INDIRIZZI PER L'ATTUAZIONE DEL CURRICOLO
Si definiscono qui le "indicazioni curricolari" e gli
"obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni"
e si dà attuazione a quanto previsto dall'art. 8 del Regolamento
dell'autonomia, dalla legge 30/2000 sul riordino dei cicli di istruzione,
dal Programma di progressiva attuazione di tale riordino e dalle due Risoluzioni
con cui Camera e Senato hanno approvato il Programma nel dicembre 2000.
La realizzazione di questo complesso normativo sarà sottoposta ogni
tre anni a verifiche e a possibili modifiche deliberate dal Parlamento
sulla base di relazioni del ministro della Pubblica Istruzione fondate,
a loro volta, sull'osservazione delle effettive esperienze delle scuole,
tutte in rete, ormai, e tutte intercomunicanti. Del resto alla base delle
indicazioni che qui si daranno stanno le effettive migliori esperienze
maturate negli anni da migliaia di scuole e decine e decine di migliaia
di insegnanti: da relative eccezioni esse si propongono, a leggi vigenti,
come traguardo e norma generale.
Come il Programma già prevedeva e le Risoluzioni
parlamentari chiedono, le indicazioni curricolari qui date si riferiscono
prioritariamente alla quota oraria nazionale del ciclo di base, nel quale
l'attuazione progressiva del riordino comincerà dal 1. settembre
2001. Entro il dicembre 2001 dovranno seguire le indicazioni relative al
ciclo secondario, nel quale l'attuazione del riordino comincerà
il 1. settembre 2002, a parte eventuali anticipate attività di sperimentazione
sollecitate al Ministero dalle Risoluzioni parlamentari.
I riferimenti alla scuola dell'infanzia e le indicazioni
per la scuola di base non possono non inquadrarsi in una visione di insieme
dell'intero sistema scolastico e formativo, né si intendono fuori
del complessivo contesto di una riforma ormai in atto. Di questa riforma
si richiamano perciò qui anzitutto le caratteristiche salienti.
I. IL SENSO DELLA RIFORMA
1. Scuola secondo Costituzione
La riforma del sistema scolastico italiano è volta
a migliorare l'offerta di formazione e a innalzare il livello culturale
del Paese. Essa si correla al dettato della Costituzione. Obbedisce
quindi anzitutto alle norme più specificamente dedicate alla scuola:
l'obbligo di dettare leggi generali sull'istruzione e di istituire scuole
dello Stato, ammettendo scuole non di Stato e, tra queste, quelle che,
in base alla legge 62 del 2000, chiedano e ottengano la parità ed
entrino così nel sistema pubblico (art.33); la gratuità dell'istruzione
obbligatoria; la promozione del diritto a studiare e apprendere (art.34).
Ma la riforma si ispira anche ai "principi fondamentali" della Costituzione:
valorizza, e ciò era evidente già nella legge 30/2000, il
lavoro e l'operosità (art.1), la solidarietà e il senso dei
doveri inderogabili che la solidarietà comporta (art.2), il pieno
sviluppo della persona umana e il superamento degli ostacoli che lo limitano
(art.3), il diritto e il dovere e, dunque, la capacità del lavoro
(art.4), l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche e il loro stretto
rapporto con le autonomie locali (art.5), la tutela delle lingue minoritarie
(art.6), il rispetto di quanto comportano i Patti lateranensi (art.7),
la libertà e presenza di tutte le confessioni religiose (art.8),
la promozione dello sviluppo della cultura tecnica e scientifica e del
rapporto con l'ambiente e con il patrimonio storico e artistico della Nazione
(art.9), l'accoglienza degli stranieri (art.10), l'educazione alla pace
tra i popoli (art.11).
Per tradurre in realtà questa ispirazione, le leggi
di riforma hanno posto in essere un nuovo e integrato sistema sia di istruzione
sia di formazione alle professioni e al lavoro. Tale sistema è pubblico,
cioè sia statale sia paritario. Attraverso esso si snodano i percorsi
di studio e formazione dall'infanzia ai 18 anni. I percorsi si prolungano
poi sia nell'università sia nei nuovi corsi di formazione tecnica
superiore e nei centri territoriali di educazione degli adulti, dove possano
realizzarsi ulteriori apprendimenti durante l'intera vita. Di tale sistema
è stata disegnata l'architettura di insieme, a partire dalle tradizioni
e strutture già esistenti, opportunamente integrate. A un ciclo
di base, che muove dalla scuola dell'infanzia in via di generalizzarsi
e che, dopo gli anni della scuola dell'infanzia, dura un settennio fino
al relativo esame di Stato, succede un quinquennio secondario con alcune
nuove caratteristiche. I primi due anni sono obbligatori e con essi ha
termine l'obbligo scolastico. A questo succede l'obbligo formativo: esso
si assolve nei tre anni successivi o nel ciclo scolastico secondario fino
all'esame di Stato conclusivo o nel sistema della formazione professionale
regionale o nell'esercizio dell'apprendistato. I percorsi scolastici
quinquennali (i primi due anni obbligatori e i tre seguenti) sono raggruppati
in quattro grandi aree: classico-umanistica, scientifica, tecnica e tecnologica,
artistica e musicale. Un adeguato sistema di certificazione delle conoscenze
e competenze acquisite consente ai giovani passaggi e ritorni da un'area
a un'altra o dai percorsi scolastici ai percorsi di formazione professionale
e apprendistato.
In accordo con soluzioni legislative e normative anche
non recenti (scuola media unificata e obbligatoria dal 1962, norme per
l'inserimento dei portatori di handicap del 1977, Programmi della scuola
media del 1979, Programmi per la scuola elementare del 1985, circolare
Mattarella sull'accoglienza di extracomunitari, Orientamenti per la scuola
dell'infanzia del 1991, eliminazione degli esami di riparazione nel 1994,
istituzione degli "istituti comprensivi" del 1994, riordino dell'esame
di Stato conclusivo del 1997), la riforma ha raccolto e portato a norma
i risultati migliori delle esperienze e delle sperimentazioni attuate in
questi ultimi anni e per più aspetti addirittura negli ultimi decenni.
Tutto il sistema educativo di istruzione
e formazione è finalizzato alla crescita e alla valorizzazione della
persona che entra nelle scuole, cresce e apprende, dalla scuola dell'infanzia
al ciclo secondario.
Il principio educativo della scuola
è, dunque, la centralità del soggetto che apprende, con la
sua individualità e con la rete di relazioni che lo legano alla
famiglia e ai diversi ambienti sociali, regionali ed etnici. E' la persona
che apprende, la persona nella sua identità, con i suoi ritmi e
le sue peculiarità, ciò cui la scuola deve sempre guardare
per farsi capace di portarla il più vicino possibile alla acquisizione
piena delle competenze di uscita dal ciclo di base e dal ciclo secondario.
Occorre garantire l'acquisizione di cognizioni e far comprendere la loro
importanza. Le cognizioni sono esse stesse durevoli e durevoli ne sono
gli effetti in quanto siano proposte in modo che chi apprende ne sia coinvolto,
ne percepisca la rilevanza per i successivi studi e per le scelte successive,
per costruire il suo progetto di esistenza e, insomma, per poter tornare
ad esse e riutilizzarle durante tutta la vita. Sono dunque importanti in
quanto sappiano essere strumentali rispetto all'imparare durevolmente ad
apprendere, alla maturazione della identità personale, all'educazione
a diventare liberi cittadini e cittadine di una Nazione antica e rinnovata
quale è l'Italia della Repubblica, il nostro Paese.
È un compito complesso, di
alta e specifica professionalità quello cui la riforma chiama le
scuole. È un compito cui una società efficiente e democratica
non può rinunziare. Esso chiede anche a studentesse e studenti una
rinnovata responsabilità e investe aspetti di comportamento e condotta.
Opportunamente lo Statuto delle studentesse e degli studenti vigente
dal 1998 non solo definisce diritti e doveri di chi studia, ma affida ai
docenti e alle singole scuole il compito di dare a se stesse e a chi vi
studia un Regolamento che definisca i comportamenti e che sanzioni quelli
non accettabili.
Perché il diritto ad apprendere
si realizzi effettivamente, durante il cammino dei discenti e al termine
dei cicli le competenze e il loro raggiungimento devono essere accertabili
e accertate analiticamente. A sostenere le valutazioni dei docenti e delle
scuole concorrono le indicazioni dell'Istituto nazionale della valutazione
(ex CEDE).
Come già si è detto,
il percorso che la scuola deve far compiere alla persona che apprende parte
dalla scuola dell'infanzia, si snoda senza fratture nella scuola di base
(sette anni), si completa obbligatoriamente nella scuola secondaria (primi
due anni) e prosegue o nei tre anni della scuola secondaria o nel sistema
di formazione professionale o nell'apprendistato (tre anni) fino a 18 anni.
A ogni passo del percorso, obiettivo prioritario è
quello di offrire strumenti di conoscenza e occasioni di esperienza anche
applicativa, pratica, operativa che consentano a ciascuno di apprendere
e continuare ad apprendere, a scuola e oltre la scuola, e a interagire
e a operare nella società e nel mondo produttivo. È dunque
e perciò centrale garantire nella scuola la maturazione di competenze
durature che consentano sia la prosecuzione negli studi superiori universitari
e tecnici superiori sia rientri formativi per l'apprendimento durante tutta
la vita.
Gli strumenti di conoscenza e le occasioni
di esperienza devono consentire a chi si viene formando la possibilità
di orientarsi nelle scelte successive: le scelte dei quindici anni, relative
ai diversi percorsi dopo l'obbligo scolastico, e le scelte dei diciotto
anni, relative alla immediata prosecuzione degli studi o all'ingresso nel
mondo del lavoro e delle professioni. L'orientamento non è un momento
giustapposto collocato solo al termine di un ciclo di studi, ma costituisce
una dimensione dell'intera azione didattica e assume pertanto un ruolo
centrale nel nuovo sistema di istruzione e formazione. L'orientamento è
infatti decisivo sia per le sorti individuali sia per la migliore utilizzazione
sociale di tutte le giovani energie di cui disponiamo. Anche in funzione
dell'orientamento le scuole devono sapersi coordinare all'ambiente esterno
alla scuola, alle realtà sociali e produttive locali. E anche in
vista di ciò è importante che a ogni livello di età
il discente sperimenti occasioni strutturate, laboratoriali, di verifica
e autoverifica di ciò che sta apprendendo sì da maturare
al meglio i propri personali orientamenti.
La nuova scuola punta a costruire il successo formativo
di tutte le alunne e di tutti gli alunni tenendo conto delle differenze
antiche e nuove che li caratterizzano. Per gli insegnanti è, come
già detto, un compito di alta e specifica professionalità,
che viene affiancato dall'attività degli Istituti regionali di ricerca
educativa, gli IRRE, dalla messa in rete delle risorse documentali dell'Istituto
nazionale di ricerca educativa (la ex BDP) e dal sostegno dei servizi predisposti
dalle Direzioni generali regionali, d'intesa con le autonomie regionali
e locali. Il compito richiede agli insegnanti e ai dirigenti una professionalità
capace di cogliere e interpretare le diverse situazioni individuali e ambientali
e di utilizzare flessibilmente le risorse disponibili e le presenti indicazioni
curricolari per definire percorsi educativi, anche individualizzati (ci
dice la legge ormai vigente), e attività capaci di accendere interesse
e passione in ogni bambina e bambino, in ogni giovane persona che apprende
e si forma. È decisivo perciò che, come già detto
nel Programma quinquennale approvato dal Parlamento, l'insegnante sappia
dare a ogni singolo discente il senso di quanto sono importanti, di quanto
sono serie per la sua vita le tappe di studio che viene a mano a mano raggiungendo.
2. Il curricolo
Il curricolo è elaborato dai docenti e non centralmente
dal ministero; non è unico dappertutto e per sempre, ma è
commisurato dai docenti alle realtà degli allievi e delle singole
realtà scolastiche e ambientali; è composto di una quota
oraria nazionale, che assume le indicazioni curricolari specificate in
questi Indirizzi, e di una quota obbligatoria del 20 % circa, riservata
alle scuole che rafforza e/o integra la quota nazionale. L'elaborazione
del curricolo è dunque il terreno su cui si misurano più
specificamente la capacità progettuale e la nuova professionalità
dei docenti e dei dirigenti delle singole istituzioni scolastiche.
a) Dal programma al curricolo
Il curricolo si attua nella concretezza di un clima sociale
in cui variamente si esplicitano i nodi del vivere e del conoscere. È
l'azione didattica che risolve il curricolo in un processo di insegnamento/apprendimento
teso a una formazione non solo solidamente compiuta, ma anche umanamente
coinvolgente. In tal senso, esso è al centro della nuova scuola:
ne interpreta le finalità e le traduce nei contesti delle pratiche
educative.
Il curricolo rende riconosciuta e riconoscibile - nei
suoi termini culturali, sociali e istituzionali - l'identità della
singola scuola. Nel sistema delle autonomie l'istituzione scolastica diviene
allora il campo in cui tutte le implicazioni del curricolo si riassumono
e si integrano, sollecitando al tempo stesso la crescita della professionalità
dei docenti attraverso una costante pratica di riflessione e di approfondimento.
È evidente la differenza tra il programma e il
curricolo. Il programma indica un insieme di contenuti definiti centralmente:
a essi il docente doveva riferirsi per il suo insegnamento. In tale contesto
sono state senz'altro chiare le tappe e le scansioni del processo di insegnamento;
meno chiari sono stati, invece, gli esiti effettivi dell'apprendimento.
E, come sappiamo, i tradizionali giudizi o voti, preziosi nell'interazione
didattica immediata, non bastano a dare certezza sugli effettivi livelli
raggiunti in aree e zone diverse, in istituti scolastici diversi, con insegnanti
diversi.
Il curricolo parte anch'esso naturalmente dai contenuti,
ma delinea l'articolato e complesso processo delle tappe e delle scansioni
dell'apprendimento. I contenuti stessi divengono così non tanto
la guida dell'insegnante, quanto la via per far conseguire alle allieve
e agli allievi conoscenze solidamente assimilate e durature nel tempo.
È qui che la professionalità del docente trova tutto il suo
spazio poiché può esplicarsi nel nuovo quadro di libertà
culturale e progettuale, di flessibilità organizzativa e didattica
garantito dall'autonomia.
b) Un curricolo articolato per "obiettivi specifici di
apprendimento relativi alle competenze degli alunni"
Il rinnovato progetto di istruzione
pubblica vuole promuovere un articolato diritto all'apprendimento
che consolidi il già affermato diritto allo studio. L'obiettivo
è quello di favorire un reale successo formativo che consenta a
ciascuno - secondo le sue vocazioni e le sue possibilità effettive
- di conseguire non solo e non tanto un titolo di studio, quanto e soprattutto
un'adeguata capacità di padroneggiare i contenuti dell'apprendimento.
A tal fine è indispensabile
che le conoscenze trasmesse dalla scuola siano compiutamente assimilate,
si risolvano cioè in una loro acquisizione e in un loro uso criticamente
strutturati e in una duttile disponibilità a trasferirle in ambiti,
tempi e contesti diversi. Il concetto di competenza sembra appunto poter
riassumere in se stesso tutte queste istanze.
Le competenze vanno dunque intese
come la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite dalla persona
che sta apprendendo. Esse sono le tappe e i traguardi di un itinerario
di istruzione che ha quale propria finalità istituzionale il successo
formativo di ciascun allieva e allievo.
Un curricolo articolato attraverso
"obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni"
appare in grado di favorire sia un processo di insegnamento/apprendimento
motivato, consapevole e caratterizzato dalla reciproca responsabilità
di chi insegna e di chi impara, sia una valutazione fondata su un equilibrato
rapporto tra le articolate dinamiche del processo formativo e l'accertamento
dei suoi esiti. L'effettiva accertata e accertabile acquisizione di conoscenze
e competenze si riflette su tutto il curricolo, che deve essere esso stesso
formulato in modo da risultare accertabile in tutte le fasi del percorso.
Al tempo stesso il curricolo, così inteso, supera sia la tradizionale
separatezza tra gli studi orientati al "sapere" e quelli orientati al "saper
fare", sia l'idea che di competenza si possa parlare solo a proposito di
una dimensione strettamente operativa e/o professionale.
c) Un curricolo "essenziale e progressivo"
Gli obiettivi del curricolo sono contraddistinti dai
caratteri di essenzialità e di progressività.
Se tali non fossero, sarebbe necessario un adeguamento continuo
e una conseguente dilatazione dei contenuti e degli insegnamenti per tenere
il passo con l'evoluzione qualitativa e quantitativa dei saperi e delle
tecnologie.
Un curricolo essenziale (ed essenziale
non significa certo minimale) si basa sulla convinzione che quell'adeguamento
si possa invece perseguire attraverso percorsi scolastici caratterizzati
non dallo studio estensivo di molti contenuti, ma da quello intensivo e
criticamente approfondito. Un curricolo essenziale deve selezionare i contenuti
individuando gli elementa, i nuclei costitutivi delle discipline
su cui innestare approfondimenti e sviluppi, tesi a consolidare negli allievi
un patrimonio di conoscenze/competenze stabile nel tempo e dunque tale
da permettere sempre ulteriori approfondimenti e sviluppi.
Il curricolo prefigura un percorso di apprendimento che,
definendo le tappe relative allo sviluppo formativo, accompagna l'allievo
dalla scuola dell'infanzia alla conclusione dell'intero ciclo scolastico
evitando ripetizioni o ridondanze non funzionali.
Beninteso, i diversi aspetti (oggetto,
linguaggio, metodologia di ricerca) da cui viene caratterizzato lo statuto
di una disciplina sono in realtà già tutti presenti
fin dalle prime fasi del percorso formativo e presenti devono restare sempre.
La matematica è la matematica, la lingua italiana è la lingua
italiana sia quando vi si accosti un giovane liceale sia quando vi si accosti
una bambina di tre anni.
Lo statuto di una disciplina non cambia
perché mutano, con l'età degli allievi, tappe e scansioni
del processo di apprendimento. Se lo statuto disciplinare resta fermo,
assai diversa invece è la distanza del soggetto che impara dall'oggetto
da imparare: da un legame forte con la contestualità della esperienza
diretta degli allievi nella scuola dell'infanzia si passa via via
a forme più pronunciate di decontestualizzazione e di astrazione.
E tuttavia - con modalità diverse e dosaggi adeguati - contestualità
e astrazione rimangono esigenze da rispettare durante tutto il percorso
di istruzione. La contestualità è più fortemente accentuata
all'inizio e sempre più criticamente e conoscitivamente mediata
col trascorrere degli anni. L'astrazione, la capacità di astrazione
e decontestualizzazione costituisce anch'essa una dimensione permanente
e irrinunciabile dell'intero processo di apprendimento e dello sviluppo
della mente: dal suo primo apparire fino al suo sempre più pieno
dispiegarsi negli apprendimenti disciplinari più complessi.
Un curricolo progressivo prefigura
insomma un percorso di istruzione che, definendo le tappe relative allo
sviluppo formativo, accompagni l'allievo dalla scuola dell'infanzia alla
conclusione dell'intero ciclo scolastico.
d) La costruzione del curricolo
Il curricolo si costruisce a partire dalle indicazioni
per la quota nazionale, che questo testo offre, e dall'analisi dei bisogni
degli alunni e delle specifiche esigenze del territorio e dell'ambiente.
In tal senso il curricolo si presenta come l'integrazione tra la quota
oraria obbligatoria di discipline e attività stabilite nazionalmente
e la quota ugualmente obbligatoria di discipline e attività scelte
dalle singole istituzioni scolastiche. Le varie forme di flessibilità
organizzativa e didattica e la libertà progettuale di ogni scuola
facilitano un'azione formativa più efficace e più rispondente
alle esigenze del territorio e delle singole classi.
Il docente nel costruire il curricolo deve tenere presenti:
i soggetti dell'apprendimento: le loro motivazioni, i loro
atteggiamenti, la loro affettività, le fasi del loro sviluppo, le
abilità e conoscenze che hanno già acquisito nelle precedenti
esperienze scolastiche, nella vita familiare e sociale;
gli obiettivi generali e le indicazioni curricolari nazionali
per l'individuazione e la definizione dei traguardi previsti per un certo
ciclo o una fase intermedia di un certo ciclo;
la scansione dei percorsi di istruzione tale da permettere,
in relazione alla situazione di partenza degli alunni e in un tempo definito,
l'acquisizione delle competenze conclusive;
i contenuti relativi alla quota nazionale obbligatoria
e i contenuti, da determinare in base alle esigenze degli alunni e dell'ambiente,
relativi alla quota riservata alle scuole, parimenti obbligatoria;
le verifiche intermedie e finali in vista della valutazione
degli esiti.
Tali operazioni, che richiamano le fasi principali della
programmazione già patrimonio professionale acquisito dalla scuola,
non esauriscono l'attività progettuale in dimensione curricolare.
Occorre altresì definire quali situazioni formative, quali attività,
quali approcci metodologici e quali risorse strumentali e professionali
possono essere utili tra quelle disponibili nella scuola e nell'extrascuola.
La costruzione del curricolo è quindi un processo
complesso: esso richiede un'attività di ricerca che fa leva sulla
professionalità dei docenti, ma anche sulla collaborazione attiva
delle famiglie. La partecipazione dei genitori e dell'extrascuola nella
definizione dei percorsi e delle opportunità formative fa del curricolo
lo strumento più significativo dell'azione educativa finalizzata
alla crescita e alla valorizzazione della persona in tutte le sue dimensioni:
attraverso il curricolo si realizza concretamente il contratto formativo
in tutta la sua valenza pedagogica e sociale.
3. La formazione alla cittadinanza
Ispirarsi deliberatamente, consapevolmente, perfino puntigliosamente
nel far vivere nelle scuole i "principi fondamentali" della Costituzione
repubblicana, significa per le scuole tutte assumere come obiettivo
ultimo, come "sovrascopo" di ogni apprendimento e insegnamento, la formazione
di personalità mature, responsabili, solidali, informate, critiche.
La formazione alla cittadinanza non è un'aggiunta posticcia: è
il cuore del sistema educativo.
Non solo in Italia, ma in tutti i Paesi
europei e in molti Paesi occidentali assume una crescente rilevanza quella
che viene definita "educazione alla cittadinanza", vale a dire una educazione
che consenta di acquisire gli strumenti relativi all'assunzione di responsabilità
nella vita sociale e civica. Questa attenzione continua e sviluppa le indicazioni
didattiche già presenti negli Orientamenti per la scuola dell'infanzia,
e in particolare nel campo di esperienza "Il sé e l'altro", nel
paragrafo "Educazione alla convivenza democratica" dei Programmi didattici
per la scuola primaria del 1985, e nel paragrafo "Scuola della formazione
dell'uomo e del cittadino" dei Programmi della scuola media del 1979.
È, quindi, compito della scuola, per educare alla
cittadinanza, almeno a un primo livello di consapevolezza e di consenso
libero, porre le basi di conoscenza, di abilità, di atteggiamento
e di capacità operativa necessarie alla progressiva acquisizione
di competenze sociali nell'orizzonte della libertà, della criticità,
della partecipazione democratica, della responsabilità civico-sociale
e della solidarietà a tutti i livelli della vita organizzata (locale,
nazionale, europea, mondiale) nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile.
Si tratta di un aiuto educativo
che abiliti ad atteggiamenti e a comportamenti democratici, a partire da
quelli interni alla scuola; che favorisca l'apprendimento di idee, valori,
strumenti interpretativi, tecniche conoscitive e di ricerca, modelli di
comportamento per una formazione culturale congruente; che promuova lo
sviluppo di una mentalità e di una prima consapevolezza critica
congiunta alla scoperta di orizzonti di valori e di prospettive di partecipazione
e impegno solidale.
Questa prospettiva va considerata
in primo luogo secondo ciò che la psicopedagogia chiama una logica
implicita e contestuale. Il modo stesso di proporsi e di organizzarsi della
scuola conduce gli alunni a saper vivere insieme nella diversità
della classe e dei gruppi di apprendimento; a maturare progressivamente
abitudini di rispetto reciproco e di partecipazione alla vita e all'apprendimento
scolastico, secondo le potenzialità, le attitudini e le propensioni
di ciascuno; a operare insieme per l'attuazione di obiettivi e di finalità
condivisi e progettati insieme e a saper discutere di comportamenti, di
idee, di bisogni, di diritti e di valori, a mano a mano che emergono nel
corso della vita e dell'apprendimento scolastico.
In secondo luogo, in termini di progettazione
esplicita e intenzionale, spetta alle scuole promuovere in alunne e alunni
la conquista stabile di alcuni specifici obiettivi formativi che,
al termine del ciclo di base, possono così definirsi:
essere sensibili alle esigenze della vita
sociale comunitaria, così come sono sancite dalla Costituzione,
che potrà utilmente leggersi già entro il termine del ciclo;
acquisire la consapevolezza della pari
dignità sociale e della eguaglianza di tutti i cittadini;
iniziarsi a comportamenti mentali e
pratici di autonomia di giudizio, di responsabilità e di decisione;
acquisire consapevolezza e competenza
pratica nel campo della solidarietà;
affinare la sensibilità alle
diversità e alle differenze
acquisire e consolidare atteggiamenti
di di confronto costruttivo con persone, popoli e altre culture;
essere sensibili ai problemi della
salute, della prevenzione, dell'igiene personale, del rispetto dell'ambiente
naturale, del corretto atteggiamento verso gli esseri viventi, della conservazione
di strutture e servizi di pubblica utilità;
Questi obiettivi raggiunti all'uscita del ciclo di base
si integreranno poi al termine della scuola secondaria con altri obiettivi:
un più ampio orizzonte culturale e sociale per essere capaci di
introdursi nella realtà culturale e sociale più vasta in
uno spirito di comprensione e di cooperazione internazionale, in particolare
nell'ambito dell'Europa e dell'incontro con altre culture; la comprensione
critica del contributo delle religioni, e anzitutto di quella più
tradizionalmente presente nel Paese, e delle visioni della vita ai fini
dello sviluppo di valori personali e dell'allargamento degli orizzonti
culturali individuali e sociali.
Dunque le scuole dovranno:
inserire specifici obiettivi di apprendimento
rivolti allo sviluppo del senso della cittadinanza nei diversi curricoli;
indicare, tra gli obiettivi trasversali
relativi alle articolazioni curricolari, quelli relativi ai saperi e ai
comportamenti di cittadinanza;
prevedere nell'ambito dei loro Piani
dell'offerta formativa una quota oraria annuale, esplicitamente rivolta
alla realizzazione di percorsi interdisciplinari di formazione alla cittadinanza.
4. La valorizzazione delle differenze
Ogni bambino e bambina viene a scuola
con una propria cultura che è fatta da intrecci affettivi, emotivi
e cognitivi di esperienze, di storie e di relazioni. Entra in un nuovo
contesto in cui incontra nuovi compagni e nuovi adulti con i quali intesse
una rete sempre più ampia di scambi. Riconosce parte di sé
negli altri e sperimenta concretamente la presenza delle diversità
di genere, anzitutto, di temperamento, di carattere e, alle volte, anche
di provenienza da culture caratteristiche sia di altre regioni del nostro
Paese sia di altri Paesi. La classe è una comunità "colorata".
E ciò vale naturalmente e per taluni aspetti anche di più
nel seguito del percorso formativo, per i ragazzi e le ragazze più
grandi. Questo dato deve diventare progetto di ricerca, di scoperta di
differenti culture, di conoscenza e reciproca comprensione, di positivo
e arricchente incontro.
Nella categoria delle diversità
e delle differenze è da collocare anche la situazione di handicap
nella quale si trovano alcuni alunni e alunne. In maniera del tutto speciale,
in questo caso, la scuola è chiamata ad attivare relazioni di aiuto
che esigono specifiche competenze professionali in una logica di interazione
fra scuola e servizi del territorio. In questo modo la scuola diventa anche
risorsa formativa del territorio per far crescere la cultura dell'inclusione.
Ma occorre anche cogliere e affinare le peculiari doti che i disabili,
partendo dalla loro condizione, sanno sviluppare: la sensibilità
tattile, uditiva e musicale di chi non vede; l'ambidestrismo dei dislessici;
la acuta discriminazione visiva dei moti altrui e propri di chi non sente,
fino all'acquisizione e allo sviluppo delle complesse grammatiche del linguaggio
dei segni; la generosa capacità collaborativa dei bambini e ragazzi
down ecc.
L'integrazione esige qualità,
e non il contrario: l'integrazione è in difficoltà quando
il livello di qualità si abbassa. Vi è chi pensa che la facilità
sia un elemento indispensabile per una scuola inclusiva, oppure che gli
apprendimenti a forte connotazione concettuale siano un ostacolo agli handicappati,
che avrebbero bisogno di percorsi realizzabili con operazioni concrete.
Ma la qualità della scuola, in relazione all'integrazione di soggetti
in situazione di handicap, ha poco a che vedere con questi criteri, che
segnalano caso mai pregiudizi, forse anche dettati da generosità,
ma anche da scarsa conoscenza, proprio nei confronti di questi soggetti.
È facile, quando si tratta
delle situazioni di handicap, che ciascuno riduca la pluralità dei
soggetti ad uno stereotipo. Invece è proprio una pluralità.
È evidente che la cecità è altra cosa rispetto all'insufficienza
mentale. Ma esistono stereotipi riferiti anche alle varie tipologie. La
pluralità dei soggetti è ben più di questo. Significa
non accontentarsi di dire "insufficienza mentale": in questa categoria,
in realtà, le differenze individuali si aprono a ventaglio e in
chi insegna e osserva producono continue sorprese. E anche un presunto
ordine di quantità (minore o maggiore insufficienza mentale) nella
realtà ha poco senso. Gli individui presentano differenze caratteriali,
anamnestiche, socio-culturali, di genere e così via, tali da rendere
impossibile la loro sintonizzazione in base alla tipologia. A volte un
soggetto in situazione di handicap è in maggior sintonia con un
soggetto normodotato che con uno in situazione analoga. Ma la grande esperienza
nazionale dell'inserimento scolastico dei disabili, se ha liberato questi,
ha giovato forse ancor più ai "normodotati" che traggono non poco
vantaggio dalla individuazione e valorizzazione di loro specifiche capacità.
È vero che l'integrazione in
una scuola inclusiva è un processo irreversibile, ma non meccanico.
Implica delle volontà che si rinnovino, ed è tutt'altro che
realizzata una volta per tutte. Una buona parte delle azioni che la compongono
hanno caratteristiche di ricorsività; bisogna tornare a farle.
La scuola, in generale, è composta da una parte consistente di azioni
ricorsive; tutti i giorni è necessario fare certi gesti, realizzare
certi rituali, rispettare certi aspetti organizzativi. E questo è
tanto più evidente nel processo di integrazione.
L'insegnamento e l'apprendimento sono
l'intreccio di una linea progressiva, costituita dallo sviluppo
degli apprendimenti; e di attività ricorsive, costituite
dalle cure dei materiali (strumenti, libri, quaderni, e così via),
da quelle dell'ambiente, dall'organizzazione del ritmo quotidiano, settimanale,
stagionale.
Le attività ricorsive sono
spesso ritenute implicite e, quindi, poco considerate nel progetto scolastico.
