Questo mio scritto necessita di una premessa: nasce, per quanto mi riguarda, all'interno della stessa area politica cui appartiene Maria Stella Gelmini, pur ponendosi in netto dissenso rispetto alle recenti decisioni sulla Scuola adottate dal Ministro per l'Istruzione.

Qualcuno potrebbe pensare che tutte le ragioni di doglianza, soprattutto per noi Meridionali, alla fin fine si riducano al solito problema dei posti di lavoro perduti e che, da parte nostra, si posseggano antenne sensibili solo al mantenimento in vita dei cosiddetti stipendifici, mentre la produttività del sistema, in questo caso scolastico, non verrebbe tenuta in conto alcuno.

E' esattamente il contrario!

Certo, vedere espulsi circa 87.000 Insegnanti solo dalla Scuola Elementare e altre decine di migliaia dalle Secondarie non induce a spiccare salti di gioia.

Inoltre, a queste cifre va aggiunta la riduzione del 17% del personale ausiliario tecnico ed amministrativo (in un momento, peraltro, in cui le Scuole sono oberate da carichi di lavoro sempre più complessi ed articolati connessi con le urgenze previste dalla Legge, oramai a regime, sull'autonomia scolastica).

Sono cifre sulla distanza del 2011 ma, già da ora, i dati ci offrono un panorama gravissimo e preoccupante.

Basta un esempio: nella sola provincia di Salerno sono stati perduti, nell'attuale anno scolastico, ben 119 posti di lavoro per le Materne, 347 per le Elementari, 59 per le Medie, 95 per le Superiori, 29 per il personale ATA, 585 per le supplenze!

Ciò nonostante, come dicevo prima, la doglianza principale verte sul destino della Scuola in Italia e riteniamo che il posto di lavoro di tanti giovani seri e preparati sia stato sacrificato non sull'altare di una strategia di rinnovamento e modernizzazione ma in obbedienza ad un mero e glaciale calcolo ragionieristico tutto teso a risparmiare sette miliardi e ottocento milioni di euro.

Dispiace, inoltre, che un provvedimento di tanta importanza sia stato adottato senza uno straccio di consultazione e di dibattito non solo all'interno del mondo della Scuola, ma delle stesse componenti politiche di maggioranza e di opposizione.

Come al solito, chi pagherà il costo maggiore sarà soprattutto il Mezzogiorno d'Italia.

E' noto a tutti che la stragrande maggioranza degli Insegnanti e del personale ATA che perderà il posto di lavoro è di origine meridionale.

L'accorpamento delle classi, affollate fino a 30 alunni, farà letteralmente scoppiare le aule scolastiche, soprattutto nelle strutture carenti del Mezzogiorno.

Il ritorno al passato, con la perdita della specificità dell'insegnamento del sapere, sia nelle Elementari che nelle Scuole secondarie di secondo grado dove, peraltro, con la configurazione delle cosiddette macroaree i professori saranno costretti ad "elasticizzate" la loro professionalità sarà pagato in misura preponderante dal Mezzogiorno, dove non esistono adeguate istituzioni alternative o complementari alla Scuola Pubblica.

Lo stesso discorso vale per i Diversi, fatalmente costretti a perdere il rapporto integrato, e a ritornare al passato delle separatezze.

La ricomparsa della maestrina dalla penna rossa fra giulive scolaresche in grembiulino avrà fatto versare lacrime di gioia a Bruno Vespa, ma ha di sicuro provocato lacrime amare a chi sperava in un ulteriore salto di qualità della Scuola elementare che, dopo l'abolizione del maestro unico, avvenuta 15 anni or sono, era pervenuta a livelli di eccellenza da tutti riconosciuti in Europa.

Qualcuno si stava addirittura illudendo che il sogno delle tre "I" della Moratti (innovazione, informatica, inglese) fosse lì a portata di mano.

Il risveglio è stato amaro per tutti.

Alla Gelmini, cui riconosco doti di intelligenza e coraggio, un consiglio: faccia macchina indietro al più presto! Nei modi opportuni, ma faccia macchina indietro.

Il Mezzogiorno fa parte di quell' Italia che ha dato, come pure le fasce deboli sparse un po' ovunque nel nostro Paese: non possono essere ulteriormente penalizzati.

I ragazzi e i giovani hanno bisogno di un sapere specifico e polimorfo, non generico e raffazzonato. Altrimenti, saranno sempre più stranieri in un'Europa che dovrebbe essere la loro propria.

E poi si corre un rischio aggiuntivo: aumenterà il divario fra le due Italie e le sole Regioni ricche saranno capaci di offrire un piano integrato (pubblico e privato) di scolarizzazione, specie dopo che sarà operante la riforma federale dello Stato.

Il risultato (che nessuno si augura) potrebbe essere la rottura definitiva dell'unità del piano nazionale di istruzione mentre è dovere di tutti perseguire il consolidamento dell'unità economica, politica e culturale di tutta la nazione.

Gaetano Fasolino

Parlamentare nella XIV e XV Legislatura