Fioroni e Gelmini, scambio d’amorosi sensi

di Marina Boscaino

Bon ton istituzionale e imbarazzante concordia nell’inedito dialogo sul Corriere tra Gelmini (il ministro più contestato del Berlusconi IV) e il predecessore, Fioroni (oggi coordinatore del Forum del Pd sul Welfare).

TRA UN COMPLIMENTO e l'altro, la scuola crolla a picco. E non si può non riconoscere ai due pacati dialoganti l’apporto personale alla débâcle. In Italia spesso chi rompe non paga. Fioroni è stato il ministro del centrosinistra che ha favorito nella maniera più esplicita le scuole paritarie (la legge per integrarle a pieno titolo nel sistema scolastico nazionale fu il tributo del centrosinistra – eravamo nel 2000 – alla collaborazione degli allora Popolari); che ha bloccato definitivamente il percorso dell'obbligo scolastico a 16 anni, come negli altri 26 paesi Ue; che – mediante il suo proverbiale “cacciavite” – ha svitato alcuni ingranaggi della riforma Moratti, subito riavvitati da Gelmini&soci, quando, nel 2008, cadde Prodi. Il Fioroni-pensiero è facile da riassumere: tiepida concordia con chi sta massacrando la scuola pubblica. Termini meno diretti, stessa sostanza. Parlando di precariato “la scuola non può essere una fabbrica di illusioni” (a 1.500 euro al mese, nel discredito socio-politico-culturale. E poi, lui dov'era, mentre si edificava la fabbrica?). Più signorilità e meno fantasia rispetto alla collega (dalle felici espressioni: “Scuola ammortizzatore sociale”; “la scuola non è un ufficio di collocamento”). Consueti buoni propositi, trovate anche originali: “Investire risorse per la formazione e l'aggiornamento (...); reperire risorse adeguate per premiare il merito; individuare un metodo per evidenziarlo, fondato su riscontri oggettivi e sulla reputazione [riconosciuto parametro scientifico, ndr]”. Una scuola “in grado di presentare il proprio bilancio sociale alla comunità e che mostri ai genitori la propria valutazione complessiva in termini di acquisizione, di conoscenze, competenze, di specificità di settore e di indirizzo”. Il mio liceo (più di 500 alunni, 38 docenti e 13 Ata) quest'anno avrà 54.000 euro per fare qualsiasi cosa. Di cosa parla Fioroni? Risponde subito giuliva e concorde Gelmini: ringrazia per l'assist inatteso e trova in quelle parole conforto alla sua strategia di affondamento e riduzione al pensiero unico della scuola pubblica. “Dalla lettera di Fioroni, ma anche da parte del sindacato, segnali incoraggianti per considerare chiusa una fase storica”.
QUANDO Gelmini usa questo aggettivo bisogna tremare. Prepariamoci. Soprattutto chiediamoci perché il Pd, incapace di produrre una visione originale, ripropone strade che altri sanno percorrere con maggiore convinzione. Gli elementi imprescindibili non sono più i valori di sinistra – inclusione, cultura, emancipazione, Costituzione – che pure vengono utilizzati strumentalmente con certe platee. Ma valutazione e merito, nella imperdonabile dimenticanza che non basta pronunciare quelle parole né preparare soluzioni improvvisate per dotare la nostra scuola di un sistema di valutazione (sul quale alcuni paesi europei lavorano e studiano dagli anni '80) equo ed efficace. L'ottuso arroccamento su posizioni “moderne” e “alla moda”, su concezioni neoliberiste, ha già prodotto vasti danni. Aver di fatto emarginato quella parte di scuola democratica che ancora studia ed elabora su educazione, cultura e saperi, tenendo per saldi principi e valori teoricamente condivisi, non potrà premiare chi vi ricorre solo in fase emergenziale, contando su voti dati per inerzia o per esclusione. Siamo “vetero”? Abbiate il coraggio di dircelo, non ci offendiamo. Sarà per molti, davanti a tanti maldestri riposizionamenti, un vero onore.