Il Giornale.it
n. 239 del 2008-10-05 pagina 11

Fini: «La xenofobia è ignoranza» Per Veltroni è colpa del governo
di Redazione

da Roma

Il razzismo può essere anche figlio di una politica dell’immigrazione a maglie larghe, troppo permissiva, con poche regole. Così è intervenuto ieri nel dibattito sull’intolleranza Gianfranco Fini: non tutti i casi che stanno catturando l’attenzione dei media possono essere bollati come storie di razzismo, serve quindi «cautela», ma «sarebbe sbagliato negare - ha detto il presidente della Camera da Milano - che esiste un pericolo razzismo e xenofobia». Idea condivisa dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno: «Il rischio razzismo c’è».
Tutta la politica sembra essersi allineata alle parole del Papa e del presidente della Repubblica. Ma il tema razzismo prende una chiave antigovernativa: il Pd con Walter Veltroni annuncia che questa battaglia all'intolleranza sarà «centrale nella manifestazione del prossimo 25 ottobre» (contro il governo). E le piazze ieri si sono riempite di manifestazioni: da Roma, dove hanno filato in prima fila gli immigrati di Castelvolturno (qui è avvenuto l’episodio più grave con una strage anti-immigrati della camorra) a Caserta, con attacchi al governo e un po’ a tutta la politica. La sfilata romana era organizzata, per capire, da Unicobas e Socialismo Rivoluzionario, oltre che da Partito Umanista e Centro delle Culture.
Nella maggioranza non è bastata la voce del presidente della Camera per rassicurare l’opposizione: «Il razzismo nasce dalla diffidenza e dall’ignoranza», e dalla «paura nei confronti dell’altro», a parere di Fini. Una paura motivata da politiche che fin qui non hanno aiutato l’integrazione vera, che «esiste quando si fanno propri i valori di fondo della società in cui si vive». In Italia forse invece è mancato proprio questo. La «guardia» su una violenza che cresce va ora tenuta «alta», ha concluso la terza carica dello Stato, magari con «un osservatorio anche alla Camera»: non si può «aprire le porte ai clandestini», ma occorre «l’integrazione».
Per Veltroni invece salvare l’Italia dal razzismo è ora una missione politica: il leader del Pd è preoccupato per una «diffusione a macchia d’olio della xenofobia e «contribuire a salvare l’Italia da questo scenario - ha annunciato ieri - è un dovere di cui il Partito democratico sente in pieno la responsabilità». «Pur di portare qualche persona in più alla manifestazione del 25 ottobre, sarebbe ormai capace di strumentalizzare pure l’acqua calda», è stato il commento del vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello. Dipietristi invece all’attacco del premier: è «preoccupante», il «silenzio di Berlusconi», ha polemizzato il capogruppo Massimo Donadi. L’indifferenza del governo sul razzismo è «falsa», assicurava il ministro Gianfranco Rotondi. Il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, è fuori dal parlamento ma rilancia la piazza: alla luce delle manifestazioni di ieri contro razzismo e scuola targata Gelmini, tutti «allo sciopero generale contro il governo Berlusconi».


LIBERTA' 5.10.08

Roma e Caserta: in piazza insieme agli immigrati
 
Manifestazioni di solidarietà contro l'intolleranza verso gli extracomunitari e per dire no alla camorra
 