A volte, poi, sono confuse con la ripetitività, che provoca noia,
disinteresse. Tuttavia, la disattenzione o la sottovautazione della dimensione
ricorsiva è alla base della scarsa capacità di organizzazione
della memoria, di strutturazione del tempo, di sopportazione della fatica
e dei ritmi. Essa conseguentemente determina la presenza di disordine,
scarso controllo, incapacità di organizzare il proprio tempo. Tutte
queste caratteristiche, quando vengono scoperte in ragazze e ragazzi, sono
a volte riassunte in formule del tipo "non sa studiare", magari ritenendo
che i giovani siano profondamente cambiati rispetto al passato anche recente.
Sicuramente c'è del vero: i
giovani sono cambiati e cambieranno ancora, come (è ovvio, ma non
sempre ricordato) cambiano e cambieranno gli adulti. Ma è anche
bene prendere in considerazione il fatto che le attività ricorsive
sono date per scontate, e quindi di fatto trascurate un po' da tutti, educatori,
familiari e insegnanti. La conseguenza ricade su quelle abitudini quotidiane
che si assumono con le attività ricorsive.
Nelle situazioni di handicap, le difficoltà
di un soggetto nell'organizzare le proprie autonomie possono essere prese
in considerazione affidando magari le attività ricorsive a un insegnante
che chiamiamo "di sostegno". Il rischio che corre la scuola è quello
di dividere i percorsi (la linea progressiva e le attività ricorsive),
immaginando che l'attenzione alle persone handicappate debba concentrarsi
su quelle che abbiamo chiamato attività ricorsive: l'ordine della
persona, la sua igiene, la conquista di piccole autonomie, ecc., mentre
gli altri bambini e le altre bambine debbono seguire dei percorsi progressivi.
La nuova scuola deve fare uno sforzo per integrare queste due dimensioni.
Lo può fare meglio, perché la possibilità di una scansione
di ciclo diversa dal passato contiene elementi che possono essere interpretati
in questo senso. L'organizzazione del tempo e dello spazio, con una maggiore
possibilità data da programmazioni di maggiore respiro permette
proprio questo.
Non a caso nella scuola riformata
si parla di curricoli e non di programmi . E la diversità non è
solo terminologica: i curricoli non sono tracce su cui mettere i nostri
stessi passi, percorsi che riproducono quanto è stato stabilito
o già fatto da altri. I curricoli devono realizzare le indicazioni
relative agli obiettivi da raggiungere, tenendo conto dei diversi contesti
e delle concrete possibilità in maniera del tutto originale.
Il suggerimento che ne esce è
proprio quello di intrecciare la dimensione progressiva e quella ricorsiva
per tutti gli allievi. Di allievi disordinati, e non certo da oggi, ce
ne sono molti, incapaci di avere e darsi una propria organizzazione, una
propria disciplina. È quindi evidente che il bisogno formativo sulla
dimensione ricorsiva non è circoscritto a una certa categoria, quella
dei disabili, ma si estende a tutti coloro che crescono e che hanno bisogno
di organizzare il proprio apprendimento. L'organizzazione materiale dell'apprendimento
è altrettanto importante di quella mentale: tra queste due dimensioni
esiste una forte correlazione.
Nella scuola della cittadinanza e
dell'inclusione una parola importante, una parola chiave è responsabilità.
La riorganizzazione dei cicli si collega all'autonomia: autonomia di scuole,
di docenti, dirigenti e personale, di studentesse e studenti. Anche in
relazione all'autonomia dell'individuo, in particolare l'individuo con
bisogni speciali, l'autonomia non è equivalente di autarchia. Non
è bastare a se stesso, ma è saper rivolgersi agli altri intelligentemente,
saggiamente, sapientemente, fare riferimento alle competenze che altri
hanno e che il soggetto potrebbe non avere. Per certi versi l'autonomia
più alta è quella di colui o di colei che, avendo scoperto
e conosciuto le proprie debolezze e i propri limiti, si avvale in maniera
consapevole delle competenze degli altri. L'autonomia esige una collaborazione
e una capacità di offrire anche le proprie competenze, in un rapporto
che non è di scambio commerciale ma di intreccio sociale: è
la dimensione sociale dell'apprendimento. Questo aspetto dell'autonomia
si trasporta dall'individuo a un gruppo, a un'istituzione. La scuola dell'autonomia
offre e cerca competenze. Quindi, deve avere anche delle proprie competenze
e, soprattutto, deve assumersi delle responsabilità. La responsabilità
deve diventare una linea di coerenza che percorre tutta l'organizzazione
scolastica, quindi coinvolge anche bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
Ciascuno dei protagonisti o co-protagonisti
della scuola può assumere delle proprie responsabilità in
rapporto agli altri. La responsabilità può svolgersi non
solo per l'apprendimento lineare progressivo ma anche per le attività
ricorsive: l'organizzazione dell'ambiente e dei tempi, dei ritmi. Ed è
importante proporsi come traguardo dello sviluppo della nuova scuola la
possibilità che i progetti di integrazione siano condivisi dalle
responsabilità che ciascuno può assumersi, ciascuno al suo
livello, naturalmente, quindi anche bambini e bambine. Ma, per farlo, bisogna
conoscere i progetti, quindi bisogna imparare a parlare delle persone handicappate
in loro presenza e dei bisogni che le persone handicappate hanno, in modo
tale che gli stessi protagonisti, cioè le persone handicappate,
siano capaci di misurare i propri limiti ma anche misurare le proprie possibilità.
La scuola italiana, fin dagli anni
settanta, ha mostrato di sapere raccogliere questa alta e difficile sfida.
Poi, dagli anni ottanta, ha imparato ad attrezzarsi sempre meglio dinanzi
ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze che venivano da altri
mondi culturali. Le scuole dell'autonomia hanno i necessari strumenti aggiuntivi
per conseguire vittoriosamente l'obiettivo etico, religioso, civile di
non perdere nessuno lungo il percorso, di non dimenticarsi di nessuno.
5. La valutazione
La valutazione ha pieno senso se gli
elementi informativi raccolti sono utilizzati per apportare alle attività
didattiche e al sistema le modifiche necessarie
a compensare le difficoltà incontrate da chi apprende nel suo percorso.
In altre parole, la valutazione assume rilevanza didattica se persegue
l'intento di incrementare la qualità dell'istruzione. In funzione
di tale intento debbono essere considerati i diversi livelli in cui si
articola l'attività valutativa: quella del singolo docente, quella
di classe e di scuola, quella territoriale, nazionale e, infine e ormai,
quella internazionale.
Un curricolo che nelle scuole autonome
sia articolato in "obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni" implica un nuovo modo di considerare la valutazione. Essa
ha un duplice aspetto: c'è la valutazione didattica, affidata ai
docenti e agli abituali modi di giudizi e voti, e c'è la valutazione
di sistema, che va affidata insieme alle scuole e all'Istituto nazionale
per la valutazione del sistema dell'istruzione (ex CEDE).
La valutazione didattica
Alle scuole, autonome per ciò che riguarda le
scelte organizzative, culturali e didattiche, compete la determinazione
delle pratiche valutative più direttamente e immediatamente collegate
al processo di apprendimento. Queste sono le valutazioni dette "formative"
e "sommative", che devono naturalmente tener conto del progredire degli
apprendimenti di tutti gli alunni e le alunne; la valutazione deve tenere
in debito conto anche gli elementi di conoscenze e competenze più
specificamente proposte per gli alunni disabili.
E' interesse di tutti che tutte le
valutazioni si realizzino col massimo di snellezza possibile, col minimo
di apparati burocratici.
Attualmente, le valutazioni previste
sono, nella maggior parte dei casi, due per anno scolastico, delle quali
soltanto la prima può giovare in corso d'anno alla riflessione sulle
scelte effettuate e sulle soluzioni che potrebbero essere adottate per
superare i limiti riscontrati. Una scansione delle attività valutative
funzionale alle fasi di attuazione del curricolo, decisa in autonomia dalle
singole scuole, potrebbe favorire sia gli effetti di autoregolazione,
sia il coinvolgimento delle famiglie nell'attività scolastica dei
figli. Le valutazioni, non solo prodotte ma anche espresse nella forma
più snella, e dunque nella forma più immediatamente comprensibile,
è utile che riguardino sia lo stato, ossia il livello effettivamente
raggiunto in un certo momento da ciascun allievo in un'area determinata
d'apprendimento, sia la tendenza che l'allievo mostra in relazione alla
medesima area. Per quanto riguarda l'impostazione dell'attività
valutativa interna alle scuole, è opportuno che le scuole valutino
positivamente la possibilità di incrementarne progressivamente la
frequenza.
Superare la meccanica e rigida associazione tra espressione
formale dei giudizi e conseguenze sul percorso scolastico restituisce credibilità
agli accertamenti e alla valutazione e consente di impostare nel seguito
dello studio e dell'apprendimento le opportune e specifiche attività
di recupero individualizzate. Ne deriva la possibilità di un uso
più flessibile del tempo scolastico ed insieme un migliore sviluppo
dei percorsi formativi degli allievi.
Spetterà alle scuole stabilire
quale sia lo stato degli alunni in relazione agli intenti perseguiti, in
generale e per i singoli tratti (non necessariamente corrispondenti all'anno
scolastico), in cui le scuole stesse hanno deciso di articolare il percorso.
Ciò non vuol dire assicurare a tutti un avanzamento indifferenziato
nel percorso di studi. Se un allievo consegue una valutazione negativa
(che può intervenire in vari momenti dell'anno) in riferimento a
un determinato segmento di una disciplina, la compensazione del ritardo
dovrà avvenire prima di affrontare il segmento successivo. Solo
quando i ritardi da compensare sono eccessivi e investono molti ambiti
o discipline potrà esservi la necessità, entro il
termine del ciclo, di un prolungamento del tempo scolastico.
Nell'attuazione della riforma dei
cicli, oltre a risolvere gradualmente i problemi posti dal rinnovamento
dell'architettura del sistema scolastico, si devono progressivamente trovare
soluzioni capaci di contenere le differenze dei risultati formativi entro
una variabilità tollerabile. In altre parole, è astratto
porre un obiettivo di completa uniformità dei risultati per tutti
gli allievi epperò, rispetto alla attuale situazione di forti difformità,
ci si propone di tendere verso una certa omogeneità della distribuzione
dei risultati tra aree geografiche e verso una differenziazione contenuta
anche all'interno delle singole aree.
L'esigenza di omogeneità nei
risultati di apprendimento è spesso confusa col perseguimento di
intenti livellatori, che impedirebbero alle differenze individuali di manifestarsi.
È vero esattamente il contrario: si può avere un'effettiva
e accertata manifestazione delle capacità di ciascuno se alcune
condizioni di base sono generalmente possedute o se alcune competenze
sono sviluppate e valorizzate più di altre, e ciò vale più
in particolare nel caso di alunne o alunni disabili. Le diverse competenze
emergono e si valorizzano nella loro specificità anche individuale
tanto più quanto meglio sono individuati e misurati i diversi livelli.
b) La valutazione di sistema
Ai fini della valutazione di sistema
occorre considerare il quadro socioeconomico da cui muovono gli allievi
e in cui le scuole operano, le condizioni strutturali e organizzative
interne, la disponibilità e la capacità d'uso delle risorse
umane e finanziarie e ogni altro aspetto che possa esercitare una
funzione propulsiva o frenante nel raggiungimento degli intenti educativi.
In altre parole, la valutazione di sistema deve investire l'intero comparto
dell'educazione scolastica e non limitarsi a coglierne alcuni aspetti,
per quanto significativi.
Naturalmente anche nella valutazione
di sistema la responsabilità valutativa compete in primo luogo alle
scuole, ma tale valutazione non può essere svolta correttamente
senza il sostegno di repertori informativi relativi al quadro territoriale
e a quello nazionale. Né è più possibile ormai ignorare
le tendenze e i fenomeni che caratterizzano la scuola a livello internazionale,
per le interazioni sempre più estese che collegano le varie realtà
nazionali: in Italia occorre prestare attenzione in primo luogo a quanto
avviene nell'Unione Europea, ma occorre anche cogliere i segni di trasformazioni
più vaste, che interessano sia i paesi industrializzati, sia quelli
in via di sviluppo. È compito dell'Istituto nazionale per la valutazione
del sistema dell'istruzione fornire tali repertori informativi.
Occorre delineare e porre in essere
una strategia per la rilevazione dei dati sulle attività e per l'apprezzamento
dei risultati che sia coerente da un lato con le nuove condizioni di autonomia
delle scuole, dall'altro con l'esigenza del pubblico di essere garantito
circa la qualità complessiva del servizio.
L'impianto centralistico tradizionale
della scuola italiana rispondeva all'esigenza di assicurare l'uniformità
del servizio sul territorio nazionale. Ed è indubbio che tale intento
sia stato in parte conseguito per quelle minoranze delle leve giovani che
arrivavano alla licenza elementare e ancora meglio per le minoranze ancor
più esigue che conquistavano i titoli ulteriori. Il sistema ha retto
fin quando i tassi di scolarizzazione della popolazione (soprattutto al
livello secondario) sono rimasti contenuti. Si ricorderà che ancora
nel 1951 il 60% della popolazione risultava espulso dalle elementari prima
di arrivare alla licenza e che ancora vent'anni dopo metà delle
leve giovani veniva espulso dalla scuola di base prima di arrivare alla
licenza media inferiore. Oggi il problema si presenta rovesciato. Rilevazioni
campionarie di istituti di ricerca, dello stesso Ministero e, a partire
dal 1999, dello stesso CEDE rendono evidente che il sistema centralistico,
in condizione di scolarizzazione ampia, non appare in grado di garantire
una qualità sufficientemente omogenea dell'educazione scolastica.
L'autonomia è sorta come risposta a tale constatazione e la risposta
però vale a condizione che le diverse scelte locali avvengano nella
consapevolezza della consistenza che i singoli fenomeni hanno a livelli
territoriali più estesi, fino a quello nazionale. Occorre anche
prestare attenzione alle comparazioni internazionali, per le implicazioni
che possono assumere dal punto di vista economico. E' il caso delle comparazioni
effettuate dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
Ocse, cui l'Italia ora partecipa attivamente.
Per quanto concerne la valutazione
della qualità del sistema occorre limitare ad alcune variabili fondamentali
l'accertamento, prendendo come riferimento gli aspetti sui quali è
maggiore l'attenzione delle organizzazioni internazionali per la valutazione
comparativa dei sistemi scolastici dei diversi paesi. Tra le variabili
fondamentali devono rientrare, ad ogni livello del percorso scolastico,
quelle relative alle competenze linguistiche e matematiche, che, secondo
anche una valutazione dell'Unione Europea, rappresentano indicatori della
qualità complessiva del sistema di istruzione. La valutazione, naturalmente,
non si esaurisce con l'esame di queste due variabili. Altri indicatori
potranno essere individuati in relazione alle età degli allievi
e alle esigenze specifiche del sistema..
Anche la valutazione di sistema coinvolgerà
le scuole. Esse la svolgeranno giovandosi, per le variabili già
dette, di un repertorio di strumenti definito a livello nazionale. Le scuole,
ormai tutte in rete, faranno affluire all'Istituto nazionale della valutazione
i dati che poi, debitamente elaborati, ritorneranno alle scuole.
6. Di là di vecchie contrapposizioni
Il riordino dei cicli, in quanto realizzazione di una nuova qualità
della scuola basata sui principi dell'autonomia e del curricolo formativo,
porta con sé una radicale revisione di vecchie contrapposizioni
negative.
Una prima considerazione: sul piano
istituzionale generale, le indicazioni curricolari nazionali non vanno
intese come imposizioni autoritarie. Non sono e non vogliono essere tali,
ma, al contrario, intendono valorizzare la dimensione e le attribuzioni
della elaborazione dei diversi curricoli delle singole scuole. Esse vogliono
sostenere e, per dir così, autenticare le scelte e le proposte nascenti
dalle scuole. Le indicazioni curricolari nazionali danno forza alle scelte
autonome delle scuole anzitutto dinanzi alla cultura nazionale, che avverte
un bisogno di identità e di eliminazione dei rischi di frantumazione,
ma anche nei confronti dell'opinione pubblica, che vuole chiarezza nei
comuni traguardi e impegni delle scuole. Il fatto che le scuole assumano
nei loro curricoli le indicazioni nazionali rassicura anche gli studenti,
le famiglie, lo stesso personale della scuola, che ne percepisce la fattibilità
e ne trae nuovo impulso allo sviluppo professionale. In questo senso, esse
rappresentano la garanzia di una visione equilibrata delle scelte autonome
delle scuole.
All'interazione centro-periferia si
associa, poi, il rapporto fra la scuola come sistema formale e i mondi
non scolastici della formazione, dalle agenzie non scolastiche intenzionalmente
educative alle offerte educativo-formative provenienti dalla cultura diffusa.
La nuova scuola dell'autonomia e dei curricoli valorizza in modo istituzionale
gli apporti delle altre agenzie e della cultura diffusa e li colloca in
una visione unitaria integrata.
È poi importante ricordare
il nesso che si viene a stabilire, per quanto attiene al diritto allo studio
e alla qualità dell'istruzione, fra i momenti del pre-obbligo (scuola
dell'infanzia), dell'obbligo (scuola di base
e primi due anni della secondaria) e del post-obbligo (ultimi tre anni
della scuola secondaria). L'introduzione di cicli scolastici lunghi e non
frammentati, infatti, consente ad allievi e insegnanti di lavorare su percorsi
temporalmente distesi, che sono una condizione irrinunciabile per una formazione
di elevata qualità.
Appare inoltre come un retaggio del
passato la contrapposizione tra fautori dell'istruzione" e fautori dell'"educazione".
Già la legge stessa, ormai, parla di un sistema educativo pubblico
dell'istruzione e della formazione e stabilisce quindi un nesso tra educazione
e istruzione. E, d'altronde, appare ormai pienamente acquisita la consapevolezza
che l'effetto formativo unitario e complessivo che risulta dall'esperienza
di scuola nasce dal contemperare in modo coerente l'istruzione e l'educazione,
il "curricolo evidente" o esplicito degli ambiti e delle discipline e il
"curricolo nascosto" o implicito, dato dai contesti e dagli stili di vita
e di studio.
La riforma concilia il contrasto fra
insegnamento ed apprendimento. In passato hanno prevalso due tendenze.
Una prima assimila l'apprendimento all'insegnamento: non ci sarebbe nessuna
possibilità di apprendimento fuori di un contenitore strutturato
di insegnamento. Una seconda tendenza ritiene che insegnamento e apprendimento
siano due modalità di esperienza reciprocamente incompatibili. Di
fronte a queste ricorrenti e diffuse alterazioni di prospettiva, nella
scuola autonoma e riformata insegnamento ed apprendimento si propongono
come un unico processo, nel quale alle condizioni di forza culturale ed
efficacia didattica che rendono l'insegnamento valido devono corrispondere
quel coinvolgimento personale, anche emotivo e affettivo, e quella ricchezza
delle occasioni che fanno dell'apprendimento un cammino di cui la persona
che apprende possa sperimentare quotidianamente l'utilità ed il
piacere.
L'impianto nuovo consente di superare
anche il contrasto tra competenze e conoscenze. Il curricolo permette di
prevedere le trasformazioni del soggetto che apprende sia nel progredire
delle conoscenze sia nell'ampliarsi della capacità di applicare
le conoscenze a contesti diversi. Col progredire delle conoscenze, il soggetto
acquisisce la padronanza metodologica e operativa che lo trasforma in soggetto
"competente" in quanto in grado di mettere a frutto la conoscenza e di
spenderla per sé e per gli altri (nello studio, nel lavoro, nella
vita di relazione e sociale). Gli allievi acquisiscono i contenuti delle
discipline e i loro linguaggi attraverso l'uso sociale delle conoscenze,
costruiscono una propria forma mentis riflettendo su di essi e stabiliscono
interrelazioni tra i saperi. Inoltre, attraverso la pratica delle diverse
strategie metodologiche e delle procedure proprie delle varie discipline,
essi acquisiscono la capacità di controllo di conoscenze, di procedure
e di metodi differenti imparando a servirsene nei diversi contesti. Acquisizione
di conoscenze e maturazione di competenze si integrano.
Strettamente connesso a questo è
il tema del rapporto tra aspetti disciplinari e interdisciplinari nel curricolo.
La trasversalità formativa (ciò che si è chiamato
anche approccio ecosistemico all'istruzione) non è certo antagonistica
alla specificità cognitiva e strutturale dei singoli settori di
conoscenza. L'edificio interdisciplinare e trasversale del curricolo deve
necessariamente essere costruito con i mattoni delle singole discipline.
E però queste, perché siano disponibili all'interazione costruttiva,
non vanno trasmesse e consegnate come mere e rigide sequenze di contenuti
e procedure. Occorre che chi insegna insegni anche a sperimentarle e apprenderle
non come gabbie separate ma come terreni da cui osservare, capire ed interpretare
la cultura, come dispositivi di ricerca e di metodo e come fonti della
capacità di mettere in discussione, reimpostare e perfino trasgredire
gli abituali corredi teorici e metodologici.
Va infine ricordato che la scuola,
nei suoi versanti della didattica così come in quelli della organizzazione
e gestione, è comunque un impianto funzionale complesso.
Sul versante della didattica, essa
valorizza simultaneamente la classe e il laboratorio come luoghi in cui
si promuovono i processi di alfabetizzazione e di socializzazione. Entrambi
costituiscono, infatti, luoghi formativi della relazione e della conoscenza,
da collocare in un quadro di scuola aperta sia verso l'esterno, attraverso
le interazioni e l' integrazione con l'ambiente, sia al proprio interno,
attraverso la flessibile alternanza delle attività e dell'impiego
degli spazi.
Nella gestione e organizzazione, tanto
più con l'introduzione dell'autonomia, la scuola, in quanto comunità
organizzata per la comunicazione culturale formativa, partecipa tanto di
elementi di tipo comunitario quanto di quelli di tipo organizzativo: essa
va vista e gestita come luogo di lavoro (organizzazione) e insieme come
luogo di relazioni umane (comunità), cioè come realtà
la cui efficienza funzionale e la cui efficacia operativa sono la condizione
basilare per la circolazione dei contenuti e dei significati della cultura
e dell'educazione. Così anche questa contrapposizione tra comunità
e organizzazione si dissolve alla luce della scuola dell'autonomia e del
curricolo.
II – LA SCUOLA DELL'INFANZIA
1. I riferimenti normativi e istituzionali
La legge n. 30/2000 sancisce il definitivo riconoscimento
del ruolo educativo della scuola dell'infanzia per i bambini dai 3 ai 5
anni, inserendola a pieno titolo nel sistema educativo nazionale di istruzione
e formazione. Come già si è detto, si delinea quindi un percorso
formativo coerente ed unitario dai 3 ai 18 anni, con il compito di accompagnare
le nuove generazioni alle soglie della piena cittadinanza, con pari opportunità
di inserimento attivo e consapevole nella vita sociale, civile e lavorativa.
All'interno di questo disegno etico-politico,
oltre che culturale e pedagogico, la scuola dell'infanzia rappresenta,
in stretta collaborazione con i genitori, un momento fondativo per lo sviluppo
di identità, autonomie e competenze di tutti i bambini e le bambine.
Le sue peculiari caratteristiche di ambiente di vita, di relazione e di
apprendimento la configurano infatti come esperienza decisiva per la crescita
personale e sociale, grazie all'incontro con i coetanei, con gli adulti
responsabili professionalmente, con i segni e i linguaggi della cultura
di appartenenza.
Questa ispirazione trova un sicuro
riscontro nella storia della scuola dell'infanzia in Italia, nel pluralismo
culturale e istituzionale che l'ha da sempre contraddistinta, nell'impegno,
più recente, ma non meno significativo, delle istituzioni pubbliche
in favore della espansione e qualificazione del servizio educativo. La
legge n. 444 del 1968 ha segnato positivamente l'intervento dello Stato
nel settore, permettendo di ampliare la rete di strutture e servizi anche
nelle aree più svantaggiate. Gli Orientamenti educativi del
1991, frutto della ricerca pedagogica più avanzata e del rapporto
con le esperienze più vive del paese, hanno dato forma e consistenza
a una piattaforma pedagogica e culturale che oggi rappresenta un punto
di riferimento essenziale per insegnanti e operatori del settore. Essi
mantengono tutta la loro validità e anzi rappresentano la base a
partire dalla quale le scuole dell'infanzia definiscono il loro curricolo.
La frequenza della scuola dell'infanzia,
benché non obbligatoria, si attesta sul 95 % degli aventi diritto.
Questa è la testimonianza più probante di un diffuso riconoscimento
sociale del significato di tale esperienza educativa e della affidabilità
che il servizio ha saputo guadagnarsi nella popolazione.
La legge 62 del 10.03.2000 sulla parità
scolastica prende atto dell'articolazione pluralistica del servizio educativo
nel nostro paese, un'articolazione particolarmente significativa per il
ciclo scolastico dell'infanzia. Essa prospetta l'integrazione delle diverse
esperienze, nel rispetto delle scelte dei genitori, dettando alcune regole
comuni all'intero sistema a presidio e garanzia della funzione pubblica
del sistema educativo.
Da questi dati prende le mosse il
piano quinquennale per l'attuazione della legge n. 30/2000, che offre strumenti
culturali, amministrativi e finanziari per la realizzazione degli impegnativi
obiettivi di "generalizzazione e qualificazione" del servizio: "La Repubblica
assicura la generalizzazione dell'offerta formativa … e garantisce a tutti
i bambini e le bambine, in età compresa tra i tre e i sei anni,
la possibilità di frequentare la scuola dell'infanzia". In tal modo
la Repubblica (Stato, Regioni, autonomie locali), attraverso la generalizzazione,
garantisce a tutti i bambini e le bambine l'esercizio del diritto ad acquisire
i traguardi formativi previsti dalla scuola dell'infanzia e responsabilizza
i genitori che ancora non se ne avvalgano.
Le risoluzioni di approvazione del
Programma di attuazione della legge, approvate dalla Camera dei Deputati
e dal Senato della Repubblica, riconfermano l'impegno alla "generalizzazione,
quantitativa e qualitativa" del servizio, mediante "l'attivazione di adeguate
politiche di sostegno, affinché vengano forniti sia strutture edilizie
sia i necessari supporti (trasporti, mense ecc.)."
2. Il curricolo della scuola dell'infanzia
a) I caratteri del curricolo della scuola dell'infanzia
La progressività, la essenzialità e la
continuità dei curricoli scolastici implicano una specifica attenzione
alle connessioni e ai raccordi, nel quadro della riorganizzazione dell'intero
percorso formativo dai 3 ai 18 anni.
In particolare la scuola dell'infanzia deve ipotizzare
un curricolo che tenga conto delle peculiari dimensioni dello sviluppo
infantile e che, al tempo stesso, metta in evidenza quale progressività
esso delinei nei confronti della scuola di base.
La specificità del curricolo
della scuola dell'infanzia deriva, tra l'altro, dal fatto che l'apprendimento
di bambine e bambini, specie nei primi anni di scolarità e nel passaggio
dalla scuola dell'infanzia alla scuola di base, va inteso come un processo
di progressiva, attiva e creativa rielaborazione della realtà nell'incontro
con i diversi linguaggi che la cultura ha elaborato e usa.
Seguendo il cammino tracciato dagli
Orientamenti del 1991, il curricolo della scuola dell'infanzia si
pone essenzialmente come ricerca integrata dei criteri, dei contenuti e
dei modi più efficaci per organizzare la conquista di conoscenza
da parte delle bambine e dei bambini. Non si tratta di semplificare o ridurre
contenuti disciplinari. Occorre invece identificare ed essenzializzare
una serie di competenze fondamentali da promuovere progressivamente nei
diversi livelli di età e scolarità, date qualità,
significatività, organizzazione e flessibilità delle
esperienze conoscitive sollecitate da ogni linguaggio e stante la struttura
formativa di ogni disciplina. Bisogna dunque interpretare in modo progressivo,
processuale, organico e coerente le correlazioni esistenti tra i modi di
apprendere del soggetto in crescita, le strategie e i contenuti della conoscenza
postulati dai diversi campi disciplinari e le competenze specifiche e i
traguardi formativi da promuovere.
Ciò si impone nella scuola dell'infanzia. Ma anche
nei cicli successivi lo sviluppo di conoscenze e competenze ha, a ogni
tappa, un carattere non definitivo, ma aperto e progressivo e la costruzione
dell'apprendimento ha natura processuale. In questo senso il curricolo
della scuola dell'infanzia descrive e definisce la struttura anche dei
successivi sviluppi curricolari.
b) I campi di esperienza
La nozione di "campi di esperienza"
presente negli Orientamenti del 1991 mantiene intatta la sua validità,
anche nella prospettiva di uno sviluppo progressivo del curricolo.
La scuola dell'infanzia colloca in
una prospettiva evolutiva i vissuti e le esperienze del bambino, mediandoli
culturalmente all'interno di un contesto sociale ed educativo intenzionalmente
orientato alla progressiva costruzione delle conoscenze e delle competenze.
A questo proposito ogni scuola dovrà
tenere presenti ed esplicitare le competenze che gli Orientamenti
pongono come traguardi formativi per i bambini dai 3 ai 6 anni all'interno
dei singoli campi di esperienza e che possono essere considerati la mappa
del percorso formativo da promuovere nel passaggio dalla scuola dell'infanzia
alla scuola di base.
Gli obiettivi formativi della scuola
dell'infanzia vanno pensati nella forma di traguardi relativi ad aree di
sviluppo irrinunciabili in quanto fondamentali nella crescita di un bambino
dai tre ai sei anni e in vista delle possibilità di apprendimento
future. Lo sviluppo del bambino sul piano affettivo, sociale e intellettuale
costituisce il compito educativo specifico della scuola dell'infanzia.
Tale sviluppo è anche condizione e garanzia di un avvio progressivo
al processo di socializzazione secondaria e di alfabetizzazione la cui
responsabilità principale è affidata alla scuola di base.
Questa impostazione esclude che gli
obiettivi formativi della scuola dell'infanzia vengano espressi in termini
di contenuti di apprendimento, aree o aspetti del sapere che vanno trasmessi.
Essi vanno invece concepiti ed espressi nella forma di atteggiamenti e
capacità che si vogliono sollecitare, promuovere ed affinare.
Nello stesso tempo, questa impostazione
esclude una articolazione separata dei percorsi di sviluppo: le esperienze
che possono essere allestite a favore dello sviluppo sociale vanno pensate,
contemporaneamente, come situazioni a favore dell'esperienza intellettuale
ed emotiva. La crescita della soggettività del bambino, il suo divenire
sociale, l'affinarsi di capacità intellettuali (rappresentazione,
pensiero, soluzione di problemi) hanno luogo secondo un processo che non
può essere promosso per compartimenti stagni, ma proponendo situazioni
di esperienza che coinvolgano emotivamente bambine e bambini, che sollecitino
la loro mente, che li spingano a immaginare e a riflettere, che li invitino
a socializzare, condividendoli con altri, i frutti delle loro elaborazioni.
I tre traguardi dello sviluppo indicati
negli Orientamenti, e cioè maturazione dell'identità,
conquista dell'autonomia, sviluppo delle competenze, vanno ripensati come
frutto di un percorso nel quale a ogni bambina e bambino si offrono situazioni
significative di esperienza scelte in modo opportuno. A tutti deve essere
data la possibilità: (1) di esprimere la propria soggettività
e, progressivamente, di governarla così da sviluppare la maturazione
della propria identità; (2) di interagire e comunicare con altri
in maniera sempre più efficace, rafforzando così la conquista
dell'autonomia; (3) di sviluppare quelle abilità "sensoriali, percettive,
motorie, linguistiche e intellettive" che lo impegnano nelle prime forme
"di riorganizzazione dell'esperienza e di esplorazione e ricostruzione
della realtà".
