Documento del Collegio Docenti del Liceo scientifico “Vittorini” di Milano

Il 5 Aprile 2005 il Collegio Docenti del Liceo Scientifico “E. Vittoriani” di Milano ha approvato a grandissima maggioranza il seguente documento.
 
Una riforma inaccettabile La riforma della scuola superiore che si sta delineando in questi mesi costituisce uno stravolgimento del sistema scolastico esistente (che andrebbe certamente migliorato, ma con ben altri interventi) ed evidenzia scelte ideologiche e didattiche verso le quali esprimiamo un parere fortemente negativo.
Il sistema dei licei e quello della formazione professionale Questa riforma, definendo solo due sistemi di scuola superiore, il sistema dei licei e quello della formazione professionale, profondamente  diseguali per durata, qualità e finalità, sancisce in modo inequivocabile la divisione tra una “istruzione alta” propedeutica agli studi universitari, rappresentata da otto Licei di durata quinquennale, e un “apprendimento dei saperi essenziali” impartito, invece, dall’istruzione professionale di durata triennale o quadriennale affidata alle Regioni e  finalizzata ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro. 
Nessuna “pari dignità” educativa e formativa tra i due sistemi Il decreto dichiara la pari dignità educativa e formativa  dei due sistemi; ma, osservando i piani di studi proposti e gli obiettivi da raggiungere, è evidente che si tratta di un’affermazione assolutamente demagogica: peraltro il passaggio da un sistema all’altro – a differenza di quanto affermato -  sarà difficilissimo, soprattutto dal sistema della formazione professionale al sistema dei Licei, con la conseguenza che la scelta dello studente, fatta a 13/14 anni, porterà a precoci e definitive differenziazioni tra i giovani. 
Spariscono gli istituti tecnici Con questa riforma di fatto viene cancellata l’istruzione tecnica superiore (non ci saranno più ragionieri, geometri, periti): quegli indirizzi di studi, con la riforma che li trasforma in Licei, subiscono una drastica riduzione degli spazi dedicati alle materie caratterizzanti ciascun indirizzo, con la conseguenza di un loro snaturamento e dequalificazione come istruzione tecnica qualificata.
L’alternanza scuola-lavoro nei nuovi licei (ex-tecnici) Anche la prevista alternanza scuola lavoro risulta ben lontana dal sostituire adeguatamente nei nuovi Licei le materie professionalizzanti che negli attuali Istituti Tecnici forniscono agli studenti un’elevata e specifica professionalità; come non potrà mai sostituire le molte ore di “pratica in laboratorio” previste negli attuali Istituti Professionali, di fatto cancellate con il nuovo ordinamento. In realtà sembra che  l’alternanza scuola-lavoro abbia l’unico obiettivo di avvicinare affettivamente i giovani alla cultura dell’impresa.
Un riforma che non tiene conto di vent’anni di sperimentazioni Questa riforma non tiene conto né tanto meno valorizza le diverse sperimentazioni, quasi tutte assistite dal Ministero, portate avanti con grande impegno negli ultimi vent’anni in moltissime scuole.
Le ore facoltative: opzionali e obbligatorie Per quanto concerne la prevista introduzione delle ore facoltative, obbligatorie e opzionali, va detto che l’obiettivo di assicurare ad ogni studente la possibilità di personalizzare il suo percorso scolastico sarebbe certamente interessante, ma cozza sia con la difficoltà per la singola scuola di organizzare effettivamente tutti i possibili percorsi (il decreto prevede a questo proposito che le scuole utilizzino degli “esperti” con cui stipulare contratti di diritto privato, i cui costi graveranno sul già povero bilancio dell’istituto e con la previsione di costi aggiuntivi per le famiglie), sia col fatto che per ritagliare queste opzioni è stato decurtato in maniera inaccettabile il numero delle ore degli insegnamenti comuni. La decurtazione delle ore di insegnamento per materia e il contemporaneo aumento del numero delle discipline insegnate rischia di svilire l’apprendimento degli studenti, riducendolo a puro nozionismo, senza promuovere in essi quell’ “atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico di fronte alla realtà” che giustamente il DDL pone come imprescindibili finalità di un percorso di studi liceale. Constatiamo, quindi, le evidente contraddizioni tra le alte finalità e gli ambiziosi obiettivi presenti nella bozza di riforma, e gli strumenti operativi che ci vengono dati per il loro conseguimento.
