SALVARE LA TERRA, LIBERARE IL LAVORO, RINNOVARE IL SAPERE
Per non restare spettatori: la lotta dei movimenti globali per il futuro del pianeta non è separata dall'affermazione dei diritti dei lavoratori, dei precari e degli studenti. Per un nuovo sapere libertario, autogestito, ecologico.
Live Earth, il megaevento musical-ecologico svoltosi lo scorso 7 luglio a Sydney, Tokyo, Shanghai, Johannesburg, Istanbul, Amburgo, Londra, Rio de Janeiro e New York, trasmesso per televisione, radio e internet in oltre 120 paesi, ha dato espressione alla volontà di due miliardi di persone di cambiare strada riguardo al rapporto fra modello di sviluppo ed ecosistema globale, e ne ha preso origine una coalizione di associazioni con questo intento.
La crisi ecologica è ormai sotto gli occhi di tutti: si stanno sciogliendo i ghiacciai, si stanno esaurendo le risorse di acqua, di energia, di terra fertile, mentre masse crescenti di popolazione vivono nelle periferie di metropoli sempre più inquinate e disumane. Il potere economico e politico ha cose più appassionanti a cui pensare: i profitti, le poltrone
; se cominciano a parlare anch'essi di questione ambientale, ora che l'emergenza fa pesare su tutti i suoi costi anche economici (energia, rifiuti
) e politici (conflitti, guerre
), da loro possiamo attenderci al massimo dei palliativi, finchè non si mette in discussione il modello della crescita quantitativa illimitata. L'aumento infinito della produzione e dei consumi è un mito suicida in un mondo finito, in cui esistono dei limiti alla disponibilità di energia, di risorse, di capacità del Pianeta di sostenere il carico della nostra specie; la qualità della vita dipende invece da una più equa condivisione dei beni comuni, e dal raggiungimento di un equilibrio durevole con la natura.
Iniziative come Live Earth nascono dall'incapacità di agire da parte del potere politico ed economico, ma hanno dei limiti: tendono a riservare ancora alle persone il ruolo passivo di spettatori, o al massimo di seguaci di sempre poco credibili "salvatori" del pianeta. Se i "poteri forti" sono schiavi di logiche miopi ed egoistiche, e le loro crescenti 'conversioni ecologiche' sono in gran parte solo una tardiva operazione di immagine, un cambiamento sostanziale può dipendere invece proprio dalla partecipazione attiva e non episodica delle persone e delle comunità. Questo modello di sviluppo incontra l'opposizione di lotte locali, che iniziano a collegarsi fra loro in modo orizzontale: dalla Nigeria alla Cina, dal Messico alla Russia, da Critical Mass ai movimenti per la difesa dell'acqua, dell'agricoltura, delle foreste. Anche in Italia, una rete come il Patto di Mutuo Soccorso (www.pattomutuosoccorso.org), è una novità importante verso una libertà di scelta su obiettivi, priorità, benefici e costi dello sviluppo.
L'università e la scuola riproducono la stessa logica di sviluppo suicida, che si concretizza in un progetto di controriforma portato avanti senza soluzione di continuità dai governi di ogni colore. Di tutto questo, lo scandalo dei test di ingresso truccati rappresenta solo la punta di un iceberg degenerato: all'interno del vecchio impianto industrialista, la mercificazione e la frammentazione dei saperi da una parte, e continui ostacoli burocratici ed economici dall'altra, tendono a rendere gli studenti spettatori passivi di questo processo. Tutto ciò può essere arrestato solo attraverso l'iniziativa diretta degli studenti e dei docenti non corrotti nelle scuole e nelle università, per riappropriarsi della formazione e liberare i saperi.
La logica di potere liberistico in Italia si manifesta anche attraverso un esecutivo che avanza ripetuti attacchi alle condizioni di vita materiali dei lavoratori, e restringe progressivamente i più elementari diritti sindacali (divieto di assemblea sui posti di lavoro per le oo.ss. di base), tende a generalizzare le condizioni di lavoro precario e flessibile, continua nella sua opera di smantellamento della previdenza pubblica (protocollo sul welfare del 23/7/07, protocollo su pensioni e TFR). Su questi temi prepariamo insieme il grande sciopero generale e la manifestazione del 9 novembre.
Pensiamo sia importante collegare fra loro questo appuntamento e altri che seguiranno su tematche diverse, nel quadro di una visione più complessiva: il controforum sull'energia Other Earth (a Roma 11-15 novembre); successivamente, le iniziative contro la base militare di Vicenza (dicembre), e contro tutte le 'grandi opere' inutili, costose e dannose del partito unico degli affari e della guerra (Val di Susa, Val di Noto, centrali come a Civitavecchia o Aprilia, inceneritori, rigassificatori, speculazioni edilizie come, a Roma, il parcheggio-mostro del Pincio...). Parole antiche, ma più che mai attuali, riassumeranno lo spirito con cui saremo nelle strade, nei progetti per un futuro migliore: TERRA E LIBERTA'.
Ognuno può contribuire in mille modi, in ogni luogo, a ripensare il futuro comune. In questa fase di crisi e trasformazione, invitiamo a costruire insieme gli strumenti di questo percorso. Il confronto è aperto: per esempio, è stata recentemente avanzata la proposta di una "Università della Terra" (nome provvisorio; altro nome proposto: Università Libertaria della Terra).
Per preparare la nostra presenza in piazza il 9 novembre, proponiamo di incontrarci presso la sede nazionale Unicobas a Roma, Via Tuscolana 9 (tel. 06/7026630),
MARTEDI' 30 OTTOBRE, ore 16
sociAlismo libertArio (socialismolibertario.it)
Gruppo romano per il progetto "Università della Terra"
Terra e libertà newsletter (tierraylibertad2000@gmail.com)
PER CONTATTI E ADESIONI: unicobas.rm@tiscali.it