Comunicato della Segreteria Regionale Lombardia dell'Unicobas scuola

"Una scuola (dequalificata, dequalificante e autoritaria) per crescere". Ovvero che cosa racconta l'opuscoletto di propaganda sulla legge delega del ministro Moratti

L'opuscoletto "Una scuola per crescere" sponsorizza il testo del disegno di legge delega per la riforma della scuola.

Le preoccupazioni, leggendolo, sono sempre più forti.

Cerchiamo di capire partendo da quanto si prospetta per noi docenti.

Il ministro Moratti propone un corso universitario unico per l'accesso all'insegnamento in ogni ordine e grado di scuola, questo vuol dire che professori di italiano o di matematica dovranno uscire dallo stesso
corso.

Possibile? Non parla il ministro di valorizzazione delle conoscenze disciplinari?

Certo, ma solo a parole, nella realtà l'obbiettivo, per chi non lo avesse ancora capito è la dequalificazione della scuola pubblica.

Con il decreto legge si vogliono imporre le 25 ore settimanali per gli studenti dall'elementari alle superiori, 24 ore più una di religione.

All'elementari maestro unico con due ore in più di cattedra e alle medie, ai licei e a quello che resterà dei professionali per dichiarazione del ministro (Italia Oggi 21.5.02) "riduzione del numero delle discipline, bisogna migliorare la conoscenza delle materie essenziali visto che i livelli di apprendimento rapportati alle ore d'insegnamento non danno risultati qualitativi."

Più italiano e più matematica per avviarsi ai solo due docenti formati dal nuovo corso universitario: l'umanistico, possibilmente in grado di insegnare anche inglese, e lo scientifico, possibilmente in grado d'insegnare informatica.

Così si raggiungono le 24 ore frontali per tutti, per decreto, divise in due tronconi da 12 ore per classe, almeno alle medie.

La ricchezza del curricolo, arte, musica dove finiscono?

Facoltativi pomeridiani fin che i docenti di queste materie ci saranno, poi, pensionati questi colleghi, porte aperte a gruppi esterni non didatticamente preparati a spese del consiglio d'Istituto.

Un professore di storia dell'arte o di musica potrà salvarsi solo chiedendo trasferimento al liceo artistico o al neo-introdotto liceo musicale, altrimenti non avrà speranza.

Ecco che allora la pressante richiesta del ministro dell'economia Tremonti di contenere la spesa avrà un
risultato nella non immissione in ruolo dei docenti sulle cattedre vacanti, ma con una riorganizzazione degli organici di scuola che arriverà a luglio, insieme all'approvazione della legge delega.

Chi non accetterà lo spezzone per raggiungere le 24 ore frontali potrà trovarsi nella condizione di essere convocato per coprire spezzoni orari nelle scuole vicine, questo varrà in particolare per le cattedre di materie che generalmente non coprono più di due, tre, quattro ore per classe.

La legge delega poi stabilisce all'articolo 5 che il tirocinio non si svolge nel corso degli studi per la
laurea specialistica, ma dopo averla conseguita "svolgendo, previa stipula di appositi contratti di formazione lavoro, specifiche attività di  tirocinio".

Che cosa significa?

Che se il personale in servizio con la scusa delle 24 ore facoltative non sarà sufficiente per coprire le supplenze si sfrutteranno i tirocinanti per le supplenze brevi.

Tutto il contrario di quanto chiesto dall'Unicobas favorevole ad un anno post laurea con tirocinio
autentico, con garanzie di libertà laurea, lettere, biologia o quant'altro gli aspiranti docenti desiderino.

Il ministro poi mente raccontando di qualifiche professionali tri-quadriennali spendibili nel mondo del lavoro europeo, quando sappiamo che se il diploma non è quinquennale non ha valore.

La signora prevede tre modelli per i professionali (art. 2 e 4), pensati, a suo giudizio, "per nuove figure, anche di alto profilo, per settori di lavoro emergenti e ad alta occupabilità":
1) apprendistato = un contratto di lavoro che prevede 120 ore di scuola (cinque settimane)
2) alternanza scuola -lavoro = 240 ore di scuola (due mesi) e il resto in fabbrica
3) studio "a tempo pieno" con stage in fabbrica di un mese per anno scolastico

Ci si troverà così nella situazione raccontata da uno studente di Faenza alla marcia per Don Milani , costretto per quattro settimane a produrre bulloni per biciclette in una piccola azienda che grazie all'accordo con l'Istituto Professionale può permettersi di avere meno di 15 dipendenti, non
rispettare lo Statuto dei Lavoratori, far lavorare i ragazzi in modo ripetitivo e non certo formativo per 40 ore la settimana.

È questo il rapporto con il mondo produttivo che aumenta le competenze, valorizza gli studi compiuti, prepara per un mondo del lavoro sempre più interattivo e informatizzato?

Non ci pare, ma gli industriali italiani che sono i soli dell'occidente a non investire in alta tecnologia (siamo l'unica nazione europea che importa il 95% delle medicine, come un paese del terzo mondo)
sono ben contenti e ringraziano.

Il ministro scambia poi l'obbligo europeo a 18 anni con questo ridicolo "diritto-dovere alla formazione" in cui, si è capito, la formazione e poca e il lavoro dequalificato e scarsamente utile per il futuro dei giovani è tanto.

Tutto il canale professionale poi alle regioni, con i conseguenti problemi di natura giuridica che comporterà un qualifica conseguita in una regione piuttosto che in un'altra.

Molta retorica anche sulle lingue, quando sappiamo che ad esempio 11mila docenti delle elementari sino a ieri destinati al solo insegnamento delle lingue straniere sono stati fatti tornare in classe.

Introdotti i crediti certificati (art.2), bisogna poi (art. 3) "valutare gli apprendimenti con maggior rigore per consentire al Governo di conoscerne il livello."

Se già è sconvolgente che un governo decida di valutare i livelli d'apprendimento, fuori da ogni logica pedagogica, non si capisce come l'Invalsi ( istituto nazionale di valutazione) presieduto da Bertagna possa stabile prove nazionali per ogni livello di scuola senza aver monitorato e ascoltato le scuole stesse e i percorsi che attuano.

Ma il clima se non di regime, certamente autoritario, viene confermato quando si scopre che il rigore deve accompagnarsi alla "formazione delle coscienze" (premessa) e alla selezione, infatti è scritto (art.2) che dall'esame di terza media "deve emergere un'indicazione orientativa non vincolante per la successiva scelta di istruzione e di formazione".

Chi crede ancora nella libertà d'insegnamento e d'apprendimento, nella libera ricerca a cui concorrono le intelligenze di studenti e di docenti, nell'importanza dei saperi critici è avvisato, il vento volge altrove.