SICSI… ovvero sull'ottimismo

Come diventare ciò che non si era: i peggiori insegnanti possibili

La SICSI, Scuola Interuniversitaria Campana di Specializzazione all'Insegnamento, è oramai giunta al suo terzo ciclo didattico. Essa nasce come percorso formativo, per neolaureati e non, che intendano interfacciarsi col mondo dell'insegnamento ed ai quali manchi un adeguato bagaglio di esperienza sul campo. Le sue attività comprendono un Area comune di formazione in cui si approfondiscono tematiche di approccio didattico, pedagogico, psicologico ed antropologico coi futuri allievi. Vi è, inoltre, un'Area specifica appartenente a ciascuna classe di concorso, dove si opera un approfondimento delle discipline che hanno caratterizzato il percorso di studi di ogni futuro insegnante in accordo coi programmi ministeriali. Ogni studente SICSI è tenuto ad affrontare ben ventisei esami relativamente alle due aree che abbiamo individuato. E' noto che ogni ambito di verifica empirica debba poggiare su di un'attività sul campo. Le lungimiranti menti del comitato scientifico hanno costituito, per tal motivo, accordi cogli istituti campani in cui ogni sicsino diviene tirocinante per un numero di duecento ore in modo diretto e per altre cento in modo indiretto. In tale ottica si provvederà a stilare anche una relazione su tale suggestiva esperienza che, assieme alla media degli esami sostenuti ed al punteggio del colloquio finale, consentirà di ottenere la tanto agognata abilitazione all'attività d'insegnamento. I costi? Sono estremamente modici… circa duemila e settecento euro, ai quali, ovviamente, vanno sommati quelli degli spostamenti da e verso Napoli che è sede delle lezioni della scuola per cinque volte a settimana. Sembra un quadro eccezionale! Il migliore dei mondi scolastici possibili…ma è davvero così?. Una sorta di lobby di vecchi cattedratici gestisce la nostra formazione. Portano avanti corsi noiosi, obsoleti e fuori da ogni logica poiché rifacimento delle loro attività accademiche e totalmente scollati dalla possibilità di una trasmissione di contenuti con discenti tutti di scuola secondaria superiore. La loro retribuzione, a seconda del prestigio e del ruolo che occupano nel sistema, varia dagli ottanta ai duecento cinquanta euro per ora e la prassi vuole che, poiché le ore dedicate all'esame non vengono retribuite, le ultime sei ore di ogni corso siano dedicate all'esame cosa che, in modo eloquente nonché vidimato e sottoscritto, rappresenta un'evidente frode. Stesso discorso per i tutors del tirocinio indiretto. Si tratta di insegnati di scuola secondaria superiore i quali forniscono indicazioni tipiche di uno "psicologismo da lista della spesa" totalmente svincolate da ogni percorso didattico fattuale. Anche questi nostri futuri colleghi percepiscono ottanta euro all'ora per vari incontri da sei ora nei quali si consiglia di arrivare, come loro, con quattro ore di ritardo per svolgerne solo due… Il mondo dell'Area comune, poi, sembra quello delle favole: streghe e befane che parlano di psicologia con un microfono che gira, come nella tv spazzatura, tra il pubblico, il gatto e la volpe che insegnano didattica, docimologia e formazione a distanza in modo illegale (tali gentiluomini sono indagati per molestie sessuali e non potrebbero né far lezione né esaminare studenti) e due giovani signore ma con un'esperienza da portaborse davvero invidiabile in ateneo che riducono il dibattito pedagogico a tre D: docente, discente e didattica. Dove sono finiti i contenuti? Perché tutto è confluito in un bagaglio di competenze? Che senso ha un percorso che ci indirizza in questo modo al mero conseguimento di un attestazione? Vi è un aspetto che forse non abbiamo finora considerato: osservare tali comportamenti e tale rapporto cogli studenti (siamo oggetto ogni giorno anche di minacce e volgarità varie da parte di tali chiarissimi accademici…) ci può indirizzare verso un panorama di attività che ogni insegnante NON dovrà mai mettere in atto. In altre parole ci staranno mostrando, per caso, tutto quello che non dovremo fare? Il dubbio si sta insinuando in noi tutti.

Uno dei tanti sicsini pentiti