L'UNIONE EUROPEA ED IL NUOVO ORDINE SOCIALE

Il Trattato dell'Unione Europea (Trattato di Lisbona) e l'accordo sulla
flexicurity tra la CES e gli imprenditori europei

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Il 18 Ottobre 2007, a Lisbona, sono stati adottati dal Consiglio Europeo (1)
il nuovo Trattato (una sorta di mini-Trattato di ciò che un tempo era il
Progetto di Costituzione Europea) ed una riforma dell'attuale Trattato
scaturito da Nizza 2000. Contestualmente, il presidente della Commissione
Europea (Durão Barroso) ed il presidente di turno del Consiglio (Sócrates,
Primo Ministro del Portogallo), hanno annunciato la firma di un lodo per
l'accordo sulla flexicurity (2) nell'Unione Europea, tra la CES
(Confederazione dei Sindacati Europei) e gli imprenditori europei.

Sia gli accordi (il Trattato dell'Unione, noto pure come Trattato di Lisbona)
che la flexicurity cercano soluzioni (politiche) per la reale situazione
dell'UE nello scenario della globalizzazione e della competizione all'interno
dell'ordine sociale mondiale.

Il nuovo Trattato dell'Unione è una riforma del Trattato in vigore e già nella
sua adozione si è rivelato persino più antidemocratico dello stesso Progetto
di Costituzione Europea, che almeno era stato discusso ed accettato oppure
respinto dai cittadini di alcuni paesi tramite referendum.

La UE, i suoi capi di Stato e la sua Commissione hanno capito che coinvolgere
i cittadini (sebbene con modalità molto limitate e controllate), comporta il
rischio che essi si rendano conto che l'ordine sociale che si va costituendo
non ha nulla a che fare con relazioni sociali fondate sul rispetto del diritto
di ciascuno di vivere e lavorare in questo spazio chiamato Unione Europea.

Il nuovo Trattato si occupa della deregolamentazione di tutta la produzione e
dei servizi nella loro più ampia gamma e consente la pratica applicazione
della Direttiva Bolkestein, aprendo così la "porta alla completa
privatizzazione della sanità, dell'istruzione, dell'acqua e delle pensioni".

Questo Trattato chiude la strategia affaristica iniziata a Lisbona 2000,
basata sulla competizione in un mondo sempre più globale e confermata dalle
organizzazioni sindacali aderenti alla CES nel loro programma unitario per il
biennio 2006-2008.

Questa strategia spazza via i servizi pubblici (sanità, previdenza, trasporti,
istruzione, acqua, casa) sia sul piano simbolico che su quello reale ed
introduce il mercato quale strumento per la loro concezione ("servizi di
interesse generale") e soddisfacimento (la persona che risparmia potrà
accedere alla sanità privata, alla pensione integrativa, ecc.).

Così come per le politiche fiscali, le politiche sociali, la spesa pubblica
per le tutele ed i benefici sociali (pensioni, sanità, assistenza, istruzione,
casa, trasporti pubblici e modelli di mobilità) "sono fermamente vietate,
incompatibili con la corrispondente politica comunitaria, nello stesso tempo
si permette che nascano i paradisi fiscali all'interno della stessa Unione"
(R. F. Durán, 2007).

Se la libera competizione è la cifra principale dei governi, il mercato del
lavoro e le politiche relative possono essere governate solo dalla regola
della libera deregolamentazione (flexibilisation) e dalla onnicomprensiva
precarizzazione della forza-lavoro (rimozione di diritti sociali e sindacali).

Questa è la ragione che sta dietro il rilancio della Strategia di Lisbona,
accolta e controfirmata nell'accordo di programma unitario della CES per il
2006-2008:
 
 

PROGRAMMA UNITARIO DI LAVORO 2006-2008:

OBBIETTIVI ED INIZIATIVE
 

OBBIETTIVI

* Le organizzazioni CES, UNICE/UEAPME, CEEP ed EUROCADRES/CEC ribadiscono il
loro appoggio alla strategia di Lisbona.

* Esse intendono contribuire a promuovere la crescita, l'occupazione e la
modernizzazione del modello sociale europeo, impegnandosi in una analisi
unitaria delle sfide decisive a cui va incontro il mercato del lavoro europeo.

* Il nuovo programma di lavoro è anche un mezzo per rafforzare l'indipendenza
degli attori sociali.
 

TEMI

* politiche macroeconomiche e del mercato del lavoro;

* cambiamenti demografici, invecchiamento attivo, integrazione giovanile,
mobilità e migrazioni;

* formazione permanente, competitività, innovazione ed integrazione di gruppi
svantaggiati nel mercato del lavoro;

* equilibrio tra flessibilità e sicurezza.

* lavoro sommerso.
 