Nella scuola dell'infanzia le indicazioni
curricolari si articolano in distinti "campi di esperienza". Essi, già
individuati negli Orientamenti, costituiscono "i diversi ambiti
del fare e dell'agire del bambino e quindi i settori specifici di competenza
nei quali il bambino conferisce significato alle sue molteplici attività
e, acquisendo anche le strumentazioni linguistiche e procedurali, persegue
i suoi traguardi formativi, nel concreto di un'esperienza che si svolge
entro confini definiti e con il costante suo attivo coinvolgimento".
In sintonia con i caratteri che i
curricoli delle scuole di base e secondaria assumono nel quadro della legge
dell'autonomia, le indicazioni curricolari per le scuole dell'infanzia
sono strutturate intorno ad alcuni fondamentali traguardi e a una serie
di competenze essenziali, mentre le tematiche ed i contenuti portanti delle
attività sono proposti in maniera spiccatamente orientativa. Da
tale impostazione deriva una forte responsabilizzazione dei docenti nell'articolare,
progettare e contestualizzare il curricolo nell'ambito della singola istituzione
scolastica.
c) Le competenze e i traguardi di sviluppo
Nella scuola dell'infanzia occorre
tenere conto della diversità dei contesti in cui le singole scuole
lavorano e della forte complementarità dello sviluppo affettivo,
sociale e intellettuale dei bambini dai tre ai sei anni. All'interno di
ciò le scuole devono assumere i tre seguenti aspetti che è
irrinunciabile promuovere.
a) La capacità di esprimere e dare forma al mondo
interno attraverso un linguaggio simbolico, evocativo di realtà
immaginarie, è un primo aspetto irrinunciabile dello sviluppo del
bambino da 3 a 6 anni. Tale capacità si esprime nel gioco del "far
finta", nel disegno, nella narrazione, nella costruzione di realtà
immaginarie e opera anche nella elaborazione di ipotesi e di prime teorie
sul mondo. Essa costituisce un dispositivo forte di affermazione dell'io
e di costruzione della identità personale ed è uno strumento
potente di organizzazione dell'esperienza. Cresce con essa la capacità
di fare uso e di manipolare simboli e ciò è alla base della
rappresentazione della realtà, della possibilità di fare
comparazioni e di generalizzare. Per questa via bambini e bambine accedono
ai sistemi simbolici propri delle arti, della musica, delle scienze, della
matematica ecc.
b) La capacità di esprimersi verbalmente per sollecitare
le azioni altrui, ma anche per condividere con altri emozioni, pensieri,
ricordi, per render partecipi della propria esperienza, per creare mondi
immaginari, per collegare concetti e conoscenze è una competenza
fondamentale che va acquisita e affinata nella scuola dell'infanzia in
quanto costituisce uno strumento essenziale di acquisizione di un senso
del sé in relazione all'altro da sé, di interazione sociale,
di organizzazione dell'esperienza. Occorre sempre, ma specie in questa
fase delicata tener conto del patrimonio linguistico nativo sia dialettale
sia di lingua diversa dall'italiano, non calpestarlo, rispettarlo nella
sua preziosa eventuale alterità rispetto all'italiano. Quest'ultimo
si acquisisce tanto più facilmente quanto più l'insegnante
assume e induce nella classe un atteggiamento sereno verso eventuali divergenze
linguistiche, assumendole, ad esempio, come elementi di gioco e di comune
curiosità. Possibilmente già al termine del triennio un linguaggio
articolato in italiano, impiegato per una pluralità di funzioni
e secondo registri differenti, costituisce anche un requisito essenziale
per accedere alle prime forme di alfabetizzazione culturale.
c) La capacità di tener conto del punto di vista
altrui nell'azione e nella comunicazione costituisce un terzo aspetto irrinunciabile
dello sviluppo alla base di qualsiasi forma di interazione sociale. La
capacità di compiere esami di realtà, di riflettere sulle
conseguenze sociali delle proprie azioni e di controllarle di conseguenza,
di interpretare le intenzioni e le condotte altrui, costituiscono la base
degli apprendimenti sociali che consentono al bambino di instaurare interazioni
produttive, di affinare le proprie capacità comunicative, di apprendere
dall'esperienza sociale.
Ciò non toglie che, pur espressi nella forma di
capacità da promuovere, gli obiettivi irrinunciabili di sviluppo
vadano proposti in maniera specifica. Occorre dichiarare che cosa ci si
attende che un bambino diventi alla fine del percorso formativo compiuto
nella scuola dell'infanzia, definendo con chiarezza quali aspetti dello
sviluppo sociale, intellettuale e emotivo si intendono promuovere. Tenendo
presenti gli Orientamenti del 1991, si propongono qui indicazioni
per tale dichiarazione e specificazione.
a. Sviluppo sociale. Il bambino che entra nella
scuola dell'infanzia ha già un'esperienza sociale, maturata soprattutto,
ma non solo, nell'ambito della famiglia. L'ingresso nella scuola dell'infanzia
rappresenta la possibilità di un'estensione e di una articolazione
di tale esperienza. Rendere fruttuoso l'ingresso in una collettività
più estesa dove il singolo può arricchirsi attraverso il
confronto e lo scambio tra pari e con adulti diversi dai familiari è
uno dei compiti più importanti della scuola dell'infanzia. Comunicare,
cooperare, apprendere tramite lo scambio sono le competenze che vanno promosse
e affinate negli anni che precedono l'ingresso nella scuola di base, sia
perché consentono di godere appieno delle esperienze che la scuola
dell'infanzia offre, sia perché costituiscono la base per ogni successiva
esperienza sociale e di apprendimento. Tali competenze non vanno considerate
genericamente, ma vanno precisate in relazione alle specifiche offerte
che la scuola dell'infanzia fa a ciascun bambino e all'ampia gamma di contesti
e di funzioni in cui e per cui tali competenze possono essere spese. Il
Piano dell'offerta formativa di ciascuna scuola è il luogo nel quale
avviene tale precisazione, a partire da una ricognizione iniziale delle
capacità di ciascun bambino e ciascuna bambina. Tale piano deve
anche esprimere attraverso quali esperienze, attività, modalità
e strategie relazionali si intendono promuovere le capacità sociali
di quei particolari bambini, oltre che dichiarare attraverso quali strumenti
lo sviluppo delle capacità può essere osservato sistematicamente
(monitorato) e valutato.
b. Consolidamento dell'identità personale.
Sicurezza, fiducia, autonomia, senso di appartenenza, capacità di
dirigere le proprie azioni, autocontrollo, perseveranza: questi sono alcuni
degli aspetti più importanti dello sviluppo emotivo da sostenere
e promuovere negli anni della scuola dell'infanzia. Non solo costituiscono
gli ingredienti di una personalità sana, ma sono anche i prerequisiti
essenziali per qualsiasi tipo di apprendimento. Il curricolo della scuola
dell'infanzia deve tener conto di questo aspetto dello sviluppo, considerare
attentamente quali situazioni, modalità, strategie possano contribuire
a promuoverlo, prevedere strumenti per valutarlo, ipotizzare piani di sviluppo
personalizzati, verificare in itinere la loro efficacia. La difficoltà
di elencare precise operazioni singole, relative a ciascuna di tali condizioni
di base dello sviluppo affettivo non deve far dimenticare l'importanza
di queste condizioni. Semmai deve far riflettere sulla specificità
degli strumenti da adottare per valutare i progressi in questo campo e
sulla peculiarità delle modalità e delle strategie da utilizzare
per promuoverli.
c. Sviluppo intellettuale.
Molteplici sono le capacità e gli atteggiamenti che la scuola dell'infanzia
ha il dovere di promuovere e affinare in questo ambito. I più importanti,
anche in vista delle successive possibilità di apprendimento, sono:
un atteggiamento di curiosità da canalizzare in attività
di esplorazione, scoperta, soluzione di problemi e prima sistematizzazione
delle conoscenze; la capacità di elaborare, organizzare, ricostruire
l'esperienza in maniera personale attraverso forme di rappresentazione
condivisibili con altri. Nello stesso tempo, la scuola dell'infanzia presta
una particolare attenzione allo sviluppo di capacità culturali e
cognitive tali da consentire la comprensione, la rielaborazione e la comunicazione
di conoscenze relative ai diversi campi di esperienza.
Anche in rapporto a questo aspetto le singole scuole
dovranno e potranno meglio precisare le specifiche abilità e i tipi
di esperienza che si ritiene siano più opportune da promuovere,
in relazione all'età e alle peculiarità dei soggetti cui
sono rivolte.
d. Continuità. La complessiva ridefinizione
del sistema scolastico richiede una maggiore attenzione alle connessioni
e ai raccordi nel quadro di una coerente riorganizzazione dell'intero percorso
formativo.
In questo quadro, occorre riservare specifica attenzione
al raccordo tra scuola dell'infanzia e altri contesti educativi, precedenti,
collaterali e successivi, nei quali ogni bambino o bambina vive ed elabora
le sue personali esperienze.
La scuola dell'infanzia deve prevedere un sistema di
rapporti interattivi con le altre istituzioni ad essa contigue, ponendosi
in continuità ed in complementarità, in direzione per dir
così sia orizzontale sia verticale, con le esperienze che il bambino
compie nei diversi ambiti di vita. Particolare attenzione va posta nell'assicurare
una coerenza degli stili educativi, con specifico riguardo alle esperienze
educative maturate in famiglia e nell'asilo nido, esperienze che il ciclo
dell'infanzia colloca a sua volta in una prospettiva di sviluppo educativo.
Tale prospettiva, per la scuola di base, implica l'esigenza
di porsi in continuità e dare sviluppo, prima ancora che ad una
serie di traguardi e abilità, ai caratteri specifici che assumono
le esperienze educativo-formative nella scuola dell'infanzia. In particolare,
nel costruire il percorso formativo in continuità con la scuola
dell'infanzia, la scuola di base parte dunque non solo dall'insieme dei
traguardi e competenze che il contesto educativo precedente ha promosso,
ma anche dallo specifico approccio curricolare che tale contesto ha assunto.
In primo luogo, la costruzione di un percorso formativo
continuo tiene conto che nel ciclo dell'infanzia si sperimenta un curricolo
aperto, che parte dalla concretezza del bambino, dei suoi modi di esprimersi,
guardare il mondo e di apprendere. Al tempo stesso, è un curricolo
dinamico, che guarda al futuro, ai traguardi di sviluppo e alle competenze
da promuovere nell'arco di un triennio.
Inoltre è un curricolo flessibile e contestualizzato,
libero da rigidità disciplinari: esso non si risolve in una scansione
predeterminata di obiettivi e contenuti settorializzati, definiti e "confezionati"
astrattamente, vale a dire a prescindere dai vissuti, dalle esperienze,
dall'identità personale e culturale di ogni bambino e dalle specifiche
condizioni ambientali. Al centro del progetto educativo della scuola dell'infanzia
vi sono quindi gli alfabeti del vivere, del pensare, del comunicare, del
riflettere insieme, dell'esprimersi e del rappresentare tramite i diversi
linguaggi della cultura.
Pertanto, per la scuola di base, si tratta di porsi in
continuità con un curricolo che muove dal contesto sensoriale e
percettivo in cui il bambino esplora ed agisce a contatto diretto con gli
oggetti, con i materiali, con le persone. Inoltre, la scuola di base muove
dalla consapevolezza che nel ciclo precedente il contesto educativo ha
già promosso nei bambini un primo momento di riorganizzazione delle
esperienze, tramite la ricontestualizzazione dei vissuti, la creazione
di condizioni che hanno favorito l'evoluzione delle esperienze spontaneamente
prodotte dai bambini in esperienze culturali, favorendo dunque un progressivo
passaggio dall'esperienza diretta verso la sua rappresentazione, dal contesto
al testo, dall'uso diretto dei linguaggi della cultura verso la comprensione
dell'esistenza di codici formalizzati.
In tale ottica, porsi in continuità nella costruzione
degli itinerari curricolari significa riuscire a non separare le diverse
dimensioni dello sviluppo, a sollecitare percorsi che non siano rivolti
esclusivamente ora al settore cognitivo ora alla sfera socio-affettiva.
Lo sviluppo dell'intelligenza è un processo che si alimenta con
l'affettività e la passione del conoscere, nelle situazioni di scambio
e di relazione con l'altro, nella condivisione di significati affettivi,
simbolici e culturali da attribuire alle esperienze.
Dunque, porsi in continuità con le esperienze
e le competenze che ha promosso la scuola dell'infanzia non significa proporre
attività già formalizzate e distinte per aree disciplinari,
ma implica piuttosto un cammino concreto e graduale nel procedere in quell'incontro
con i linguaggi della cultura, che la scuola dell'infanzia ha già
avviato. Il bambino al suo ingresso nella scuola dell'infanzia percepisce
e vive la realtà in modo intero ed unitario. La scuola dell'infanzia
si pone in sintonia con tali modalità promuovendo la progressiva
conquista di specifiche abilità e di concrete autonomie entro situazioni
di vita, a contatto diretto con oggetti e materiali e attraverso il costante
confronto con gli altri. Il contesto educativo del ciclo dell'infanzia
ha fatto evolvere le attività spontaneamente condotte dal bambino
in esperienze culturali. E' un cammino che deve proseguire nella scuola
di base. In questo senso le competenze acquisite nella scuola dell'infanzia
diventano una condizione per un qualificato accesso alla scuola di base.
La particolare attenzione al raccordo con le esperienze
precedenti, parallele e successive del bambino è opportuno che sia
tradotta nella elaborazione di specifici progetti di collaborazione, all'interno
della definizione del Piano dell'offerta formativa, in particolare per
quanto riguarda il contesto familiare e sociale, l'asilo nido, i primi
anni della scuola di base.
e. Valutazione. La definizione
di un curricolo così caratterizzato comporta per la scuola dell'infanzia
un approccio specifico al tema della valutazione. Infatti, se per gli altri
cicli scolastici le prestazioni finali degli allievi possono costituire
dei dati su cui ragionare per una valutazione di quanto realizzato nelle
scuole, oltre che dei possibili indicatori dell'efficacia delle pratiche
educative ed elementi sulla cui base procedere a comparazioni, per quanto
riguarda la scuola dell'infanzia occorre tenere presente che l'assai più
accentuata variabilità dei ritmi di sviluppo crea oggettive difficoltà
per proporre a soggetti di questa fascia evolutiva prove strutturate e
test. Naturalmente, ciò non significa che non vi sia anche per la
scuola dell'infanzia l'esigenza di un controllo e di una incentivazione
della qualità, ma occorre una riflessione ancor più accurata
e molto specifica sul tipo di valutazione appropriata e sugli strumenti
da adottare.
d) La valutazione del contesto e dell'offerta formativa
La promozione della qualità
appare un'esigenza ineludibile per le scuole operanti nella dimensione
dell'autonomia. In questa prospettiva la forma di valutazione più
adeguata da adottare è quella di carattere formativo, mentre l'oggetto
da valutare è la scuola come ambiente educativo, inteso come quell'insieme
interagente di elementi che si suppone abbiano una ricaduta formativa sui
soggetti che ne sono destinatari. Giudicare la qualità della scuola
significa, in questa prospettiva, considerare l'insieme delle opportunità
formative che essa offre (spazi, tempi, attività, occasioni sociali
e di apprendimento, ecc.) e delle risorse di cui dispone, interrogarsi
sulle condizioni che la garantiscono e la promuovono, giudicare la opportunità
delle soluzioni adottate in rapporto alle finalità condivise e auspicate.
L'apprezzamento della qualità
dell'ambiente educativo è dunque il tipo di valutazione più
adatto a promuovere la riflessione e a incentivare l'innovazione. Ma perché
le forme di valutazione formativa servano davvero al miglioramento delle
scuole, e non si riducano a procedure e pratiche burocratiche, è
necessario che:
a) la valutazione della qualità
del servizio vada intesa come apprezzamento dell'offerta e dell'ambiente
educativi e sia prevista nel POF e strettamente connessa ad esso;
b) si utilizzino a tal fine strumenti
valutativi adeguati e affidabili;
c) la valutazione coinvolga i diversi
soggetti che operano nella scuola e promuova una discussione corale sugli
aspetti che fanno di una scuola una buona scuola;
d) l'autovalutazione delle scuole
sia sostenuta da esperti esterni che possano affiancare gli operatori interni.
Il controllo della qualità.
Esiste anche un problema di controllo
della qualità educativa delle scuole. L'attribuzione di autonomia
alle istituzioni scolastiche richiede un'opera di governo del processo
di decentramento decisionale. C'è bisogno di conoscere se l'impegno
finanziario investito sia stato ben speso e se i servizi convenzionati
assicurano standard organizzativi ed educativi adeguati.
La scuola ha il compito di trasmettere
conoscenze, formare competenze, fare circolare e produrre cultura e la
scuola dell'infanzia non fa eccezione. E' su questa base che va giudicata
ed è a questo scopo che va sostenuta. Aspetti della scuola che concorrono
a identificarne la qualità educativa sono, ad esempio, l'aver prospettato
un piano ragionato dell'offerta formativa, l'attuazione regolare di procedure
di valutazione del servizio, la programmazione e lo svolgimento regolare
delle attività educative, la frequenza e le modalità della
partecipazione delle famiglie, l'organizzazione del lavoro e la distribuzione
delle responsabilità, l'introduzione di procedure di osservazione
sistematica delle condotte infantili, la disposizione e l'organizzazione
dei materiali e degli spazi, la gestione dei tempi.
La valutazione dei processi di
apprendimento e del raggiungimento degli obiettivi formativi.
Altra cosa, rispetto alla valutazione
della qualità della scuola, è la verifica in itinere
degli apprendimenti infantili, non solo perché soddisfa esigenze
differenti ma anche perché va condotta con mezzi diversi: strumenti
di osservazione, griglie di rilevazione di condotte e di analisi delle
produzioni infantili, strumenti che consentano all'insegnante di verificare
l'andamento del processo di apprendimento e di ricalibrare di conseguenza
il proprio intervento formativo.
Da questo punto di vista, valutare, specie nella scuola
dell'infanzia, significa accentuare e perfezionare l'osservazione
e l'ascolto delle bambine e dei bambini, posti nella possibilità
di agire indipendentemente dal continuo intervento degli adulti. In ogni
caso, la valutazione relativa agli obiettivi specifici di apprendimento
va interpretata all'interno di un sistema complesso, aperto, dinamico e
finalizzato ad una lettura qualitativa dei processi formativi, strettamente
raccordata alle effettive condizioni di realizzazione di tali processi.
Tale concezione, che appare in sintonia con quanto espresso negli Orientamenti,
pone al centro dell'attenzione la fluidità e la dinamicità
dello sviluppo infantile, assumendo come presupposto della valutazione
il carattere decisamente contestualizzato dell'apprendimento.
3. Il contesto organizzativo
a) Le offerte formative e le competenze
Le capacità di bambine e bambini ovviamente non
si affinano nel vuoto ma in contesti di esperienza. Per questo motivo il
curricolo della scuola dell'infanzia, volto a promuovere capacità
e competenze, non può prescindere dal delineare con chiarezza le
situazioni di esperienza (contesti, attività, modalità di
svolgimento, ecc.) che si presuppone possano favorire la crescita delle
diverse capacità. Situazioni di vita quotidiana, dunque, che l'adulto
allestisce in quanto motivanti e coinvolgenti e entro le quali opera dall'interno,
calibrando i propri interventi e le proprie proposte sulla base di intenzioni
deliberatamente assunte. Le competenze vanno quindi intrecciate con i lineamenti
di metodo descritti dagli Orientamenti (esplorazione, ricerca, valorizzazione
del gioco, vita di relazione, mediazione didattica, osservazione, progettazione,
verifica, documentazione). La vitalità della scuola dell'infanzia
(e buona parte della sua specificità) risiede proprio nell'attenzione
rivolta alle forme relazionali, organizzative e didattiche che consentono
un incontro significativo con i saperi formalizzati e che favoriscono un
uso consapevole e critico dei diversi linguaggi offerti dalla cultura.
C'è bisogno, qui come poi,
di dare un senso a quel che si fa, un senso che sia coerente col
come lo si fa e che renda chiaro e comprensibile il perché
lo si fa. Occorre rafforzare e rendere coerente il contesto,
l'ambiente scuola nel suo complesso, con connotazioni anche diversificate,
ma con codici di regolamento condivisi. La scuola deve essere considerata
l'ambiente privilegiato in cui il bambino, poi ragazzo, può incontrare
e decifrare la prima traduzione in concreto degli alfabeti e dei regolamenti,
già incontrati nella pratica della quotidianità extrascolastica.
L'ambiente scolastico deve in pratica rappresentare il contesto
primario in cui, attraverso alcuni passaggi, i diversi linguaggi del sapere
e della società trovano applicazioni concrete.
Gli educatori devono dedicare il loro impegno alla strutturazione
e connotazione degli spazi scolastici, alla definizione e scansione dei
tempi, alla distribuzione dei compiti e dei ruoli, alla attribuzione di
responsabilità e, ovviamente, all'articolazione del lavoro secondo
gruppi di varia composizione.
Accanto, dunque, e di pari passo con la determinazione
degli obiettivi formativi da promuovere, vanno per il possibile definite
e realizzate le situazioni di esperienza atte a conseguirli. Non è
necessario giungere a una standardizzazione di tali situazioni (ad esempio
per quanto riguarda il numero di ore da dedicarvi) poiché va salvaguardata
la progettualità dei docenti. Occorre invece ragionare in termini
di equilibrio e di qualità delle occasioni formative offerte relativamente
a ciascun ambito di esercizio delle diverse abilità. La garanzia
della qualità dipende dalla chiarezza dei fini nell'allestimento
delle situazioni e dalla verifica della efficacia delle stesse in termini
di crescita delle competenze deliberatamente scelte come importanti da
promuovere. Il progredire delle abilità va pertanto monitorato e
le situazioni di esperienza vanno continuamente ridefinite in relazione
alla crescita delle competenze stesse.
Perché bambine e bambini siano messi in condizione
di sviluppare tali capacità, sono necessarie alcune condizioni che
in termini qualitativi possono essere presentate nella forma di standard
minimi:
nel POF della scuola occorre chiaramente delineare il
progetto relativo allo sviluppo delle capacità previste;
va allestita in maniera sistematica un'ampia gamma di
situazioni di esperienza che favoriscano lo sviluppo di tali capacità
e l'incontro di bambini e bambine con i diversi saperi;
nello svolgimento delle diverse attività va sollecitata
la riflessione su quanto fatto e su quanto si ha intenzione di fare;
attraverso l'allestimento di opportune situazioni di
esperienza bambine e bambini vanno avviati progressivamente alla comprensione
del significato dei segni e alla convenzionalità dei diversi sistemi
di segni;
le insegnanti debbono verificare nel corso stesso delle
attività, secondo un piano stabilito che specifichi le metodologie
osservative da adottare, gli aspetti salienti da rilevare, le modalità
di analisi dei dati, i criteri di valutazione adottati, in modo che siano
chiari i progressi dei bambini e si possano ricalibrare le offerte formative
nell'ambito della promozione delle varie capacità;
vanno pianificate e realizzate a scansione regolare momenti
di accertamento della qualità delle offerte formative allestite
(giornate di osservazione, diari di bordo, ecc.) e successivi momenti di
discussione collegiale e di valutazione di quanto realizzato.
Tali condizioni, che sono passibili di accertamento,
se meglio definite e articolate, possono costituire criteri per valutare
la qualità dell'offerta formativa e, insieme, stimoli per forme
non impressionistiche di autoanalisi.
Riguardo alla definizione del problema
del rapporto tra quota nazionale del curricolo e quota riservata alle singole
istituzioni scolastiche, una rigida suddivisione tra queste due quote non
è auspicabile nella scuola dell'infanzia. Sul piano educativo e
organizzativo è più pregnante esplicitare il panorama delle
attività che la scuola dell'infanzia è tenuta a curare nell'ambito
del curricolo e sollecitare le istituzioni scolastiche a dare un equilibrato
spazio ad ognuna delle attività previste in modo da elaborare un
articolato progetto educativo in grado di sviluppare tutte le dimensioni
della personalità del bambino. Data dunque la particolare struttura
curricolare della scuola dell'infanzia, così come si è consolidata
nel corso di questi anni, e che vede nei campi di esperienza, nel curricolo
implicito e nelle varie attività a forte valenza formativa gli elementi
di maggiore significatività, si ritiene che la quota di curricolo
riservata alle istituzioni possa essere intesa in differenziati modi:
per potenziare l'identità della
scuola caratterizzandone l'intervento educativo in relazione a determinate
dominanze culturali, rafforzando per esempio il legame con il territorio
attraverso specifici progetti educativo-didattici, oppure curando in modo
particolare la dimensione dell'accoglienza, o introducendo dominanze di
carattere scientifico o espressivo o di altro tipo, facendo ricorso a percorsi
laboratoriali di più ampio spessore o ad altre forme di organizzazione
didattica;
per introdurre linguaggi non inclusi
nella quota nazionale di curricolo.
b) Le condizioni organizzative
Come si è detto, la dimensione organizzativa, assai
rilevante anche nei cicli successivi, costituisce un fattore essenziale
della qualità educativa e professionale della scuola dell'infanzia.
Tale dimensione non si identifica con i soli aspetti funzionali dell'organizzazione,
ma mira alla creazione di un ambiente didattico e relazionale di qualità,
in grado di rispondere ai bisogni evolutivi di tutti i bambini e le bambine.
In questo quadro, una gestione efficace dell'organico
funzionale consente alle singole istituzioni scolastiche di adottare ogni
forma di flessibilità per garantire il pieno successo formativo,
attraverso un approfondimento delle principali variabili dell'organizzazione
scolastica e la promozione di una decisionalità fortemente finalizzata
alla qualità del progetto educativo della scuola. A tale proposito,
l'impiego ottimale delle competenze di ogni docente implica la condivisione
della responsabilità educativa e didattica e la ripartizione di
compiti in una logica di unitarietà e integrazione degli interventi.
L'articolazione flessibile e intenzionalmente programmata dell'organizzazione
degli orari dei docenti, anche nei momenti di contemporaneità, consente
di migliorare l'offerta formativa complessiva della scuola. In ogni caso,
un'organizzazione flessibile del lavoro costituisce uno snodo fondamentale
per un più razionale e produttivo utilizzo delle competenze professionali
presenti nell'istituzione.
La stessa scansione dei tempi nella scuola dell'infanzia
assume un'esplicita valenza educativa in riferimento alle esigenze di apprendimento
e di relazione dei bambini. Nell'ambito dei tempi di funzionamento previsti,
va fatta una distribuzione ordinatamente varia ed equilibrata delle opportunità
formative nel corso della giornata, della settimana o per periodi temporali
di maggiore durata, comunque cercando di valorizzare tutti i momenti in
cui si articola la vita della scuola. L'impiego funzionale dei docenti
offre inoltre maggiori opportunità per attuare diverse forme aggregative
tra i bambini, garantendo una gamma più ricca e stimolante di relazioni
e di apprendimenti.
III – LA SCUOLA DI BASE
A – I CONNOTATI CULTURALI E ORGANIZZATIVI
1. Le condizioni e i contesti dell'apprendimento
Al loro ingresso nella scuola di base
la bambina e il bambino hanno già effettuato una quantità
di esperienze cui hanno dato, anche grazie alla scuola dell'infanzia, un
personale significato. L'apprendimento nella scuola di base si pone in
una linea di necessaria continuità con tali esperienze. Esso va
inteso non come accumulazione, ma come costruzione di conoscenze.
L'apprendimento è un processo
di costruzione perché è un progressivo ampliamento e approfondimento
degli strumenti, e cioè linguaggi, generi di discorso, concetti
e procedure, con cui l'allievo e l'allieva possono organizzare in modo
sempre più appropriato le esperienze che la scuola propone loro
e quelle che, vissute fuori della scuola, trovano in essa occasione di
elaborazione e inquadramento. Ed è un processo di costruzione anche
perché ciascuna acquisizione è il risultato di molteplici
interazioni. Nel corso di questo processo allievi e allieve imparano il
significato e l'uso di parole e termini nuovi; ampliano, modificano e infine
imparano a individuare e rispettare sensi e usi per loro nuovi di parole
e termini già in parte noti; si formano convinzioni, nei primi anni
del ciclo soprattutto implicite, ma già comunque ricche di significato,
circa l'utilità, l'importanza, la difficoltà e l'interesse
di ciò che si apprende. E, con ciò, sviluppano nuovi significati.
Questa costruzione ha un carattere
eminentemente sociale, in quanto avviene attraverso le interazioni verbali
degli allievi con gli insegnanti, i materiali di informazione, i compagni.
Il clima partecipativo in classe non è solo importante per sviluppare
atteggiamenti di apertura e collaborazione tra gli alunni, ma anche perché
essi possono trovare molteplici opportunità di scambi e di conoscenze.
L'azione dell'insegnante, nel processo di costruzione della conoscenza,
va vista come una fondamentale funzione di raccordo con gli apprendimenti
precedenti, di puntualizzazione dei significati in relazione ai "campi
di esperienza", di aiuto agli allievi nella organizzazione di un sapere
sempre più ampio e approfondito. Questa funzione serve a inquadrare
progressivamente le esperienze degli allievi, non le sostituisce né
tanto meno le ignora. La classe, dunque, sia nella sua forma tradizionalmente
collocata nell'aula, sia in forme laboratoriali, va considerata non come
un insieme di individui, ma come una comunità di apprendimento,
in cui allieve e allievi vengono a trovare le condizioni ottimali sia per
l'apprendimento individuale, in relazione alle capacità e caratteristiche
di ciascuno, sia per la partecipazione ad attività comuni.
La distinzione tra gli ambiti e le discipline le cui
attività vengono svolte prevalentemente nell'aula classe, da un
lato, e quelli che richiedono ambienti di apprendimento appositamente attrezzati,
dall'altro, non va considerata come separazione, ma in un'ottica di continuità
e integrazione. In ciascun ambito e disciplina vi sono molteplici occasioni
di attività dentro e fuori l'aula-classe: basti pensare all'uso
del laboratorio nell'educazione linguistica e in quella scientifica, ma
anche, più in generale, alla dinamica di tutte le situazioni didattiche
in cui momenti "fermi", anche se non necessariamente statici, quali la
spiegazione, l'ascolto, la riflessione, la rielaborazione, la discussione
con i compagni e gli insegnanti, si alternano ad altri di decisa operatività.
Questa alternanza di momenti diversi di insegnamento-apprendimento verrà
a caratterizzare tutti gli ambiti e tutte le discipline, in un rapporto
di continuità e di integrazione: lo sviluppo delle competenze implica
la complementarità di situazioni diverse di apprendimento.
Le esperienze nelle aule appositamente
attrezzate sono essenziali per la formazione degli allievi. Attraverso
quelle esperienze, infatti, gli allievi vengono a contatto con vari linguaggi
e dunque con nuovi strumenti di espressione personale e comprensione della
realtà. Tali strumenti, se adeguatamente valorizzati in un'impostazione
didattica mirata al raccordo degli apprendimenti, integrano e arricchiscono
le conoscenze negli ambiti specifici. Attraverso l'esperienza di modi diversi
di stare a scuola gli alunni diventano insomma consapevoli del diverso
tipo di impegno che le situazioni dentro e fuori l'aula classe richiedono
e sviluppano, in molteplici forme di interazione con gli insegnanti e i
compagni, la propria identità. La consapevolezza che essere allievi
significa impegnarsi con gli insegnanti e i compagni in progetti di apprendimento
importanti e significativi è alla base della motivazione ad apprendere.
