nazionale
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Comunicato Stampa 26 Settembre 2001
Cara Moratti, per la scuola l'unica svolta è l'uscita dal pubblico impiego e i soldi pubblici non devono andare ai privati. SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA IL 19 OTTOBRE (DIFFERITO DAL 12 AL 19), CON MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA.
1) Stipendi e status degli insegnanti Anche il ministro De Mauro aveva riconosciuto l'esiguità dello stipendio, salvo poi proporre "aumenti" risibili. Nel documento di programmazione economica del Governo solo pochi spiccioli. Grave è poi la posizione assunta dalla Moratti, che ha ventilato la subordinazione di eventuali aumenti stipendiali ad una concezione aziendalista di tipo cottimista pretendendo dagli insegnanti un incremento dell'orario di lezione e di presenza. L'Unicobas chiede la conversione di tutte le risorse a disposizione dell'istruzione (da incrementare sensibilmente) per l'equiparazione alla media retributiva europea col prossimo contratto (quello vigente scade il 31.12.2001). Non bastano, quindi, le promesse se non si stanziano cifre adeguate (più di un milione l'aumento necessario per tutti).
Lo status dei docenti va sganciato dal ruolo impiegatizio. Se la Moratti vuole veramente "promuovere" gli insegnanti deve rompere con la politica del consociativismo parastatale imposta in passato dai sindacati confederali. Questo significa avere il coraggio di portare interamente il comparto scuola fuori dal pubblico impiego, in analogia con l'Università.
Le vie di mezzo, come quella prospettata di un "contratto separato", sono solo ambiguità. Un contratto separato che rimane all'interno del pubblico impiego introdurrebbe solo un'altra forma di impiegatizzazione. La funzione docente è atipica: libertà d'insegnamento e di apprendimento non possono venire subordinate ad interessi politico-sindacali, industriali, confindustriali o confessionali. Rifiutiamo la presa in giro di un contratto apparentemente specifico ancora subordinato ai lacci del Pubblico Impiego: il mondo dell'istruzione non ha nulla a che vedere con la logica aziendalistica ed ha bisogmo di un proprio ambito specifico in analogia a quanto disposto anni or sono per l'Università. E' da aborrire la riduzione dell'istituzione scuola a mero servizio. Se la Moratti vuole fare sul serio, deve accettare la nostra proposta sulla creazione di un Ordine professionale dei Docenti. Né può essere accettata la continuità sostanziale con i precedenti dicasteri nella logica totalmente impropria di valutazioni condotte dall'esterno su un corpo di professionisti: altrettanto offensivo del "concorsone" di Berlinguer è la pretesa di imporre un codice deontologico della funzione docente per decreto ministeriale. Il Codice degli avvocati o dei medici non è sancito certo per via amministrativa.
2) Parità L'art. 33 della Costituzione parla chiaro: i soldi pubblici, in materia di istruzione, sono interdetti agli istituti privati. Buoni scuola e quant'altro sono palesemente anticostituzionali.
Infine l'Unicobas condanna recisamente l'ipotesi Bossi-Formigoni di una regionalizzazione dell'istruzione che determinerebbe lo sfascio dei contenuti di integrazione, progresso, istruzione qualificata, nonché la loro sostituzione con localismi e particolarismi sottoposti agli appetiti della palude delle amministrazioni locali e dell'industria, distruggendo nel contempo lo stato giuridico degli operatori scolastici, destinati a perdere l'assunzione su ruoli nazionali. Inaccettabile anche la figura antipedagogica del "poliziotto di scuola".
3) Maturità Non abbiamo nulla in contrario in merito all'aumento del potere delle commissioni interne, ma la Moratti può ottenere il risparmio di 300 miliardi l'anno a condizione che tali fondi vengano reinvestiti nel sistema pubblico e che non si faccia il regalo di consentire al privato promozioni facili, mantenendo quindi - per le scuole non statali - un maggior peso nel giudizio alle commissioni esterne.
4) Riforma L'Unicobas segnala anche come un proprio successo il blocco del "disordino dei cicli" di Berlinguer. Così è giusto anche salvaguardare il Liceo Classico. Non si può però cadere in errori analoghi: la scuola primaria, di grande qualità, va preservata, ma non è auspicabile un taglio di 50.000 cattedre riducendo di un anno il superiore. Non riteniamo opportuna una politica di differenziazione della formazione professionale intesa come alternativa al percorso scolastico. Non si può creare una scuola ghetto e sottoproletaria, né tornare alla logica dell'avviamento. Molto negativo è concepire un ramo dell'istruzione come unico appannaggio dell'industria nello spirito del monoprofessionalismo e di competenze povere e ristrette.
Inoltre la Moratti fornisce continuità al monopolismo, continuando a dare udienze sindacali a senso unico. L'Unicobas rivendica una vera soluzione per l'annoso problema del precariato ed è contrario all'appalto delle nomine a supposti presidi manager ed al tempo stesso denuncia il vergognoso taglio di 18.000 posti dai ruoli amministrativi, tecnici ed ausiliari. L'Unicobas invita ancora ad una nuova unità del fronte sindacale su ipotesi di cambiamento, nell'interesse della scuola di tutti e per questo, onde fornire più tempo per un'auspicata convergenza, ha differito lo sciopero inizialmente proclamato per il 12 a VENERDI' 19 OTTOBRE CON MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA. SNALS, Cobas e Confederali sono chiamati a valutare l'opportunità di una scadenza comune di lotta e di piazza.
Stefano d'Errico (Segretario nazionale dell'Unicobas scuola)