LETTERA APERTA A MARIO PIRANI

Pirani centra alcuni dei problemi della scuola italiana.

Non si può però sorvolare su tre questioni.

La prima è che, da neofita, riporta indicazioni sommarie ed estemporanee, le quali, soprattutto per le elementari, fotografano "posture" estreme ed eclatanti, in alcuni casi effettive ma affatto generalizzabili, dimenticando che si trata di un ordine di scuola che il mondo tutt'oggi ci invidia. Anche se finalmente il noto esponente di una testata giornalistica pedissequamente allineata con le controriforme - sia oggi sul "disordino dei cicli", che ieri sulla legge sui nuovi ordinamenti (L. 148/90) - si accorge della negatività dei moduli (tralasciando però, da profano qual è, di incentrare la critica sui moduli verticali, a "scavalco", 4 su 3, etc.), non si accorge ancora (...lo farà forse fra 10 anni) dell'attacco portato da Berlinguer con la legge di "riordino" proprio alle elementari, dove vedremo insegnanti delle medie deportati sulle future terze, quarte e quinte del nuovo ciclo primario ed una pletora di docenti delle elementari cacciati o ridotti a ruoli subalterni. Berlinguer, infatti, con il suo degno compare De Mauro e con l'appoggio indefesso della CGIL, invece di rivedere il primo "disordino" (che ha fatto scendere le elementari italiane dal primo al quinto posto nel mondo - dati OCSE) ha aggiunto sfascio prossimo venturo al disagio pregresso. Non si dimentichi, Pirani, che si tratta dello stesso ministro dello Statuto delle studentesse e degli studenti, la cui insopportabile dannosissima demagogia lui stesso critica.

Secondariamente, non si identificano le origini della aziendalizzazione, dei presidi-manager, né quella della demotivazione dei docenti. Sono una autogestione della miseria, spacciata per "Autonomia", e stipendio da fame (cfr. lo stesso De Mauro), madre e padre delle vergogne attuali. Da questi nascono lo studente-cliente ed il docente-impiegato. Da retribuzioni indegne per gli operatori di cultura nasce il disprezzo per la cultura. Ed è oggi proprio il mitico Nord Est ad abbandonare maggiormente gli studi, sia perchè - a causa di controriforme che riducono il valore del sapere classico e critico e che hanno trasformato la scuola in barzelletta - il valore del "pezzo di carta" è ridotto a zero in sede occupazionale, sia perchè se chi ti insegna è ridotto alla stregua dei nuovi poveri - e per farlo ha dovuto studiare sino a 30 anni - il suo messaggio, quello dello studio, non può venire recepito che con scherno!

Infine, la questione principale non viene portata alle naturali conseguenze. Si tratta del ruolo che devono avere la scuola, gli insegnanti e gli studenti. Quel ruolo che la Costituzione repubblicana inscrive nell'ambito di una istituzione e che oggi, in aperto contrasto con la Costituzione stessa, la demagogia interessata delle forze di Governo e di opposizione, delle culture politiche catto-comuniste e catto-clerical-fasciste, del neo-liberismo e di quant'altro, nonché della Confindustria, riducono al livello di mero "servizio". E' così, negando e sopprimendo gradualmente la libertà d'insegnamento (e con essa, come c'insegna Pirani, la libertà di apprendimento) si trasferisce la lezione dal piano del rapporto empatico a quello di una erogazione inerte, sempre preconcettamente sub iudice: a) secondo i nuovi ignoranti, sarebbe la scuola l'origine di tutti i mali, anche se per essa si spende una percentuale risibile del PIL; b) secondo l'operaismo d'accatto catto-comunista, non meno che per i "rampanti" della new economy, i docenti sarebbero saprofiti fannulloni impegnati in un lavoro part-time. Così, si vorrebbe punire la cultura, perchè "non produttiva": l'ultimo ostacolo al pensiero unico imperante, ultimo baluardo libertario del confronto pluralista senza dogmi e diktat, dove si "fa" senza il "cui prodest" e per tutti. In un sacrosanto egualitarismo di partenza, per sconfiggere il quale si usano gli strumenti della più crassa ignoranza (quella dei neo-ricchi) e ciò che resta degli armamentari carnevaleschi dell'egualitarismo d'accatto. Quella forma di appiattimento confederal-sindacalese che ha portato a livelli minimi i salari dei quadri intermedi ... per lanciare in alto le retribuzioni di pressoché inutili "dirigenti" asserviti alle lobbyes dominanti, usando come strumento dirompente la confusione fra i ruoli (genitori ed alunni "clienti" in cattedra ad insegnare metodologia e didattica ai docenti - insegnanti ridotti al ruolo di docenti-sitter, "tenuti" a sfornare diplomi per chiunque scaldi un banco, meri esecutori per le consorterie della tautologia pedagogico-accademica: gli unici a guadagnare in tutto ciò).

Provi, Pirani, a leggersi (perchè non credo che lo abbia mai fatto) la tanto criticata (quanto sconosciuta) piattaforma di lotta del movimento dei lavoratori della scuola, le rivendicazioni ed il progetto dell'Unicobas. Non ce ne voglia, ma scoprirà di non aver detto nulla di nuovo.

A lui diamo comunque atto di aver detto qualcosa, qualcosa che nel panorama generale acquisisce un valore aggiunto.

Stefano d'Errico (Segretario nazionale dell'Unicobas scuola)

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