Intervento al convegno del PRC Provincia sulla Formazione Professionale del 25/11/2004

È da ritenersi un fatto del tutto eccezionale che a parlare di formazione professionale sia nientemeno uno che ci lavora. Intendo dire uno, che come me, quotidianamente si ritrova in aula con una ventina di allievi a confronto con i loro problemi, le loro domande, i loro diritti di adolescenti. Uno che, forse più di altri, ha la percezione diretta del valore e del significato che la propria attività ricopre.

Contrariamente al passato, oggi, di formazione professionale tutti ne parlano e ne parla in particolare il mondo della scuola, mostrando sull'argomento una scarsa informazione, un'incomprensibile pregiudizio e talvolta, lasciatemelo dire, anche mancanza di etica nel rapportarsi ad un'altra categoria di lavoratori e ad un'altra fascia di studenti.

Anche a fare proposte, a definire linee di comportamento, insomma a decidere sul futuro della formazione professionale, sono le commissioni scuola dei partiti, sono i settori scuola dei sindacati, alcuni dei quali affermano che la formazione non ha nulla a che vedere con la scuola; ma intanto continuano ad occuparsene loro.

L'idea di una netta separazione tra scuola e formazione è propria di chi rappresenta gli interessi della scuola al punto di negare che la FP abbia mai avuto un ruolo nella lotta alla dispersione scolastica, ma tutt'al più una funzione di recupero sociale: insomma un CFP non sarà mai paragonabile ad una scuola ma tutt'al più ad un riformatorio.

Ma è una teoria che non si regge in piedi, perché la formazione professionale rivolta ai minori non, è, ma deve essere anche scuola, così come la scuola, che consegna diplomi direttamente spendibili sul mercato del lavoro, deve essere anche formazione.

Purtroppo, il tiro incrociato e coordinato di partiti e sindacati sembra voler mantenere noi insegnanti della FP in una condizione di indigenza e di abusività.

Da una parte, siamo ancora sottoposti ad un contratto privato, malgrado il finanziamento della FP sia pubblico, malgrado gli enti delegati alla FP siano pubblici, malgrado l'ente gestore, nel nostro caso il Comune di Roma, sia pubblico. Siamo sottoposti ad un contratto che sente la necessità di distinguerci nettamente dagli altri insegnanti, chiamandoci formatori, non si sa mai si possano accampare strani diritti, come quello di avere un orario da insegnanti, di avere uno stipendio da insegnanti, avere una dignità da insegnanti.

Perché nella FP si insegna a 1100 euro al mese, con un orario di 36 ore settimanali, con una carriera bloccata al 5° livello.

Perché nella FP non esistono limiti biologici all'orario di insegnamento: quello stabilito di 800 ore annue non è stato mai rispettato ed ora è stato elevato anche a 1000 ore.

Per fortuna non guidiamo treni e al massimo rischiamo di offrire un pessimo servizio ai destinatari del nostro lavoro; ma tanto loro, sono solo ragazzi di borgata che non hanno nessuna voglia di andare a scuola!

Dall'altra parte, nella formazione professionale del Comune di Roma, per tener fede al postulato politico della formazione-non-scuola, si scelgono gli interventi formativi più insensibili al diritto all'istruzione dei giovani minorenni, come i corsi sperimentali dell'alternanza formazione-lavoro, che trasformano gli insegnanti in assistenti ai tirocini e gli allievi di 15 anni in operai a costo 0, impegnati a 8 ore al giorno per più di 7 mesi in soli 2 anni, lasciando agli enti privati il compito di integrarsi con la scuola pubblica.

Ma certe posizioni politiche non tengono in alcun conto il percorso faticosamente costruito negli anni e che dall'avviamento professionale di antica memoria, ha condotto negli ultimi decenni ad una formazione attenta al bisogno di scolarizzazione dei suoi allievi, come è doveroso, considerata la loro giovane età (dai 14 ai 18 anni).

Certe posizioni politiche, mortificano l'esperienza e la professionalità di migliaia di operatori da decenni impegnati in quel grande laboratorio didattico e sociale che è la formazione professionale di 1° livello rivolta ai minori, dove il lavoro, in realtà, è solo il mezzo per restituire agli allievi l'autostima persa con gli insuccessi accumulati nella scuola, dove il lavoro è solo il codice di accesso per riattivare l'interesse alla conoscenza e per liberare capacità represse.

Certe posizioni non tengono in alcun conto che i corsi ricorrenti di 1° livello hanno avuto, negli enti di FP storici, un effetto stabilizzante dal punto di vista occupazionale ed hanno impedito che questi scivolassero e si confondessero nella galassia di agenzie ed aziende private che muovono una gran quantità di denaro e di attività ma che stranamente non hanno dipendenti.

Certe posizioni, oltre ad accomunarci nella discriminazione ai nostri allievi, oltre ad aprire inquietanti scenari sul nostro futuro, ci tolgono anche il gusto di poterci indignare contro una riforma scolastica, la famigerata 53/03 che, in linea con la tradizione degli ultimi riformatori scolastici, tende ad aziendalizzare e sottomettere l'intero sistema dell'istruzione alle regole del mercato e tende a sdoganare enti ed istituti privati all'interno e a spese della scuola pubblica.

Certe posizioni non evidenziano una opposizione chiara e coerente agli obiettivi della destra e fanno temere un "Day after… la Moratti", almeno per noi della FP, peggiore della Moratti stessa.

Franco Casale

RSU della FP del Comune di Roma

franco.casale@tiscali.it