Un'altra scuola per un'altra società

Coordinamento verso la costruzione della F.E.S.AL. – Educazione

La politica dell'Unione Europea in materia di educazione, formazione e ricerca è schiacciata dalla strategie e dagli interessi delle logiche liberiste. Tale orientamento si inasprisce ogni giorno, intende subordinare le diverse politiche nazionali dei paesi dell'U.E. e, tramite il gioco dei molteplici accordi, condizionare largamente quelle di tutti i paesi continente. Il summit di Barcellona ha consolidato tale processo. La conferenza dei ministri dell'educazione dell'Unione, a Berlino, nel 2003, permetterà di raggiungere delle nuove tappe di un corso i cui promotori intendono rapido e irreversibile.

Unione Europea e mondializzazione.

Ciò che succede in Europa, tanto nel campo educativo quanto nelle restanti politiche comunitarie è legato alla mondializzazione. I tentativi di mettere sotto la dittatura del mercato e al servizio della valorizzazione del capitale sia le attività essenziali sia la salute o l'insegnamento appaiono come dei progetti particolarmente scandalosi e inaccettabili, ma che rappresentano, in ultima istanza, uno degli elementi decisivi del processo in corso. La mondializzazione è il modo attuale di organizzazione del capitalismo. Le sue leggi s'impongono a tutta la vita sociale e riguardano tutti gli aspetti della riproduzione sociale. Suo maggior progetto è la deregolamentazione, l'abbattimento di tutte le conquiste costruite in anni di lotte dei lavoratori, ritenute d'intralcio al suo procedere. La deregolamentazione globale è nata con le politiche della Thatcher e di Reagan. Sacche di resistenza esistono in particolare in Europa, ove sono presenti forti stati – nazione e un mondo del lavoro relativamente organizzato e sindacalizzato.

Scuola e mondializzazione.

Il ruolo della scuola è in relazione diretta con questo nuovo quadro mondiale. Luogo della riproduzione sociale, essa è anche, e deliberatamente, luogo di produzione dei produttori, della gestione dei flussi degli studenti in funzione delle esigenze in trasformazione dell'economia. La scuola ha assolto e continua ad assolvere ad una primaria funzione: mantenere le condizioni oggettive e soggettive di una società ineguale. Essa assume permanentemente pure una seconda funzione, evolvendo a seconda dei bisogni, formando prima i quadri nazionali e coloniali degli stati - nazione, poi la classe dirigente, i quadri e gli operai qualificati (e la massa dei senza qualifica) del periodo fordista (economia di produzione di massa). Dal fordismo la scuola ha adottato i suoi funzionamenti, le sue filiere, il suo orientamento per rispondere all'automatismo della massa (ossia all'integrazione di un certo numero di qualifiche nelle macchine, e quindi la dequalificazione degli individui incaricati di metterle in atto). Oggi essa è chiamata a "formare" gli individui del "just in time" e della deregolamentazione, della precarietà generalizzata, del sottotrattamento frantumatore di produzioni sociali. Il suo obiettivo è quindi quello dell'impiegabilità (l'inverso del diritto al lavoro), della "formazione a vita" (ossia della promessa di non essere mai considerati come "formati" o "qualificati"), dalla distruzione delle garanzie collettive e contrattuali e di tutti i diritti sociali in nome della società del rischio e dell'individualizzazione dei rapporti di lavoro. Essa è anche, all'università come nella formazione professionale, una struttura di produzione del sapere operante secondo i bisogni e i progetti delle imprese presenti nelle diverse economie.

Fine di una scuola.

Tale processo, molto avanzato nella sua realizzazione, di cui gli aspetti legislativi sono vicini al traguardo europeo (e già in applicazione in diversi stati), va avanti nonostante diverse resistenze. Resistenze, nella maggior parte dei casi, lontane dall'essere frontali, lucide e prive d'illusioni. Al contrario capaci di far riemergere tutte le imprecisioni, le illusioni, le ideologie della scuola di ieri e dell'altro ieri, mistificatoriamente presentata come democratizzata ed emancipatrice nella maggior parte dei paesi, le cui basi materiali sono totalmente scomparse. Le "grandi" organizzazioni sindacali e politiche proclamano che l'aumento della scolarizzazione è stata realizzata, e la sfida oggi sarebbe quella delle pari opportunità. Queste organizzazioni chiedono agli Stati o ai poteri sovranazionali, come l'U.E., di riappropriarsi dell'educazione, di assicurare la selezione dei "migliori" attraverso la falsa promozione di tutti. Al momento la dequalificazione di massa (e l'alta qualificazione di una piccola minoranza), l'orientamento precoce verso il "mondo del lavoro", il "minimo culturale" (leggere, scrivere, contare, sapersi gestire ed obbedire) vengono forzati e portano ad una società in cui i lavoratori diventano definitivamente precari, fragili, isolati per provare quella mobilità, flessibilità, disponibilità che esige il capitale (in questo processo, l'economia impone le sue leggi ed esigenze a tutti gli aspetti della produzione, dello scambio e dell'informazione). In una parola, tutti chiedono agli stati, senza dimenticare le istituzioni sovrastatali, una scuola della regolazione ritrovata proprio quando l'onda deregolatrice conquista il mondo.

