Comunicato stampa Unicobas Lodi


Gentile direttore,

le comunico che la direzione di Roma del sindacato Unicobas mi ha nominato, per la provincia di Lodi, segretario provinciale.

La Confederazione Italiana di Base (CIB) UNIcobas, della quale è parte l'AltrascuolA Unicobas, è una importante organizzazione di ispirazione libertaria presente in diverse categorie e su larga parte del territorio italiano, da oggi presente anche sul territorio lodigiano.

Si fonda sulla autogestione dei lavoratori. In campo scolastico promuove il riconoscimento della libertà d'insegnamento dei docenti e della libertà di apprendimento degli studenti per un pieno riconoscimento della scuola come istituzione pubblica chiamata a promuovere i saperi, a partire da quelli critici, umanistici, scientifici. 

L’Unicobas ha recentemente scritto il disegno di legge sul nuovo stato giuridico dei docenti presentato alla Camera e al Senato  dall'Italia dei Valori.


Contiene le Norme per l'istituzione di un'area contrattuale specifica per il comparto della scuola nonché del Consiglio superiore della docenza, e altre disposizioni in materia di organizzazione scolastica come l’elettività dei presidi e l’anno sabbatico d’aggiornamento.


E’ per noi dell’Unicobas una scelta obbligata quello di cambiare radicalmente lo stato giuridico dei docenti e definire il ruolo degli Ata, questa volontà è stata  supportata dall’Italia dei Valori che ha  portato in Parlamento il disegno di Legge sopra citato.

 

Questa scelta nasce da un'attenta analisi della situazione della scuola pubblica italiana, delle dinamiche intercorrenti tra i diversi attori della stessa e, in particolar modo, dello statuto e della natura professionale dell'attività docente che, nell'attuale situazione normativa, risulta particolarmente penalizzata, deprezzata e di conseguenza con sempre più scarso riconoscimento sociale.


Nella prima fase del nostro Stato unitario, sono stati adottati, dai governi, cinque stati giuridici degli insegnanti e tutti, tranne quello del 1906, sono sempre stati collegati a processi più generali di riforma della scuola; hanno, in un certo qual senso, portato con sé un'idea di scuola, una filosofia del processo d'insegnamento e di apprendimento.


Nel passato più recente, invece, è stato favorito un lento ma progressivo processo di burocratizzazione della professione docente, caratterizzato da sempre più frequenti imposizioni amministrative e gerarchiche. Tutto ciò è frutto di indebite invasioni di campo, anche da parte delle organizzazioni sindacali tradizionali che hanno debordato persino sulla formazione iniziale e in itinere (come nel caso del contratto del '95, «a punti» legati all'aggiornamento), nonché di una costante latitanza degli organi legislativi e di una sorta di subordinazione delle stesse associazioni professionali nei confronti dei sindacati.

 

In questi ultimi vent'anni il Parlamento ha approvato, infatti, una serie di leggi che hanno inciso profondamente sulla condizione degli insegnanti, considerandoli, però, essenzialmente «indistinti dipendenti pubblici», alla stregua di tutti gli altri impiegati dello Stato:

          la legge 29 marzo 1983, n. 93, nota come legge quadro sul pubblico impiego, a seguito della quale i docenti furono inseriti nel 6o e 7o livello impiegatizio e la funzione docente perse ogni specificità e si recise definitivamente il legame con la docenza universitaria;

          la legge delega 23 ottobre 1992, n. 421, sul pubblico impiego che ha dato il via alla privatizzazione del rapporto di lavoro, distinguendo fra ciò che rimaneva riserva di legge e ciò che diventava materia di contrattazione. Il rapporto di lavoro della docenza universitaria non veniva invece privatizzato;

          la sua diretta emanazione: il decreto legislativo n. 29 del 1993;

          la legge 15 marzo 1997, n. 59, con cui è stata istituita l'autonomia scolastica e si è attribuita la dirigenza ai capi d'istituto, separando la loro contrattazione dal restante personale della scuola. Nell'università persiste invece, giustamente, la qualifica di preside di facoltà, quale primus inter pares.

S'impone un'inversione di marcia per abbandonare la concezione burocratica dell'identità docente che porta a: stipendi modesti, poca preparazione dei docenti, assenza di valutazione del merito individuale, scarsa stima da parte di famiglie e studenti. La strada da seguire è quella che porta all'esaltazione della professione: conoscenza verificata e in continuo aggiornamento della materia insegnata, stipendio parificato alle fasce superiori europee, riconquistata dignità di funzione agli occhi di famiglie e studenti.

Sorge la necessità di un profondo ripensamento in termini culturali e organizzativi di tutto il comparto scuola e, in particolare, del modo di intendere l'esercizio della funzione docente.

     

La società del terzo millennio ha necessità di «professionisti della conoscenza» (knowledge workers) che facciano riferimento ai loro enti di rappresentanza e non alla burocrazia ministeriale.

La professione docente è segnata da tre elementi: alta specificità del ruolo istruttivo ed educativo, autonomia e autoreferenzialità rispetto a valutazione e selezione dei professionisti che non vengono giudicati da altri enti, etica e deontologia elaborate fra gli operatori del settore.