Compito della scuola, e particolarmente
del gruppo docente, è non solo di predisporre, quando possibile,
situazioni di apprendimento in grado di stimolare l'interesse e il coinvolgimento
degli allievi, ma anche di garantire condizioni ottimali per l'apprendimento.
Allievi e allieve vanno aiutati a dare un significato a ciò che
imparano, proponendo loro attività di un appropriato livello di
difficoltà in modo che essi possano sentirsi valorizzati e in grado
di affrontare l'impegno scolastico, sollecitando la capacità di
ragionare e di valutare insieme con insegnanti e compagni il lavoro fatto,
le difficoltà incontrate e gli obiettivi ancora da raggiungere,
in un clima cooperativo che faciliti e renda più significative le
attività, in relazione agli obiettivi e ai progetti. Queste condizioni
contribuiscono a formare nelle allieve e negli allievi la consapevolezza
che apprendere è anche un'assunzione di responsabilità.
2. L'alfabetizzazione culturale
La scuola di base, attraverso l'azione
educativa e didattica che propone, svolge l'importante compito di promozione
e sviluppo del ricco potenziale umano che caratterizza ogni alunno. Nel
fare questo si serve degli strumenti culturali che le sono propri e che
sono, principalmente, le discipline, intese come sistemi simbolici che
l'alunna e l'alunno devono progressivamente scoprire, in modo attivo e
costruttivo, a partire dalla propria esperienza.
Affermare che finalità della
scuola è lo sviluppo delle competenze di ciascuna allieva e ciascun
allievo non vuol dire però che le discipline abbiano solo ruolo
strumentale. Le discipline non si giustificano semplicemente per la loro
funzionalità rispetto al raggiungimento di alcuni indispensabili
obiettivi di alfabetizzazione funzionale, legati soprattutto alle abilità
di lettura, scrittura, calcolo. I saperi disciplinari introducono gli alunni,
fin dalla scuola di base, alle grandi dimensioni della cultura, che riflettono
le essenziali dimensioni di sviluppo della persona umana. Così considerate,
le discipline si propongono come "chiavi di accesso" ai significati culturali.
Il progressivo dominio delle discipline
non si risolve nella mera acquisizione di informazioni e nemmeno di quadri
concettuali, ma consiste, per quanto possibile in relazione all'età
e al grado di sviluppo cognitivo degli alunni, anche nella conquista delle
abilità procedurali delle discipline stesse e nell'acquisizione
delle modalità di pensiero che le caratterizzano.
L'insegnamento nella scuola di base
si configura allora come fondamentale forma di alfabetizzazione culturale.
Esso, attraverso l'apporto delle attività e delle discipline, considerate
anche nelle loro interazioni, contribuisce a formare una mente critica,
l'autonomia di giudizio, il gusto della ricerca e si svolge all'interno
di una scuola che è contesto significativo di apprendimento anche
per la qualità delle relazioni interpersonali. E' una scuola che
assume come scopo non solo l'acquisizione degli alfabeti del conoscere,
del ricercare, del fare, ma anche quelli del vivere e del convivere.
3. Gli ambiti e le discipline
La legge 30/2000 prevede che il percorso
educativo della scuola di base, unitario e articolato, venga scandito dal
graduale passaggio dagli ambiti disciplinari alle singole discipline. L'impianto
organizzativo della quota nazionale del curricolo della scuola di base
viene pertanto definito nei seguenti termini.
I primi due anni prevedono la presenza
di tre ambiti:
1) l'ambito linguistico-espressivo
che comprende l'italiano, la prima lingua europea moderna, le discipline
artistiche, musicali e motorie;
2) l'ambito matematico-scientifico,
che comprende la matematica, le scienze e la tecnologia;
3) l'ambito antropologico-ambientale,
che comprende la storia, la geografia e le scienze sociali.
I tre anni successivi prevedono la
presenza di quattro ambiti:
1) l'ambito linguistico-espressivo,
che contiene l'italiano, la prima lingua europea moderna, le discipline
artistiche, musicali e motorie;
3) l'ambito scientifico-tecnologico,
che comprende le scienze e la tecnologia;
4) l'ambito geo-storico-sociale,
che comprende la storia, la geografia e le scienze sociali.
Gli ultimi due anni prevedono la presenza
delle seguenti discipline:
italiano; prima lingua europea
moderna; seconda lingua europea moderna; arte e immagine;
musica; scienze motorie;
storia; geografia; scienze sociali;
In attesa della revisione di taluni
punti dell'Intesa tra l'autorità scolastica italiana e la Conferenza
Episcopale Italiana, l'insegnamento della religione cattolica è
previsto nell'intero settennio secondo gli accordi vigenti.
4. Il quadro orario del curricolo della scuola di base
Le flessibilità previste dal
D.P.R. 275/99 mettono ogni scuola in condizione di contare su un'ampia
disponibilità di scelte didattiche e organizzative per meglio definire
la propria identità formativa. In tale contesto assume un indubbio
rilievo la questione del tempo, che va anch'esso organizzato secondo criteri
flessibili. Lungo il ciclo settennale il tempo-scuola acquista difatti
una sua specifica valenza sia in relazione alle indicazioni curricolari
nazionali, sia in relazione ai modi e ai ritmi diversi con cui gli allievi
imparano, sia, infine, in relazione alle specifiche condizioni socio-ambientali
degli alunni e delle loro famiglie. Da qui discende l'opportunità
di poter contare su processi lunghi e tempi distesi di apprendimento per
il generale ed effettivo raggiungimento degli obiettivi comuni e dei comuni
profili di uscita.
Proprio per garantire alle scuole
tutti i possibili spazi di autonomia didattica e organizzativa e, al tempo
stesso, per consentire una equilibrata utilizzazione del personale docente,
tanto l'orario dell'intero curricolo del ciclo di base, quanto quello dei
diversi ambiti e discipline vengono definiti in termini di monte ore annuale
o pluriennale.
L'orario annuale complessivo del curricolo
della scuola di base risulta dalla somma del monte ore previsto per gli
ambiti disciplinari e per le singole discipline, che ne scandiscono il
percorso di studi settennale, delle ore settimanali di insegnamento della
religione cattolica delle 200 ore annuali della quota obbligatoria riservata
alle istituzioni scolastiche. In relazione a specifiche esigenze delle
famiglie e del contesto culturale e sociale il monte ore della quota annuale
obbligatoria può essere incrementato sino a 330 ore.
5. Il quadro orario della quota nazionale del curricolo
Il monte ore biennale della quota
nazionale del curricolo dei primi due anni, ferme restando tutte le forme
di flessibilità appena richiamate, si articola nel modo seguente:
il monte ore biennale dell'ambito linguistico-espressivo
è di 832 ore; in tale orario dovranno trovare spazio adeguato tutti
gli insegnamenti e le attività relativi alle discipline previste
da questo ambito;
il monte ore biennale dell'ambito matematico-scientifico
è di 450 ore; in tale orario dovranno trovare spazio adeguato tutti
gli insegnamenti e le attività relativi alle discipline previste
da questo ambito;
Il monte ore biennale dell'ambito antropologico-ambientale
è di 192 ore; in tale orario dovranno trovare spazio adeguato tutti
gli insegnamenti previsti da questo ambito.
Il monte ore triennale dei successivi
tre anni, sempre ferme restando tutte le forme di flessibilità già
richiamate, si articola nel modo seguente:
il monte ore triennale dell'ambito
linguistico-espressivo è di 1056 ore; in tale orario dovranno
trovare spazio adeguato tutti gli insegnamenti previsti da questo ambito;
Il monte ore triennale dell'ambito
matematico è di complessive 483 ore;
il monte ore triennale dell'ambito
scientifico-tecnologico è di 384 ore; in tale orario dovranno
trovare spazio adeguato tutti gli insegnamenti previsti da questo ambito.
Il monte ore triennale dell'ambito
geo-storico-sociale è di complessive 288 ore; in tale orario
dovranno trovare spazio adeguato tutti gli insegnamenti previsti da questo
ambito.
Infine il monte ore biennale degli
ultimi due anni, ferme restando tutte le forme di flessibilità già
richiamate e ricordando che le ore sottoindicate si riferiscono alla sola
quota nazionale, si articola nel modo seguente:
italiano: 260 ore; storia, geografia
e scienze sociali: 220 ore; prima lingua europea moderna: 130 ore; seconda
lingua europea moderna 80 ore; matematica 240 ore; scienze 180 ore; tecnologia
130 ore; arte e immagine 106 ore, musica 106 ore, scienze motorie 120 ore.
In attesa della necessaria revisione
di taluni punti dell'Intesa tra l'autorità scolastica italiana e
la Conferenza Episcopale italiana, all'insegnamento della religione cattolica
nella scuola di base sono assegnate due ore settimanali per i primi cinque
anni e un'ora settimanale per gli ultimi due anni.
6. L'articolazione del processo di insegnamento/apprendimento
L'unitarietà del percorso formativo del settennio
del ciclo di base è caratterizzata dal progressivo passaggio dagli
ambiti alle discipline. Essa perciò è contraddistinta anche
dall'articolazione, altrettanto progressiva, del processo di insegnamento/apprendimento.
L'articolazione si sviluppa sia attraverso il progressivo dilatarsi del
numero degli insegnanti, sia mediante l'integrazione dei docenti della
ex scuola elementare con quelli della ex scuola media. Una tale organizzazione
è funzionale tanto ai tempi dello sviluppo cognitivo e affettivo
degli allievi, quanto ai diversi modi e ritmi con cui essi imparano.
Nei primi due anni si concreta il
passaggio dai campi di esperienza della scuola dell'infanzia ai tre ambiti
già ricordati. In questo biennio è prevista la presenza di
un numero senz'altro contenuto di docenti, che programmeranno il loro insegnamento,
con le flessibilità garantite dal regolamento dell'autonomia, secondo
le finalità del Piano dell'offerta formativa della propria istituzione
scolastica e secondo le loro scelte e competenze.
Nei tre anni successivi si avvia il
passaggio dagli ambiti alle discipline e gli allievi cominciano a possederne
alcuni fondamenti più formalizzati. È appunto in tale fase
che aumenta progressivamente il numero degli insegnanti. Nell'ultimo biennio,
quando il curricolo prevede la presenza di un più consistente numero
di discipline, il numero dei docenti aumenta ulteriormente.
L'integrazione tra insegnanti di diversa
provenienza avviene in vari modi. I primi due anni prevedono la presenza
di docenti provenienti dalla scuola elementare, gli ultimi due quella dei
docenti provenienti dalla scuola media. Tutto ciò, in presenza di
risorse umane e finanziarie e comunque a mano a mano che si sviluppa il
piano di attuazione pluriennale del riordino dei cicli, non esclude la
possibilità, affidata alla libera progettualità delle scuole,
di forme di compresenza e di tutoraggio attraverso le quali docenti della
scuola media si affianchino a quelli della scuola elementare anche negli
anni iniziali del ciclo e docenti della scuola elementare si affianchino
a quelli della scuola media in quelli conclusivi. La loro piena integrazione
avviene invece nel triennio centrale, quando, al progressivo passaggio
dagli ambiti alle discipline, l'organico del corpo docente deve prevedere
la presenza sia di docenti provenienti dalla scuola elementare, sia di
docenti provenienti dalla scuola media. Questa integrazione è sempre
affidata alla libera progettualità delle singole istituzioni scolastiche.
Essa deve sempre da un lato rispettare la crescita umana e culturale degli
allievi e dall'altro rispettare e valorizzare le specifiche professionalità
dei docenti.
B – I PRIMI DUE ANNI: DAI CAMPI DI ESPERIENZA AGLI AMBITI
Nei primi due anni della scuola di
base la bambina e il bambino sperimentano le prime forme di organizzazione
delle conoscenze attraverso attività e situazioni didattiche che,
pur essendo tutte fortemente integrate, appartengono ad ambiti diversi.
Il termine "ambito" serve a designare queste prime forme di aggregazione
che senza fare ancora riferimento esplicito agli statuti delle diverse
discipline, consentono tuttavia agli insegnanti di svolgere attività
ed esperienze significative per gli allievi che danno evidenza ad alcuni
fondamentali aspetti differenziati: per esempio, le funzioni espressiva
e comunicativa dei linguaggi, proprie della lingua italiana e della prima
lingua europea moderna, ma anche delle arti visive, della musica e della
motricità; la dimensione logica e quella sperimentale, salienti
nella matematica o nelle scienze; la presenza umana nell'ambiente e le
relazioni umane nel tempo e nello spazio, caratteristiche della storia,
della geografia e degli studi sociali. Queste forme di aggregazione non
vogliono avere una giustificazione di tipo organizzativo, anche se favoriscono
il costituirsi del team degli insegnanti sulla base del variare
e integrarsi delle loro competenze e delle scelte. Esse rispondono soprattutto
all'esigenza di introdurre gradualmente le alunne e gli alunni al confronto
con i diversi linguaggi disciplinari, evitando sia il rischio della frammentazione
e della dispersività, sia quello di una precoce e improduttiva sistematizzazione
disciplinare.
Introdurre gradualmente le alunne
e gli alunni alle discipline significa appunto aiutarli senza forzature
a cogliere e usare modi per loro nuovi, ma comunque significativi, di elaborare
curiosità, esperienze e conoscenze e di inquadrarle in ambiti non
definitivi né rigidi, ma già ordinati. Significa, soprattutto,
dare agli allievi una prima consapevolezza che i linguaggi delle discipline
non sono vuoti di significato, bensì danno nuovi e più ricchi
significati a ciò che via via si scopre e si apprende.
AMBITO LINGUISTICO-ESPRESSIVO
Esso comprende italiano, prima lingua europea moderna,
arte e musica, scienze motorie. Se ne indicano qui le finalità complessive,
le finalità delle singole discipline che entrano, integrandosi,
a costituirlo, le complessive finalità di apprendimento nell'ambito.
a) Le finalità dell'ambito linguistico-espressivo
Convivono in questo ambito linguaggi che adoperano canali
diversi e si realizzano con la voce articolata, l'immagine visiva, il suono,
il corpo. Essi hanno specificità proprie per contenuti e procedure
e tuttavia, nei primi due anni della scuola di base, si integrano per assumere
globalmente le esperienze e le elaborazioni conoscitive pregresse e per
consentire la fruizione e la formazione di nuovi significati espressivi.
Nella scuola dell'infanzia e fuori dalla scuola, in famiglia
e nell'extrascuola, bambini e bambine hanno già fatto esperienza
di compenetrazione di linguaggi e maturato prime forme interpretative:
davanti alla televisione con l'esposizione a messaggi pubblicitari, cartoni
animati (anche stranieri), film; attraverso la carta stampata con la scoperta
della scrittura e delle immagini in fumetti, riviste, libri; attraverso
il corpo con l'assunzione di posture, movimenti ritmici, danze; per mezzo
del suono con il controllo del grido, la modulazione della voce, del canto,
della parola, il riconoscimento di suoni e intonazioni appartenenti a lingue
straniere.
Nei primi due anni della scuola di
base, attraverso il fare con le mani e l'operatività sociale, gli
allievi diventano soggetti attivi e interattivi nella costruzione della
conoscenza delle diverse modalità espressive, nella scoperta delle
potenzialità dei linguaggi e delle possibilità di tradurre
un senso espresso in un linguaggio, in un codice, trasferendolo e transcodificandolo
in un altro. Nel dialogo tra pari e con gli insegnanti, immessi in situazioni
concrete e familiari, gli allievi elaborano e producono nuovi significati
dei linguaggi, con il controllo:
della parola (chiedere e ottenere
il diritto di parola; produrre suoni nella lingua straniera; descrivere
verbalmente emozioni e stati d'animo; interrogare e rispondere; associare
suoni a lettere…);
del disegno e della scrittura (descrivere
con il disegno e il colore emozioni, stati d'animo, stati di conoscenza;
controllare il tratto grafico; associare lettere a suoni e suoni a lettere;
immaginare e costruire situazioni e storie da disegni, foto, parole, frasi,
suoni …);
dello spostamento e dell'orientamento
(muoversi nello spazio della classe su indicazioni verbali o disegni; controllare
il tratto grafico; collocare disegno e scrittura entro i confini della
pagina; modificare la posizione corporea per ottenere uno scopo, ad esempio
alzarsi per farsi sentire meglio; usare le espressioni del volto, i movimenti
del corpo per rappresentare o simulare emozioni…);
della voce (dare espressione a emozioni
con il grido, con il canto e la musica; modulare il tono in base alla situazione
comunicativa; alternare suoni e silenzi per la musica; attribuire rumori
e suoni ad ambienti noti e rappresentarli con il disegno; riconoscere voci
e persone; dare voce a personaggi della realtà e della fantasia
…).
b) Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni dell'ambito linguistico-espressivo per singole
discipline
ITALIANO
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
comprendere un racconto o una descrizione
individuando gli elementi essenziali (la successione temporale, le informazioni
principali in relazione a persone, oggetti, animali, ambienti familiari
…);
raccontare ai compagni o all'insegnante
brevi esperienze personali, inserendole in una sequenza temporale;
partecipare in modo ordinato a dialoghi,
conversazioni e discussioni collettive;
ascoltare, mantenendo la concentrazione
e l'interesse;
ascoltare poesie e filastrocche, cogliendo
alcune caratteristiche del suono e del ritmo.
Contenuti: tipi e generi testuali
testi letti o prodotti da insegnanti
e compagni;
narrazione di esperienze personali;
scambi comunicativi, dialoghi e conversazioni
con persone conosciute in situazioni e ambienti familiari;
vari testi informativi purché
brevi e su argomenti noti;
fiabe, leggende, miti, racconti;
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
acquisire e consolidare la tecnica
della lettura;
avviarsi al riconoscimento di alcuni
elementi essenziali all'interno di una fiaba, di un racconto e di testi
relativi a situazioni note (personaggi, ambienti, azioni e successioni
temporali…);
leggere e comprendere brevi testi
di uso quotidiano adeguati all'età (ad esempio etichette, insegne,
titoli, liste di parole…).
Contenuti: tipi e generi testuali
brevi testi di vario tipo relativi
a situazioni e argomenti abituali.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
riconoscere e riprodurre i diversi
caratteri grafici (stampato, corsivo, maiuscolo e minuscolo);
avviarsi all'organizzazione grafica
della pagina (margini, rapporto tra parola ed immagine, spazi bianchi e
colorati);
utilizzare, in relazione all'età,
la scrittura per comunicare esperienze, idee, ed emozioni, anche attraverso
l'uso di immagini (fumetti, battute di dialogo, didascalie, brevi poesie,
filastrocche, cartoline, saluti, brevi messaggi).
Contenuti: tipi e generi testuali
brevi testi relativi a situazioni
e argomenti abituali;
brevi testi per immagini.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
cominciare a riconoscere alcune fondamentali
convenzioni grafiche (maiuscole, minuscole ecc.);
cominciare a riconoscere a grandi
linee la differenza tra i vari tipi e forme di testo (racconto, poesie,
etichette ecc.).
cominciare ad avvertire le differenze
di pronuncia tra lo standard italiano e le varietà regionali o le
varianti dovute a diversità di lingua materna
PRIMA LINGUA EUROPEA MODERNA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
comprendere il senso globale di unità
fonico-acustiche (parola, frase semplice ecc.);
comprendere semplici istruzioni per
eseguire movimenti, per disegnare, per giocare, per cantare;
comprendere il senso globale di canzoncine,
conte, filastrocche, storielle reali o immaginarie;
collegare espressioni e parole con
persone, animali, oggetti, luoghi, eventi (reali o immaginari);
riprodurre con pronuncia chiara e
articolata canzoncine, conte, filastrocche, storielle ecc.
unità fonico-acustiche, gruppi
ritmici, intonazioni in semplici contesti espressivo-creativi;
semplici istruzioni;
canzoncine:
conte;
filastrocche;
brevi storie reali o immaginarie.
ARTE E IMMAGINE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
esplorare immagini, forme, oggetti
presenti nell'ambiente utilizzando le capacità visive, uditive,
gestuali, tattili e cinestetiche.
giochi e attività di esplorazione
visiva su immagini, audiovisivi; oggetti e forme presenti nell'ambiente.
GUARDARE E DESCRIVERE IMMAGINI CON
PAROLE E SEGNI GRAFICO-ESPRESSIVI
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
distinguere in un'immagine la figura
dallo sfondo.
attività percettivo-motorie
di coordinamento: occhio, mano, braccia.
SAPER LEGGERE E COMPRENDERE IMMAGINI
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
descrivere e individuare i significati
delle espressioni del viso, dei gesti delle mani e dei movimenti del corpo;
riconoscere attraverso un approccio
operativo le forme, colori, le linee, presenti nell'ambiente, nelle immagini
e anche nelle opere d'arte;
riconoscere in un breve filmato o
in un fumetto le caratterizzazioni dei personaggi e le azioni;
avviarsi a descrivere le sensazioni
e le emozioni suscitate da figure, forme, colori, linee, osservate nelle
immagine, nelle opere d'arte, nei testi multimediali e audiovisivi.
osservazioni della figura umana, gesti,
espressioni:
conoscenza di forme, colori, linee,
luci, ombre su immagini, materiali fotografici, riproduzioni di opere d'arte,
manifesti e di oggetti e forme presenti nell'ambiente;
esperienze di lettura con testi multimediali
e audiovisivi.
SAPER PRODURRE E RIELABORARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
utilizzare strumenti e materiali plastici
e grafico-espressivi per esprimersi in modo creativo e personale anche
partendo da uno stimolo offerto da immagini, poesie, fiabe, musica.
esperienze di produzione con materiali
e strumenti grafico-espressivi e manipolativi di forme e oggetti, plastici;
uso di sequenze di immagini parole,
suoni, gesti e movimenti del corpo.
MUSICA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
riconoscere ed esplorare suoni e rumori
presenti negli ambienti naturali e artificiali;
avviarsi al riconoscimento delle quattro
dimensioni fondamentali del suono (altezza, timbro, intensità e
durata) e alla loro distinzione in ordine alla fonte (lontananza, vicinanza);
avviarsi all'esplorazione della voce
come lo strumento più naturale e immediato dell'uomo;
cantare individualmente e in gruppo
con proprietà di ritmo e intonazione;
saper collegare canti, musiche e suoni
alla gestualità e a movimenti del corpo;
produrre suoni e ritmi anche attraverso
l'uso di semplici strumenti.
suoni, canti infantili, musiche appartenenti
ai vissuti dei bambini;
musiche che permettano l'integrazione
tra musica/parole/gesti/immagini;
canti e musiche strumentali di generi
e culture diverse, anche in giochi, danze, attività teatrali;
attività espressive con la
voce parlante su storie, testi poetici, attività motorie, azioni
mimiche;
attività libere o su semplici
consegne date, con la voce, oggetti o strumenti a partire da stimoli musicali,
motori, grafici e verbali.
SCIENZE MOTORIE
ORGANIZZARE IL MOVIMENTO IN MODO COORDINATO IN FUNZIONE
DI UNO SCOPO
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
all'interno di un circuito;
all'interno di un percorso.
giochi di costruzione, esplorazione,
invenzione;
giochi di movimento tradizionali della
propria ed altrui cultura;
percorsi e circuiti con varianti.
SVILUPPARE LE CAPACITà PERCETTIVE RELATIVE ALLO SPAZIO,
AL TEMPO, AL CORPO
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
percepire gli elementi del proprio
corpo;
esplorare le diverse percezioni sensoriali:
visive, uditive, tattili e cinestetiche.
nella globalità dei giochi
proposti per le coordinazioni, inserire brevi momenti di sollecitazione
percettiva;
giochi di organizzazione spazio-temporale
(distanze, orientamento rispetto a sé; contemporaneità, successione,
durate ecc.);
giochi per il respiro, le posizioni,
la tensione muscolare, gli equilibri.
ACQUISIRE CAPACITà ESPRESSIVE NEL MOVIMENTO
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
sapere collegare, anche con soluzioni
personali, gesti, movimenti del corpo, danze a stimoli diversi (musiche,
canto, narrazioni ecc.);
Contenuti e/o attività
giochi espressivo-comunicativi (imitazioni,
sensazioni ecc.) a partire da stimoli diversi (sonoro, visivo, gestuale,
linguistico).
c) Le competenze attese nell'ambito
linguistico-espressivo
conoscere e usare il proprio corpo,
abituandosi a coordinare i movimenti in funzione espressiva e comunicativa;
ricavare informazioni da una pluralità
di fonti, anche di natura diversa;
comprendere e riconoscere messaggi
misti fra lingua verbale e immagini, lingua verbale e musica e/o gesto,
immagine e musica, gesto e musica ecc.;
riconoscere le caratteristiche di
oggetti, persone, ambienti e immagini;
individuare personaggi, situazioni
e sequenze temporali;
eseguire semplici istruzioni formulate
anche in lingua straniera, per immagini, per suoni ecc.;
esprimersi attraverso linguaggi verbali,
grafici, visivi, musicali e corporei;
regolare gesti e movimenti del corpo e l'estensione della
voce al variare delle situazioni;
inventare autonomamente e scrivere battute di dialogo e/o
le didascalie relative alle varie immagini, da solo o in gruppo;
rappresentare situazioni reali o fantastiche mediante
movimenti accompagnati dalla verbalizzazione e/o dal canto;
recitare e drammatizzare;
controllare la strumentalità
della scrittura in produzione e in ricezione;
leggere testi noti con pronuncia
chiaramente articolata e rispettando ritmi, pause e intonazioni, riprodurre
con pronuncia chiara e articolata in lingua straniera brevi canzoni, filastrocche
ecc.. rispettare i turni di parola e intervenire in maniera pertinente.
accostarsi all'uso attivo delle
tecnologie audiovisive e informatiche
AMBITO MATEMATICO-SCIENTIFICO
L'ambito comprende la matematica, le scienze e le tecnologie.
Ne diamo qui di seguito le finalità complessive, gli obiettivi specifici
relativi alle discipline che si integrano nell'ambito e le competenze conclusive
d'insieme.
a) Le finalità complessive dell'ambito matematico-scientifico
Questo ambito contribuisce alla formazione
del pensiero in quanto consente una iniziale elaborazione di concetti,
metodi, atteggiamenti necessari per meglio osservare, comprendere, interpretare,
imparare a trasformare la realtà.
Le attività di esplorazione
e scoperta di fatti e fenomeni del mondo reale, già avviate nella
scuola dell'infanzia, proseguono nei primi due anni della scuola di base
in modo più sistematico e arricchito dalla disponibilità
di un primo significativo repertorio di simboli.
Attraverso il coinvolgimento personale,
la partecipazione ad esperienze significative, l'osservazione diretta,
l'uso di strumenti, gli alunni sono messi in condizione di "fare": contano
oggetti e valutano le quantità sul piano concreto, eseguono semplici
operazioni, confrontano, ordinano, classificano, manipolano, esplorano,
quantificano, raggruppano. Inoltre pongono e si pongono domande, formulano
semplici ipotesi e intuiscono spiegazioni, immaginano, stabiliscono relazioni
tra oggetti in rapporto a diverse proprietà , controllano, verificano.
Attraverso la mediazione del linguaggio parlato e scritto, le bambine e
i bambini si avviano così alla formulazione di ragionamenti e all'uso
del linguaggio matematico e scientifico.
b) Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi
alle competenze degli alunni dell'ambito matematico-scientifico
MATEMATICA
IL NUMERO
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
contare in senso sia progressivo sia regressivo;
contare oggetti e confrontare raggruppamenti di oggetti;
confrontare e ordinare numeri usando anche la rappresentazione
sulla retta;
leggere e scrivere numeri in base dieci;
confrontare e misurare lunghezze, pesi e costi;
esplorare e risolvere situazioni problematiche che richiedono
addizioni e sottrazioni, individuando le operazioni adatte a risolvere
il problema e usando i simboli aritmetici per rappresentarli;
eseguire semplici calcoli mentali con addizioni e sottrazioni;
eseguire semplici operazioni.
Contenuti essenziali
numeri naturali;
rappresentazione dei numeri naturali in base dieci;
addizione e sottrazione tra numeri naturali.
LO SPAZIO E LE FIGURE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
localizzare oggetti nello spazio, sia rispetto a se stessi,
sia rispetto ad altre persone o oggetti, usando termini adeguati (sopra/sotto,
davanti/dietro, dentro/fuori);eseguire un semplice percorso partendo dalla
descrizione verbale o dal disegno e viceversa;
riconoscere, nel mondo circostante e nel disegno, alcune
semplici figure geometriche del piano e dello spazio.
Contenuti essenziali
collocazione di oggetti in un ambiente;
mappe, piantine e orientamento;
le prime figure del piano e dello spazio.
LE RELAZIONI
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
in situazioni concrete, classificare oggetti, figure,
numeri in base a una data proprietà e viceversa;
indicare una proprietà che spieghi una data classificazione;
in situazioni concrete, ordinare elementi in base a una
determinata grandezza e riconoscere ordinamenti dati.
Contenuti essenziali
relazioni e prime loro rappresentazioni;
semplici relazioni tra numeri naturali.
I DATI E LE PREVISIONI
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
raccogliere dati su se stessi e sul mondo circostante
e organizzarli in base alle loro caratteristiche;
rappresentare i dati raccolti.
Contenuti essenziali
semplici rappresentazioni grafiche.
ARGOMENTARE E CONGETTURARE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
individuare e descrivere regolarità in ambiti vari
(ad esempio in sequenze numeriche);
produrre semplici ipotesi e verificarle.
MISURARE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
osservare oggetti e fenomeni, individuare grandezze misurabili;
compiere confronti diretti e indiretti di grandezze, effettuare
misure per conteggio (per esempio di passi, monete, quadretti), e con oggetti
e strumenti elementari (ad esempio l'orologio, la bottiglia, la tazza,
il termometro ecc.).
RISOLVERE E PORSI PROBLEMI
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
partendo da situazione concrete note dall'allievo o proposte
dall'insegnante individuare gli elementi essenziali di un problema;
selezionare le informazioni utili e prospettare una soluzione
del problema;
riflettere sul procedimento risolutivo seguito e confrontarli
con altre possibili soluzioni.
SCIENZE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
osservare e descrivere, attraverso l'esplorazione dell'ambiente,
le diverse caratteristiche fisiche di oggetti, piante, animali; rappresentarle
con il disegno;
operare confronti e classificazioni degli elementi della
realtà circostante in base a somiglianze, differenze e relazioni;
mettere in ordine e in relazione, formare raggruppamenti
sulla base di varie proprietà;
sperimentare e scoprire dimensioni di tipo temporale come
la simultaneità, la successione, la durata;
usare misure non convenzionali sui dati dell'esperienza;
individuare le caratteristiche fondamentali che identificano
un ambiente di vita (ecosistema) e che ne consentono la conservazione e
lo sviluppo;
utilizzare semplici apparecchiature;
attraverso semplici esperienze con piante, animali e trasformazioni
di materiali sviluppare sensibilità in relazione al rapporto tra
esseri umani e natura e alla difesa dell'ambiente;
acquisire consapevolezza in relazione ai problemi dell'alimentazione
e della salute.
Contenuti essenziali
gli esseri viventi;
ambienti naturali;
l'ambiente vicino;
l'alimentazione.