STRUMENTI ED INTERVENTI

* memoranda unitari per le istituzioni europee e nazionali

* definire le priorità da includere in un sistema di interventi per
l'occupazione da parte degli attori sociali

* negoziare un accordo-quadro autonomo sull'integrazione al lavoro dei gruppi
svantaggiati e formazione permanente

* negoziare un accordo-quadro volontario su maltrattamenti e violenza nel 2006.

* sviluppare e valutare le linee-guida per gestire il cambiamento e le sue
conseguenze sociali, insieme con le conclusioni del comitato per gli affari
europei.

* verifica dell'applicazione degli accordi sul telelavoro, rafforzare e
strutturare le azioni per l'uguaglianza di genere.  Sviluppare una visione
comune di questi strumenti e di come possano avere effetti positivi sui vari
livelli del dialogo sociale.
 

La Commissione europea ha il "potere assoluto" tramite le appropriate
politiche interne (fondamentalmente direttive) per garantire "alle imprese
europee competitive l'accesso ai mercati mondiali e la sicurezza operativa al
loro interno". Inoltre, la Corte di Giustizia garantisce una sola libertà,
quella del mercato e la difesa della libera competizione quale condizione per
la precarizzazione lavorativa, sociale ed ambientale dei 27 Stati membri.

La omogeneità delle relazioni sindacali a livello europeo, come le tutele
espresse negli statuti del lavoro, non è una condizione a favore
dell'armonizzazione, bensì l'opposto. Si fa invece uso del dumping sociale e
si nega il diritto di sciopero (3) a chi chiede stesse condizioni di lavoro
per le imprese re-localizzate, tutto nel nome della competizione sociale e
dell'economia di mercato.

Le politiche comunitarie sull'immigrazione rispondono alla logica di mercato e
ad una doppia morale: da una parte c'è il bisogno di lavoro extracomunitario
dato l'invecchiamento dell'Europa (si tratta di forza-lavoro necessaria e
sufficiente per garantire il tipo di lavoro precario richiesto dalla
competizione); e, dall'altra, ci sono le politiche che negano il diritto alla
cittadinanza, usano la repressione ed il controllo, alimentando relazioni
disuguali, aggressive e neo-coloniali tra il Nord ed il Sud e, soprattutto,
nell'area mediterranea di influenza europea.

Il nuovo Trattato di Lisbona entrerà in vigore l'1 gennaio 2009 ed è stato
ratificato dal Consiglio Europeo a Lisbona il 13 dicembre 2007. Fatta forse
eccezione per l'Irlanda, i 27 Stati membri della UE non hanno l'obbligo di
sottoporre a referendum questo trattato che verrà quindi ratificato da ogni
parlamento nazionale.
 

LE SPECIFICHE POLITICHE SULLA COMPETIZIONE E SULL'OCCUPAZIONE NELLA "GREEN
PAPER" (FLEXICURITY) E LE SUE CONSEGUENZE PER LA RIFORMA SUI LICENZIAMENTI
NELLA UNIONE EUROPEA

Il concetto di flexicurity, così come è stabilito nella "Green Paper" della UE
intitolata "Modernizzare la legislazione sul lavoro per affrontare le sfide
del XXI secolo", è basato su specifiche esperienze nazionali come quella dei
modelli olandese e danese e si riferisce a temi che vanno dalla flessibilità
delle condizioni di impiego, compresa la protezione dal licenziamento, alla
predisposizione di indennità per livelli relativamente alti di disoccupazione
nel periodo tra la perdita del posto di lavoro ed una nuova assunzione. Un
concetto in cui la flessibilità di impresa nella gestione della forza-lavoro
prevede una totale libertà nell'organizzazione del lavoro, ma che
contemporaneamente ha lo scopo apparente di garantire sicurezza ai lavoratori
nella necessaria adattabilità richiesta dai costanti cambiamenti da un lavoro
all'altro e durante i periodi di formazione continua.

Fin dalla riunione del Consiglio Europeo a Lisbona nel 2000, la strategia
degli imprenditori europei si è basata su un modello che rimanda strettamente
all'azione degli Stati membri della UE nella necessaria regolazione
dell'occupazione.

Il XXI secolo consacra la flessibilità come una necessità oggettiva causata
dalla competizione internazionale e dalle sfide tecnologiche.

Durante la seconda metà del 2005, la Commissione Europea aveva rilanciato la
strategia di Lisbona basata su 3 pilastri (l'economia, la società e
l'ambiente) e su una serie di linee-guida per le politiche economiche ed
occupazionali degli Stati membri dell'Unione.