La valutazione biennale Preoccupante appare tutto il discorso sulla valutazione degli studenti, a cominciare dalla norma che prevede la valutazione solo alla fine di ogni biennio (solo in casi eccezionalmente gravi sarà possibile fermare il ragazzo alla fine del primo anno del biennio). Questa modalità non tiene conto dei tempi, a volte molto ravvicinati, necessari per apprendere e saldare tra di loro unità distinte ma sequenziali  del programma di una materia, il cui svolgimento avviene “naturalmente” nell’arco di un anno scolastico e, altrettanto naturalmente, la valutazione dovrà avvenire alla fine dell’anno scolastico. Inoltre, così come non è stata efficace la pratica dei debiti formativi, che ha rimandato di fatto la valutazione delle discipline coinvolte agli anni successivi, a maggior ragione sarà inefficace una valutazione biennale che non può tener conto della modalità sequenziale e graduale di apprendimento delle diverse materie.
Il portfolio, ossia la documentazione del percorso dello studente Siamo molto critici sull’introduzione del portfolio, in quanto la certificazione delle competenze acquisite dallo studente imporrà un’azione didattica impostata prevalentemente verso “il saper fare”, trascurando quegli  aspetti relazionali e cognitivi  dell’apprendimento e dello sviluppo formativo dello studente che sono una componente essenziale del processo educativo. Inoltre il portfolio rischia di diventare una forma di schedatura dello studente che può condizionare il suo processo evolutivo e porre pesanti ipoteche sul suo futuro scolastico e lavorativo; altro rischio è che nel portfolio prevalgano aspetti di immagine su quelli di sostanza.
Il tutor Anche l’introduzione della figura del Tutor,del resto vaga nelle funzioni e nelle procedure di intervento, risulta preoccupante,  perché contrasta con la pratica della collegialità per una valutazione articolata e approfondita dei processi formativi e perché nella bozza di riforma viene ignorato il principio di collegialità come criterio di lavoro del Consiglio di Classe ed affermata, invece, la figura del docente tutor che di fatto su molte decisioni sostituirà il Consiglio di classe.
Un metodo antidemocratico per imporre la riforma Per quanto riguarda, poi,  il metodo adottato dal Ministro per realizzare e attuare la riforma, quello cioè di trascurare l’esistente e le esperienze acquisite, di evitare le discussioni di merito non coinvolgendo docenti e famiglie, di ignorare le opinioni che  le diverse componenti della società hanno sulla scuola per proporre, infine, una riforma elaborata segretamente da un limitato numero di esperti (ignoti) e lasciare solo marginali spazi ad una  discussione costruttiva, questa prassi è da noi categoricamente rifiutata perché antidemocratica e improduttiva, non essendo condivisa.
Una riforma che mira solo a “risparmiare” Siamo infine fortemente preoccupati per le ricadute occupazionali di questa razionalizzazione della scuola secondaria superiore  e del passaggio alle regioni di un pezzo importante dell’istruzione superiore (si parla di una perdita di quasi centomila posti di lavoro tra docenti e personale ATA). Questa riforma sembra che abbia un solo pregio: quello di far risparmiare allo Stato qualche miliardo di euro. Oggi l’Italia è uno dei paesi europei che in percentuale spende di meno per l’istruzione dei suoi cittadini: con questa riforma spenderà ancora di meno e così anche nella formazione scolastica dei giovani saremo fanalino di coda.