Tutti i battelli sono bruciati.

Nessun passo indietro è prospettabile (né auspicabile), verso gli stati-nazioni, verso un mercato capitalista organizzato e regolato come un tempo. Ma la sorte riservata al popolo, ai giovani, ai salariati (stabili, precari o in mobilità, nazionali o immigrati, in "regola" o "in nero") non è accettabile. Barbara, inumana, asociale, violenta, che contribuisce a legittimare un ritorno ad una repressione generalizzata contro i dissidenti, i contestatori e i resistenti antiautoritari e anticapitalisti. Una resistenza efficace non si può organizzare sostenendo l'illusione di un "paradiso perduto". Essa non si può sviluppare solo resistendo a fenomeni di degradazione quotidiana (anche se questa resistenza è legittimata e può servire da base per essenziali passi avanti). Essa non si può limitare a proposte di rivendicazioni indirizzate agli stati o alle istituzioni sovranazionali le quali hanno tra le loro prerogative, oltre a funzioni regolatrici dei contenziosi e di repressione, quella di mettere in atto le richieste del potere liberista mondiale.

Conquistare con la lotta dei cambiamenti fondamentali.

Con la lotta si possono ottenere dei cambiamenti fondamentali per la scuola. Ciò è inscindibile da un'azione più grande: quella della trasformazione della società. Sappiamo molto bene che ogni miglioramento, ogni rivendicazione, ogni obiettivo, ogni trasformazione realizzata non è irreversibile. Al contrario, tutti i nostri passi avanti sono sistematicamente attaccati, rimessi in causa, sovvertiti dal capitale e dai poteri statali che tentano di burocratizzare, recuperare e corrompere ciò che le nostre mobilitazioni li obbligano ad accettare in un primo tempo.

Eppure solo l'organizzazione e l'azione diretta con la costruzione sistematica di un rapporto di forze ci permette di migliorare la situazione. Dobbiamo attaccare la dominazione dell'economia sulla scuola e per farlo dobbiamo mettere in piazza più elementi, strutture, mezzi e pratiche possibili per intraprendere l'istituzione di una scuola socialmente giusta, libera, offrendo a tutte e a tutti, in un progetto ugualitario, l'accesso ai grandi saperi e alla cultura. Naturalmente, ciascun obiettivo parziale e intermedio (per quanto riguarda la trasformazione sociale) non è garantito né dalla sua conquista, né dalla sua permanenza, né dal suo futuro. Ma qui e ora il cambiamento deve cominciare.

Un movimento sociale per la scuola.

Pensiamo che sia possibile nella lotta per una scuola ugualitaria, libera e critica riunire intelligenze ed esperienze diverse e costruire un autentico movimento sociale a favore della scuola, certi che una scuola vissuta come istituzione che promuove cultura corrisponda ai bisogni e alle aspirazioni di tutti i gruppi sociali sfruttati e dominati e alle donne e agli uomini che non si riconoscono nelle logiche liberiste. Solo nuove forme di lotta, nuove capacità d'analisi, di proposizione e di elaborazione ci potranno permettere di aprire nuove strade, di accrescere l'impegno per una scuola emancipata. Da molto tempo le forze politiche, sindacali, associative e intellettuali della sinistra europea di governo non difendono nemmeno il puro e semplice compromesso sociale anche in materia di politiche educative, di formazione e di ricerca. Queste forze sono ormai accompagnatrici e attrici dell'insieme di politiche dette "neoliberiste". Esse non ci rappresentano più, quando non appoggiano direttamente la ristrutturazione, si colorano di difesa del servizio pubblico in generale e della scuola pubblica in particolare, rivendicano il ritorno ai sistemi di formazione precedenti. Rifiutiamo questa scuola autoritaria, patriarcale, d'ellite.

L'appropriazione sociale.

