La scuola italiana funziona anche e soprattutto grazie agli insegnanti precari: siamo circa il 20 % del corpo docente ed, infatti, senza di noi, senza il nostro impegno, la capacità e la creatività l'istituzione scolastica non raggiungerebbe i luoghi più disagiati, mancando così al dettato costituzionale principale, quello di garantire l'istruzione a tutti i cittadini.
Senza di noi l'attività scolastica non prenderebbe avvio nei mesi critici di settembre e ottobre, né si formerebbero le commissioni degli esami di stato, non si farebbero esami e scrutini né funzionerebbero gli organi collegiali. Eppure a fronte di questa funzione così importante e delicata svolta con tutti i doveri dei docenti di ruolo, non corrisponde la dovuta parità dei diritti; non c'è riconosciuta quella dignità professionale che però c'è sempre richiesta; il nostro impegno, che nasce dal rispetto della nostra professionalità e dal senso di responsabilità nei confronti degli studenti e delle loro famiglie, è pagato in maniera indecente quando è pagato, altrimenti dobbiamo attendere dei mesi per ricevere i nostri compensi!
Svolgiamo gli stessi compiti degli incaricati a tempo indeterminato ma non abbiamo gli stessi diritti poiché non c'è riconosciuta l'anzianità di servizio maturata, né la progressione di carriera e retributiva; siamo esclusi dall'aggiornamento professionale, a meno che non lo paghiamo a nostre spese; riceviamo un pagamento limitato nei periodi di malattia e ferie, sempre più spesso non siamo pagati durante i periodi d'interruzione didattica e, se temporanei, non possiamo votare né essere eletti negli organi di rappresentanza collegiali.
Benché ci sia poco di che esserne fieri, in questi anni la scuola sta svolgendo la funzione di battistrada utilizzando i lavoratori precari quale dato strutturale della propria organizzazione perché, come ha riaffermato nell'ultima occasione il ministro del tesoro Visco, costano meno e consentono in futuro di ridurre gli organici!
Invece di 67.000 nuove assunzioni necessarie per far fronte alle esigenze di ricambio dovute al turn over (dati ufficiali del Ministero della Pubblica Istruzione) è stato varato un decreto che autorizza 40.000 immissioni in ruolo e va anzi sottolineato che tali cattedre sono già state sottratte ai precari, che avrebbero avuto diritto ad essere assunti dallo scorso settembre. Si consideri, inoltre, che sarebbero necessari altre 30.000 assunzioni per i ruoli del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Da questi semplici enunciati, si ricava che il numero d'assunzioni è inadeguato. Infatti il Governo ha operato il calcolo sulla base di una media "ministeriale" spuria, che non ha tenuto conto del fatto che la scuola ha una sua specificità, dovuta anche all'illegittimo decreto del '97 che ha scaglionato i pensionamenti del comparto, la qual cosa ha ridotto il volume delle domande di quiescenza che avrebbero inciso molto su quell'anno, ma ha altresì prodotto picchi più alti negli anni successivi, che non sono stati tenuti in conto nel calcolo della media, "parificata" d'ufficio a quella degli anni precedenti, nonché a quella degli altri ministeri.
Con il decreto sulle assunzioni, siamo quindi di fronte ad un altro provvedimento che rientra in quel
processo di riorganizzazione e razionalizzazione aziendalista della scuola pubblica che oltre a precarizzare la condizione degli ex docenti di ruolo (denominati ora incaricati a tempo indeterminato), tiene in ben poco conto le esigenze e l'aspirazione ad un lavoro sicuro delle decine di migliaia d'insegnanti non garantiti ed ha come risultato quello di ridurre il numero delle cattedre ed i posti dei non docenti, aumentando i carichi di lavoro pro-capite, naturalmente "gratis et amore Dei" (aumento degli alunni per classe, aumento delle ore di lezione, incremento delle responsabilità amministrative e di custodia e vigilanza).
Un processo che passa anche attraverso:
La legge sulla Parità Scolastica, la quale deviando il denaro pubblico verso le scuole private toglie investimenti a quella statale, necessari al miglioramento delle strutture e all'assunzione di nuovo personale, (è di pochi giorni fa la notizia di un nuovo D.M. che ha aumentato di dieci milioni il finanziamento per ogni classe di scuola privata, passato così da circa 27 milioni a trentasette);
La legge sull'autonomia scolastica che per noi sarebbe meglio chiamare l"autogestione della miseria"
( quest'anno 70% in meno dei fondi assegnati per istituto) ;
La Riforma dei cicli scolastici che, come tutti sanno ormai, si vorrebbe autofinanziare con il taglio di 80.000 cattedre con chiare ripercussioni negative su noi precari.
Un contratto nel quale Ministro e sindacati non hanno dato alcun seguito alle richieste di perequazione normativa, disciplinare e salariale fra il personale di ruolo e non.
Dei Concorsi ordinari sui quali abbiamo sempre espresso un parere contrario perché la legge che li ha indetti presentava il vizio di forma di non tenere in nessun conto i diritti guadagnati coi concorsi precedenti, di non considerare la professionalità acquisita e l'esperienza maturata ponendo sullo stesso piano docenti già abilitati, con numerosi anni d'insegnamento alle spalle, i neolaureati che non hanno mai messo piede in un'aula scolastica. Basati su un metodo di selezione inefficace perché fondato sulla casualità, e occasioni di clientelismo e corruzione (vedi "Concorsopoli").
Dei concorsi "riservati" svolti in tempi ristrettissimi che hanno costretto gli esaminandi ad un autentico tour de force, con programmi vastissimi e diversificati da commissione a commissione, un sistema di valutazione basato sullo scritto preliminare con funzione selettiva quando ne sarebbe bastato uno di tipo complessivo, o per meglio dire in itinere, per verificare ciò che è stato già acquisito con svariati anni d'insegnamento.
Il tutto con l'obiettivo, neanche troppo nascosto, di espellere dalla scuola pubblica la quasi totalità dei docenti precari, consentendo l'abilitazione solo a poche migliaia.
PIATTAFORMA UNICOBAS SUL PRECARIATO
L'organizzazione sindacale UNICOBAS scuola chiede:
- la regolarizzazione e il superamento della condizione precaria attraverso l'avvio di nuove procedure di reclutamento basate sul riconoscimento della professionalità docente (acquisita tramite la graduatoria per titoli del doppio canale resa permanente ed aggiornata a livello biennale), considerando sia il servizio nelle scuole statali che i concorsi pregressi superati
- il blocco della riconversione "selvaggia" dei docenti di ruolo soprannumerari
- l'abilitazione per il titolo biennale di specializzazione (d.P.R.970 del 1975 e successive modificazioni) e istituzione per ogni ordine di scuola di specifica classe di concorso per il sostegno
- la totale perequazione normativa, disciplinare e salariale fra il personale di ruolo e quello precario, il riconoscimento degli scatti d'anzianità; il computo pieno del servizio preruolo per la ricostruzione della carriera
- la riduzione del numero degli alunni per classe
- l'innalzamento dell'obbligo scolastico sino a 18 anni
- la soppressione del DM 334/9 e del conseguente accorpamento delle classi di concorso
Stefano Lonza (Responsabile settore precari Sindacato Unicobas)