UNIA, QUANDO IL SINDACATO LICENZIA COME SE FOSSE UN'AZIENDA…

di Davide Rossi

Responsabile delle relazioni internazionali del sindacato CIB-Unicobas Italia

La notizia è questa: Il sindacato UNIA licenzia una trentina di funzionari sindacali. Ma in realtà non è una notizia, non ci dobbiamo stupire! UNIA infatti non è un sindacato dei lavoratori, ma uno di quei soggetti che si dicono sindacali ma sono la finta controparte dei padroni. In Italia la situazione è uguale con la CGIL (o con la CISL e la UIL) con la quale, fra l'altro, UNIA offre il doppio tesseramento per i frontalieri tra Svizzera e Italia.

Sia UNIA, sia i sindacati italiani appena citati sono membri della CES (Confederazione Europea dei Sindacati), il sindacato unico europeo che con i governi dell'UE stabilisce le regole per applicare il liberismo contro i ceti operai, a partire dalla direttiva Bolkenstein. Nel contempo sono membri della CISL Internazionale, conosciuta in Europa come IOSL (Confederazione Internazionale delle Organizzazioni Sindacali Libere), un'organizzazione creata con l'aiuto degli USA all'inizio della Guerra fredda per evitare che i comunisti potessero influenzare le centrali sindacali.

Addirittura in Italia i suddetti sindacati si mettono insieme con la Confindustria (il padronato italiano) per fregare i 35mila euro che ciascun lavoratore deve percepire alla fine di 40 anni di lavoro con dei fondi pensione che sono delle vere e proprie truffe: industriali e sindacati litigano in televisione ma si accordano in privato.

Per questo abbiamo fondato la FESAL (Federazione Europea del Sindacalismo Alternativo) e per questo abbiamo rapporti con la FSM (Federazione Sindacale Mondiale), per ridare dignità al sindacalismo, quello che proviene dalla base dei lavoratori, quello che non si piega e sogna una società più giusta e ugualitaria.

In UNIA convivono socialdemocratici moderatissimi come il presidente nazionale Ambrosetti, e trotzkisti come Pronzini che parla tanto di lotta alla burocrazia ma censura durante l'agitazione del 3 dicembre 2003 il mio intervento (sono un sindacalista dell'Unicobas) e invece lascia parlare il burocrate italiano della CGIL.

Fra i Giovani di UNIA a livello nazionale, però, qualcuno ricorda ancora un nome e lo ricorda ammettendo, di nascosto, che non aveva tutti i torti. Il nome che viene ricordato fra i giovani sindacalisti è quello di un loro coetaneo, il compagno Massimiliano Ay, oggi coordinatore del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ma nel 2004 delegato costitutivo di UNIA, che - assieme a Sergio Savoia, José Domenech e pochissimi altri - aveva chiesto a gran voce, con eco su tutta la stampa svizzera, di bloccare la fusione dei tre sindacati storici e quindi di evitare la nascita di UNIA. "Non è una fusione, è la morte!" - aveva tuonato allora!

Cosa dire ancora? Che se il presidente nazionale di UNIA guadagna circa 15'000 franchi al mese, anche il segretario regionale che siede in Gran Consiglio non se la passa male coi suoi circa 9'000 franchi pagati dai lavoratori e intanto vota contro una mozione del suo stesso partito (socialista) che chiedeva la riduzione degli investimenti nelle strade per evitare di fare tagli nella scuola! Il corporativismo edile a favore dei tagli contro gli studenti...

Insomma chi ancora ce la fa, fa bene ad indignarsi e ad arrabbiarsi, ma la vera notizia è che i lavoratori e i cittadini dovrebbero smettere di farsi prendere in giro da questi pseudo-sindacati, I sindacati di base come il SIP o come il SISA, devono gridarlo forte: Siamo per il sindacalismo combattivo, quello vero, fatto di autorganizzazione, e siamo contro i finti sindacalisti che imbrogliano il prossimo.