Difendiamo la scuola pubblica e di tutti. Consideriamo la scuola come un'istituzione educativa, formatrice e culturale che ha bisogno di socializzarsi perché effettivamente coloro che ne assicurano l'esistenza possano decidere e partecipare: alunni e studenti, insegnanti, personale scolastico della scuola, genitori, collettività pubbliche, movimenti associativi. Ciò presuppone che mettiamo l'accento sui mezzi, gli effetti e i programmi, ma pure sulla libertà e l'autogestione pedagogica, sulle politiche di conquista dell'uguaglianza nell'accesso al sapere, su una organizzazione della scuola che combatte la selezione e la dispersione scolastica. Ciò non può essere fatto senza una nuova radicale consapevolezza dei diritti e delle libertà degli alunni come degli insegnanti e implica una lotta permanente per un progetto pedagogico fondato sulla libertà di sperimentazione, indispensabile per un domani migliore. Ciò esige infine un'autonomia di elaborazione e di proposizione in materia pedagogica, didattica e di programmi, una nuova determinazione dei saperi da acquisire e di metodologia dell'apprendimento. A questa trasformazione della scuola sappiamo bene che sarà impossibile arrivare senza una trasformazione sociale globale ma siamo certi che un tale cambiamento fondamentale non sarà possibile senza costruire giorno per giorno lotte, passi avanti e liberazioni. Le aspirazioni, le esperienze di lotta e di elaborazione, l'approccio critico e l'esigenza di autonomia e di democrazia radicate e accumulate nella società dopo gli anni '60 si congiungono oggi con il bisogno urgente di rompere la volontà d'assoggettamento che il capitale e i poteri politici esercitano sulle società e sugli individui. Solo dispiegando le possibilità di un tale potenziale di resistenza e di creazione innovativa e contestatrice sarà possibile costruire processi sempre più numerosi, sempre più radicali, capaci di mettersi in relazione in tutta Europa. In questa direzione in iniziamo la costruzione di una Federazione Europea del Sindacalismo ALternativo dell'Educazione (F.E.S.AL. – E.) in azione per la conquista di un'altra scuola al servizio dell'essere umano, per la conquista dei diritti inalienabili e per un'altra società. Decidiamo di combattere insieme e in ogni paese affinché l'educazione dei giovani sia considerata come un bene comune e un diritto fondamentale, caratterizzata dall'uguaglianza, dal pensiero critico, dalla gratuità, dal rifiuto del dominio. Come abbiamo scritto, ciò non vuol dire il ritorno ai "servizi pubblici", organizzati in maniera burocratica e gerarchica, demagogica e/o paternalistica, concepiti come dei settori sottomessi al settore "mercato" ma destinati soprattutto a favorire lo sviluppo strategico dei capitalisti nazionali (il beneficio "pubblico" non è che la conseguenza "collaterale" e il mezzo per imbarcare ideologicamente i salariati in un'apparenza d'interesse "comune"). La nostra azione non si limita a ottenere meno alunni per classe, la fine del precariato e nuovi docenti titolari, maggiori investimenti. Noi intendiamo portare avanti, con la maggior efficacia possibile, la lotta autorganizzata per concrete rivendicazioni ma, al contempo ci muoviamo contro questo sistema e perché al contrario sia messo in atto tutto ciò che deve essere fatto per sviluppare il potenziale di ognuno, contro i determinismi individuali e sociali. Stiamo lavorando per mobilitare su tale obiettivo insegnanti, personale scolastico, studenti, certi dell'aspirazione al progresso personale e collettivo, aspirazione oggi accuratamente contenuta nei limiti del "possibile" della selezione e della riproduzione ingiusta ovvero della sopravvivenza del sistema attuale. A tal fine, stiamo lavorando per evidenziare gli obiettivi attuali che questo sistema ha per la scuola e per opporgli metodicamente le esigenze di un'educazione concepita come vero ingresso nella cultura dell'umanità. Berlino 2003 sarà un summit europeo di grande importanza, in tale occasione si interverrà con un salto qualitativo nell'adattamento della scuola alle esigenze politiche ed economiche della globalizzazione capitalistica mondiale. Contro il vertice di Berlino faremo sentire la voce di coloro che vogliono mettere in pratica un'altra scuola, un'altra società, un altro mondo. Manifesteremo per una scuola fondata sull'appropriazione sociale, sui bisogni e le aspirazioni del popolo e non più sui diktat della politica del profitto e del potere dei privilegiati. Invitiamo gli aderenti ai sindacati, i collettivi pedagogici, i genitori, le organizzazioni che rifiutano le strategie e le pratiche del sindacalismo concertativo e istituzionale, le associazioni popolari, le diverse realtà del movimento studentesco, i sindacati alternativi, democratici, di base, libertari, anarcosindacalisti e rivoluzionari ad incontrarsi per unirsi nella costruzione della F.E.S.AL. – E. La Federazione Europea del Sindacalismo ALternativo dell'Educazione.

Il Coordinamento verso la costruzione della F.E.S.AL. – Educazione:

Federazione della scuola CGT (Spagna) - Ecole Emancipée (Francia) -SUD Education (Francia)

Coordinamento SUD-Education (Cantone di Vaud, Svizzera)

Unicobas Scuola (Italia)

Osservatori partecipanti: CNT Scuola (Francia) - STEs (Spagna)

Granada - 5 luglio 2002