 
Partecipanti al corteo antirazzista ieri per le strade della Capitale
ROMA - C'erano gli immigrati di Castel Volturno con in mano le foto dei ragazzi trucidati dai casalesi alla testa del corteo antirazzista che ieri pomeriggio ha sfilato per le vie della capitale. Ma per dire no al razzismo e no alla camorra ieri si è manifestato anche a Caserta e sono state oltre diecimila le persone che hanno risposto all'appello scendendo in piazza assieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni, tra i quali il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino, arrivata con un torpedone noleggiato dal Comune, e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.
Al corteo romano promosso da vari gruppi della sinistra e da diverse sigle del sindacato autonomo - da Unicobas a Socialismo rivoluzionario, dal Partito Umanista al Centro Culture - c'erano ventimila persone (secondo gli organizzatori); e più più di cento erano gli immigrati arrivati dall'inferno di Castel Volturno con le foto di Eric, di Samuel, di Alex degli altri quattro compagni freddati dai camorristi. «Per noi oggi è un momento importante - dice Christopher - perchè quanto fatto dalla camorra è stato prima di tutto un massacro a sfondo razzista. Tra noi c'è chi sbaglia, ma in maggioranza siamo persone perbene che lavorano e cercano di mandare un po' di soldi in Africa a chi sta peggio», aggiunge mentre a condividere la prima linea del corteo arriva anche Max, uno degli amici di Abba, il giovane di colore pestato a morte a Milano per un pacco di biscotti. «A voi che pensate di essere migliori noi, a voi che ci chiamate clandestini, ai voi ignoranti - si arrabbia Max - sappiate che ci siamo stancati di voi, perchè siete capaci di giudicarci soltanto per il colore della pelle».
Ma nel serpentone che da Piazza della Repubblica si è snodato fino a Piazza Venezia, in posizione più defilata c'era anche una nutrita rappresentanza della comunità cinese di Roma: trecento persone dietro uno striscione inneggiante alla lotta contro qualsiasi discriminazione. «Dovevamo esserci e ci saremmo stati anche se non fosse accaduta la triste vicenda di Tor Bella Monaca. In Italia in questo momento ce n'è bisogno, c'è bisogno di solidarietà e partecipazione», dice Jixin, portavoce per la comunità, spiegando che quella da perseguire è la strada dell'integrazione. Perchè nel paese tira un brutto vento, i campanelli d'allarme continuano a suonare e non si può fare finta di non vedere ciò che accade ormai quasi ogni giorno nelle città della penisola: in quelle del Nord come in quelle del Sud.
Migliaia di immigrati e migliaia di italiani, invece, ieri hanno sfilato fianco a fianco anche a Caserta. Una marea di gente che al ritmo della musica reggae e dietro allo striscione «Non c'è sicurezza senza diritti» ha gridato il proprio no alla paura, al razzismo e al potere camorrista.
In piazza, tra gonfaloni comunali, bandiere della Cgil e drappi della pace, studenti, associazioni e semplici cittadini c'era anche il vescovo di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro, mentre da Napoli e Bari sono arrivati il sindaco Jervolino e Nichi Vendola.
Natalia Andreani
 


REPUBBLICA.IT 05/10/2008

Le due manifestazioni dopo gli episodi di intolleranza dei giorni scorsi
In strada anche la comunità cinese e gli africani di Castel Volturno

Migliaia in marcia contro il razzismo
Cortei a Roma e a Caserta

 

 
ROMA - Da Roma a Caserta in marcia contro il razzismo. In migliaia, immigrati e non, sono scesi in strada per dire "no" ad ogni forma di intolleranza dopo i ripetuti episodi di xenofobia che hanno segnato le ultime settimane.

A Roma, almeno ventimila persone (secondo gli organizzatori), hanno partecipato al corteo organizzato da Socialismo Rivoluzionario, Unicobas e partito Umanista a cui ha aderito anche Emergency e alcuni partiti della sinistra. 'Da oggi nasce una profonda reazione al razzismo, che in questi mesi e' stato provocato anche dal Governo e dal suo pacchetto sicurezza" commenta Renato Scarola di Socialismo rivoluzionario.

In testa le comunità africane (molti anche i ragazzi africani venuti da Castel Volturno dove 2 settimane fa vennero uccisi 6 giovani neri) con in mano le foto dei ragazzi trucidati dal clan dei Casalesi. Ed ancora una folta delegazione cinese, segnata dal pestaggio di un loro connazionale a Tor Bella Monaca. "Da oggi in poi ogni volta che accadrà un episodio di razzismo torneremo in piazza - ha detto Ji Xin dell'Unione degli studenti cinesi - Quello che sta accadendo è un vero e proprio fenomeno. Roma non è mai stata razzista però dopo i fatti di Tor Bella Monaca, qualcosa è cambiato".

Durante il percorso i manifestanti hanno scandito slogan a favore della sanatoria degli irregolari: "Sanatoria, libertà" e "Vogliamo un mondo di tutti i colori, razzisti ed oppressori ne resteranno fuori".
 
