PER UNA SCUOLA PUBBLICA, DEMOCRATICA E LAICA

Mozione approvata dal Collegio dei Docenti dell’Istituto professionale statale Oriani-Mazzini di Milano il giorno 8 marzo 2005

PER UNA SCUOLA PUBBLICA, DEMOCRATICA E LAICA

Il Collegio dell’IPSSSCT Oriani-Mazzini di Milano esprime il netto rifiuto dell’impianto complessivo della riforma Moratti.

In particolare, per quanto concerne il Decreto per la secondaria superiore, esprime le seguenti valutazioni.

La riforma Moratti, nel ridisegnare l’intero sistema scolastico italiano, si innesta in un più generale processo politico-istituzionale di riduzione e di privatizzazione di servizi essenziali, in primis sanità e istruzione, e di precarizzazione del rapporto di lavoro ( Legge 30 ).

La riforma, infatti, prevede la riduzione dei servizi offerti dalla scuola e subordina istruzione e formazione ai bisogni immediati del mercato. In prospettiva potranno essere esternalizzati anche alcuni settori dell’attività didattica, con l’apertura a privati della quota regionale.

Il nostro Istituto, come gran parte degli istituti professionali presenti sul territorio nazionale, ha saputo finora svolgere un ruolo decisivo di promozione e di sviluppo culturale nei confronti di studenti per lo più appartenenti a ceti sociali medio-bassi; senza tale risorsa questi adolescenti non avrebbero potuto sviluppare le loro potenzialità umane ed intellettuali e avrebbero subito un ulteriore processo di marginalità sociale.

Gli istituti professionali hanno saputo elaborare nel corso degli anni forme inedite e proficue di integrazione, collaborazione e confronto tra le discipline della cosiddetta area di equivalenza e le discipline degli specifici indirizzi, tra i momenti di preparazione e di riflessione teorica e gli stages svolti nelle aziende.

Anziché valorizzare ulteriormente tale realtà scolastica che, in concreto, ha cercato di ottemperare all’articolo 3 della Costituzione, anche apportando alcune necessarie modifiche, molte delle quali già elaborate e verificate su campo da interessanti progetti sperimentali, la Legge di riforma distrugge, di fatto, la realtà positiva degli istituti professionali e degli istituti tecnici con l’introduzione del doppio canale.

Tale impianto duale, pur proclamando pari dignità tra i due sistemi, accentua in realtà la separazione tra il percorso liceale e il percorso di formazione professionale, attribuendo ad essi finalità non equivalenti.

Appare del tutto demagogica la possibilità di un passaggio dall’uno all’altro sistema, o meglio, tale passaggio potrà essere esclusivamente unidirezionale, ovvero dal liceo al professionale, dato che la riduzione drastica del monte ore teorico-culturale non permetterà certo di acquisire strumenti adeguati per il passaggio dal professionale al sistema dei licei. Quanto detto vale a maggior ragione per quel quinto anno di liceo che dovrebbero frequentare i “temerari” che volessero tentare il salto dal lavoro precoce all’università. Ricompare l’istruzione come condizione di privilegio per cui solo chi proviene da famiglie di status sociale medio-alto può accedere agli studi universitari, sia pure con qualche eccezione.

Gli “altri”, gli “esclusi”, gli “iniziati” al lavoro precoce (infatti si sceglierà a 13 anni quale percorso intraprendere) saranno incanalati lungo linee educative costruite per prepararli a una vita di meri esecutori, per indurli a ragionare poco sulle cose; saranno indirizzati a un percorso di formazione nel quale è sufficiente imparare il minimo indispensabile.

Parallelamente i tagli degli organici previsti ed effettuati in base alle leggi finanziarie di questi anni (in tutti gli ordini di scuola, in particolare per gli insegnanti di sostegno e per quelli che seguivano progetti di integrazione, di mediazione culturale per gli studenti stranieri e di orientamento), l’aumento del numero di alunni per classe e la riduzione del finanziamento a progetti di prevenzione della dispersione scolastica favoriranno forme di abbandono e abbasseranno la qualità della formazione scolastica.

Si denuncia la confusa definizione delle competenze regionali che potrebbe portare a un’eccessiva frammentazione del sistema scolastico nazionale.

Il Collegio è d’accordo con quanti hanno evidenziato che nella riforma si introducono finalità dubbie sul piano costituzionale; infatti la formazione pubblica deve ispirarsi ai principi costituzionali prioritariamente, non “anche”, come è scritto nel testo. I principi fondativi della nostra Costituzione non hanno bisogno di ulteriori aggettivi, quali “morale” e “spirituale”, che si prestano a dubbie e fuorvianti interpretazioni.

Il Collegio è pertanto convinto della necessità di un sistema statale unitario almeno fino ai 16 anni, e che si garantisca il libero accesso all’Università.

Il documento è stato approvato con 148 voti favorevoli, 2 contrari, 4 astenuti, nel Collegio tenutosi il giorno 8 marzo 2005.