Roma, 7 set. (Apcom) - Italia quasi fanalino di coda tra i
paesi Ocse sulle spese nell'istruzione: è penultima su 33 paesi nella quota di
Pil dedicata al settore, al 4,5 per cento nella penisola contro il 6,2 per cento
della media Ocse. Tra i tradizionali partner europei la Francia risulta
distanziata al 6 per cento, più vicina la Germania, peraltro quintultima in
graduatoria con poco più del 5 per cento. A svettare è invece l'Islanda, con
oltre il 7,5 per cento seguita dagli Stati Uniti, al 7,5 per cento e Israele,
oltre il 7 per cento. Maglia nera, dietro all'Italia, la Repubblica Slovacca,
dove le spese per istruzione sono state appena al 4 per cento del Pil, in base
ai dati 2007.
Il rapporto - Il tutto nell'ultimo rapporto annuale
sul settore stilato dall'organizzazione parigina; uno studio corposo, oltre 470
pagine, in cui l'Ocse rileva come in una fase di crescente prudenza sulle
finanze pubbliche a seguito della crisi economica "una attenzione rinnovata è
portata all'istruzione". Anche perché l'istruzione assicura redditi più elevati,
e in questo modo maggiori entrate fiscali. In Italia anche i salari degli
insegnati sono mediamente più bassi rispetto alle medie Ocse, ma allo stesso
tempo secondo le tabelle fornite svolgono una minore quantità di ore di
lezione.
Gli stipendi - I paragoni sui salari degli insegnati
vengono prevalentemente fatti dall'Ocse sulle retribuzioni che si ottengono dopo
15 anni di esperienza, e come valuta di riferimento viene preso il dollaro,
ricalcolato per tener conto della "parità di potere di acquisto" (un sistema che
serve a eliminare le eventuali distorsioni dovute ai cambi). Ebbene in Italia
nell'istruzione primaria in media dopo 15 anni un insegnate guadagna 31.520
dollari l'anno, contro i 39.426 della media Ocse. Nell'istruzione secondaria di
base il salario degli insegnati secondari risulta a 34.331 dollari, contro
41.927 della media Ocse e nell'istruzione secondaria più avanzata (upper
secondary education) 35.290 dollari in Italia, contro 45.850 della media Ocse.
In questo caso i dati sono riferiti al 2008.
Le ore di lezione - Allo stesso tempo però, in un'altra
tabella l'Ocse riporta le ore di lezione effettuate ogni anno in base ai
contratti di lavoro; e in Italia nell'istruzione primaria un insegnate tiene 735
ore di lezione l'anno, contro le 786 della media Ocse. Nell'istruzione
secondaria di base le ore di lezione sono 601 l'anno nella penisola, contro 703
della media Ocse, e 601 sono anche le ore di lezione nell'istruzione secondaria
avanzata, contro 661 della media Ocse.
La spesa - Quanto alla minor quota di spesa
pubblica che l'Italia all'istruzione, i dati emergono anche da altre tabelle. In
media nella penisola la spesa per studente mettendo assieme tutti i livelli
risulta di 7.948 dollari l'anno, contro 8.216 dollari della media Ocse. E l'ente
parigino avverte come gli investimenti pubblici nel campo dell'istruzione
abbiano "ricadute positive", anche sulle finanze pubbliche. "In media, nell'area
Ocse - recita una sintesi dello studio - un individuo con un livello di
istruzione terziaria genererà nel corso della propria vita lavorativa una somma
supplementare di 119.000 dollari tra imposte sul reddito e contributi sociali
rispetto a un individuo che abbia completato solo un ciclo secondario
superiore".
I fondi destinati all'istruzione - Anche nei paesi "in cui l'intervento
statale è generalmente limitato, il finanziamento pubblico all`istruzione resta
una priorità sociale. In media, i paesi Ocse destinano il 13,3 per cento della
spesa pubblica totale all'istruzione, che varia da percentuali inferiori al 10
per cento in Repubblica Ceca, Italia e Giappone, a circa il 22 per cento in
Messico". Nell'area "i governi stanno cercando di rendere più efficace il
sistema di istruzione e al contempo di accedere a risorse supplementari che
permettano di rispondere alla domanda crescente. L'edizione 2010 della
pubblicazione Education at a Glance - conclude l'Ocse - offre ai vari paesi
l'occasione di riflettere sulla loro performance in un'ottica
comparativa".
07 settembre
2010