 

A Caserta il corteo ha raggruppato oltre 15mila ( secondo gli organizzatori). Un "risultato straordinario" che si spiega "con l'ondata di indignazione che sta attraversando le comunità migranti dopo la strage di Castelvolturno e i tanti, troppi episodi di razzismo e di violenza verso gli immigrati, come a Pianura", sostiene il Comitato promotore della manifestazione, che lancia un "patto di solidarietà per i diritti con gli italiani".

Manifestazioni analoghe, contro intolleranza e xenofobia, anche ad Ancona, Parma e Milano. Nel capoluogo emiliano più di quattrocento persone si sono
ritrovate in piazza Garibaldi a Parma per manifestare la propria solidarietà a Emmanuel Bonsu Foster, il ragazzo ghanese di 22 anni che ha denunciato alcuni poliziotti municipali per lesioni.
 


LIBERAZIONE 5.10.08

In decine di migliaia da Roma a Caserta a Parma ad Ancona. E Fini ammette: il razzismo c'è
 
«C'è una sola identità
La nostra umanità»
 
 
 
Castalda Musacchio
«No, no. In Italia non va bene». Abdul viene dal Kurdistan, da sette mesi nel nostro Paese. «Guarda, noi viviamo in settanta in un appartamento al Testaccio. Come si fa?». «Per me è colpa del governo, non degli italiani», a fargli da eco appena dietro è Khan Mushta, dal Kashmir e insiste e puntualizza: «Scrivi scrivi. Noi vogliamo essere cittadini, vogliamo la cittadinanza. Io - continua - vengo da un paese in guerra. Lì viviamo sulle montagne non c'è nulla solo le armi. Siamo qui per lavorare. Ma vogliamo diritti, vogliamo girare in questo Paese liberi, con documenti alla mano perché non abbiamo fatto nulla di male». «Sì - aggiunge Ruma dal Bangladesh - certo. Noi non siamo criminali. Non vogliamo i criminali. Perché ci trattano così?». «Per me la colpa è dello Stato - continua Mohamed dal Kurdistan - è tutta colpa della legge sbagliata. Lavoriamo anche dodici ore al giorno. E poi? Poi? Che dobbiamo fare: vivere così senza essere liberi, senza una casa, con la paura addosso che se ti fermano ti arrestano. No no, non va bene. In Italia non va bene». Ed è un unico urlo: «Ora Basta!». Un urlo di rabbia che ha attraversato le città.
Ieri a Roma in ventimila, a Caserta in più di quindicimila e ancora a Parma e ad Ancona a scendere in strada sono stati loro: i clandestini d'Italia. Questi uomini e donne che per le istituzioni restano degli sconosciuti. Fantasmi che muovono l'economia, che vivono nel mondo sommerso della clandestinità, senza diritti, e in più vittime di quel razzismo che nel nostro Paese sta dilagando tanto da convincere persino Fini a lanciare l'allarme.
Così mentre i migranti sfilano, dalla tribuna della festa della libertà, il presidente della Camera ha attaccato i naziskin «teste vuote» ribadendo che «sarebbe sbagliato negare che esiste un pericolo razzismo e xenofobia». E ancora Veltroni che, dopo gli ultimi terribili episodi, concorda con chi evidentemente lo ha spinto ad inserire la lotta al razzismo ed alla xenofobia tra i temi della prossima manifestazione del Pd. Temi che sono, al contrario, prioritari per la mobilitazione della sinistra dell'11 ottobre. Ma, al di là delle polemiche, ciò che contano sono i messaggi. E di messaggi, ieri, ne sono stati lanciati tanti.
Ad aprire il corteo romano ci sono i ragazzi di Castelvolturno. Dietro lo striscione "stop al razzismo" c'è Alì che tiene in mano la foto del suo amico, «fratello - sottolinea -» morto nell'agguato della camorra. «Vogliamo i diritti - spiega - non i soldati. A che serve l'esercito quando nessuno controlla chi ci paga?». «E chi vi paga?». «La camorra che vive sulle nostre spalle. Perché siamo clandestini, e per lo Stato non esistiamo». «Vieni vieni a Caserta. Vieni, vieni a vedere come viviamo. Io lavoro di notte, esco come i lupi, lavoro come muratore, mi spacco la schiena. Le vedi? Le vedi le mie mani? Sono mani pulite di chi lavora». «Non siamo criminali», continua accanto a lui Mushta. «Non siamo criminali. Criminale è chi ha ucciso Abba» ((Abdoul, il ragazzo vigliaccamente ucciso a Milano pochi giorni fa, ndr). Sono loro in effetti, gli amici di Abba insieme ai "fratelli" di Castelvolturno, ad aprire il corteo romano e a sfilare accanto tenendosi per mano, con gli occhi lividi di rabbia e lacrime.
