LETTERA APERTA AL MINISTRO MORATTI

Signor Ministro, preso atto delle notizie riportate dalla stampa stando alle quali si dà per certa l’approvazione  del progetto di riforma del secondo ciclo dell’istruzione secondaria nel cui contenuto è prevista la grave decisione di ridurre le ore di Educazione Fisica e Sportiva nella misura del 50%, riteniamo di dovere esprimere il nostro più totale dissenso verso tale sconcertante progetto  per i seguenti motivi:

1)      l’insegnamento di Educazione Fisica e Sportiva, che nel nostro sistema scolastico per anni è stato oggetto di sconsiderata discriminazione, ma mai di iniziative abolizioniste o riduttive, si colloca in tutti i sistemi scolastici del mondo tra gli insegnamenti obbligatori previsti dai percorsi formativi di ogni ordine, grado e indirizzo. E’, infatti, inconcepibile un programma educativo e di istruzione in cui manchi una parte così importante della formazione globale dell’uomo e dei giovani in particolare. Non ostante i reiterati appelli rivolti dal Consiglio d’Europa ai Paesi europei per sollecitare i Governi a dare maggiore impulso all’attività fisica dei giovani e ad aumentare le ore dell’insegnamento di Educazione Fisica rendendola obbligatoria nell’intero sistema scolastico, in Italia giunge una riforma della scuola del terzo millennio che riduce e rende facoltativo l’insegnamento di tale disciplina.  Lo stesso Consiglio, a riprova della grande importanza che attribuisce a questo insegnamento, dichiarò  il 2004 “Anno Europeo dell’Educazione attraverso lo Sport”.

2)      l’educazione fisica e sportiva è unanimemente riconosciuta come componente essenziale per  un’equilibrata crescita umana, culturale e sociale di tutti i cittadini, in sintonia con la formula dell’educazione permanente e ricorrente. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, preoccupata per il crescente fenomeno del sedentarismo e il dilagare dell’obesità tra i giovani  e gli adulti, ha lanciato da tempo l’allarme e sollecitato a più riprese i Governi a promuovere e incrementare l’attività fisica cui attribuisce un ruolo fondamentale per l’adozione di sani stili di vita. Non è mancata, infine, la voce dell’International Council of Sport and Phisical Education dell’UNESCO che ritiene indispensabile, nei percorsi formativi, una quota temporale di attività fisica pari ad almeno un sesto del tempo scolastico totale.

3)      Il progetto di affidare una quota di ore alle attività facoltative (in cui è compresa anche l’educazione fisica) scelte dagli alunni, dai genitori e dagli organi collegiali della scuola, se da un lato potrebbe trovare giustificazione nella volontà del legislatore di garantire a tutti i cittadini il diritto di affiancare al programma nazionale aspetti della cultura e tradizione locali, dall’altro disconosce il diritto di tutti gli alunni, nessuno escluso, di svolgere l’attività motoria che, come è unanimemente risaputo, ha caratteristiche di universalità ed è presente in tutte le culture degli abitanti del nostro pianeta. Conseguentemente, il modello di educazione globale non può esprimersi attraverso un anacronistico “dualismo” che, di fatto, colloca l’attività motoria tra le discipline facoltative, quasi fosse un “optional” supplementare per pochi e non, invece, un diritto fondato sulla consapevolezza del rischio che corre la società del nostro tempo con il diffondersi della “malattia ipocinetica”, frutto del progresso tecnologico e telematico.

4)      Dall’anno accademico 1999-2000, la trasformazione dell’Isef in corsi di laurea in Scienze Motorie ha prodotto una corsa incontrollata alla attivazione di corsi di completamento riservati ai diplomati Isef e di altri, normali, effettuati dai vari Atenei. Gli uffici del MIUR sono certamente in grado di raccogliere i dati relativi al numero dei Diplomati sfornati dagli Isef in oltre 40 anni di attività e a quello dei laureati dai nuovi corsi universitari. Sono cifre che dovrebbero far pensare chi in questi pochi anni, senza avere effettuato un’opportuna rilevazione degli effettivi sbocchi di lavoro e senza avere posto i necessari  limiti e formulato una corretta e onesta programmazione dell’offerta formativa in questo settore, sta  contribuendo ad illudere migliaia di giovani sul loro incerto futuro. Le Università, in questa situazione, stanno annualmente sfornando laureati in numero maggiore dei Diplomati che uscivano dagli Isef di buona memoria. E non è tutto: si pensi cosa accadrà, quando, persistendo nel disegno di arrivare alla quasi abolizione dell’insegnamento di educazione fisica, la scuola non offrirà più sbocchi ai nuovi esperti di Scienze Motorie.

Per questi motivi, Signor Ministro, La invitiamo a rivedere, al riguardo, le Sue decisioni.

A nome dei Docenti del Corso Interfacoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di  Cagliari.

16 marzo 2005

                      Prof. Alessandro Mathieu, Coordinatore Corso Interfacoltà di Scienze Motorie

                                  Prof. Giuseppe Vona, Presidente del Corso di Laurea

                                  Prof. Nando Monello, Responsabile Tecnico