 

Il mondo della scuola possiede una particolarità rispetto al resto del mondo del lavoro. In esso si insegna e si apprende e non si tratta neanche di mera trasmissione del sapere, bensì si sviluppa e ricrea il sapere stesso, almeno per quanto attiene alle strategie dell'istruzione, dell'educazione e della formazione.

 

Nella scuola non si costruiscono manufatti industriali, né si svolgono mansioni di tipo burocratico. Lo specifico prevalente è quello della funzione docente, che non è funzione d'impresa, né di tipo impiegatizio: proprio per questo l'assetto normativo e contrattuale attuale è assolutamente inadeguato.

 

La Costituzione della Repubblica definisce scuola e università quali «istituzioni» (e la cosa non ha solo un rilievo terminologico, perché stabilisce una linea di demarcazione rispetto ai «servizi»), ma esse hanno due assetti contrattuali differenti: dell'università è stato creato un ibrido, dove i docenti hanno un contratto di natura pubblica e le altre figure lavorative un contratto privatizzato; nella scuola, invece, esiste solo la privatizzazione del rapporto di lavoro: la scuola, quindi, è stata trasformata in un «servizio» e i docenti in impiegati.

Ma il momento dell'interazione metodologico-didattica non è affatto l'erogazione di un servizio; gli insegnanti non sono pompe di benzina e gli alunni non sono automobili di passaggio da riempire di nozioni.

 

La figura del docente non è quella di chi attende ad un servizio, bensì quella di un ricercatore di percorsi formativi e culturali, e il titolo di studio non è un «atto dovuto», come la certificazione di un'analisi del sangue, bensì il risultato di  un'interazione personale e didattica, di un percorso di vita e di ricerca.

Proprio da questa innegabile constatazione sorge la necessità di un profondo ripensamento in termini culturali e organizzativi di tutto il comparto scuola e, in particolare, del modo di intendere l'esercizio della funzione docente.


Nel disegno di legge, anche per il personale Ata, in particolare ai collaboratori scolastici, agli aiutanti tecnici e al personale di segreteria, è riconosciuto, con il primo contratto utile successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, il ruolo di coadiutore educativo con riferimento alle attività esercitate dal medesimo personale relativamente alla sorveglianza degli alunni nonché alla gestione della sicurezza, della strumentazione informatica e dei laboratori.

 

L'Unicobas nel recente passato ha guidato grandi lotte, come quella contro la valutazione e la differenziazione salariale dei docenti prevista a base di quiz, che portò in piazza 50.000 insegnanti in occasione di uno sciopero proclamato dal sindacalismo di base (che nella scuola è rappresentato quasi unicamente da Unicobas e Cobas), lotta che determinò le dimissioni del ministro della pubblica istruzione Berlinguer. 
Sin dalla sua nascita nel 1990, con il suo primo congresso del 1991, nonché con il Convegno Internazionale di Roma del 1998 - al quale, tra le altre
organizzazioni europee, era presente la CNT francese - ha dato largo spazio e importanza alle tematiche internazionali, riconoscendo nel meccanismi
della globalizzazione mercificatrice un elemento di grande pericolo per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori europei e di tutto il mondo.
L'Unicobas sostiene la necessità di giungere ad una forma stabile di coordinamento fra le realtà sindacali libertarie e di base a livello europeo, capace di produrre comuni scadenze di lotta, segnatamente per affermare il diritto di sciopero, i diritti sindacali e la titolarità del mondo del lavoro.
L'Unicobas sostiene che il coordinamento europeo fra i sindacati realmente di base, possa essere l'unico soggetto capace di contrastare la ristrutturazione liberista e di imporre forme di decisione e partecipazione diretta a carattere sindacale totalmente autonome dai partiti ed in grado di rappresentare un reale modello di cambiamento rispetto alla politica dominante.
La CIB Unicobas conta cinquemila iscritti, più della metà dei quali nel settore della scuola.
E' presente anche in altre categorie: metalmeccanici, sanità, pubblica amministrazione, servizi.
Particolarmente attiva nella difesa dei lavoratori precari, è tra i promotori della campagna nazionale per la regolarizzazione, nonché per il ripristino della scala mobile, un meccanismo automatico di riadeguamento retributivo al costo della vita.


Presso la sede di Lodi (viale Pavia 28/a - cell. 3386389450)  è disponibile l'attività di consulenza gratuita per gli iscritti Unicobas, il prof. Paolo Latella è comumque disponibile (previo appuntamento) a supportare il personale docente e non docente in merito sulle seguenti problematiche:

- nuove disposizioni decreto Brunetta
- maternità;
- sostegno;
- disciplina delle assenze e delle aspettative;
- trasferimenti;
- orario di servizio;
- nomine a tempo indeterminato e determinato;
- part-time;
- ricostruzioni di carriera;
- collocamento in pensione
- invalidità per causa di servizio;
- invalidità civili;
- collocamento fuori ruolo;
- assegnazioni all`estero, ecc..


In attesa della pubblicazione porgo cordiali saluti

prof. Paolo Latella


La sede di Lodi è in Viale Pavia 28/A, è aperta il mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 19.
(Preferibilmente su appuntamento).
Tel. 0371-34629
cell. 3386389450
e-mail: paolo.latella@alice.it.
www.unicobas.it 




Segretario Provinciale Lodi - UNICOBAS

Paolo Latella
Responsabile Area Dipartimentale Istruzione IDV Lombardia
Direttivo IDV Lodi 
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