TECNOLOGIA
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
descrivere e rappresentare elementi del mondo artificiale
cogliendone le differenze per forma materiali e funzioni;
distinguere gli oggetti naturali da
quelli artificiali;
usare oggetti coerentemente con le
funzioni e i principi di sicurezza;
manipolare materiali di vario tipo
in modo finalizzato;
comporre e scomporre oggetti nei loro
elementi;
conoscere storie di oggetti/processi;
cominciare a usare le tecnologie informatiche e multimediali.
c) Le competenze attese nell'ambito matematico-scientifico
comprendere il significato dei numeri
naturali e saperli rappresentare in base dieci
eseguire semplici operazioni di addizione,
sottrazione, anche per risolvere semplici problemi
usare i numeri in situazioni legate
alla esperienza con riferimento, ad esempio, a lunghezze, pesi ecc.;
riconoscere e descrivere le principali
relazioni spaziali
riconoscere figure geometriche elementari
e rappresentarle col disegno;
individuare relazioni e mettere in
relazione oggetti, figure, numeri;
classificare oggetti, figure, numeri
in base a una proprietà;
raccogliere e rappresentare dati
individuare e descrivere regolarità;
verificare semplici congetture
utilizzare tecniche di indagine e semplici
procedure sperimentali;
esplorare, osservare e descrivere le
caratteristiche dell'ambiente;
riconoscere le fondamentali caratteristiche
di un ambiente di vita;
distinguere gli oggetti naturali da
quelli artificiali.
AMBITO ANTROPOLOGICO-AMBIENTALE
L'ambito comprende la storia, la geografia
e le scienze sociali. Ne diamo qui di seguito le finalità complessive,
le finalità specifiche delle discipline che, integrandosi, costituiscono
l'ambito e gli obiettivi complessivi finali.
a) Le finalità complessive dell'ambito antropologico-ambientale
Le conoscenze e le competenze relative
a tale ambito si integrano tra loro attraverso modalità che privilegiano
il fare e il ricercare.
Le specificità disciplinari
si intrecciano con le tematiche relative agli scienze sociali a partire
dalla globalità delle esperienze di vita dei bambini e delle bambine
e si articolano gradatamente in base alle curiosità, agli interessi,
ai bisogni di esplorazione e di comprensione dei singoli alunni e dei gruppi.
La conoscenza di sé e dell'altro,
l'esplorazione del passato e dello spazio vissuto, la costruzione di rapporti
interpersonali, la scoperta delle norme della vita sociale sono processi
già iniziati nella vita familiare e extrafamiliare e negli anni
della scuola dell'infanzia. I percorsi formativi dell'ambito antropologico-ambientale
nei primi due anni della scuola di base si caratterizzano pertanto come
occasioni intenzionali di potenziamento di tali processi in funzione dello
sviluppo affettivo ed emotivo, sociale, etico-morale di ogni alunna/o.
Lo scopo principale è quello
di condurre gli allievi alla progressiva costruzione del lessico di base
specifico delle discipline di quest'ambito e alla rielaborazione di alcuni
concetti di uso quotidiano in modo che su queste basi si fondi il successivo
processo di formazione delle conoscenze storiche, geografiche e sociali.
Gli alunni sono guidati a ricavare dai contesti di relazione in cui sono
immersi (io-famiglia, io-gruppo dei pari, io-società, io-ambiente)
le parole e i concetti con i quali operare per cominciare ad avere una
prima consapevolezza della complessità della realtà.
All'interno dell'ambito i diversi saperi
si integrano intorno a nodi problematici che scaturiscono dai contesti
di relazione. Si lavora inoltre sulle fondamentali coordinate spaziali
e temporali. La costruzione del lessico avviene attraverso attività
esplorative, manipolative, di comunicazione linguistica, grafica, motoria.
L'operatività e il ricorso alle
tecnologie sono funzionali a una graduale transizione dall'esperienza vissuta
all'esperienza mediata e riflessa in vista della costruzione dell'identità
personale e sociale, della consapevolezza di diritti e doveri, dello sviluppo
del senso di solidarietà e di cooperazione, della responsabilità
verso l'ambiente di vita.
b) Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi
alle competenze degli alunni dell'ambito antropologico-ambientale
orientarsi nel tempo a partire dalla
storia e dalla esperienza personale:
orientarsi nello spazio a partire dai luoghi dell'esperienza
personale;
collegare e distinguere diverse storie personali nei gruppi
di riferimento (famiglia, gruppo dei pari, ambiente sociale), collocandole
nelle dimensioni spaziale e temporale;
riconoscere i simboli più comuni
per muoversi nello spazio urbano E CIRCOSTANTE:
orientarsi nello spazio secondo punti
di riferimento dati
compiere azioni in base a indicazioni
di direzione e di distanza:
leggere e costruire semplici rappresentazioni
degli spazi;
riconoscere e cominciare a utilizzare
il lessico di base dell'ambito;
descrivere verbalmente e rappresentare
graficamente oggetti in uno spazio;
raccontare fatti ed esperienze;
condividere compiti e responsabilità
con i coetanei;
stabilire rapporti con gli altri
basati sull'autonomia personale e sul riconoscimento della diversità;
riconoscere ed accettare le regole
delle relazioni sociali.
c) i contenuti essenziali comuni
Vocaboli e concetti relativi alle
seguenti dimensioni:
sociale: famiglia, gruppo, ruolo; regola/norma/legge;
potere, collaborazione, cooperazione, tradizione, festa;
economica: lavoro, mestiere, denaro,
guadagno, commercio;
quotidiana: alimentazione, abbigliamento,
abitazione, abitudini e usi sociali;
culturale: comunicazione (oralità
e scrittura, musica, immagine, multimedialità); arti figurative
(architettura, pittura, scultura); religioni, miti; fonti (documento scritto,
fossile, rudere); tecnologia (utensile, macchina);
temporale: durata, anteriorità,
posteriorità, contemporaneità, ripetizione, date;
spaziale: luogo (vicino-lontano, sopra-sotto,
destra-sinistra), ambiente (fisico,antropico), direzione, mappa.
d) Le competenze attese nell'ambito
ambito antropologico-ambientale
ricostruire eventi legati all'esperienza
personale;
orientarsi nello spazio secondo punti
di riferimento noti;
descrivere verbalmente e rappresentare
oggetti nello spazio;
confrontare realtà vicine (la
città, il paese, le attività lavorative, gli strumenti d'uso
quotidiano e le più diffuse tecnologie ecc.) con realtà anche
lontane nel tempo e nello spazio ed evidenziare analogie e differenze.
C – DAL TERZO AL SETTIMO ANNO: DAGLI AMBITI ALLE DISCIPLINE
La consapevolezza che i linguaggi delle
discipline danno significato alle esperienze si sviluppa e si consolida
nella fase che va dal terzo al settimo anno. Questa fase è caratterizzata
da una ulteriore articolazione degli ambiti: dai tre dei primi due anni
si passa ai seguenti quattro ambiti: il linguistico-espressivo (che
comprende ancora l'arte, la musica e le scienze motorie), il matematico,
lo scientifico-tecnologico e il geo-storico-sociale. In questo
quinquennio il riferimento alle discipline si fa più esplicito,
non solo perché alcuni ambiti assumono denominazioni più
specifiche, ma soprattutto perché l'allievo si avvia a conoscere
alcuni fondamenti delle discipline (quali, per esempio, i generi testuali
nell'ambito linguistico-espressivo, le varie forme di rappresentazione
e di misura in quello matematico, i momenti dell'indagine e della
ricerca in quelli scientifico-tecnologico e geo-storico-sociale)
e, in generale, l'uso più sistematico dei linguaggi disciplinari.
Il riferimento all'esperienza degli allievi, all'unità e identità
della persona che apprende è e resta sempre fondamentale, ma via
via si mettono in evidenza e si fanno acquisire le caratteristiche intrinseche
dei vari approcci disciplinari. Se inizialmente l'allievo scopre che le
esperienze possono essere inquadrate e ordinate in ambiti diversi, a poco
a poco egli comincia a usare i linguaggi disciplinari per comprendere i
vari aspetti della realtà che lo circonda e comunicare le proprie
esperienze in maniera sempre più appropriata. Nel corso di questi
cinque anni dagli ambiti cominciano a emergere, con modalità e tempi
diversificati, le discipline: ad esempio la storia, la matematica o le
scienze. Negli ultimi due anni tutte le discipline previste dal
nuovo ordinamento della scuola di base trovano, senza perdere con ciò
la ricchezza delle loro connessioni sperimentate negli anni precedenti,
la loro compiuta esplicitazione e vengono così a costituire il naturale
raccordo con i percorsi di studio della scuola secondaria.
Si avverta che gli obiettivi specifici
relativi alle competenze, elencati di seguito, sono da considerarsi disposti
in un ordine progressivo, sono cioè di impegno crescente in rapporto
all'età, ai tempi e ai ritmi di apprendimento di allieve e allievi.
GLI OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO RELATIVI
ALLE COMPETENZE DEGLI ALUNNI
AMBITO LINGUISTICO-ESPRESSIVO
ITALIANO
ASCOLTO E PARLATO
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
raccontare proprie esperienze o esperienze
vissute da altri, rispettando l'ordine temporale e causale e inserendo
alcuni elementi descrittivi;
dare e ricevere oralmente semplici
istruzioni per l'esecuzione di compiti, la progettazione e l'esecuzione
di attività di gioco, la pianificazione di azioni;
esprimere in modo chiaro e comprensibile
idee, opinioni, stati d'animo;
ascoltare e produrre testi di vario
tipo (narrativi, descrizioni, testi poetici, informativi, ecc.) in circostanze
e per scopi diversi;
realizzare brevi esposizioni adatte
a situazioni e circostanze diverse per dare informazioni o per esporre
conoscenze, esperienze o opinioni;
riconoscere e utilizzare differenti
funzioni dei discorsi orali (ad esempio: esortativo, regolativo, informativo,
creativo);
porre domande in modo adeguato per
chiarire concetti, sviluppare idee e acquisire informazioni;
partecipare a scambi comunicativi di
gruppo, seguendo lo sviluppo degli argomenti, rendendosi conto dei diversi
punti di vista e intervenendo in modo coerente;
comprendere testi informativi, sia
d'ambito scolastico sia derivanti dai principali media, cogliendone l'argomento
e le principali informazioni e sapendo riconoscere le intenzioni comunicative
dell'emittente;
ascoltare e confrontare opinioni su
testi letti, spettacoli visti, esperienze culturali.
Contenuti: tipi e generi testuali
testi di vario tipo adeguati a contesti
scolastici o a situazioni di comunicazione interpersonale simulata;
confronto di opinioni, discussione
organizzata e strutturata;
vari tipi di testi informativi radiofonici
e televisivi;
testi descrittivi e narrativi letti
o prodotti da insegnanti e compagni;
racconto di esperienze;
dialoghi in situazioni scolastiche
o di rapporti interpersonali in contesti abituali;
scambi comunicativi tra pari per condividere
istruzioni e definire comportamenti;
confronto di opinioni;
vari tipi di testi informativi in contesto
scolastico;
testi narrativi (fiabe, favole, racconti);
Ascolto e parlato per comunicare.
Comprende e produce testi orali di varia natura e provenienza, in situazioni
e per diversi scopi legati all'esperienza personale e ai rapporti interpersonali.
Interazione in situazioni di dialogo.
In situazioni note è in grado di interagire in modo efficace con
persone conosciute, per scopi diversi: chiedere e dare informazioni, collaborare
allo svolgimento di attività, confrontare opinioni; è consapevole
della necessità di usare registri adeguati alle diverse situazioni
e ai destinatari cui si rivolge.
Ascoltare per arricchire il bagaglio
di conoscenze e di esperienze. Seleziona, fra i messaggi che riceve,
le fonti e le occasioni di arricchimento personale e culturale e ascolta
adottando opportune strategie di attenzione e comprensione.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
comprendere e utilizzare le sequenze informative
di testi regolativi (ad esempio fogli di istruzioni per l'uso, regole di
giochi, ricette);
ricavare informazioni da semplici grafici,
schemi, tavole e tabelle e utilizzare in modo opportuno immagini e apparati
iconografici;
comprendere e confrontare: testi narrativi,
di cronaca, biografie, diari, individuando le caratteristiche essenziali
relative a personaggi, sequenze temporali, ambienti e relazioni;
comprendere e confrontare descrizioni,
individuando le caratteristiche essenziali, la collocazione nello spazio
e il punto di vista dell'osservatore;
individuare l'argomento centrale e
le informazioni essenziali e l'intenzione comunicativa in testi di vario
tipo;
leggere ad alta voce con pronunzia
orientata allo standard nazionale e in modo espressivo testi noti o sconosciuti
di vario tipo, usando in modo adeguato pause e intonazioni e dimostrando
di capire il contenuto;
eseguire la lettura silenziosa di vari
tipi di testo, dimostrando di cogliere l'argomento, le informazioni essenziali,
le intenzioni comunicative del testo e
applicare in modo semplice tecniche
di supporto alla comprensione: sottolineare, evidenziare, annotare a margine,
prendere appunti;
sapersi muovere all'interno di un testo
utilizzando indice, capitoli, titoli, sommari, riquadri, immagini, didascalie,
apparati grafici;
leggere e confrontare su uno stesso
argomento informazioni provenienti da testi diversi;
leggere testi poetici, individuandone
alcuni aspetti formali (versi, strofe, rime, effetti sonori complessivi,
procedimenti metaforici ecc.);
riconoscere i principali generi della
narrativa letteraria;
scegliere liberamente testi di lettura,
anche sulla base di precedenti esperienze.
Contenuti: tipi e generi testuali
testi narrativi e descrittivi, sia
realistici sia fantastici, comprese cronache, diari, lettere, biografie;
testi espositivi di carattere disciplinare;
testi di canzoni, poesia epica o lirica;
racconti, diari, testi autobiografici;
narrativa per l'infanzia e l'adolescenza,
romanzi;
Livello ottimale di prestazione
fluenza ed espressività nella
lettura ad alta voce (pause e intonazioni adeguate);
buona esecuzione di vari tipi di lettura
silenziosa (esplorativa, analitica, letture successive con obiettivi diversi);
parziale autonomia nel controllo delle
diverse tecniche di supporto alla lettura silenziosa;
controllo e uso di soluzioni adeguate
al livello di consapevolezza delle difficoltà incontrate nella lettura
e nella comprensione (in rapporto alla lunghezza del testo, al lessico
usato, alle caratteristiche sintattiche del testo).
Leggere per capire. L'allievo legge
e comprende vari tipi di testo, anche multimediali, caratterizzati da una
pluralità di scopi comunicativi e di usi funzionali.
Leggere per scopi diversi. L'allievo
applica strategie adeguate a diversi scopi di lettura: leggere per orientarsi
su un argomento, informarsi, acquisire conoscenze e studiare, per orientare
attività pratiche, per affrontare problematiche di suo interesse,
per il piacere di leggere. Utilizza ed elabora le principali tecniche di
supporto alla comprensione di testi complessi (appunti, schemi, mappe).
Leggere testi letterari. L'allievo
riconosce, per averne fatta concreta esperienza, le principali forme in
cui si realizzano gli usi creativi e letterari della lingua, sia in prosa
sia in versi. Riconosce i principali generi letterari antichi e moderni
(fiabe, miti, leggende, poemi, poesia lirica, teatro, racconti, romanzi
ecc.). Ha acquisito autonomia nella scelta dei testi, per seguire liberamente
interessi personali, culturali e di ricerca.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
inventare e realizzare storie, racconti,
componimenti in versi, poesie, giornalini scolastici;
realizzare giochi linguistici manipolando
i significati e i suoni delle parole;
saper produrre schematizzazioni e riassunti,
anche parziali, di testi narrativi, con capacità di distinguere
le diverse finalità per cui un riassunto viene prodotto;
saper titolare i propri testi;
scrivere cronache di fatti, resoconti
o racconti di esperienze, anche in forma di lettera, di pagina autobiografica;
scrivere semplici testi regolativi
o progetti schematici per l'esecuzione di attività (ad esempio regole
di gioco, ricette, istruzioni per l'uso);
scrivere proprie impressioni e opinioni
su fatti, esperienze personali, testi, film, ecc.
realizzare testi che comportano particolari
soluzioni grafiche (ad esempio avvisi, locandine, depliant, giornali);
rielaborare testi in funzione di diversi
scopi e dello spazio disponibile;
saper sintetizzare le informazioni
di un testo, eventualmente anche con l'impiego di mappe e schede;
approntare scalette per punti per pianificare
la propria produzione orale e scritta;
saper utilizzare programmi informatici
per la produzione di testi;
realizzare prodotti individuali e di
gruppo di uso sociale, destinati sia alla comunità scolastica sia
al territorio (corrispondenze, libri, guide, monografie, giornali, fascicoli,
cartelloni, mostre, sceneggiature, copioni).
Contenuti: tipi e generi testuali
testi narrativi e descrittivi sia realistici
sia fantastici; cronache, resoconti di esperienze;
testi regolativi per la progettazione
e realizzazione di attività legate ad esperienze note individuali
e di gruppo;
testi creativi in prosa o in versi;
varie modalità di sintesi: discorsive
o per punti, sotto forma di schemi, tabelle, mappe.
Livello di prestazione
- efficace realizzazione linguistica
e testuale (coerenza e adeguatezza alla consegna); proprietà del
lessico di base e dei primi nuclei essenziali del lessico specialistico
e letterario; rispetto delle convenzioni d'uso della correttezza ortografica,
della punteggiatura, del taglio in capoversi, della morfosintassi;
gestione efficace delle variabili grafiche
relative ad alcune attività di scrittura (lunghezza, uso dello spazio,
corpi e caratteri, impaginazione);
parziale autonomia nella gestione del
processo di scrittura, dalla progettazione alla revisione;
controllo e uso di soluzioni adeguate
a livello di consapevolezza delle difficoltà incontrate nella scrittura
(in rapporto alla messa a fuoco dell'argomento, alla raccolta e sistemazione
delle idee, alla stesura del testo, ai tipi di errori commessi, alle fasi
di rilettura e correzione).
Scrivere per comunicare. Scrive,
sulla base di modelli sperimentati, una varietà di forme testuali
riconducibili a vari tipi di testo, per scopi diversi. Applica strategie
di scrittura adeguate ai testi da produrre e controlla il processo di scrittura,
dalla ideazione alla revisione.
Scrittura creativa. Esplora
la funzione espressiva della lingua per elaborare in modo creativo testi
di vario tipo, anche mediante l'integrazione di linguaggi multimediali.
Scrivere per pensare e per rielaborare
conoscenze. Sa ricercare, raccogliere e rielaborare in forma scritta
informazioni, dati, concetti, ed esperienze per utilizzarli nelle proprie
attività di studio e per organizzare e sistematizzare le proprie
conoscenze. Sa produrre forme diverse di sintesi sulla base di precise
indicazioni sulle procedure da seguire.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
conoscere e valutare gli elementi fondamentali
della comunicazione;
riconoscere la funzione e gli scopi
di un testo;
saper individuare nei testi parlati
gli elementi che rinviano al contesto situazionale;
avere percezione delle differenze fra
usi formali e informali;
riflettere sul lessico, sui significati,
sulle principali relazioni tra le parole (somiglianze, differenze) e conoscere
i principali meccanismi di formazione e alterazione delle parole;
ragionando sui testi, essere in grado
di individuare le diverse parole (sinonimi, pronomi, ripetizioni, parole
dal significato più generale) che si riferiscono allo stesso elemento
(persona, luogo, cosa, concetto ecc.);
riconoscere le principali relazioni
tra i significati (sinonimia, contrarietà, polisemia, accezioni,
inclusione);
saper utilizzare il dizionario come
ampia fonte di informazioni, anche grammaticali;
diventare consapevoli dell'importanza
delle relazioni delle parole nella frase;
a partire dall'osservazione di testi
scritti, essere in grado di riconoscere la funzione dei principali segni
di punteggiatura;
conoscere le parti del discorso, i
modi e tempi verbali;
riconoscere in un testo i principali
connettivi e la loro funzione;
riconoscere gli elementi fondamentali
della struttura del periodo (distinguere la principale dalle subordinate)
e riconoscere i principali tipi di subordinate;
essere consapevoli delle principali
peculiarità (fonetiche, lessicali, sintattiche) dell'italiano parlato
nella regione d'appartenenza;
avere conoscenze semplici ma non casuali
sull'evoluzione della lingua italiana con particolare riferimento all'origine
dal latino e alla continua influenza che il latino ha avuto nel formarsi
dell'italiano e dei dialetti;
fare confronti tra la lingua italiana,
i dialetti e il latino e tra le diverse lingue studiate (parole, ordine
delle parole nelle frasi, ecc.);
riflettere sui diversi sistemi di scrittura.
Profilo d'uscita
La riflessione sulla lingua e sui
testi per ragionare e migliorare le prestazioni
L'allievo/a è in grado di ragionare
e di esprimere giudizi sui principali caratteri comunicativi e linguistici
di un testo usando una terminologia appropriata. Applica conoscenze metalinguistiche
(conoscenze sulla lingua) e sa servirsi di strumenti di consultazione per
trovare risposta ai propri dubbi linguistici e per risolvere problemi di
comprensione e produzione di testi.
La riflessione sulla lingua e sui
testi come strumento di crescita culturale e interculturale.
L'allievo/a è consapevole
della variabilità della lingua e delle forme della comunicazione
nel tempo e nello spazio geografico, sociale e comunicativo. Usa le conoscenze
metalinguistiche per riconoscere e confrontare i messaggi e per fare confronti
fra le lingue e fra italiano e dialetti
PRIMA LINGUA EUROPEA MODERNA
ASCOLTARE E COMPRENDERE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
identificare in base a variabili come
ritmi, accenti e semplici curve prosodiche la principale funzione comunicativa
ed espressiva di un enunciato;
comprendere messaggi orali brevi, articolati
in modo chiaro
comprendere semplici istruzioni per
collaborare con i compagni e con l'insegnante, per utilizzare i sussidi
didattici, per seguire un percorso di autoapprendimento;
comprendere messaggi orali brevi attinenti
a bisogni di tipo concreto della vita quotidiana;
- comprendere semplici differenze di registro (colloquiale
vs. formale) nelle relazioni familiari e sociali;
-comprendere ed estrarre le informazioni essenziali da
un breve testo registrato;
-individuare il punto principale in una sequenza audio-visiva.
Contenuti e/o attività
- messaggi orali brevi, come appello,
asserzione, domanda, risposta, ordine, richiesta ecc., propri di contesti
comunicativi quali l'identità propria e altrui, la famiglia, la
casa, la scuola, gli eventi quotidiani;
- messaggi orali brevi, propri di contesti comunicativi
inerenti a vita sociale, tempo libero, servizi, mezzi di comunicazione
(radio, televisione, messaggi in rete), eventi quotidiani.
PARLARE E INTERAGIRE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
- intervenire nel corso delle attività con i compagni
e con l'insegnante per segnalare che non si è capito, per chiedere
di ripetere, chiedere come si dice una cosa, chiedere e dare qualcosa,
eseguire indicazioni o dare indicazioni semplici, confermare, parafrasare
ecc;
- rispondere a domande semplici e dirette su aspetti personali,
espresse lentamente e chiaramente (semplice intervista);
- porre domande semplici e rispondere a domande riguardanti
bisogni immediati o argomenti molto familiari;
mettere in atto semplici strategie quali, ad esempio,
attirare l'attenzione, iniziare/terminare una breve conversazione, chiedere
di ripetere, ecc.;
partecipare ad una semplice conversazione e gestire brevi
dialoghi di tipo sociale;
rispondere a domande e fare domande sul tempo libero,
su abitudini, attività giornaliere e attività didattiche;
descrivere se stesso o un compagno di scuola o il proprio
corrispondente/ospite straniero unendo le parole o le espressioni con connettivi
semplici;
raccontare, anche con frasi isolate, un evento reale o
immaginario, situando persone e fatti nel tempo e nello spazio in maniera
essenziale;
fare domande su quanto ascoltato, su un testo da leggere
o durante la lettura, su elementi relativi alle norme di comportamento
dell'altra società e cultura ecc.;
usare fattori paralinguistici (accento, ritmo, intonazione)
ed extralinguistici (linguaggi non verbali: gesti, espressioni del viso,
disegni) per esprimere sentimenti, indicare oggetti non noti e chiedere
chiarimenti in situazioni di interazione.
Contenuti e/o attività
-interazione tra pari e con l'insegnante;
semplici interviste, brevi conversazioni (con l'insegnante e con persone
di madrelingua) su argomenti familiari e in situazioni di comunicazione
strutturate
-salutare;
-presentarsi/presentare
-chiedere alle persone come stanno
e reagire appropriatamente alle informazioni che vengono date;
-ringraziare;
-accettare/rifiutare qualcosa
-esprimere gusti e preferenze;
-invitare qualcuno
-fare proposte
-esprimere un'opinione, l'accordo e
il disaccordo;
-chiedere e dare informazioni su percorsi,
su persone, su eventi familiari;
-descrivere e raccontare.
LEGGERE E COMPRENDERE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-mettere in relazione il sistema grafematico
della lingua straniera con i relativi fonemi tramite l'esempio di parole
e frasi semplici;
-riconoscere nomi, parole e frasi familiari
su cartelli nelle più comuni situazioni quotidiane;
-comprendere testi iconico-grafici,
brevi messaggi personali, descrizioni e indicazioni per andare da un posto
all'altro (itinerari);
-identificare informazioni specifiche in semplici testi
scritti;
-ricavare il significato di parole sconosciute ragionando
sul contesto;
-prevedere l'inizio, la continuazione, la fine di un testo
a partire da indizi extralinguistici, da elementi paratestuali, dal titolo,
da parole-chiave;
-saper ritrovare in un semplice testo
scritto le informazioni pertinenti rispetto ad uno scopo di azione o a
un interesse personale (es. istruzioni per montare un modellino, pubblicità
per la ricerca di corrispondenti);
-saper usare il dizionario per controllare
i significati, la grafia delle parole ecc.
Contenuti e/o attività
-parole-testo, cartelli, etichette,
didascalie, cartoline, descrizioni essenziali (persone, luoghi, oggetti
reali e immaginari);
-brevi lettere personali, e-mail;
-brevi articoli di giornale;
-brevi descrizioni di persone, luoghi,
oggetti reali e immaginari;
-brevi racconti di esperienze personali;
-istruzioni e semplici regolamenti
(es. per usare un telefono pubblico, per la sicurezza, ecc.);
-annunci, messaggi pubblicitari, brevi
sequenze audio-visive, messaggi in rete, lemmi del dizionario (bilingue
e monolingue).
SCRIVERE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-copiare parole familiari e brevi frasi
-produrre un breve testo scritto costituito
da parole che già fanno parte del proprio repertorio orale;
-scrivere cifre e date, nomi di persone,
di località, didascalie, elenchi, ecc.;
-produrre brevi testi a partire da
supporti iconico-grafici;
-prendere nota di una informazione;
-redigere un biglietto di auguri, una
cartolina, una e-mail, una breve lettera personale.
Contenuti e/o attività
-istruzioni, indicazioni, brevi appunti,
numeri e date, didascalie, elenchi;
appunti relativi a bisogni immediati;
messaggi brevi e semplici ad amici,
insegnanti o persone note (es. cartolina);
brevi lettere personali (per informare/chiedere
un'informazione, ringraziare, accettare/rifiutare un invito);
brevi descrizioni-narrazioni di eventi,
di esperienze personali, di attività svolte, di ambienti familiari;
semplici biografie (reali e immaginarie)
e semplici poesie.
RIFLETTERE SULLA LINGUA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-confrontare parole o brevi frasi per
coglierne elementi di somiglianza/differenza sia sul piano formale, sia
a livello di significati;
-applicare consapevolmente regole esplicite;
- riconoscere i propri errori e correggerli
in base alle regole linguistiche e alle convenzioni comunicative interiorizzate;
-analizzare esempi, fatti, situazioni specifiche per ipotizzare
e verificare regole linguistiche;
-confrontare aspetti propri della lingua
e cultura straniera, con aspetti della lingua e cultura materna.
Contenuti e/o attività
-forma delle parole
-funzioni e intenzioni comunicative
-strutture grammaticali elementari
-abitudini e comportamenti propri e
altrui
-regole e modelli (a livello linguistico e culturale)
-fenomeni ricorrenti e comportamenti
socio-culturali
SECONDA LINGUA EUROPEA MODERNA (6° e 7° anno)
ASCOLTARE E COMPRENDERE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-identificare in base a variabili come
ritmi, accenti e semplici curve prosodiche la principale funzione comunicativa
ed espressiva di un enunciato:
-comprendere messaggi orali brevi,
semplici, articolati in modo chiaro.
Contenuti e/o attività
-messaggi orali brevi (appello, asserzione, domanda, risposta,
ordine, richiesta ecc.) propri di contesti comunicativi familiari e quotidiani
relativi a identità propria e altrui, famiglia, casa, scuola, eventi
quotidiani.
PARLARE E INTERAGIRE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-intervenire nel corso delle attività con i compagni
e con l'insegnante per segnalare che non si è capito, per chiedere
di ripetere, chiedere come si dice una cosa, chiedere e dare qualcosa,
eseguire indicazioni o dare indicazioni semplici, confermare, parafrasare
ecc.;
-porre domande semplici e rispondere a domande riguardanti
bisogni immediati o argomenti molto familiari;
-rispondere a domande semplici e dirette su aspetti personali,
espresse lentamente e chiaramente (semplice intervista).
Contenuti e/o attività
-interazione tra pari e con l'insegnante;
-salutare, presentarsi/presentare,
chiedere alle persone come stanno e reagire appropriatamente alle informazioni
che vengono date, ringraziare, accettare/rifiutare qualcosa, esprimere
gusti e preferenze.
LEGGERE E COMPRENDERE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-mettere in relazione il sistema grafematico
della lingua straniera con i relativi fonemi tramite l'esempio di parole
e frasi semplici;
-riconoscere nomi, parole e frasi familiari
su cartelli nelle più comuni situazioni quotidiane;
-comprendere testi iconico-grafici, brevi messaggi personali,
descrizioni e indicazioni per andare da un posto all'altro (itinerari).
Contenuti e/o attività
parole-testo, cartelli, etichette,
didascalie, cartoline, descrizioni essenziali (persone, luoghi, oggetti
reali e immaginari).
SCRIVERE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-copiare parole familiari e brevi frasi.
-produrre un breve testo scritto costituito
da parole che già fanno parte del proprio repertorio orale;
-scrivere cifre e date, nomi di persone,
di località, didascalie, elenchi ecc.
Contenuti e/o attività
-istruzioni, indicazioni, brevi appunti
-numeri e date
-didascalie
-elenchi
RIFLETTERE SULLA LINGUA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-confrontare parole o brevi frasi per coglierne elementi
di somiglianza/differenza sia sul piano formale, sia a livello di significati;
-applicare consapevolmente regole esplicite;
-riconoscere i propri errori e correggerli
in base alle regole linguistiche e alle convenzioni comunicative interiorizzate.
Contenuti e/o attività
-forma delle parole;
-funzioni e intenzioni comunicative;
-strutture grammaticali elementari;
-abitudini e comportamenti propri e
altrui.
ARTE E IMMAGINE
VEDERE E OSSERVARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-osservare e descrivere i segni, le
linee, colori, le forme, luci e ombre, gli elementi compositivi presenti
nelle immagini, nell'ambiente e nelle opere d'arte, cominciando a coglierne
la storicità;
-individuare nelle immagini elementi
che coinvolgono emotivamente e che attirano l'attenzione e la curiosità;
-conoscere e osservare forme e caratteristiche
figurative in prodotti artigianali, della tradizione popolare e di altre
etnie.
