Adesso… l'insegnante è pure drogato!

Vogliono proprio denigrare la categoria degli insegnanti, e... già!  Siamo quelli che hanno tre mesi di ferie, lavorano al massimo 15 ore alla settimana, non si aggiornano, sono obsoleti, andiamo con le minorenni, no scusate… quello lo fa qualcun altro,  e per lo stress ci fumiamo gli spinelli e sniffiamo coca.
Il 13 gennaio 2001 ci provò l’allora Ministro Veronesi che affermò: “Il 50% degli alunni e degli insegnanti ha fumato e fuma lo spinello”,  esprimendo giudizi superficiali verso la nostra categoria. Dopo esattamente dieci anni ci riprova il ministro Carlo Giovanardi che proprio oggi sta “valutando” se inserire i docenti in questi "protocolli antidroga" che già contengono tredici mestieri (nella lista ci sono gli sminatori, i muratori, i guidatori di treni e gli addetti alle centrali nucleari !?!?, non ci sono i politici… chissà perché…). Non saremo perfetti ma sicuramente non siamo drogati. Non sono un sessantottino, ho frequentato la scuola superiore alla fine degli anni settanta tra movimenti politici, omicidi di Stato, guerra tra bande mafiose, ma una cosa mi è rimasta bene impressa nella memoria: la voglia di vivere, di suscitare emozioni, di combattere (in senso lato), di arrabbiarsi quando sentivi o vedevi in televisione le continue stragi. Mi ritorna in mente l'urlo dell'Onorevole La Malfa (il padre) quando in Parlamento, alla notizia dell'uccisione di Aldo Moro, chiese ad alta voce Giustizia! Giustizia! Eravamo tutti sconcertati nel rivedere in TV le continue immagini di violenza, eppure noi ragazzi sentivamo vicino lo Stato, eravamo certi che prima o poi sarebbe riuscito a debellare la piaga del terrorismo e così è stato. I nostri insegnanti partecipavano con noi alle manifestazioni contro il terrorismo, contro la mafia, si discuteva in classe con i docenti di lettere, i quali, cercavano di spiegarci il compromesso storico, perché stava succedendo tutto questo in Italia. Alcuni docenti avevano vissuto il periodo conclusivo della II guerra mondiale e portavano in classe la storia vissuta, altri invece erano nati nel dopo guerra ed avevano vissuto comunque in un periodo di fame e sacrifici.
Quei docenti erano i professori, la categoria stimata, nessuno si sarebbe permesso di denigrare cosi i docenti, come sta facendo questo Governo!
Noi siamo "i figli culturali" di quegli insegnanti tanto stimati e rispettati ed abbiamo vissuto e stiamo vivendo la nostra storia all'interno della scuola italiana, che è sì figlia di tante contraddizioni culturali e politiche ed ha al suo interno tante pecche, ma sicuramente è ancora un posto dove nasce la cultura, dove si pensa, dove ci si arrabbia perché l'alunno non è preparato, dove ci si scontra nei consigli di classe e qualche volta nei collegi docenti. Anche noi abbiamo il diritto di essere rispettati ed apprezzati per quello che facciamo sia come educatori sia come professionisti della scuola. E' questa la scuola italiana, oggi!
Il problema della droga che circola nelle scuole italiane e nelle discoteche  è serio, molti ragazzi fumano regolarmente hashish, marijuana, ingeriscono pastiglie di ecstasy che è una sostanza psicoattiva sintetica che agisce sia come stimolante sia come allucinogeno: fa sentire pieno di energia chi la usa e produce effetti di distorsione nella percezione oltre ad aumentare la sensibilità del tatto. L'MDMA o ecstasy danneggia il cervello ed è tossica a livello dei neuroni. Per non parlare dell’assunzione di cocaina.
Siamo il paese delle contraddizioni culturali; alle elementari e alle medie i genitori vivono la scuola quasi in simbiosi con i loro figli, li seguono, partecipano alle riunioni con i docenti, ma non appena i figli scelgono l'indirizzo di studi superiore si riduce anche l'interessamento verso quello che il figlio fa, invece è proprio il periodo adolescenziale, la fase più importante dove il ragazzo acquisisce l'autodeterminazione, inizia a scegliere autonomamente le amicizie, i primi innamoramenti, incomincia a sentire il bisogno della libertà interiore, di quella libertà che se non controllata può portare a situazioni spiacevoli come quella di "provare" a tutti i costi, altrimenti diventi il compagno da schernire, lo zimbello, l'amico debole; è proprio in questa fase che i genitori devono essere presenti.
Spesso parlo con i miei alunni e alunne, in ventisei anni di insegnamento ho ascolto diverse storie, storie di problemi familiari, separazioni, genitori violenti o completamente assenti. Alunni abbandonati a se stessi, genitori che tornano la sera, agitati, nervosi, quando invece i figli li aspettano con l'entusiasmo di un sorriso, di quel sorriso rassicurante che soltanto un papà può darti. Invece si rimanda al giorno dopo, fino a rinchiudersi in un silenzio asettico. Non servono soltanto i carabinieri nella scuola, che perquisiscono nelle classi con i cani antidroga, servono i genitori che si interessano dei figli e del loro andamento scolastico, e che non diano la colpa del loro insuccesso ai docenti.
Il mestiere del docente è storicamente uno dei più difficili,  “cari” Berlusconi, Brunetta, Gelmini, Giovanardi… consentiteci a ancora di essere noi stessi e quando parlate degli insegnanti, sussurrate a bassa voce questa parola perché nasce dal verbo insegnare, un verbo che contiene la cultura, il sapere, il tempo, la storia. Come afferma Giovanni Bachelet: “Qualunque schieramento che voglia lavorare seriamente e non solo mediaticamente al miglioramento della scuola dovrà assicurarsi il coinvolgimento e il consenso informato di questi eroi del nostro tempo”.

Paolo Latella - insegnante
Segretario Prov. Unicobas Scuola Lodi