Ogni Stato membro doveva mandare a Bruxelles il suo programma nazionale di
riforme (NRP), in armonia con le priorità delle linee-guida date. Ebbene, sia
la Spagna che altri paesi come il Portogallo, l'Italia, la Francia e la
Germania sono stati trovati insufficienti nel monitoraggio fatto rispetto alla
strategia di Lisbona, per cui sono attesi a più drastiche riforme
nell'occupazione e nella previdenza.

La competitività prevede non solo il dumping sociale, quindi la
privatizzazione dei servizi essenziali per la popolazione, ma anche e
contestualmente uno sforzo per la riduzione del costo del lavoro tramite
strumenti connessi a politiche che incrementino la flessibilità, la mobilità
della forza-lavoro e la capacità di adattamento (queste sono le linee-guida
tratte dalle raccomandazioni del Consiglio Europeo del luglio 2005 e pari pari
adottate nel Programma di Lavoro Unitario 2006-2008, sottoscritto dalla CES e
dagli imprenditori europei).

La legge è quella della flessibilità, che nella sua versione "europea",
all'interno della struttura dell'Unione Europea, viene ridefinita come
"flexicurity". (4) La flexicurity svolge il ruolo fondamentale di segnare in
profondità le relazioni tra i vari Stati membri della UE.

La flessibilità prevede la disponibilità di lavoro in armonia con le esigenze
della produzione. Di conseguenza, il mercato del lavoro con è che un mero
meccanismo che comunque agisca e si muova, viene governato da regole (leggi,
decreti, magistratura ad hoc, direttive, ecc) e da istituzioni.
 
 

COORDINAZIONE, COOPERAZIONE E LE NOSTRE STRATEGIE VERSO QUESTE POLITICHE
DELL'UNIONE EUROPEA

All'interno di questo modello sociale ed occupazionale, il sindacalismo
tradizionale ed, in particolare, il sindacalismo del "patto sociale sempre e
comunque" rappresentato dalla CES è stato messo in scacco e la sua azione
sindacale si è rarefatta oppure è diventata inefficace a causa del fatto che
il suo presupposto, basato sulla stabilità dell'impiego all'interno di una
organizzazione data (l'impresa) si è disperso in migliaia di pezzi insieme
all'efficacia dell'azione sindacale.

Lavorare a livello sociale e sindacale in questo complesso, multiforme e
diffuso movimento in cui oggi siamo intrappolati dallo sfruttamento, non è
compito perseguibile dal sindacalismo tradizionale. Per cui, noi assumiamo una
posizione che si oppone alla logica della segmentazione e della flessibilità
dei modelli sociali e produttivi del capitalismo globale e riteniamo che la
prima cosa da fare (che è anche quella conclusiva) sono i diritti per tutti
gli uomini e tutte le donne (e non solo diritti sindacali, ma anche diritti
sociali e civili).

Il carattere sociale consiste nel rimuovere gli ostacoli economici, politici e
civili che stanno limitando la libertà e l'uguaglianza nella pratica, come
pure mettere in discussione il loro concetto di partecipazione
all'organizzazione dell'ordine sociale. La partecipazione diretta per noi è
possibile solo sulla base del mutuo appoggio e della solidarietà.

I loro concetti di competizione e competitività stanno agli antipodi del
nostro concetto di SOLIDARIETA.

Dal Comitato di Coordinamento Alternativo Euro-Maghreb e da ogni sindacato
coerentemente alternativo che sostiene i diritti e gli interessi dei
lavoratori e che ritiene che la società dovrebbe essere organizzata sulla base
della solidarietà e non della competizione, sulla base del rispetto, della
libertà e dell'uguaglianza e non sulla base dell'autoritarismo,
dell'individualismo e dell'assenza di democrazia; venga allora una sola
risposta, l'unica possibile sulla base di questi valori e di queste scelte:
MOBILITAZIONE SOCIALE.
 

CGT - Confederación General de Trabajo (Spagna)

http://www.cgt.org.es

Note:

1. Il Consiglio comprende tutti i presidenti dei 27 Stati membri, più i
vice-presidenti, ministri degli esteri, ecc.

2. Il termine viene usato nelle cosiddette politiche per la competitività,
stabilite nella Strategia di Lisbona (2000) ed adattate e modificate nel
"Programma di Lavoro Unitario 2006-2008", firmato dalla CES e dagli
imprenditori europei.

3. Sentenze dell'11 e 18 dicembre 2007, rispettivamente per il caso Viking
(negazione del diritto di sciopero) e Laval (dumping sociale provocato).

4. A partire dal 2005, la Germania, la Francia e l'Italia, quali paesi "forti"
nel campo della sicurezza sociale e "duri" in quello del diritto del lavoro,
hanno riformato il mercato del lavoro interno al pari della Spagna in aree
quali: sussidi di disoccupazione; minore tutela in caso di licenziamento;
aumento dell'età pensionabile; contratti flessibili, ecc.