OGGI, ore 9,30, ASSEMBLEA CITTADINA, ATRIO DI GIURISPRUDENZA;


Giovedì, 30 OTTOBRE 2008, SCIOPERO GENERALE SCUOLE-UNIVERSITA', CORTEO ore
9,30 da p.zza Umberto a p.zza Prefettura e SIT-IN conclusivo, con lezioni in
piazza ed invio di una delegazione al Prefetto.
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Siamo cittadine e cittadini, studentesse e studenti, dottorandi, soggetti in formazione, ricercatori, docenti, lavoratori, convinti che il sapere sia
consapevolezza, strumento di costruzione del futuro.

Crediamo che lo spazio della scuola e dell'università, lo spazio della cultura, possano costituire un luogo di "utopia concreta", un luogo vocato
alla partecipazione e alla democrazia, e questo non piace ai governi autoritari.

Come nel resto d'Italia, ci mobilitiamo anche a Bari per il ritiro della L. 133/08 e dei tagli in finanziaria che segnano la fine della formazione
pubblica, libera e di massa.

Si tratta di un colpo definitivo al mondo della formazione, che arriva dopo anni di tagli, da parte di governi di ogni colore.

E' un attacco duro, a scuola e università: tagli e conseguenti privatizzazioni che cercano la propria legittimazione nel malcostume delle
caste dei docenti, nell'illegalità diffusa, negli sprechi e nei privilegi che noi combattiamo duramente. Crediamo che le politiche del Governo possano
solo peggiorare l'attuale incapacità del mondo della formazione di rispondere al nostro bisogno di futuro, colpendo proprio quella parte sana
dell'università, gli studenti e chi già lavora spesso in condizioni di precarietà e volontariato.

A chi dice che sappiamo dire solo no, rispondiamo che la nostra non è una battaglia di conservazione, ma di cambiamento dell'Università: a partire
dalle modalità di reclutamento dei docenti, per giungere ad un taglio degli sprechi che possa garantire una maggiore efficienza dei servizi.

Vogliamo costruire le prospettive di rinnovamento con la parte positiva del mondo della formazione: insegnanti elementari, studenti delle scuole
superiori, docenti e lavoratori, battendoci per una università pubblica, convinti che pubblico possa e debba essere sinonimo di qualità.

I tagli alla scuola e all'università, presentati come necessari di fronte alla crisi economica in corso, ci sembrano in realtà improntati a un'unica
volontà politica: quella di socializzare le predite e privatizzare i profitti. Se qualcuno pensa che la cultura sia un costo di cui si può fare a
meno, provi a pensare quali costi comporta l'ignoranza, soprattutto in un Mezzogiorno afflitto dalla criminalità organizzata, dalla illegalità diffusa
e dal degrado sociale.

Siamo stanchi di dover fare già i conti con la nostalgia di un futuro che ci negano e che rivendichiamo: un futuro di benessere, anche economico, di
sviluppo sostenibile, di progresso.

Siamo comparsi negli atenei e nelle scuole italiane, come un'onda anomala e spontanea, inspiegabile agli occhi di molti, un'onda non rappresentabile,
fatta di tante anime. Il nostro è un movimento che rifiuta ogni tipo di strumentalizzazione, eterogeneo e composito, che rivendica il ritiro di una
legge, che ambisce a cambiare le politiche di un Governo autoritario, un movimento che rivendica il diritto al dissenso.

E' una battaglia che riguarda tutti.

Siamo dunque convinti che la mobilitazione partita dagli studenti debba estendersi agli altri soggetti sociali che vivono in condizione di
precarietà. Ci battiamo contro l'idea che vuole la cultura solo come un bene da conservare, archeologia dunque, e non prospettiva di futuro.

Abbiamo iniziato un cammino, per riprenderci il nostro presente e costruire un altro futuro possibile.

COORDINAMENTO STOP 133 - BARI