Contenuti e/o attività
-osservare: immagini fotografiche,
poster, manifesti, riproduzione di opere d'arte, audiovisivi, cd-rom, segni
e forme presenti nell'ambiente
COMPRENDERE E INTERPRETARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-riconoscere i codici e le regole compositive
presenti nelle immagini e nelle opere d'arte;
-individuare in un audiovisivo la struttura
narrativa, le inquadrature, le sequenze;
-individuare i significati espressivi
prodotti dai codici presenti nelle immagini e nelle opere d'arte;
-descrivere e dare una propria interpretazione
di immagine, fissa e in movimento, di testi audiovisivi e di opere d'arte;
-riconoscere nelle immagini e nelle
opere d'arte le principali funzioni comunicative;
-mettere in relazione l'immagine e
l'opera d'arte con alcuni elementi del contesto culturale e storico.
Contenuti e/o attività
-regole del linguaggio figurativo:
punto, linea, colore, luci-ombre, peso equilibrio, spazio, simmetria e
ritmo, prospettiva ecc.;
-i linguaggi: fotografia, pubblicità,
cinema; programmi televisivi, spot, cartoni, notiziari, documentari ecc.;
-opere d'arte di diversi periodi storici:
pittura, scultura, architettura, beni culturali e ambientali.
PRODURRE E RIELABORARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-comunicare e sapersi esprimere usando materiali, tecniche
e strumenti vari, anche con soluzioni personali;
-produrre e rielaborare immagini, materiali
d'uso comune, elementi iconici e visivi;
-produrre messaggi visuali scegliendo
il medium, indicando lo scopo, il contesto e i destinatari;
-realizzare ipertesti e semplici prodotti
multimediali e audiovisivi.
Contenuti e/o attività
-conoscenza e uso di materiali di vario tipo;
-conoscenza e uso di tecniche grafiche,
artistiche e plastiche;
-conoscenza e uso di tecnologie multimediali
e informatiche (ad esempio, cd rom, ipertesti ecc.).
PROGETTARE E APPLICARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
-utilizzare diversi metodi per produrre,
analizzare e leggere testi artistici, immagini statiche e cinetiche;
-riflettere sul lavoro, esprimendo
il proprio punto di vista;
-analizzare il contesto operativo,
indicare gli strumenti adottati e valutare i risultati;
-riflettere sulle proprie conoscenze,
esperienze, capacità espressive e creative.
Contenuti e/o attività
lavorare su e con immagini
fotografiche, poster, manifesti, riproduzioni
di opere d'arte, audiovisivi, cd rom; segni e forme presenti nell'ambiente.
Competenze conclusive
esplorare ed osservare un testo visivo,
individuando e descrivendo gli elementi formali che lo caratterizzano;
riconoscere e attribuire un significato
agli elementi compositivi di immagini statiche e in movimento, di filmati,
audiovisi, prodotti multimediali;
interpretare criticamente un'opera
d'arte collocandola nei rispettivi contesti storici sociali e culturali
e riflettendo sul suo valore estetico;
usare strumenti e metodi per comprendere
le immagini, le opere d'arte, l'ambiente urbano e naturale;
realizzare un elaborato personale e
creativo utilizzando materiali, tecniche e regole del linguaggio visivo
e della figurazione;
descrivere e commentare immagini, opere
d'arte con il linguaggio verbale specifico.
MUSICA
ASCOLTARE GLI EVENTI SONORI E MUSICALI
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Distinguere, individuare, ordinare, memorizzare:
varie combinazioni di intensità e velocità
cellule ritmiche e loro scrittura
i basilari impianti metrici
alcuni intervalli
i modi, maggiore e minore
il timbro dei diversi strumenti dell'orchestra
tratti prosodici (intensità, durata, intonazione,
timbro).
Contenuti e/o attività
Suoni, canti e musiche appartenenti
al vissuto musicale degli allievi, con attenzione anche ai suoni e alle
musiche dei contesti multimediali.
RIPRODURRE CON LA VOCE E CON STRUMENTI
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Intonare, ritmare, coordinare, memorizzare, per imitazione
o per lettura (partiture informali o formali).
Contenuti e/o attività
canti e brani strumentali di stili, epoche, generi e culture
diverse, anche a più voci;
musiche con testi in lingua straniera;
composizioni vocali e cori parlati di vario genere e organico
vocale:
musiche legate a giochi, danze, attività
teatrali, lavori multimediali.
INVENTARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Improvvisare, ideare:
brevi composizioni, con fonti sonore di vario genere (strumenti
tradizionali, canto, oralismi ecc.);
commenti musicali a testi verbali, figurativi, ad azioni
sceniche.
Contenuti e/o attività
Invenzioni musicali su consegna data,
anche come svolgimento coerente di semplici materiali musicali assegnati
(per esempio un dato giro armonico), anche con l'ausilio di strumenti elettronici,
multimediali, audiovisivi.
INTERPRETARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Individuare e verbalizzare con linguaggio appropriato:
funzioni individuali, pertinenti ai contesti d'uso
funzioni semantiche;
attribuire e verbalizzare con linguaggio appropriato:
significati, partendo dai vissuti personali, immagini, gesti, emozioni
ecc.;
contestualizzare e verbalizzare con linguaggio appropriato
opere, autori,ecc.
Contenuti e/o attività
Musiche di civiltà, epoche,
generi, stili diversi, con particolare riferimento alle manifestazioni
musicali del nostro tempo (concerto, opera, cinema, teatro, multimedia
ecc.).
ANALIZZARE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Riconoscere, indicare, collegare con linguaggio appropriato:
fondamentali strutture del linguaggio musicale e loro
valenza espressiva;
strutture del linguaggio musicale in relazione alle strutture
di altri linguaggi;
caratteri salienti delle diverse manifestazioni musicali
del nostro tempo.
Contenuti e/o attività
Musiche già scelte per altre
attività.
SCIENZE MOTORIE
PADRONANZA DEL MOVIMENTO
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Muoversi in giochi di regole e in attività presportive;
compiere movimenti complessi e combinati;
praticare con efficacia di azione almeno due giochi di
squadra, utilizzandone gli schemi;
praticare alcune discipline, sportive
e non (atletica, danza, orienteering ecc.), padroneggiandone gli
elementi base.
Contenuti e/o attività
Giochi sportivi e non, della tradizione propria e altrui;
percorsi, circuiti (con varianti);
discipline (sportive e non), praticabili a scuola e/o
in ambiente naturale.
Verso la conclusione del ciclo possono
essere introdotte attività finalizzate al miglioramento della conoscenza
delle proprie qualità fisiche in relazione a eventuali pratiche
agonistiche.
PERCEZIONE E RAPPRESENTAZIONE DEL MOVIMENTO
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Valutare elementi dello spazio;
discriminare elementi del tempo;
focalizzare l'attenzione percettiva sul corpo (respiro,
posizioni, segmenti, tensione-rilassamento muscolari ecc.);
rappresentare - verbalmente, graficamente
e mentalmente - elementi dello spazio, del tempo, del corpo.
Contenuti e/o attività
A partire dai giochi proposti, focalizzare l'attenzione
percettiva su:
spazio e tempo (spazio d'azione, primi schemi di gioco
ecc.)
corpo ( controllo posturale e segmentario)
COMUNICAZIONE GESTUALE ED ESPRESSIVA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Esprimersi con il corpo:
esprimere con i gesti emozioni e sensazioni;
inviare chiari messaggi in forma gestuale:
interpretare messaggi gestuali degli altri;
riconoscere la gestualità codificata;
giochi espressivi su stimoli diversi;
giochi di comunicazione in funzione del messaggio e del
contesto;
giochi di comunicazione codificata
per arbitrare.
SVILUPPO DELLE QUALITà FISICHE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Riconoscere le qualità fisiche
sollecitate nelle attività motorie:
eseguire correttamente esercizi per
lo sviluppo delle qualità fisiche;
scegliere attività idonee allo
sviluppo delle proprie qualità fisiche.
Giochi e attività finalizzate
allo sviluppo delle diverse qualità fisiche
SPERIMENTAZIONE E ORIENTAMENTO MOTORI
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Partecipare ad attività organizzate
nel contesto scolastico e territoriale (in ambiente naturale, in palestra
ecc.).
Finalità e caratteristiche delle discipline motorie
praticate: sportive (individuali e di squadra) e artistico-espressive:
attività sportive, artistiche, espressive.
PARTECIPAZIONE CONSAPEVOLE
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Applicare le regole del gioco;
proporre varianti alle modalità
delle diverse attività motorie e alle regole del gioco;
assumere ruoli diversi, nel gioco
e nell'organizzazione (coordinamento, arbitraggio ecc.).
attività motorie collettive.
IGIENE, PREVENZIONE E TUTELA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Conoscere i principi di una corretta
alimentazione;
prendere consapevolezza delle pratiche
e delle sostanze dannose alla propria salute (eccessi, sostanze dopanti
ecc.)
Norme principali per la prevenzione
e tutela evidenziando, nell'ambito della pratica motoria, comportamenti
atti a prevenire e tutelare.
AMBITO MATEMATICO
MATEMATICA
IL NUMERO
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
-esplorare situazioni problematiche che richiedono moltiplicazioni
e divisioni tra numeri naturali; verbalizzare le strategie risolutive scelte
e usare i simboli dell'aritmetica per rappresentarle;
-eseguire moltiplicazioni e divisioni tra naturali con
metodi e strumenti diversi (calcolo mentale, carta e penna, calcolatrici)
utilizzando le tabelline e le proprietà delle operazioni;
-stimare l'ordine di grandezza del risultato di un calcolo
per verificare la sua attendibilità;
-comprendere i significati delle frazioni per esprimere
parti di un tutto unità, parti di una collezione, ecc.;
-comprendere il significato e l'uso dello zero, della
virgola e del valore posizionale delle cifre;
-riconoscere scritture diverse (frazione
decimale, numero decimale, percentuale) dello stesso numero;
-confrontare e ordinare numeri decimali
e operare con essi;
-attraverso applicazioni in contesti
conosciuti, comprendere il significato dei numeri interi relativi;
-rappresentare numeri naturali, decimali e relativi sulla
retta;
-eseguire addizioni e sottrazioni
tra numeri relativi;
-utilizzare i sistemi numerici necessari
per esprimere misure di tempo e di angoli:
-costruire e rappresentare semplici
sequenze di operazioni tra interi, comprendendo il significato delle parentesi;
-comprendere il significato di elevamento
a potenza e le proprietà di tale operazione; eseguire potenze aventi
a esponente un numero naturale;
-leggere e scrivere numeri in base
dieci usando la notazione polinomiale;
-determinare il massimo comune divisore
e il minimo comune multiplo di due numeri naturali;
-riconoscere frazioni equivalenti;
confrontare numeri razionali e rappresentarli sulla retta;
-eseguire calcoli con numeri razionali
usando metodi e strumenti diversi (calcolo mentale, carta e penna, calcolatrici);
-eseguire semplici sequenze di calcoli
con carta e penna o con l'uso di calcolatrici;
-comprendere il significato di radice
quadrata, come operazione inversa dell'elevamento al quadrato;
-modellizzare e risolvere situazioni
problematiche in campi diversi di esperienza con il ricorso a numeri e
operazioni; verbalizzare le strategie risolutive e usare i simboli adeguati
;
- rendersi conto degli aspetti storici
connessi alla matematica: ad esempio, origine e diffusione dei numeri indo-arabi;
sistemi di scrittura non posizionali (le cifre romane).
Contenuti e/o attività
Moltiplicazione e divisione tra numeri
naturali.
Proprietà dei numeri; il numero
zero e il numero uno.
Numeri decimali, frazioni.
Operazioni tra numeri decimali.
Addizione e sottrazione tra numeri
interi relativi.
Proprietà delle operazioni.
Moltiplicazione e divisione tra numeri
interi relativi.
Potenze con esponente un numero naturale.
Numeri primi; massimo comune divisore
e minimo comune multiplo.
Rapporti, frazioni equivalenti.
Insieme dei numeri razionali.
Confronto e operazioni tra numeri
razionali.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Costruire e disegnare con strumenti vari le principali figure
geometriche.
Individuare gli elementi significativi
di una figura (lati, angoli, altezze…).
Individuare simmetrie in oggetti e
figure date; rappresentarle col disegno.
Effettuare traslazioni e rotazioni
di oggetti e figure.
Usare in maniera operativa, in contesti
diversi, il concetto di angolo.
Conoscere le principali proprietà
delle figure geometriche.
Usare il concetto di equiscomponibilità
per la determinazione di aree in casi semplici, senza ricavare formule.
Calcolare perimetri, aree e volumi
delle principali figure geometriche, a partire dalle più semplici.
Visualizzare oggetti tridimensionali
a partire da una rappresentazione bidimensionale e rappresentare su un
piano una figura solida.
Utilizzare il piano cartesiano per
localizzare punti e figure.
Riconoscere figure uguali e descrivere
le isometrie necessarie per portarle a coincidere.
Riconoscere grandezze proporzionali
e figure simili in vari contesti.
Misurare da lontano (per esempio l'altezza
di una torre).
Risolvere problemi, applicando le
proprietà geometriche delle figure.
Operare dinamicamente con le figure
usando opportuno software.
Rendersi conto degli aspetti storici
connessi. A esempio: il metodo di Eratostene per la misura del raggio della
Terra; la misura a distanza nella geometria medievale; determinazioni approssimate
del valore di p.
Contenuti e/o attività
Le principali figure del piano e dello
spazio.
Simmetrie, traslazioni, rotazioni.
Rette incidenti, parallele, perpendicolari.
Scomposizione e ricomposizione di
poligoni.
Perimetro e area di poligoni.
Lunghezza della circonferenza e area
del cerchio.
Volume di semplici solidi.
Sistema di riferimento cartesiano.
Somma degli angoli di un triangolo
e di un poligono.
Descrizione di alcuni numeri irrazionali.
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Rappresentare dati numerici.
Classificare oggetti, figure, numeri
in base a due o più proprietà e realizzare adeguate rappresentazioni
delle stesse classificazioni.
Usare simboli adeguati per indicare
la relazione d'ordine tra numeri.
In contesti vari, individuare, descrivere
e costruire relazioni significative: riconoscere analogie e differenze.
Combinare in vario modo elementi di
un insieme.
Utilizzare le lettere per esprimere
in forma generale semplici proprietà e regolarità numeriche.
Costruire, leggere e interpretare
formule; ricavare formule inverse.
Riconoscere in fatti e fenomeni relazioni
tra grandezze.
Usare coordinate cartesiane, diagrammi,
tabelle per rappresentare relazioni e funzioni.
Usare modelli dati o costruire semplici
modelli per descrivere fenomeni ed effettuare previsioni.
Contenuti e/o attività
Rappresentazioni di insiemi e relazioni
con diagrammi di vario tipo (diagramma di Venn, tabelle, frecce, piano
cartesiano …).
Alcune relazioni significative (essere
uguale a, essere multiplo di, essere maggiore di, essere parallelo o perpendicolare
a, …); equivalenze.
Semplici questioni di tipo combinatorio.
Grandezze direttamente e inversamente proporzionali.
Funzioni: tabulazioni e grafici.
Funzioni del tipo y=ax, y=a/x, y=ax2 e loro
rappresentazione grafica.
Semplici modelli di fatti sperimentali
e di leggi matematiche.
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Raccogliere dati mediante osservazioni
e questionari.
Classificare e rappresentare i dati
con tabelle e con digrammi di vario tipo.
Osservare e descrivere un grafico,
usando: moda, mediana e media aritmetica.
Riconoscere eventi certi, possibili,
impossibili, equiprobabili, più probabili, meno probabili.
Classificare dati ottenuti da misurazioni.
Rappresentare dati, anche utilizzando
un foglio elettronico, e interpretarli.
Usare ed interpretare misure di centralità
e dispersione.
Confrontare due distribuzioni rispetto
allo stesso carattere.
Scegliere, in modo casuale, un elemento
da un collettivo.
Riconoscere eventi complementari e
eventi incompatibili.
Prevedere, in semplici contesti, i
possibili risultati di un esperimento e le loro probabilità.
Contenuti e/o attività
Caratteri qualitativi e caratteri
quantitativi.
Confronto di frequenze: moda, mediana,
media aritmetica.
Evento certo, possibile, impossibile.
Classificazione di dati con intervalli
di ampiezza uguale o diversa.
Calcolo di frequenze relative e percentuali.
Campione estratto da una popolazione:
esempi di campioni rappresentativi e non.
Probabilità di un evento; valutazione
di probabilità in casi semplici.
Rendersi conto di aspetti storici
connessi. Ad esempio: le prime tavole statistiche sulla natalità
e sulla mortalità, sui battesimi e sulle epidemie, nell'Inghilterra
del Seicento; gli eventi incerti e le predizioni al tempo dei Greci e di
altre popolazioni dell'antichità; i giochi con i dadi nella Francia
del Seicento.
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Effettuare misure dirette e indirette di grandezze (ad
esempio, lunghezze, tempi, masse..) ed esprimerle secondo unità
di misure convenzionali.
Esprimere misure utilizzando multipli e sottomultipli
delle unità di misura.
Risolvere problemi di calcolo con le misure (scelta delle
grandezze da misurare, unità di misura, strategie operative).
Mettere un relazione misure di due grandezze (ad esempio,
statura e lunghezza dei piedi).
Misurare grandezze attraverso strumenti
anche tecnologici.
Esprimere le misure in unità
di misura del Sistema Internazionale.
Esprimere, rappresentare e interpretare i risultati di
misure, con particolare riferimento agli ordini di grandezza e alla significatività
delle cifre.
Costruire semplici modelli, a partire
da misure in situazioni problematiche (ad esempio, modello lineare o quadratico).
ARGOMENTARE E CONGETTURARE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Individuare e descrivere regolarità
in contesti matematici e sperimentali.
Formulare semplici ipotesi; verificarle
provandole su casi particolari.
Giustificare o rifiutare le ipotesi formulate, mediante
argomentazioni o ricorrendo a controesempi.
Attribuire denominazioni a "oggetti"
e stabilire definizioni, anche carenti o sovrabbondanti, con riferimento
alle caratteristiche ed alle proprietà osservate.
Descrivere proprietà di figure
con termini appropriati e usare definizioni.
Giustificare affermazioni e congetture
durante una discussione matematica anche con semplici ragionamenti concatenati.
PORSI E RISOLVERE PROBLEMI
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Individuare le informazioni necessarie per raggiungere
un obiettivo in una situazione problematica (selezionando i dati forniti
dal testo e quelli ricavabili dal contesto).
Individuare in un problema eventuali dati mancanti o sovrabbondanti
o contraddittori.
Essere consapevole dell'obiettivo da raggiungere in una
situazione problematica e del processo risolutivo seguito, con attenzione
al controllo delle soluzioni prodotte.
Formalizzare il procedimento risolutivo seguito.
Stabilire la possibilità di
applicare i procedimenti utilizzati in altre situazioni.
AMBITO SCIENTIFICO-TECNOLOGICO
SCIENZE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Osservare fenomeni e coglierne gli
aspetti caratterizzanti: differenze, somiglianze, regolarità, fluttuazioni,
andamento temporale;
raccogliere, selezionare e ordinare
informazioni e dati:
fare esperienza per trovare segni,
indizi, prove utili alla formulazione di ipotesi sullo svolgersi di un
evento e per la soluzione di problemi semplici:
agire sperimentalmente sui fatti per
comprenderne le regole ed intervenire sul loro svolgersi;
passare gradualmente dall'analisi
dell'esperienza all'esperimento controllabile:
esplorare e comprendere gli elementi
tipici di un ambiente naturale ed umano inteso come sistema ecologico;
individuare un problema ambientale,
acquisire le conoscenze necessarie, costruire e realizzare un progetto
di soluzione;
integrare idee e metodologie provenienti
da diversi settori disciplinari.
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Individuare grandezze significative
relative ai singoli fenomeni e processi e identificare le unità
di misura opportune: volume, peso, temperatura, tempo;
comprendere e usare variabili composte:
prezzo, velocità, peso specifico ecc.;
orientarsi in sistemi di misura a
scala diversa.
RAPPRESENTAZIONE E MODELLIZZAZIONE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Rappresentare la complessità dei fenomeni in molteplici
modi: disegno, descrizione orale e scritta, simboli, tabelle, diagrammi,
grafici, semplici simulazioni; elementari formalizzazioni dei dati raccolti;
rappresentare e costruire modelli
interpretativi di fatti e fenomeni, anche provvisori e parziali, utilizzando
i simboli e le formule già note e impiegando strumenti informatici.
CORRELAZIONE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
Confrontare fenomeni e fatti, cogliere relazioni tra
proprietà e grandezze che descrivono uno stato o un fenomeno, partendo
anzitutto dalla realtà quotidiana;
collegare cause ed effetti, quando è possibile,
di diverso tipo e livello (tenendo anche conto del rapporto tra locale
e globale);
cogliere relazioni tra spazio, tempo e rapidità
dei cambiamenti.
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze
degli alunni
Discutere su fatti, fenomeni, dati,
risultati di un'esperienza e sulla interpretazione dei vari aspetti coinvolti;
riconoscere, nella realizzazione di
un procedimento scientifico, incoerenze ed errori per migliorare gli esiti
e guardare i fatti da più punti di vista;
proporre metafore per interpretare fenomeni nuovi facendo
riferimento a situazioni più conosciute e discuterne circostanziatamente
l'appropriatezza.
COMUNICAZIONE E DOCUMENTAZIONE
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle
competenze degli alunni
Ricavare informazioni da un testo
scientifico di livello adeguato;
produrre testi orali e scritti: relazioni
di lavoro, presentazioni schematiche su temi scientifici, documentazioni
di un'esperienza;
documentare in forma multimediale
i percorsi svolti.
Integrare, adattare, generalizzare
e trasferire ad altri contesti le conoscenze;
sviluppare atteggiamenti di curiosità,
attenzione e rispetto della realtà naturale, di riflessione sulle
proprie esperienze, di interesse per l'indagine scientifica;
adeguare il proprio comportamento
a quello che si desidera osservare, nella consapevolezza della non-neutralità
di chi compie qualunque osservazione;
individuare relazioni elementari tra
la comprensione di fenomeni, i valori etici, i processi sociali e le conseguenti
scelte personali;
adottare comportamenti per la salvaguardia
della sicurezza propria, degli altri e dell'ambiente in cui si vive;
aver cura degli organismi e degli
ambienti di cui si è responsabili;
cooperare con gli altri per elaborare,
organizzare e sperimentare percorsi di ricerca.
I viventi: sistema, relazioni, evoluzione,
varietà, diversità, energia;
la materia: proprietà, stato,
tempo/spazio, trasformazioni, interazioni;
la Terra e l'universo: dinamiche,
cicli, trasformazioni, interazioni;
l'ambiente naturale e umano: sistema,
energia, interazione, equilibrio, limite, incertezza, cicli e flussi, processi.
ATTIVITA'
Curare la coltivazione di piante, semina e germinazione.
L'orto. Gli animali in fattoria.
I movimenti e lo spazio occupato dal corpo. Modelli bidimensionali
del corpo (tipo "sagoma da riempire"), modelli tridimensionali.
Correlare le funzioni principali del vivente (alimentazione,
respirazione, trasporto, percezione…).
Costruire modelli sistemici della relazione tra organismo
e ambiente.
Individuare le qualità di oggetti e materiali trovando
modi per misurarle.
Provocare trasformazioni e costruire modelli per darsene
conto: cosa succede se… cosa succede quando…
Fare miscugli e soluzioni, studiare i comportamenti delle
sostanze in acqua. Le proprietà dell'acqua: bagnare, sciogliere,
legarsi con altro, scorrere… Riscaldare l'acqua: passaggi di stato.
Calore e temperatura: le trasformazioni provocate dal
calore. Scaldare, cuocere e bruciare: primi modelli di trasformazioni chimiche.
Fare forza e deformare. Osservare gli effetti del peso
(e della gravità). Trovare situazioni di equilibrio. Usare e costruire
semplici bilance.
Produrre e disegnare ombre con diverse sorgenti di luce.
Attività con lenti e specchi. Modelli di trasmissione e assorbimento
della luce. Modelli di visione.
Descrivere il paesaggio da una foto o direttamente sul
campo, con uscita sul territorio.
Ricercare e collezionare sassi , rocce, minerali e fossili;
osservare e descrivere campioni di rocce e trovare indizi per ricostruirne
la storia;
Riconoscere differenze nelle caratteristiche dei suoli.
Far crescere la stessa piantina in suoli diversi.
Raccolta di dati sul tempo meteorologico della propria
regione e relativa elaborazione grafica.
Costruzione di semplici strumenti di misura ( barometro,
igrometro ); costruzione di una meridiana.
Raccogliere dati sul rischio idrogeologico, vulcanico
e sismico della propria regione.
Costruzione di semplici modelli relativi ai movimenti
della Terra e alla durata del dì e della notte nel corso dell'anno.
Indizi e osservazioni sulla Terra come pianeta. Osservazione
del cielo di giorno, esperienze con le ombre prodotte dalla luce del sole,
percorso del sole nel cielo.Osservazione del cielo notturno: pianeti e
costellazioni.
Costruire un terrario, cambiare le condizioni fisiche
(controllando costanti e variabili) e scoprire le trasformazioni individuando
risorse e fattori limitanti.
Analisi della scuola come eco- socio-sistema.
Individuare un problema ambientale adeguato all'età
dei bambini e dei ragazzi, acquisire le conoscenze necessarie per descriverlo
e analizzarlo, individuare diverse ipotesi di soluzione, progettare secondo
criteri di fattibilità e realizzare l'intervento, cercando le collaborazioni
opportune.
Individuazione degli elementi tipici di un ambiente urbano
inteso come sistema ecologico.
La storia di un prodotto, le sue trasformazioni, l'uso,
il recupero. Il recupero differenziato ed il riciclaggio.
TECNOLOGIA
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Descrivere le operazioni compiute nel rappresentare artefatti;
individuare le funzioni di un oggetto
(costruito o naturale) e distinguere fra funzioni e funzionalità
anche in rapporto alla forma;
rappresentare oggetti/processi con
forme, materiali e modelli logici diversi da scegliere anche in funzione
del destinatario;
riconoscere e descrivere le caratteristiche
e le funzioni di dispositivi automatici (dal distributore di caramelle
al computer);
esaminare oggetti/processi rispetto
all'impatto con l'ambiente o il contesto sociale:
saper ricercare, raccogliere e selezionare informazioni
con l'uso di strumenti informatici e telematici
utilizzare procedure e strumenti informatici nell'organizzare,
elaborare, rappresentare e memorizzare informazioni.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Valutare il tipo di materiali in funzione dell'impiego;
rapportare un prodotto al suo processo
di produzione a partire dalle risorse;
ideare, progettare e realizzare oggetti
(fisici o virtuali) seguendo una definita metodologia progettuale.
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Esaminare le trasformazioni di utensili o semplici dispositivi
e inquadrarle nelle tappe evolutive della storia dell'umanità;
rapportare dispositivi e sistemi tecnici
alle vicende storiche che ne hanno connotato il divenire e che da essi
sono state influenzate;
saper riconoscere le situazioni che suggeriscono l'uso
di strumenti informatici per migliorare la qualità del proprio compito
e sapere usare tali strumenti.
Manipolazione percettiva e sensoriale
di semplici materiali o oggetti rapportandoli alle loro funzioni d'uso;
utilizzo di oggetti per memorizzarne
e descriverne gli elementi significativi nella forma e nella funzionalità;
montaggio e smontaggio di semplici
oggetti (reali o virtuali) per rilevarne le caratteristiche strutturali
e funzionali;
organizzazione e realizzazione di
prove e saggi su materiali/oggetti per rilevarne e documentarne i risultati;
messa a punto e collaudo di semplici
apparecchiature;
controllo degli effetti positivi e
negativi provocati dall'uso di prodotti tecnologici;
rappresentazione di oggetti e processi;
costruzione di oggetti tridimensionali;
programmazione e attuazione di visite
guidate;
partecipazione diretta ad azioni sul
campo e ad iniziative esterne, meglio se socialmente utili e legate all'ambiente;
svolgimento di operazioni svolte in
ambienti simulati (reali o virtuali);
ricerca, raccolta e selezione di informazioni
con l'uso di strumenti informatici e telematici;
organizzazione, rappresentazione,
memorizzazione ed elaborazione di informazioni in forma digitale;
riconoscimento e descrizione delle
componenti e delle funzioni di un esecutore automatico;
utilizzo di diverse forme di presentazione
delle informazioni;
impiego di strumenti informatici per
presentare elaborati, documenti e prodotti;
uso di forme elementari di comunicazione
interattiva con supporti telematici.
AMBITO GEO-STORICO-SOCIALE
STORIA-GEOGRAFIA-SCIENZE SOCIALI
L'AMBITO GEO-STORICO-SOCIALE (3°
E 4° ANNO)
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Riconoscere e descrivere quadri di società sulla base
di indicatori: rapporto uomo-ambiente, rapporti sociali, rapporti economici,
cultura materiale, potere e istituzioni, espressioni culturali, arti figurative,
religioni:
conoscere e utilizzare categorie temporali;
costruire grafici temporali;
individuare e leggere le tracce storiche
nel territorio;
riconoscere forme diverse di relazione
tra gli esseri umani e l'ambiente;
riconoscere e utilizzare fonti storiche;
ricavare informazioni da mappe, tabelle
e strumenti cartografici;
riconoscere e utilizzare il lessico
fondamentale delle discipline dell'ambito;
conoscere il valore dell'ambiente
e agire consapevolmente per la sua salvaguardia;
agire responsabilmente nella comunità
scolastica;
costruire rapporti con gli altri basati
sull'autonomia critica, sul riconoscimento delle diversità, sulla
cooperazione solidale.
a. Società di cacciatori
e raccoglitori:
società di cacciatori e raccoglitori
nel Paleolitico;
società di cacciatori e raccoglitori
attuali;
b. Società agricole e pastorali:
società agrarie neolitiche
(con particolare riferimento all'area del Mediterraneo) e attuali;
società stanziali e urbane;
società nomadiche dal Neolitico
a oggi.
Società industriali:
società di prima e seconda
industrializzazione;
STORIA (5°, 6° e 7° anno)
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Rappresentare graficamente e discorsivamente le relazioni
temporali tra fatti storici;
collocare e connettere fatti storici su diverse scale
spaziali: mondiale, europea, nazionale, locale;
individuare relazioni causali tra
fatti storici;
riconoscere, leggere e interrogare
fonti storiche;
individuare problemi, formulare e controllare ipotesi
esplicative;
comprendere testi storiografici;
esporre in forma narrativa, descrittiva
e argomentativa temi specifici della disciplina.
Il processo di ominazione e il popolamento
del Pianeta;
le società di caccia e raccolta
nel Paleolitico;
la rivoluzione neolitica nel mondo:
nomadi e sedentari;
le prime società urbane (Mesopotamia,
Egitto, Valle dell'Indo, Cina, Americhe);
il Mediterraneo in età preclassica;
culture e popolazioni di lingua semitica
e indoeuropea nel Mediterraneo e in Europa.
Il Mediterraneo in età classica:
la Grecia; Roma;
l'avvento del Cristianesimo;
migrazioni di nomadi, crisi e ristrutturazione
degli imperi euroasiatici;
l'Islam e l'espansione araba;
l'Africa subsahariana: migrazioni
e sviluppo statale;
America: Maya, Aztechi, Inca;
la colonizzazione dell'Oceania.
