-COMUNICATO STAMPA DEL 29 OTTOBRE 2008 –


LA SCUOLA ITALIANA TORNA AL DOPOGUERRA: PASSA IL MEDIEVALE DECRETO GELMINI.

CONFERMATO PER DOMANI, 30 OTTOBRE, IL GRANDE SCIOPERO DELLA SCUOLA E DELL’UNIVERSITA’.
LA MANIFESTAZIONE SARA’ ENORME.
L’UNICOBAS HA ESTESO ALL’UNIVERSITA’ LO SCIOPERO DEL 30 OTTOBRE.

CHIAMIAMO IN UN’UNICA PIAZZA CON LA SCUOLA, PRECARI E RICERCATORI ATTACCATI
DAL DECRETO BRUNETTA: SI TRATTA DI UNA COMUNE BATTAGLIA DI CIVILTA’!
DICIAMO NO ALLA TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA’ E DELLE SCUOLE IN FONDAZIONI.
SCUOLA E UNIVERSITA’ UNITE CHIEDONO LE DIMISSIONI DEL MINISTRO GELMINI.

Eliminato il Tempo Pieno, sostituito dal ritorno del dopo-scuola comunale (come nel secondo
dopoguerra, quando non c’erano abbastanza insegnanti abilitati). La Gelmini ottiene carta bianca per tagliare
87500 cattedre e 40000 posti ATA: un’operazione di mera riduzione senza campo pedagogico, gestita con
l’inesistente cultura scolastica di un Ministro che sarà mero esecutore del piano Tremonti. La manovra
comporterà poi altri 110.000 tagli complessivi in sei anni, dovuti alla riduzione generalizzata delle ore per
materia nella scuola media e superiore, nonché al taglio del 40% del tempo scuola negli Istituti Tecnici e
Professionali ed alla riduzione a 4 anni di una parte dei Licei. Colpa anche di quella parte dell’opposizione
politica e sindacale che non ha fatto luce su questa seconda parte della manovra. Ma la lotta non si ferma,
anzi si estende.

Anche l’Università passa dalle parole ai fatti: dall’agitazione e dalle occupazioni allo sciopero.
L’Unicobas ha proclamato ufficialmente lo sciopero per tutti gli Atenei italiani. Si configura così una grande
giornata unitaria del mondo dell’istruzione contro il Ministro Gelmini. Obiettivo: smontare sia il piano di
distruzione della scuola pubblica, che quello relativo alla privatizzazione dell’Università.
Su entrambi i fronti, i primi a farne le spese sarebbero i precari (docenti e non). La loro speranza
d’assunzione viene meno nella scuola con gli 87500 tagli relativi all’introduzione del maestro unico e le altre
80000 cattedre che verranno poi soppresse anche alle medie ed alle superiori. Ma viene meno anche
all’Università, con il famigerato emendamento Brunetta.

In più, è in gioco la stessa indipendenza ed autonomia delle scuole e dell’Università. E’ in gioco la
libertà d’insegnamento. Con la trasformazione in fondazioni delle une e delle altre, oltre ad una gestione
aziendalista che non ha nulla a che vedere con la comunità educante, si prepara la cessione strutturale di
scuole ed Università al capitale privato. Le strutture verrebbero messe letteralmente all’incanto ed il privato
non entrerebbe solo come committenza, bensì come padrone assoluto. E’ quindi in discussione il futuro
stesso del Paese!

Chiamiamo perciò in piazza – nella manifestazione nazionale indetta a Roma per il 30 (corteo
da p.zza della Repubblica a p.zza del Popolo) da tutti i sindacati della scuola – anche quella larga parte
del mondo accademico che ha a cuore il patrimonio immenso dell’istruzione pubblica italiana. Di
fronte ad un attacco del genere non valgono sottigliezze e divisioni: vale invece la determinazione ad
una difesa ad oltranza, sino alle dimissioni del Ministro Gelmini.