Dietro si intonano canti. Si balla al ritmo di djembè e tamburi. «Africa, Africa» urla un ragazzo italiano. Perché «tanti sono i colori ma una sola è la nostra umanità». «Solidarietà e tolleranza» si legge sugli striscioni portati in spalla dietro le bandiere dell'Unicobas e di socialismo rivoluzionario promotori insieme ad altre associazioni di una mobilitazione che - ci tiene a precisare Renato Scarola di Socialismo rivoluzionario - «oggi è di tutti». Anche di Rifondazione che ha partecipato ai quattro cortei promossi dal Comitato a Roma con la presenza tra gli altri di Giovanni Russo Spena, a Caserta con Gennaro Migliore e Nichi Vendola, a Parma con Claudio Grassi e ancora ad Ancona. «Credo - sottolinea Russo Spena - che questa manifestazione sia davvero straordinaria perché ha reso protagonisti proprio loro i molti migranti che si sono autorganizzati per dire basta al pacchetto sicurezza, basta con queste leggi razziste e criminali». A Caserta la manifestazione è stata ancora più partecipata e sentita. «Un corteo - sottolinea Gennaro Migliore - che dimostra il protagonismo fortissimo delle comunità migranti e soprattutto dimostra quanto sia maturata una grande cittadinanza in una terra che la nega continuamente sia nel senso della materialità della vita sia con i recenti provvedimenti del governo». Così, ancora, Grassi da Parma - dove è accaduto l'altro terribile episodio di Emmanuel, pestato a sangue dai Vigili urbani - coglie il senso «davvero straordinario di una mobilitazione autorganizzata che testimonia la volontà di tenere alta la lotta contro ogni forma di razzismo». E «vivere insieme si può» è lo slogan che ha aperto il corteo di Ancona con 2mila persone, migranti e non, giunte da tutte le Marche. Qui l'iniziativa è stata promossa anche per protestare contro l'istituzione dei Cie, ma è stata dedicata ovviamente, e non poteva essere altrimenti, agli ultimi gravissimi episodi di violenza e xenofobia ai danni degli immigrati in Italia. «Siamo qui - ha spiegato ancora Danilo Burattini, dell'Ambasciata dei Diritti - per dire no all'idea del Governo di istituire un Centro di identificazione e espulsione in ogni regione». Un luogo in cui i migranti potranno essere trattenuti fino a 18 mesi per verificare la loro identità e provenienza, prima di essere rimpatriati. «Vere e proprie strutture detentive, che non potranno certo risolvere il problema dei 500 mila clandestini attualmente presenti in Italia». «Rinchiudere uno straniero in una prigione di fatto, solo perché è privo del permesso di soggiorno - ha aggiunto Emanuele Tartuferi, delle Comunità Resistenti - è una violazione del diritto. Contro l'apertura di simili centri, in passato ipotizzati a Corridonia (Macerata) e oggi forse a Falconara (Ancona), si sono già espressi sia la Regione Marche sia il Comune di Ancona». Una manifestazione analoga, dedicata all'Africa, si è svolta a Fano.
Del resto le mobilitazioni, i tanti cortei di ieri lanciano alle istituzioni, in particolare al Governo delle richieste fondamentali: prevedere dei canali di ingresso regolari attualmente inesistenti; regolarizzare i lavoratori immigrati che nonostante da anni vivano e lavorano nel nostro paese non si vedono riconosciuti i diritti fondamentali tra questi il permesso di soggiorno; difendere il diritto d'asilo; e ancora chiudere quei lager che sono i centri di permanenza temporanea. Se il tutto si dovesse riassumere in una sintesi, il messaggio che si vuole venga ascoltato è la traduzione di un auspicio di tolleranza e solidarietà in una politica di risorse per promuovere l'accoglienza. In sostanza di una politica di vera integrazione affinché si possa dire davvero: «Basta al razzismo».

05/10/2008