Lo Stato moderno in Europa e la formazione
degli Stati regionali italiani;
Umanesimo e Rinascimento;
Riforma e Controriforma in Europa;
l'Impero ottomano (XV-XVII secolo);
India, Cina e Giappone (XV-XVII secolo);
l'espansione europea nel mondo (XV-XVII
secolo).
GEOGRAFIA (5°, 6° e 7° anno)
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Analizzare e descrivere il paesaggio come sistema antropofisico,
nelle dimensioni mondiale, europea, nazionale, locale;
individuare le trasformazioni subite
dai paesaggi nel tempo e ipotizzare possibili evoluzioni future;
orientarsi sul terreno e sulle carte
geografiche;
interpretare tabelle e carte geografiche
a diverse scale;
possedere carte mentali per collocare
spazialmente fatti e fenomeni fisici e antropici;
costruire tabelle e grafici, schizzi
e carte tematiche relativi a problemi geografici, utilizzando la simbologia
convenzionale appropriata;
individuare relazioni causali tra
fenomeni geografici.
L'evoluzione della morfologia terrestre;
elementi e fattori del clima sulla
Terra;
paesaggi naturali e popolamento della
Terra;
l'ambiente delle prime società
urbane mondiali;
trasformazioni del paesaggio con la
rivoluzione agricola;
gli spazi agrari su scala mondiale,
europea, nazionale, locale;
produzione e commercio agricolo.
Componenti e determinanti del paesaggio;
la salvaguardia del patrimonio ambientale
e culturale;
interrelazioni tra aspetti fisici
del paesaggio, insediamenti umani e attività economiche;
processi di urbanizzazione: dal neolitico
a oggi.
Trasformazioni del paesaggio conseguenti alla rivoluzione
industriale, su scala nazionale, europea, mondiale;
lo spazio come "sistema territoriale";
i principali indicatori demografici,
sociali, economici e le loro correlazioni;
produttività e benessere: la
diversa distribuzione del reddito nel mondo; debiti e aiuti internazionali;
temi e problemi legati allo sviluppo
sostenibile e ai processi di globalizzazione.
SCIENZE SOCIALI (5°, 6° e 7° anno)
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
Leggere e interpretare tabelle, grafici
relativi a fenomeni demografici ed economici;
descrivere qualitativamente e quantitativamente
aspetti, opinioni e comportamenti della società in cui si vive;
identificare e descrivere le differenze
culturali;
identificare e contestualizzare i
diritti umani;
identificare valori e norme della
convivenza democratica.
la dinamica delle popolazioni umane: popolazioni in crescita,
stazionarie, in declino;
il rapporto tra popolazioni e risorse in diversi contesti;
l'influenza dei fenomeni migratori sull'organizzazione
della società;
l'individuo e la società: dimensione interpersonale,
regole e istituzioni;
la famiglia e le sue trasformazioni;
le lingue, i linguaggi e la comunicazione;
le credenze e le pratiche religiose;
i rapporti tra culture diverse: cooperazione e conflitto;
società multietniche e multiculturali.
Produzione, mercato, sfruttamento e salvaguardia dell'ambiente
Il cittadino e le istituzioni:
diritti e doveri del cittadino;
la Costituzione italiana;
la Carta dei diritti dell'UE;
la Dichiarazione universale dei diritti umani
;
Le forme di partecipazione sociale e politica
le norme,le leggi e le loro fonti;
la condizione dell'infanzia nel mondo: la Carta dei
diritti del fanciullo;
la storia della scuola e della scolarizzazione in Italia.
D – LE FINALITÀ DELLE DISCIPLINE
A partire dai campi di esperienza
della scuola dell'infanzia e attraverso gli ambiti del primo biennio e
del successivo triennio il percorso di insegnamento-apprendimento nella
scuola di base giunge all'articolazione dei saperi che attengono alle diverse
discipline. Va sottolineato che il termine 'disciplina', pur implicando
l'appartenenza di concetti, linguaggi e procedure a specifici settori,
non significa tuttavia rigida delimitazione. E non significa delimitazione
rigida nella scuola esattamente come non lo significa nei livelli più
alti e complessi della ricerca, dove, come si sa, le innovazioni significative
nascono dal contaminarsi di settori scientifici diversi, dove l'intelligenza
umana conosce problemi e non facoltà o cattedre separate. L'unità
della persona che apprende, l'unità di tutt'intera la sua personalità
resta pur sempre al centro con l'accertata misurazione dei suoi progressi.
La consapevolezza dei diversi settori disciplinari è conquista cui
allieve e allievi vanno guidati gradualmente. Apprendere una disciplina
è un processo che comporta una progressiva definizione dell'esperienza
di allieve e allievi alla luce di categorie concettuali sempre più
precise e approfondite, ma anche aperte e flessibili. È sulla base
di questa esperienza che possono affiorare, maturare ed essere valorizzate
nelle aule e nei laboratori le capacità di pensiero divergente e
di creatività nel riorganizzare originalmente le conoscenze. Divergenza
e creatività sono valori preziosi in ogni fase del cammino di apprendimento
e di crescita di allievi e allieve.
Le discipline, considerate nel loro
sviluppo progressivo lungo l'intero settennio della scuola di base, sono
qui di seguito presentate alla luce delle finalità che esse sono
chiamate a perseguire sia attraverso i loro oggetti e linguaggi peculiari,
sia attraverso le loro molteplici interrelazioni.
Sta alla progettualità delle
insegnanti e degli insegnanti recuperare dalle finalità delle diverse
discipline riepilogate qui di seguito tutti i legami che, segnalati di
volta in volta esplicitamente, connettono ciascuna disciplina in una rete
pluridisciplinare. Ciò non vale solo come stimolo a un migliore
insegnamento e apprendimento di ciascuna disciplina e del loro complesso,
ma favorisce nelle allieve e negli allievi la maturazione di quelle competenze
trasversali, dalle abilità di studio alla formazione della cittadinanza,
che giustamente ogni disciplina nel suo specifico assume e rivendica e
che tutte coralmente concorrono a sviluppare. Anche a tali fini potrà
essere utile la lettura analitica dei documenti finali prodotti dai diversi
gruppi di lavoro della Commissione ministeriale disponibili nel sito del
Ministero della P.I.
ITALIANO E LINGUE EUROPEE MODERNE
Nel processo di crescita e di trasformazione
delle bambine e dei bambini, che caratterizza il "ciclo lungo" della scuola
di base tra la fine della scuola dell'infanzia e la scelta della scuola
secondaria, assume un ruolo fondamentale il progressivo consolidamento
delle competenze comunicative e linguistiche.
Il possesso della lingua, quella italiana
anzitutto, è infatti una risorsa essenziale dello sviluppo delle
operazioni cognitive e della costruzione consapevole dell'identità
personale; mezzo di comunicazione interpersonale e sociale, che consente
l'espressione di sé e la comprensione dell'altro; strumento della
costruzione della conoscenza in tutte le aree di sapere e del progressivo
consolidamento dei processi di apprendimento, destinati a durare tutta
la vita. La lingua, inoltre, con la sua struttura, i suoi meccanismi generativi,
è anche oggetto di progressiva consapevolezza linguistica, oggetto
e veicolo di specifica crescita culturale.
In questa prospettiva la scuola di
base opera in stretta continuità con la scuola dell'infanzia, con
particolare attenzione al recupero di ogni forma di disparità linguistico-idiomatica
iniziale o di svantaggio, anche perché un precoce ed efficace consolidamento
delle competenze linguistiche e comunicative anzitutto nella comune lingua
nazionale è una componente fondamentale e decisiva del successo
formativo, immediato e futuro.
Le bambine e i bambini giungono alla
scuola di base con un patrimonio linguistico che è già parte
integrante della loro identità soggettiva e culturale e della loro
esperienza comunicativa. Infatti hanno già fatto esperienza di forme
diverse di comunicazione e hanno già elaborato idee, per quanto
ingenue, sulla comunicazione, sul funzionamento della lingua e sulla scrittura.
La scuola di base, in continuità con gli obiettivi raggiunti nella
scuola dell'infanzia, deve realizzare un ambiente di apprendimento che
consenta loro, in modo via via più consapevole, di consolidare e
arricchire le capacità espressive e comunicative, di acquisire un
repertorio ricco e differenziato di abilità linguistiche riferito
agli usi funzionali e creativi della lingua e a scopi diversi della comunicazione,
di avviare un incontro gratificante con il piacere di leggere e con la
fruizione di testi narrativi e poetici adeguati all'età e ai propri
bisogni di conoscenza, di sperimentare anche attivamente gli usi creativi
e poetici del patriminio linguistico, di imparare progressivamente a riflettere
sulle caratteristiche sia della nostra lingua in rapporto alle altre sia
dei testi e della comunicazione, infine di acquisire e rielaborare nuove
conoscenze in campi diversi del sapere.
Un patrimonio linguistico solido e
differenziato è garanzia del superamento di ogni forma di discriminazione
e di emarginazione. Un'attenta valutazione degli effettivi livelli iniziali
di padronanza della lingua italiana, che sono tuttora caratterizzati da
vaste aree di carenza e indice di sensibili disparità geografiche
e sociali, è condizione preliminare di una progettazione educativa
tesa a evitare che la diversità e la distanza linguistica e culturale
diventino fattori di svantaggio scolastico.
L'arricchimento del patrimonio linguistico
e delle capacità comunicative si realizza in dimensione europea
e con una forte attenzione agli elementi interculturali, in termini di
cittadinanza, di confronto fra culture, di educazione plurilingue e di
flessibilità cognitiva finalizzata a integrare anche in futuro i
propri repertori linguistici.
Per questo la scuola dovrà
garantire a tutti gli allievi livelli adeguati di controllo e di uso della
lingua italiana e di due lingue europee moderne. Per una percentuale non
irrilevante di allievi la lingua d'origine, sia essa una delle lingue di
minoranza o altra lingua, è diversa dall'italiano o da una delle
lingue oggetto di apprendimento. Per essi la scuola potrà facilitare,
eventualmente nella quota obbligatoria del curricolo riservata alle istituzioni
scolastiche, un adeguato mantenimento della competenza linguistica nativa,
che è garanzia di un armonico sviluppo delle facoltà intellettive
e degli atteggiamenti relazionali. Per gli allievi di origine straniera,
in particolare i figli degli immigrati stranieri, l'italiano è lingua
di contatto, sia nel caso che i figli degli immigrati siano nati in Italia
e che abbiano pertanto una competenza nativa o quasi nativa in italiano,
sia in quanto oggetto di apprendimento per i giovani che arrivano avendo
già una competenza nella propria lingua d'origine. Il progetto formativo
rivolto a tali allievi deve tenere conto delle specificità dei processi
di apprendimento dell'italiano come lingua di contatto e deve fissare gli
obiettivi in termini di abilità e di competenze entro un quadro
di intercultura.
Il consolidamento del patrimonio linguistico
e comunicativo, infine, assume particolare efficacia se la scuola, nel
suo progetto formativo, sa collegare la progressiva scoperta delle dimensioni
culturali e delle radici storiche latine della nostra lingua con l'attenzione
costante e critica alle trasformazioni continue delle forme di comunicare
tipiche della realtà contemporanea. Tali forme incidono sui modi
stessi di pensare e di organizzare esperienza e conoscenze e accompagnano
in modo costante la fruizione di messaggi nel tempo libero.
L'intero progetto formativo concorre
in modo unitario e coerente a sviluppare le competenze comunicative e linguistiche,
che riguardano, anche se in modo diverso, tutte le discipline e le attività
e che trovano nell'area linguistica occasioni e percorsi specifici di apprendimento
e di progressiva sistemazione conoscitiva e culturale.
Il curricolo nazionale dell'area linguistica
si articola, progressivamente nel corso dei sette anni, in questi apprendimenti
disciplinari:
Italiano, anche come lingua di contatto
per gli allievi di origine straniera;
Prima lingua europea moderna;
Seconda lingua europea moderna.
Nei primi cinque anni della scuola
di base le discipline dell'area linguistica concorrono a definire la programmazione
e le attività dell'"ambito dei linguaggi", che comprende anche immagine
e arte, musica e scienze motorie, nonché a definire finalità,
raccordi e attività con gli altri ambiti e discipline sulla base
della definizione di obiettivi trasversali e per costruire e rinforzare
l'unitarietà dei processi di apprendimento.
Allo stesso fine, negli ultimi due
anni della scuola di base le singole discipline dell'area linguistica curano
e realizzano attività anche interdisciplinari sulla base di diverse
aggregazioni finalizzate a progetti e obiettivi condivisi.
ITALIANO
Per l'area linguistica, nel corso della
scuola di base, il progressivo passaggio degli apprendimenti dai campi
di esperienza, alla dimensione di "ambito" e da questa a quella "disciplinare"
avviene gradualmente e si completa negli ultimi due anni. L'insegnamento
e l'apprendimento di italiano, nel corso della scuola di base, si caratterizzano
per un graduale e progressivo emergere degli aspetti che definiscono la
specificità della disciplina e che si consolideranno nel passaggio
fra gli ultimi due anni della scuola di base e i primi due anni della scuola
secondaria: l'educazione agli usi della lingua, l'educazione letteraria
e la riflessione sulla lingua, che nella scuola di base restano sempre
fortemente integrati.
Nella scuola di base l'educazione agli
usi della lingua ha la preminenza ed è tesa a rinforzare la padronanza
orale e scritta dell'italiano, finalizzata allo sviluppo consapevole di
abilità linguistiche e cognitive e quindi della capacità
di capire e produrre testi orali e scritti via via più articolati
e complessi; alla progressiva capacità di verbalizzare le proprie
esperienze; al progressivo dominio di un vocabolario sempre più
ricco, a partire da quello fondamentale e, poi, di base; al graduale e
consapevole inserimento in relazioni interpersonali e sociali; all'incremento
della capacità di apprendere e alla progressiva crescita culturale;
alla scoperta della ricchezza, flessibilità e creatività
della lingua e dei suoi usi.
L'educazione agli usi creativi e letterari
della lingua costituisce un primo avvio all'educazione letteraria, che
si fonda sulla capacità di leggere e capire testi letterari in prosa
e in versi adeguati all'età, ai gusti, agli interessi e ai bisogni
di conoscenza degli allievi. Nella scuola di base, è finalizzata
a sviluppare la creatività e rafforzare la consapevolezza sulla
flessibilità della lingua; a rinforzare la progressiva costruzione
di identità, attraverso la conoscenza di sé e dell'altro;
a promuovere il piacere della lettura disinteressata e le capacità
di scelta e di valutazione personale; a incrementare l'educazione all'immaginario
e a potenziare lo sviluppo cognitivo tramite l'accostamento a più
mondi 'possibili' al cui interno fare esperienza di innumerevoli situazioni
(ambientali, situazionali, psicologiche), comprese quelle più fantastiche
o distanti culturalmente, nello spazio e nel tempo; a fornire una prima
consapevolezza della permanenza e del mutamento nel tempo e nello spazio
di temi, figure, problemi; a porre le basi per la successiva comprensione
del valore estetico di alcune forme di comunicazione.
L'educazione ai vari usi della lingua
e la stessa educazione letteraria risultano potenziate da una riflessione
sulla lingua da farsi il più possibile a partire da enunciati o
da testi, orali e scritti, compresi quelli prodotti dagli stessi alunni.
La riflessione sulla lingua, che diviene progressivamente più esplicita
e sistematica nel corso della scuola di base, è tesa principalmente
a costruire la capacità di guardare alla lingua come a un oggetto
degno di attenzione e analisi; a costruire una mentalità problematica
e un atteggiamento scientifico nell'analisi di fenomeni linguistici e testuali;
a dare consapevolezza delle principali funzioni e strutture della lingua;
a contribuire allo sviluppo delle abilità linguistiche nei loro
aspetti più complessi e consapevoli; a offrire una strumentazione
concettuale utile al confronto tra lingue diverse e alla consapevolezza
del mutare delle lingue nello spazio e nel tempo; ad accrescere la capacità
di giudizio e selezione delle forme di comunicazione più adeguate
rispetto ai diversi contesti e destinatari; a dare consapevolezza dei profondi
legami fra lingua, storia e cultura, anche in dimensione interculturale.
Gli obiettivi di apprendimento relativi
alle competenze degli allievi e alle scansioni interne al ciclo vanno ricondotti
ai nuclei operativi degli apprendimenti linguistici nella scuola di base:
ascolto e parlato
lettura
scrittura e riscritture
riflessione sulla lingua.
Più obiettivi e soprattutto
più attività diverse possono concorrere a costruire una medesima
competenza linguistica e comunicativa; né le ripartizioni degli
obiettivi relativi alle singole abilità corrispondono a filoni didattici
da seguire in modi rigidamente separati.
Tocca infatti alla programmazione didattica
definire percorsi e occasioni di apprendimento che, in rapporto agli allievi
reali, perseguano il raggiungimento di questi obiettivi, ovviamente anche
integrandoli fra loro in attività didattiche che spesso coinvolgono
più abilità linguistiche (di ascolto e parlato, di lettura
e scrittura, di lettura e parlato, di ascolto e scrittura, ecc.) e che
quindi favoriscono l'esercizio e l'incremento di quelle abilità
in modo integrato.
A fondamento degli usi e quindi della
progettazione degli apprendimenti linguistici va collocata la nozione di
testo, poiché le attività linguistiche hanno per oggetto
testi, unità comunicative dotate di organicità e di riconoscibilità.
Per testo si possono intendere unità
linguistiche di estensione diversa, sia orali che scritte, e anche parti
di testi più ampi, qualora dotate di unitarietà, ad esempio
le voci di una enciclopedia, i capitoli di un romanzo, i paragrafi di un
manuale, i singoli articoli o gli inserti pubblicitari di un giornale,
le singole didascalie di un testo con immagini e così via.
L'insieme degli obiettivi di apprendimento
della disciplina nella scuola di base deve garantire un buon livello di
alfabetizzazione, di controllo della pronunzia e dell'ortografia corrente
e porre solide basi per un iter formativo che si completa solo nei primi
due anni della scuola secondaria, quando un ulteriore scarto delle potenzialità
cognitive e conoscitive consentirà di garantire a tutti gli allievi
e le allieve in uscita dall'obbligo scolastico più alti e adeguati
livelli di cittadinanza linguistica, comunicativa e culturale.
Per l'intero percorso formativo della
scuola di base sarà particolarmente curata la dimensione formativa
e orientativa degli apprendimenti linguistici che, progressivamente e poi
in particolare negli ultimi due anni, deve accompagnare gli allievi alla
scoperta di sé, alla valorizzazione delle potenzialità individuali,
concorrendo alla scelta della scuola secondaria e del relativo indirizzo.
LINGUE EUROPEE MODERNE
L'insegnamento delle lingue mira a fornire a tutti gli
alunni gli strumenti essenziali per comunicare in ambito europeo e per
porre le basi del dialogo interculturale. Comunicazione ed educazione interculturale
sono quindi i fondamenti del curricolo plurilingue.
Le finalità dell'educazione plurilingue nella scuola
di base sono in particolare le seguenti:
a) promuovere la consapevolezza della comune cittadinanza
europea attraverso il contatto precoce con due lingue europee moderne;
b) sviluppare la competenza comunicativa in un rapporto
di complementarità e di reciproco rinforzo tra le due lingue e tra
queste e la lingua italiana;
c) potenziare la flessibilità cognitiva e la capacità
di continuare a imparare le lingue in funzione dell'apprendimento lungo
tutto l'arco della vita.
L'apprendimento linguistico implica
rapporto, intreccio stretto fra lingua e cultura e contribuisce, in questa
dimensione, ad ampliare ed arricchire gli orizzonti mentali e culturali
degli alunni.
L'interagire con lingue e culture altre per tutto il ciclo
di base rende gli alunni consapevoli dell'esistenza di modi diversi di
esprimersi e comunicare; li sollecita a riconoscere la propria identità
culturale attraverso un'esperienza multipla dell'alterità; arricchisce
lo sviluppo cognitivo individuale potenziando la capacità di decentrarsi
e di assumere punti di vista diversi.
L'introduzione di due lingue comunitarie facilita lo sviluppo
di una competenza di ordine relazionale intesa sia come capacità
di interpretare in maniera corretta e razionale altre realtà, sia
come capacità di acquisire una condotta di vita responsabile e partecipativa.
L'apprendimento di due lingue comunitarie riveste, quindi, un ruolo essenziale
e strategico nella realtà della scuola italiana ormai connotata
dalla presenza di culture che si basano su regole, modelli, comportamenti
differenti.
Il curricolo plurilingue privilegia, in ciascuna delle
due lingue, lo sviluppo delle competenze di comunicazione orale, in quanto
l'oralità è la forma primaria della vitalità e dell'uso
sociale delle lingue.
La prima lingua viene introdotta già nei primi
due anni nell'ambito linguistico-espressivo e si sviluppa successivamente
come disciplina autonoma.
La seconda lingua viene introdotta
negli ultimi due anni della scuola di base e si coordina con le attività
previste per l'italiano, recuperando altresì apporti di quanto appreso
nella prima lingua in un rapporto di mutuo rinforzo e arricchimento.
Gli obiettivi di apprendimento sono
prevalentemente caratterizzati da scelte di tipo pragmatico-comunicativo
e tendono a favorire lo sviluppo di competenze trasversali sia sul versante
delle abilità di studio, sia sul versante della comunicazione interculturale.
Alcuni obiettivi, più in particolare, possono essere perseguiti
attraverso attività laboratoriale di interazione tra lingue e forme
espressive non verbali, in modo da avviare gradatamente gli allievi ad
un uso veicolare delle lingue stesse.
Le singole scuole, nella loro autonoma
attività di progettazione, potranno modulare i percorsi in tappe
intermedie, tenendo presente l'esigenza di garantire uno sviluppo integrato,
continuo e progressivo delle competenze parziali e conclusive.
La quota obbligatoria riservata alle
scuole può utilizzarsi anche per il rafforzamento di una o entrambe
le lingue. In ogni caso, una delle due lingue deve essere l'inglese.
SCIENZE MOTORIE
Vivere il proprio corpo in modo consapevole, personale,
critico, soddisfacente e creativo, conoscere e controllare la propria emotività
e motricità, mettersi in relazione con le persone e l'ambiente,
trasferire abilità e aprirsi a nuovi e altri saperi sono componenti
fondamentali nell'equilibrio della persona nella sua dimensione cognitiva,
relazionale, comunicativa, espressiva, operativa. Tali componenti devono
essere tradotte in obiettivi formativi dell'intero percorso dai tre ai
diciotto anni e possono essere delineate solo da una cultura del movimento
e della corporeità rispettosa della persona e dell'ambiente.
L'importanza che assume il campo della corporeità
e della motricità, sin dalla scuola dell'infanzia, deriva dal presupposto
che proprio la concretezza e la fisicità sono i primi oggetti di
scoperta, conoscenza e consapevolezza per il bambino.
Conoscere, per mezzo dei sensi e del movimento, le cose
e gli altri nello spazio è uno dei punti di partenza verso l'elaborazione
delle informazioni in capacità di pensiero. Il bambino gioca, esplora,
percepisce, comunica agli altri e sente gli altri. L'esperienza del corpo
è, perciò, anche esperienza affettiva, di "fiducia" in sé,
nelle proprie capacità di relazione col mondo e con l'altro.
Proprio per il fatto che il corpo ed il movimento rappresentano
uno degli elementi portanti della dimensione individuale e sociale nello
sviluppo della persona, la disciplina dà un particolare contributo
alla creazione e al potenziamento delle competenze nei diversi ambiti del
sapere. L'educazione alla corporeità si traduce in concrete competenze
operative che vanno da quelle motorie a quelle espressive, a quelle comunicative,
a quelle sportive.
L'esperienza nell'area percettivo-motoria consente la
maturazione psicomotoria della persona in fase evolutiva e permette l'autogestione
del proprio benessere psicofisico nelle varie fasi della vita.
L'arricchimento della pratica nell'area espressiva affina
le capacità espressive del corpo in modo creativo e sensibilizza
ai generi artistici del teatro e della danza. In tali contesti il corpo
riveste significati simbolico-rappresentativi, evocativi, artistici.
Nell'area comunicativa, il perseguire la capacità
di riconoscere tutti gli elementi della comunicazione analogica affina
la capacità di decodificare messaggi sia provenienti dall'esterno
sia dal proprio mondo emotivo e di sviluppare la consapevolezza delle proprie
e delle altrui modalità comunicative.
La conoscenza e la pratica di qualsiasi disciplina sportiva
contribuiscono alla formazione dei giovani, sollecitando
la valutazione delle proprie capacità, il rispetto delle diversità
e la condivisione delle regole. Il gioco di regole, infatti, si connota
come un vero e proprio esercizio di formazione alla cittadinanza e alla
democrazia. Il rapporto organizzato con gli altri, in vista di obiettivi
comuni, consente ai giovani di rispondere ai propri bisogni di appartenenza
e di aggregazione. Le esperienze in ambiente naturale ed urbano favoriscono
lo sviluppo di una cultura ambientale basata sulla percezione e sui vissuti
individuali e di gruppo.
ARTE E IMMAGINE
L'approccio conoscitivo al mondo delle
immagini nelle sue dimensioni comunicative ed artistiche arricchisce il
patrimonio culturale relativo ai linguaggi ed al loro uso sociale, e sollecita
la comprensione delle diverse forme della comunicazione: quella scritta,
quella orale, quella gestuale, quella musicale e quella iconica. Bambine
e bambini quando entrano nella scuola hanno già un bagaglio di conoscenze
e di esperienze in questo campo; possiedono competenze che la scuola deve
riconoscere, valorizzare e ordinare. Una scuola che si apra al mondo deve
riuscire a confrontarsi criticamente con la molteplice ricchezza dei linguaggi
audiovisivi e multimediali: con i suoni, i colori, le immagini che rappresentano
lo sfondo costante della vita di tutti gli allievi.
Le pratiche di insegnamento più
avanzate nella scuola dimostrano come sia necessario assicurare ad alunne
e alunni esperienze di apprendimento di tipo interdisciplinare, attraverso
la proposta di laboratori nei quali la produzione e la fruizione delle
immagini sia collocata in precisi contesti ambientali, storici e artistici.
L'immagine, come la lingua verbale, il suono, la musica, i gesti,
appartengono all'universo dei linguaggi e concorrono a stimolare l'immaginazione
e la creatività, a potenziare le capacità espressive e comunicative,
a sviluppare sia un pensiero visivo e cognitivo di tipo simultaneo sia
specifici processi di simbolizzazione.
Il curricolo di immagine e arte ha anche l' obiettivo
di alfabetizzare le alunne e gli alunni alla lettura dell'opera d'arte,
di avvicinarli ai beni culturali, di potenziare le loro capacità
estetiche ed espressive, di rafforzare la loro preparazione culturale e
civica, di educarli alla salvaguardia del patrimonio artistico e ambientale.
"Immagine e arte" è, dunque,
una disciplina che concorre a:
fornire al cittadino, che vive in una
realtà dominata dalla comunicazione mass-mediologica, competenze
per leggere, interpretare e padroneggiare in modo critico e attivo i linguaggi
multimediali;
sviluppare in alunne e alunni la sensibilità
artistica avviandoli, sin dai primi anni di scuola, alla lettura di opere
d'arte antiche e moderne;
sviluppare le capacità di esprimersi
e comunicare sperimentando attivamente i codici e le tecniche proprie del
linguaggio visuale;
valorizzare l'esperienza emozionale
acquisita dalle bambine e dai bambini nella fruizione sempre più
avvertita del linguaggio multimediale;
potenziare l'immaginazione e la creatività
attraverso i processi di rielaborazione e di reinterpretazione di elementi
visivi, di codici e di linguaggi;
educare al vedere, abituando l'alunno
a fruire di testi diversi (immagini, immagini televisive, testi web, testi
a stampa) applicando consapevolmente differenti strategie e modalità
di lettura;
favorire processi di integrazione multiculturale
utilizzando le immagini e le opere d'arte come strumento per sviluppare
l'educazione interculturale, basata sulla conoscenza e la condivisione
di diverse culture.
MUSICA
La musica si propone di sviluppare la capacità
di bambini e ragazzi di partecipare all'esperienza musicale, sia nella
dimensione del fare musica, sia in quella dell'ascoltare e del capire.
Bambine e bambini sono sensibili al mondo di suoni e voci sin dalla primissima
infanzia: essi ascoltano, si muovono, sentono il ritmo, cantano, esplorano
l'universo musicale. Il far musica con la voce, con gli strumenti, con
i mezzi a disposizione permette loro di ritrovare nella musica le proprie
emozioni e di avviarsi a conoscere il grande patrimonio e melico della
tradizione europea e italiana.
Bambine e bambini sviluppano capacità
di attenzione agli eventi sonori del proprio ambiente, a partire dal riconoscimento
della funzione dei suoni e delle musiche nella vita quotidiana: per esempio
esplorano le possibilità sonore della voce, del corpo e degli oggetti
che usano; imparano ad associare il ritmo al movimento; traducono in suono
e ritmi i vissuti personali, le fiabe, i racconti; cantano filastrocche,
conte e rime; realizzano ritmi e melodie mediante la percussione di oggetti
e strumenti anche costruiti con materiali di recupero.
A partire da questo " fare e sentire",
che si costruisce e si consolida nel percorso della scuola di base, bambine
e bambini sviluppano la capacità di esplorare e riconoscere i suoni
e quella di imparare a notarli e produrli, fino ad arrivare alla creazione,
alla esecuzione e alla interpretazione di testi musicali, attraverso l'uso
della voce, di uno strumento o delle tecnologie multimediali e audiovisuali.
Gli allievi nell'incontro con il mondo
dei suoni maturano progressivamente abilità e conoscenze, che, così
come avviene per gli altri linguaggi espressivi, possono essere raggruppate
in due grandi ambiti: le competenze relative alla fruizione e quelle relative
alla produzione di musica. Le competenze relative alla fruizione rappresentano
l'insieme delle conoscenze e delle abilità necessarie per ascoltare
e comprendere il linguaggio musicale e per interpretare e analizzare gli
eventi musicali. L'interpretazione è l'insieme delle operazioni
che permettono di collegare un evento sonoro a un contesto extra musicale:
il collegamento fra musica e significati, vissuti personali, immagini,
gesti, situazioni emotive e, progressivamente, la collocazione del brano
all'interno di un contesto storico, sociale e culturale. L'analisi è
la ricognizione degli aspetti morfologici del linguaggio musicale - ritmici,
melodici, timbrico-dinamici, armonici, formali-architettonici- funzionali
alle attività di interpretazione.
Le competenze relative alla
produzione possono essere definite come l'insieme delle conoscenze
e delle abilità necessarie a produrre eventi musicali, ovvero a
eseguire musiche composte da altri o a inventarne di proprie. Con il termine
"inventare" si indicano tutte le attività creative possibili in
musica, come improvvisare, comporre, arrangiare, trascrivere, compiere
scelte personali nell'esecuzione dei repertori. Esse rappresentano modi
diversi di intervenire creativamente sul materiale sonoro.
Una articolata abilità di percepire,
discriminare, individuare, ordinare e memorizzare il fatto sonoro in sé,
nelle sue caratteristiche di durata, altezza, intensità, timbro
è il fondamento sia della produzione sia della fruizione.
