Un altro mondo, un'altra Europa, un'altra scuola sono possibili
Ginevra Annemasse
30 maggio 2 giugno 2003
Sotto un sole caldo ed estivo Duilio Fabrizio, segretario lombardo ATA Unicobas ed io, responsabile delle relazioni internazionali per l'Unicobas, giungiamo al Sempione, la guardia frontaliera svuota e perquisisce l'automobile e per due ore e mezza ci trattiene con obbligo di non muoverci, requisiti come pericolosi sovversivi solo perché abbiamo qualche adesivo del sindacato e un certo numero di copie dello speciale dedicato a "Genova un anno dopo" di "aurora" (www.aurorarivista.com), la rivista culturale che insieme studenti e insegnanti realizziamo in Lombardia. Ne concludiamo che i fondi neri e i capitali da riciclare hanno libero accesso nella ridente Elvezia, non le pagine bianche di pace e di cultura. Quando ci liberano regaliamo loro qualche numero d' "aurora", augurandoci che la leggano.
La città di Ginevra è in larga parte coperta di compensato a difesa di banche, negozi ed uffici, quello che più è assurdo è che pure tutte le cassette della posta sono sigillate. Si vuole spedire una cartolina? Unica soluzione rivolgersi alla Protezione Civile che, comprensiva, si fa carico delle nostre proteste e s'impegna a imbucarla per noi quando saranno riaperte. Alla stadio in cui stanno confluendo ragazze e ragazzi da tutt'Europa incontriamo gruppi di disobbedienti emiliani e veneti, quindi un gruppo di danesi ci invita a giocare a calcio, è l'una e mezza di notte. Non rinunciamo, risultato 5 a 2 per i latini (pure un francese e un portoghese con noi). L'Unicobas segna il 2 a 2 e salva tre volte sulla linea di porta, vittoria insieme del calcio italiano e della solidarietà internazionale.
Presso l'università di Ginevra partecipiamo, invitati come UNICOBAS SCUOLA ma anche come copromotori del progetto FESAL E (Federazione Europea del Sindacalismo Alternativo della scuola vedasi www.fesal.it) ad una intensa e importante giornata di dibattito e confronto dedicata ai temi dell'educazione, della scuola e dell'università in Europa. Jean Pierre Adami e Daniel Monteaux del sindacato SNESUP illustrano i problemi sul terreno, il forte attacco liberista ai saperi e la problematica realtà francese in cui si cerca di spezzare il positivo legame esistente tra scuole superiori e università. Si è deciso di redigere un "Appello di Ginevra" che ci veda impegnati con determinazione a riproporre con tutta la dovuta evidenza la centralità della scuola e della cultura nel panorama sociale europeo. Come UNICOBAS abbiamo dato un apprezzato contributo nel sottolineare come sia fondamentale smascherare la "cultura della precarietà a vita" che i governi del continente intendono imporre e come altrettanto fondamentale sia fondare la nostra azione sulla "libertà d'insegnamento degli insegnanti e sulla libertà d'apprendimento degli studenti". Il problema scuola è un problema democratico e nel prevedere un seminario in vista del Social Forum Europeo di S.Denis abbiamo concordemente superato l'ambiguo termine "servizio" utilizzato sempre più dai governi per ridurre e non garantire uguaglianza di opportunità e per trasformare a pagamento ciò che prima era gratuito, attestandoci sull'idea di "diritto". A fine giugno a Salonicco, non potendo partecipare molti di noi, gli amici francesi si faranno portavoce del lavoro svolto e confermeranno l'importanza dei prossimi appuntamenti: 18 luglio mattina a Genova nel corso del Social Forum Italiano nuova riunione per verificare i passi compiuti e organizzare al meglio una presenza massiccia a Berlino il 18 e 19 settembre in concomitanza con la riunione consultiva dei ministri dell'istruzione dell'Unione Europea. Davvero apprezzabile il clima costruttivo che ha animato tutti i presenti, dagli studenti francesi dell'UNEF a quelli italiani dell'UDU, dai francesi di ATTAC, all'UNICOBAS, ai compagni Fraleone e Mancini del PRC italiano. In vista delle scadenze Genova, Berlino, S.Denis si è deciso di realizzare un sito internet attraverso cui moltiplicare il confronto e accrescere i contatti in tutta Europa.
Lasciamo la Svizzera per dirigerci, ospiti di alcune gentilissime professoresse di ATTAC Francia, sopra un'incantata collina. Il sindaco comunista del luogo è tra gli organizzatori del "Fuoco al lago" una stupenda serata in cui tutt'intorno ad Evian le donne e gli uomini della terra accendono fuochi per segnalare la loro esistenza ai grandi autoimprigionatisi per non vedere e non ascoltare le voci del pianeta. Si canta, a noi anche l'onore di intonare "Bella Ciao", si mangia e si beve, si ammirano il paesaggio, i fuochi e le stelle. Non manca nel corso della serata e dei giorni seguenti il tempo per approfondire e spiegare l'urgenza della nascita della FESAL E, ancor più indispensabile perché la CES approva incondizionatamente le scelte di riduzione dell'offerta culturale proposte dai governi. Concordi anche nell'importanza che la FESAL E, grazie alle adesioni individuali sollevi la contraddizione all'interno di quei sindacati battaglieri in patria, ma poi irrimediabilmente piegati in Europa, in quanto membri della CES, sulle posizioni liberiste.
È una festa di bandiere, volti e colori che attraversano la frontiera sino a ieri presidiata. Sotto una canicola incessante, per ore, 200mila cittadini di tutto il mondo eliminano le divisioni statuali in nome della fratellanza universale che dovrebbe vedere tutti impegnati nel riconoscere i diritti dell'uomo e non certo quelli delle multinazionali e delle superpotenze impegnate ad affamare e lasciare senza acqua e senza cultura i quattro quinti dell'umanità. Tornando verso Annemasse siamo tutti stanchi e sorridenti, al di là di qualche incidente avvenuto a Ginevra città, è stata una manifestazione straordinaria e pacifica.
È l'ora dei saluti e delle partenze, resta il tempo per raccontare come nel 1946 in questa data le italiane abbiano votato per la prima volta e insieme agli italiani abbiano scelto la Repubblica contro la monarchia compromessa con il fascismo ed eletto l'assemblea parlamentare che ha scritto la Costituzione che Berlusconi, risolti i suoi problemi con la giustizia, vuole cancellare. La Costituzione che nel suo primo articolo afferma: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro."
Milano, 3 giugno '03
*Responsabile Relazioni Internazionali UNICOBAS SCUOLA e C.I.B. UNICOBAS e Coordinatore del gruppo SCUOLA ed EDUCAZIONE, RICERCA SCIENTIFICA E UNIVERSITA' della RETE SINDACALE EUROPEA
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