Vivere, capire, amare la musica è condizione fondamentale
per accedere a una grande eredità culturale. Le generazioni che
ci hanno preceduto hanno creato un immenso repertorio di testi musicali,
ci hanno trasmesso un patrimonio di idee e di emozioni.
Un compito irrinunciabile della scuola è favorire la conoscenza
e la fruizione consapevole di questa straordinaria ricchezza umana e culturale,
anche sviluppando rapporti con esperti, ove siano carenti competenze già
consolidate.
La musica, infine, è terreno
privilegiato per vivere la dimensione della multiculturalità. Il
bambino che, anche in carenza di interazione verbale, dialoga a scuola
con bambine e bambini di altri paesi attraverso le diverse espressioni
musicali, diventerà più facilmente un adulto capace di comprendere
altre culture e confrontarsi costruttivamente con esse.
MATEMATICA
L'educazione matematica contribuisce alla formazione culturale
del cittadino, in modo da consentirgli di partecipare alla vita sociale
con consapevolezza e capacità critica. Le competenze del cittadino,
al cui raggiungimento concorre l'educazione matematica, sono, per esempio:
esprimere adeguatamente informazioni, intuire e immaginare, risolvere e
porsi problemi, progettare e costruire modelli di situazioni reali, operare
scelte in condizioni di incertezza. La conoscenza dei linguaggi scientifici,
e in particolare di quello matematico, si rivela sempre più essenziale
per l'acquisizione di una corretta capacità di giudizio. Per questo
la matematica concorre, insieme con le scienze sperimentali, alla formazione
di una dimensione culturale scientifica.
Il linguaggio e il ragionamento matematico
devono essere considerati strumenti per l'interpretazione del reale e per
la costruzione di concetti, di modelli, di proprie modalità di pensiero,
e non un puro esercizio logico o un astratto bagaglio di nozioni. Nella
scuola di base la costruzione di competenze matematiche va perseguita in
opportuni campi di esperienza, ricchi e motivanti, che permettano agli
studenti esperienze cognitive significative, consonanti con quelle esperite
in contesti linguistici, storici, sperimentali, motori, figurativi e ludici.
A partire da esperienze vissute nella scuola dell'infanzia, nei contesti
di gioco della vita familiare e sociale, bambine e bambini maturano consuetudine
con il calcolo, con il gioco dei se e dei ma, imparano a
intuire, immaginare, porsi dei problemi, incontrano nei fatti il ragionamento
matematico. Tali consuetudini matureranno soprattutto se gli insegnanti
utilizzeranno più di una modalità di lavoro, ad integrazione
della lezione tradizionale. In particolare, sarà fondamentale il
laboratorio di matematica, che permetterà agli allievi non solo
di eseguire ma anche di progettare, discutere, fare ipotesi, costruire
e manipolare con materiali diversi, sperimentare e controllare la validità
delle ipotesi fatte. Grande importanza come mediatori nei processi di acquisizione
di conoscenza e nel supporto alla comprensione del nesso tra idee matematiche
e cultura assumono gli strumenti, dai più
semplici, come i materiali manipolabili, ai più complessi quali,
tipicamente, il computer o le calcolatrici numeriche e simboliche).
È comunque essenziale nel processo
di insegnamento-apprendimento di questa disciplina collegare strettamente
esperienze di vita e riflessione su di esse con un progressivo processo
di astrazione tipico delle procedure matematiche. Calibrando adeguatamente
i ritmi dell'azione di insegnamento alle reali esigenze degli studenti,
in una didattica che, per la matematica deve essere lunga e di graduale
assimilazione, l'insegnante, avvalendosi di contesto e strumenti opportuni,
utilizzerà problemi e situazioni al fine di mobilitare le risorse
intellettuali degli studenti per contribuire alla loro formazione generale.
In tutte le attività sarà
essenziale la mediazione del linguaggio naturale, sia parlato sia scritto:
l'esperienza e la verbalizzazione col linguaggio naturale dovranno precedere
la formalizzazione e la riflessione sui sistemi di notazione simbolica
propri della matematica. Per esempio prima di imparare a formalizzare una
strategia risolutiva per mezzo dei segni dell'aritmetica i bambini dovranno
esplorare e operare in campi di esperienza in cui attuare attività
di quantificazione utilizzando strumenti e sistemi di rappresentazione
che sono caratteristici del campo stesso (il calendario lineare per il
tempo; monete per risolvere problemi di compravendita di beni….). Analogamente
per le conoscenze legate allo spazio e alle figure sarà essenziale
l'esplorazione dinamica in contesti vari.
L'acquisizione del linguaggio rigoroso
della matematica deve essere quindi un obiettivo da raggiungere nel lungo
periodo e una conquista cui gli allievi giungono, col supporto dell'insegnante,
a partire dalle loro concrete produzione verbali, quasi sempre imprecise
ma ricche di significato per l'allievo: queste vanno messe a confronto
e opportunamente discusse nella classe per giungere così a riconoscere,
nell'uso di simboli e scritture formali, forme sintetiche di espressione
del linguaggio naturale, con il loro alfabeto, regole di costruzione di
scritture corrette e sintassi.
La formazione del curricolo scolastico
non può prescindere dal considerare sia la funzione strumentale,
sia quella culturale della matematica: strumento essenziale per una comprensione
quantitativa della realtà da un lato, sapere logicamente coerente
e sistematico, caratterizzato da una forte unità culturale, dall'altro.
Entrambe queste funzioni sono determinanti per la formazione matematica
degli studenti: priva del suo carattere strumentale, questa disciplina
risulterebbe un puro gioco di segni senza significato; senza una visione
globale, diventerebbe una serie di ricette prive di metodo e di giustificazione.
All'interno di competenze strumentali quali contare, eseguire
semplici operazioni aritmetiche sia mentalmente sia per iscritto sia con
strumenti di calcolo, saper leggere dati rappresentati in vario modo, misurare
una grandezza, calcolare una probabilità, è sempre presente
un aspetto culturale che collega tali competenze alla storia della nostra
civiltà e alla complessa realtà in cui viviamo. D'altra parte
l'aspetto culturale che fa riferimento a una serie di conoscenze teoriche,
storiche ed epistemologiche, quali la padronanza dei concetti fondamentali,
la capacità di situarli in un processo evolutivo, la capacità
di riflettere sui principi e sui metodi impiegati, non ha senso senza i
riferimenti ai calcoli, al gioco delle ipotesi, ai tentativi per validarle.
È questo un terreno concreto e vivo da cui le conoscenze teoriche
della matematica traggono alimento.
Entrambi i tipi di competenze costituiscono obiettivi
di lungo termine, alcuni dei quali potranno essere conseguiti compiutamente
nel successivo ciclo della scuola secondaria. La loro costruzione si deve
però iniziare già nella scuola di base, realizzando una didattica
che ritorni più volte sugli argomenti, via via approfondendoli:
il nesso tra aspetti strumentali e culturali potrà in particolare
essere colto dagli studenti proponendo loro opportune riflessioni storiche,
introdotte gradualmente, senza forzature e anticipazioni.
Occorre inoltre tenere presente che il percorso per l'acquisizione
di concetti matematici non è lineare, ma passa necessariamente per
momenti cruciali che costituiscono salti cognitivi, in quanto affrontano
aspetti che possono costituire ostacoli per l'apprendimento o essere fonte
di fraintendimenti. Un tipico esempio è l'introduzione dei decimali
o delle frazioni. Nell'introdurre le moltiplicazioni con i numeri decimali
gli allievi si scontrano con l'ostacolo, indotto dal modello dei naturali,
che non sempre il prodotto fra due numeri decimali è maggiore dei
due fattori; analogamente, nel confronto fra numeri decimali, è
bene evidenziare, per esempio, che 0,45 è minore di 0,6 (e non viceversa
come alcuni allievi credono sulla base che 6 è minore di 45).
Con riferimento alle molteplici funzioni
della matematica, culturale, cognitiva e strumentale, si individuano alcuni
nuclei essenziali su cui costruire le competenze matematiche dell'allievo.
Quattro sono nuclei tematici e caratterizzano i contenuti dell'educazione
matematica nella intera scuola di base: il numero, lo spazio e le figure,
le relazioni, i dati e le previsioni. L'insegnante dovrà cercare
di svilupparli in modo coordinato, cogliendo ogni occasione di collegamenti
interni e con altre discipline. Vi sono poi tre nuclei trasversali, centrati
sui processi degli studenti: misurare, argomentare e congetturare, risolvere
e porsi problemi. Il primo consente un approccio corporeo ed esperienziale
ai concetti di numero e spazio, in collegamento con le scienze e con le
tecnologie con le quali la matematica costituisce inizialmente un ambito.
Il secondo caratterizza le attività che preparano alla dimostrazione,
ossia a una delle attività che contraddistinguono il pensiero matematico
maturo, quale sarà acquisito negli anni successivi della scuola
secondaria. Il terzo costituisce l'ambiente privilegiato per l'attività
da condurre, non solo attraverso la risoluzione di problemi già
formulati, ma anche attraverso la proposta di situazioni da indagare, da
modellizzare, da matematizzare, abituando a scegliere proprie strategie
risolutive, con un pizzico di fantasia e di inventiva. Esplorare e risolvere
problemi costituisce per gli studenti un'attività fondamentale per
costruire nuovi concetti e abilità, per arricchire di significati
concetti già appresi e per verificare l'operatività degli
apprendimenti realizzati in precedenza; è comunque cruciale che
l'insegnante utilizzi problemi e situazioni da modellizzare al fine di
mobilitare le risorse intellettuali degli allievi anche al di fuori delle
competenze strettamente matematiche, contribuendo in tal modo alla loro
formazione generale.
SCIENZE
La formazione scientifica assume oggi un valore sociale
ben più significativo che nel passato anche recente in virtù
sia degli scenari di sviluppo della scienza sia del sempre più considerevole
peso pervasivo che le conquiste scientifiche e tecnologiche hanno nella
vita quotidiana. Ogni cittadino si trova,
infatti, ad affrontare fenomeni e problemi la cui comprensione richiede
l'analisi del complicato intreccio tra ricerca scientifica, processi economici,
innovazione tecnologica, etica ed atteggiamenti sociali; complessità
e intrecci che richiedono scelte personali attente e motivate, pur nella
consapevolezza che la scienza non dà soluzioni certe e definitive.
Cultura scientifica, oggi, significa essenzialmente capacità
di orientamento e di interpretazione in un ambito del sapere in sempre
più rapida e continua evoluzione.
Per partecipare perciò con consapevolezza ai processi
sociali e culturali del nostro tempo, per contrastare la diffusione di
atteggiamenti superficiali ed ingenui occorre che i bambini ed i ragazzi
imparino a comprendere la complessità dei fenomeni e che sappiano
utilizzare in modo consapevole le informazioni per orientarsi nel mondo
e per continuare a farlo per tutto l'arco della vita. Sapersi orientare
nella dimensione sociale delle scienze rappresenta oggi un fondamentale
diritto di cittadinanza.
La costruzione di tali competenze, a partire da contesti
semplici ma significativi, e la capacità di trasferirle e utilizzarle
in situazioni via via più complesse rappresentano l'obiettivo formativo
della scuola di base.
Il contributo, che l'insegnamento scientifico può
e deve dare al perseguimento di questo obiettivo, consiste nella costruzione
di percorsi didattici la cui efficacia dipende in modo decisivo dalle modalità
di lavoro a scuola. Si tratta cioè di passare dalla dimensione
informativa e di semplice trasmissione di argomenti a quella formativa
e costruttiva.
Il presupposto di un efficace insegnamento
delle scienze è allora il contatto diretto delle bambine e dei bambini,
delle ragazze e dei ragazzi con gli oggetti di osservazione e di studio.
Il coinvolgimento diretto costruisce la motivazione, attiva il lavoro mentale,
prospetta soluzioni ai problemi, sollecita il desiderio di continuare ad
apprendere.
In questo percorso occorre integrare
le informazioni in ingresso con conoscenze già strutturate, rendere
consapevoli gli allievi della dimensione sia concettuale sia sperimentale
delle scienze. Occorre, inoltre, dedicare attenzione alla riflessione metacognitiva:
i bambini ed i ragazzi debbono dedicare tempo a riflettere sul percorso
compiuto, sulle competenze acquisite, sulle strategie poste in atto, sulle
scelte effettuate e su quelle da compiere. Particolare cura dovrà
essere dedicata all'acquisizione di un linguaggio appropriato, funzionale
a dare adeguata forma al pensiero scientifico e necessario per descrivere,
argomentare e convincere.
Il processo di apprendimento procede
quindi attraverso un lento e ricorrente percorso fatto di esperienze, riflessioni
e formalizzazioni, a partire da quelle linguistiche e rappresentative,
che portano a strutturare il pensiero spontaneo verso forme sempre più
coerenti ed organizzate. Le osservazioni concrete devono perciò
stimolare e sostenere le interpretazioni che divengono via via più
articolate e formalizzate, seguendo la strategia di ogni corretto procedimento
scientifico.
In questa prospettiva trovano spazio
percorsi didattici, adeguati all'età degli alunni, finalizzati ad
affrontare problemi complessi e controversi, che presentano cioè
molteplici soluzioni possibili. Dalla scienza, quindi, i bambini ed i ragazzi
dovranno attingere la fiducia che i fatti del mondo, per quanto complessi,
possono essere interpretati con metodi attendibili; al tempo stesso gli
allievi, nella consapevolezza dei limiti della loro esperienza, potranno
imparare a prospettare e realizzare soluzioni.
La progressività
consiste essenzialmente nella capacità dei bambini e dei ragazzi
di utilizzare schemi di spiegazione e interpretazione e modelli via via
più generali e potenti, riuscendo a collegare tra loro informazioni
ricavate da contesti diversi di esperienza, da libri o da altre fonti,
sviluppando così sia il sapere individuale sia quello socialmente
condiviso nella classe o in altri contesti. I bambini ed i ragazzi, lentamente,
si appropriano così delle basi dei saperi disciplinari, fino ad
arrivare alla padronanza delle diverse discipline scientifiche quali si
presenteranno nella scuola secondaria.
L'apprendimento
nell'area scientifica, infine, ha bisogno di coltivare la dimensione pluridisciplinare,
per spiegare un fatto o un fenomeno attraverso punti di vista e schemi
disciplinari diversi. Così risultano fondamentali le correlazioni
trasversali tra l'area scientifica e altre discipline, in particolare con
la lingua italiana, la matematica, la tecnologia, per quanto riguarda i
processi di formalizzazione e attualizzazione delle conoscenze, e con le
altre aree (geo-storico-sociale, artistica, motoria, musicale) per mettere
in rilievo le differenze e le analogie nelle strategie di conoscenza e
negli approcci alla complessità del mondo reale.
Per questo il possesso di una cultura scientifica contribuisce
a formare i ragazzi come cittadini:
vigili nei confronti di qualsiasi forma di affermazione
aprioristica e non documentata;
curiosi ed aperti verso il mondo nella sua molteplicità;
disposti ad assumersi responsabilità interpretative
ed operative, individuali e socializzate;
disposti a lavorare e collaborare con gli altri, capaci
di esprimere le proprie opinioni, di ascoltare e di confrontarsi con quelle
degli altri.
Sul piano più specifico della
formazione scientifica i bambini e i ragazzi dovranno imparare a:
·ragionare collegando in modo
significativo quanto hanno imparato con gli indizi raccolti dall'esperienza;
·interpretare e progettare lo
svolgersi di fenomeni più o meno semplici fondando argomentazioni
e azioni su ampi repertori di dati di fatto e di spiegazioni convincenti;
·sviluppare schematizzazioni,
modellizzazioni, formalizzazioni di fatti e fenomeni, applicandoli anche
ad aspetti della realtà quotidiana;
·"pensare per relazioni", individuando
i modi, le strategie ed i comportamenti più adatti a padroneggiare
la complessità dei sistemi e delle loro interazioni;
·sviluppare un atteggiamento
esplorativo a partire dalle proprie conoscenze per affrontare e risolvere
problemi di ambito anche non scolastico;
·avviare riflessioni sulle relazioni
tra comprensione dei fenomeni, valori e scelte personali.
TECNOLOGIA
I sostanziali cambiamenti che connotano
la società contemporanea dimostrano quanto la tecnica sia in grado
di cambiare le forme e i ritmi della vita quotidiana e come stiano cambiando
gli stessi modi del conoscere. La tecnica, da quando ha fatto la sua comparsa
nella vita dell'uomo, ha condizionato non solo il suo sviluppo cognitivo
e culturale, ma anche quello biologico.
La tecnica ha prodotto e produce mutamenti
profondi in moltissimi campi dall'arte, alla scienza, all'economia, allo
sport in un intreccio strettissimo tra conoscenze e azioni: non può
allora essere relegata sul piano della semplice operatività.
L'attività formativa e didattica
dovrà valorizzare le naturali curiosità possedute da bambine
e bambini e la loro naturalezza nel vivere in un ambiente contrassegnato
da forti componenti tecnologiche. E' un percorso formativo che occorre
costruire, tenendo conto dell'età degli allievi, in un costante,
dinamico equilibrio tra fare, capire , concettualizzare.
La cultura della tecnica propone di
far acquisire alle ragazze e ai ragazzi strumenti operativi e concettuali
che permettano loro di interagire con il mondo, materiale e virtuale, costruito
dall'uomo. Operare con gli artefatti significa sviluppare competenze reticolari,
riferite a diversi tipi di conoscenza, e imparare a utilizzare le strutture,
le procedure e i linguaggi tipici di tali saperi.
Inoltre proiettare l'azione formativa verso la dimensione
del fare e del progettare significa utilizzare forme e metodologie dell'apprendere
prevalentemente proprie di contesti esterni alla scuola con ricadute positive
sull'orientamento.
Bambine e bambini, infine, devono essere aiutati a capire
come le tecnologie costituiscano potenti strumenti di estensione delle
prestazioni umane, ma che sono i valori di una società a determinare
ogni scelta di utilizzo e di sviluppo delle tecnologie stesse.
Nel definire come il mondo della tecnica e i saperi che
l'accompagnano devono essere presenti nel percorso scolastico, si può
affermare che il loro studio richiede sia momenti di insegnamento specifico
sia momenti di attività trasversale, strettamente correlati con
altre discipline e da svolgere in compresenza con altri insegnanti. Un
aspetto a cui dedicare particolare attenzione riguarda la ricerca di un
adeguato spazio per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione
in modo da assicurare agli allievi il raggiungimento di quelle competenze
che la società contemporanea considera indispensabili.
Lo sviluppo del pensiero tecnologico deve prendere l'avvio
fin dai primi anni della scuola di base e proseguire secondo una progressione
che potrebbe così articolarsi:
partire da semplici attività (quali lo smontaggio
e il rimontaggio di oggetti di uso comune a scopo interrogativo e conoscitivo)
per cominciare a cogliere il legame funzione-struttura,
sviluppare l'osservazione, l'analisi e la rappresentazione
di processi artificiali per imparare a riorganizzare il sapere con il ricorso
a strumenti (grafi, tabelle, mappe ecc.) e modelli logici (formule, regole,
algoritmi, strutture di dati ecc.),
utilizzare l'analisi tecnica che, attraverso le azioni
di ricerca sulla natura delle componenti di un oggetto/processo (strutturale,
comportamentale, funzionale, teleologica), sulle procedure e sul controllo,
permette all'alunno di selezionare le conoscenze secondo ottiche differenti,
promuovere la progettualità che, passando da una
situazione problematica alla ricerca di soluzioni e alla loro realizzazione
(fisica, grafica, virtuale), consente di potenziare il pensiero divergente,
le capacità operative e di verifica/revisione,
realizzare attività di simulazione reale o virtuale
che, attraverso l'analisi degli effetti prodotti da interventi su variabili
in contesti non direttamente controllabili, educa a cogliere le relazioni,
a cercare regole di comportamento, a leggere le situazioni in termini sistemici,
a confrontare esiti.
STORIA, GEOGRAFIA E SCIENZE SOCIALI
L'insegnamento di storia, geografia,
scienze sociali è uno degli assi portanti del percorso formativo
dai tre ai diciotto anni. Esso concorre a far acquisire agli studenti competenze
civiche e culturali, che permettano loro di svolgere, consapevolmente e
con riferimento ai valori personali e sociali sanciti dalla Costituzione
italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, un ruolo attivo
nella società e, poi, di continuare a imparare per tutto l'arco
della vita.
Storia, geografia e scienze sociali
sono fra loro strettamente collegate, avendo in comune lo studio della
convivenza umana in tutte le sue dimensioni: lungo l'asse cronologico,
nello spazio geografico, nel contesto sociale. Nei primi due anni del percorso
formativo esse costituiscono un campo di lavoro unitario. Nei due anni
successivi, sempre in una logica unitaria, si avvia la progressiva e graduale
caratterizzazione dei saperi. In quinta classe la storia, la geografia
e l'area delle scienze sociali diventano autonome avendo ciascuna di esse,
pur in un contesto fortemente integrato, obiettivi formativi specifici.
L'orientamento alla valorizzazione
di sé, degli altri, dell'ambiente, nella prospettiva della fruizione
dei diritti e dell'esercizio dei doveri, passa attraverso la selezione
di contenuti e di esperienze adatti a sollecitare curiosità, interesse,
volontà di partecipazione alla risoluzione di problemi comuni.
Questa consapevolezza induce a considerare
tutta la scuola, fatta di spazio, tempo, contenuti, metodi, tecniche, relazioni,
come complesso di risorse idonee a rafforzare le potenzialità positive
dei ragazzi, per aiutarli a trovare la loro strada e a non disperdersi
nei meandri di una società complessa, sovente contraddittoria e
disorientante.
Il passaggio dalla narrazione alla
ricerca e dalla rappresentazione oggettiva del mondo all'interiorizzazione
di sistemi di concetti, di atteggiamenti, di criteri di giudizio e di comportamento
qualificati sul piano etico, civico, sociale e politico implica l'impegno
della scuola a realizzare una continua integrazione fra l'alfabetizzazione
culturale e l'educazione alla convivenza democratica, per usare i concetti
proposti nei Programmi della scuola primaria del 1985.
STORIA
La storia svolge un ruolo centrale
nell'apprendimento sia perché le categorie storiche sono una delle
chiavi fondamentali di lettura di tutta la realtà, sia perché
essa svolge un ruolo fondamentale nella strutturazione della memoria e
coscienza storica umana, nazionale, di gruppo. Gli studenti debbono acquisire
una visione sistematica della storia dell'umanità, attraverso la
conoscenza di fenomeni storici su scala mondiale, da esplorare e interpretare
utilizzando il linguaggio proprio della disciplina: lessico, concetti e
metodologie. La scelta di uno scenario mondiale è indispensabile
per due motivi: da un lato l'evoluzione della ricerca internazionale negli
ultimi trenta anni, che ha sviluppato lo studio del sistema 'mondo' come
quadro interpretativo di riferimento di tutte le storie parziali che lo
compongono, e dall'altro le esigenze di un'educazione multiculturale, che
non solo è valida di per sé, ma è resa ineludibile
dalla recente trasformazione in senso multietnico della società
italiana, a cui la scuola è chiamata a dare una risposta che valorizzi
le diversità e prevenga il conflitto. Non vi è storia efficacemente
operante ai fini del riconoscersi nella comunità nazionale ed europea
che non sia storia della costruzione, storica appunto, di queste comunità
e identità entro la storia delle comunità umane in ogni parte
del mondo.
Le finalità formative della
storia comportano una chiara esplicitazione degli obiettivi di apprendimento
che vengono articolati nel curricolo in funzione delle modalità
cognitive e socio-relazionali proprie del bambino, del fanciullo, del preadolescente
con un'ampia variabilità dei modi di insegnamento- apprendimento
ad essi correlati.
Per questo motivo la storia generale
è proposta in forma distesa (cinque anni) a partire dal 5° anno
della scuola di base e, al tempo stesso, per dare a tutti i cittadini italiani
che concludono l'obbligo scolastico una solida formazione storica comune.
La fase iniziale del curricolo serve
per prepararsi adeguatamente a questo lavoro: in un primo periodo (cinque
anni, tra la scuola dell'infanzia e primi due anni della scuola di base)
le bambine e i bambini vengono guidati alla conoscenza e all'uso di parole-chiave
necessarie per comprendere il mondo: dalla famiglia, alla società,
alla religione, all'ambiente. Nel terzo e nel quarto anno della scuola
di base cominciano a prendere conoscenza di vari tipi di società,
vicine e lontane nel tempo e nello spazio , in modo da acquisire un "lessico
storico di base" che renda più agevole ed efficace il successivo
studio della storia generale, che verrà svolto durante gli ultimi
tre anni della scuola di base e i primi due della scuola secondaria, fino
al compimento dell'obbligo. Si tratterà di una narrazione cronologica
e sistematica, che affronterà dapprima la dimensione della storia
mondiale, nella quale verranno inserite, con opportuni approfondimenti,
la storia europea, quella nazionale e quella locale, che hanno un particolare
valore per il cittadino italiano ed europeo in quanto mostrano le radici
dell'hic et nunc in cui vive. Sul piano metodologico, si darà
molta attenzione ad attività di laboratorio che mostrino agli studenti
come si costruisce il sapere storico a partire dalle fonti più diverse,
in modo che essi già si avviino a sviluppare una consapevolezza
critica nei confronti della storiografia.
Come meglio verrà precisato
nelle indicazioni curricolari per la quota nazionale della secondaria,
nella fase finale del curricolo (gli ultimi tre anni della scuola secondaria)
gli studenti riprenderanno una seconda volta l'intera storia generale e
cronologica come quadro di riferimento all'interno del quale si potranno
sviluppare temi specifici che verranno trattati con particolare attenzione
alle fonti e al dibattito storiografico, in modo da sviluppare l'approccio
critico alla disciplina.
GEOGRAFIA
La geografia fornisce agli studenti
una visione su una pluralità di scale spaziali, mondiale, europea,
nazionale e locale, delle complesse relazioni esistenti sulla superficie
terrestre tra fenomeni fisici e antropici, ispirata ai valori della tutela
ambientale, dell'integrazione e cooperazione tra i popoli nel processo
di sviluppo umano, sociale, economico.
La geografia, dapprima prevalentemente
descrittiva, è divenuta scienza interpretativa ed esplicativa dei
rapporti dell'uomo e delle società con la natura, che si traducono
in assetti territoriali in continua trasformazione.
Fra i compiti dei geografi si annoverano
oggi lo studio delle trasformazioni subite nel tempo dall'organizzazione
dello spazio, l'elaborazione di modelli di spiegazione delle dinamiche
territoriali e dei parametri per la valutazione d'impatto ambientale, la
progettazione di nuovi assetti del territorio. La ricerca avanza anche
in relazione al paradigma dello sviluppo sostenibile: i geografi
offrono il loro contributo per la creazione, a livello internazionale,
di un nuovo modello di sviluppo che, partendo da una gestione delle risorse
oculata ed equamente condivisa fra tutti i popoli, prospetti uno sviluppo
sostenibile dall'ambiente e compatibile con le esigenze e le necessità
degli uomini in ogni continente.
Alla scuola spetta il compito, ricchissimo
di valenze formative, di trasferire i nuovi paradigmi della ricerca geografica
in una didattica che sviluppi nei bambini e nei giovani le competenze spaziali,
ma anche le irrinunciabili premesse di un atteggiamento di solidarietà,
apertura mentale e disponibilità all'integrazione delle culture
e alla cooperazione fra i popoli, proprio attraverso la conoscenza e il
rispetto di ambienti e modi di vita "altri", la salvaguardia e la condivisione
dei beni naturali e culturali.
L'impostazione di continuità
e progressività dei nuovi curricoli consente di mantenere nel settennio
uno stretto collegamento della geografia con la storia e con gli studi
sociali, analizzando le diverse forme d'interazione tra società
e natura sviluppatesi nel tempo. Agli allievi è necessario fornire,
fin dai primi anni, un ambiente formativo che li metta in grado di affrontare
le conoscenze da una molteplicità di punti di vista, in una dimensione
non soltanto locale, ma anche mondiale. La conoscenza di differenti punti
di osservazione, infatti, fornisce utili chiavi di lettura, che possono
agevolare il confronto aiutando a comprendere meglio atteggiamenti, comportamenti,
relazioni.
La principale innovazione consiste
nel definitivo superamento della scansione tradizionale ciclica dei contenuti,
che per la geografia procedevano dal vicino al lontano e dal semplice al
complesso. Oggi ci si trova di fronte a una realtà sempre più
complessa, in cui l'uomo con le sue attività intreccia una fitta
rete di scambi con l'ambiente naturale, muovendosi in una dimensione che
continuamente travalica lo spazio circostante. Gli scenari di una società
che va verso la globalizzazione sono davanti agli occhi di tutti, non solo
degli adulti, transitando continuamente attraverso i moderni mezzi d'informazione
e di comunicazione telematica, cui i bambini hanno un accesso sempre più
facilitato.
Il compito della scuola, già
dai primi anni, diventa allora anche quello di aiutare gli allievi a decifrare
i messaggi e le immagini del mondo e ad avvicinarsi, seppure nel rispetto
delle peculiarità e delle forme d'apprendimento legate all'età,
ai grandi temi generali, insegnando loro da subito a dominare gli strumenti
attraverso un uso corretto, per non correre il rischio di esserne inconsapevolmente
dominati. Non va tralasciato che la società multiculturale in cui
si è immersi trova uno degli ambiti d'elezione, deputati al confronto
e all'integrazione, proprio nella scuola: i bambini convivono e si confrontano
quotidianamente con compagni di scuola di provenienza etnica differente,
dei quali devono rispettare e conoscere le "radici" geografiche e culturali,
anche per aiutarli a non perderle.
SCIENZE SOCIALI
La mappa dei "saperi" contemporanei
è senza dubbio arricchita dall'apporto scientifico di quell'ampio
spettro di discipline che hanno la società come oggetto privilegiato
della propria indagine. Nell'attuale panorama culturale appare, infatti,
difficile prescindere dalla conoscenza delle strutture e delle stratificazioni
sociali, della pluralità delle culture, delle articolazioni normative
ed economiche, della dimensione psicologica dei comportamenti individuali
e collettivi. L'apertura alle scienze sociali e antropologiche è
del resto ormai consolidata nell'articolato intreccio della moderna enciclopedia
del sapere. Essa viene anche a colmare lo iato che si era determinato tra
l'assetto culturale del nostro paese, nel quale da alcuni veniva sostanzialmente
negata la validità scientifica di tali discipline, e quello delle
più mature esperienze europee, in cui invece le discipline sociali
e antropologiche trovavano da tempo uno spazio e un ruolo senza dubbio
significativi.
Le scienze sociali e antropologiche
promuovono negli studenti sia l'acquisizione di conoscenze relative alla
struttura e all'organizzazione sociale, sia la maturazione di atteggiamenti
e comportamenti critici e responsabili, ispirati ai valori della libertà
e della solidarietà, a tutti i livelli della vita organizzata (locale,
nazionale, europea e mondiale).
In un rapporto organico con la storia
e la geografia, l'insegnamento delle scienze sociali contribuisce infatti
allo sviluppo di un'identità personale che si costruisce attraverso
il riconoscimento di molteplici appartenenze e di molteplici eredità.
In questo contesto verranno affrontati i problemi relativi ai diritti umani,
alla pace, allo sviluppo, all'ambiente, al lavoro, alla salute, alle relazioni
fra ragazzi e ragazze e al rapporto tra diverse culture; al tempo stesso
si porranno le basi, soprattutto negli ultimi tre anni del ciclo, del successivo
studio dell'economia e del diritto.