DIRE 7.9.2011
A Roma sfila la protesta: prove di autunno 'caldo' con i cortei di Cgil e Usb

ROMA - Prove di autunno 'caldo' a Roma. La Capitale è appena tornata a riempirsi dopo il vuoto delle ferie agostane, ma la crisi non conosce stagioni e si riflette sulla città con due manifestazioni, organizzate dalla Cgil e dall'Unione sindacale di base (Usb), per quello che potrebbe essere l'anticipo di una lunga fase di protesta.

Per dire 'No' alla manovra anti-crisi in discussione al Senato, due cortei hanno attraversato oggi la città, quasi senza alcun problema di ordine pubblico (da segnalare solo alcuni lanci di uova e vernice), dopo gli allarmi dei giorni scorsi e il botta e risposta tra il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, e il sindacato di Corso d'Italia. Il serpentone della Cgil è partito da piazza della Repubblica fin sotto l'Arco di Costantino, mentre quello di Usb è andato da largo Corrado Ricci a piazza Navona. Al primo, concluso con gli interventi del segretario Susanna Camusso e del leader regionale Claudio Di Berardino, hanno partecipato anche i vertici dei partiti dell'opposizione, tra cui Pierluigi Bersani, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Il secondo, a cui si sono uniti Rifondazione, Unicobas e No Tav, ha terminato la sua corsa al Senato, dove è stato improvvisato un campeggio a 'presidio' delle operazioni di voto in corso a palazzo Madama. A tutti i manifestanti, comunque, è arrivato il "benvenuto" del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

Solita guerra di cifre sui partecipanti, ma solo tra gli stessi sindacati: quelli di base, infatti, sostengono di aver sfilato in "20 mila persone, mentre la manifestazione della Camusso non e' andata oltre il doppio", dice il segretario generale Unicobas, Stefano d'Errico. Tema che non appassiona Camusso: "Checche' ne pensi il mondo, noi non diamo i numeri...", mentre Di Berardino si limita a un "Siamo tantissimi".

Diverse le ripercussioni sulla città, tra disagi al traffico e difficoltà negli spostamenti a bordo dei trasporti pubblici. Nelle vie limitrofe ai due cortei la circolazione è andata in tilt, con ripercussioni fino al Lungotevere. Quasi impossibile prendere i mezzi: le due linee della metro sono state chiuse dalle 9 alle 17, così come le linee ferroviarie Roma-Lido, Roma-Viterbo e Termini-Giardinetti. Secondo l'Atac, l'adesione allo sciopero, alle ore 12, è stata pari al 50 per cento.

E ancora: secondo quanto riferito dalla Funzione pubblica della Cgil di Roma e del Lazio sono stati chiusi il Colosseo, il Foro Romano, la Galleria d'arte moderna e Villa Borghese e sono risultate non operative anche tutte le sale operatorie del San Carlo, il 70 per cento dell'ospedale San Filippo Neri e, solo nel quadrante nord della Capitale, almeno 15 nidi pubblici.

Problemi anche per i voli nei due scali romani: a Fiumicino risultano cancellati circa 120 voli tra arrivi e partenze. A Ciampino, invece, 29 complessivamente quelli cancellati.

 

6 settembre 2011

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IL CORRIERE.IT 7.9.2011

«Bonanni è sull'orlo di crisi di nervi». Il cislino aveva definito «demenziale» lo sciopero

«Manovra ingiusta e irresponsabile»
La Cgil in piazza: «Se non ora quando?»

Camusso alla testa del corteo di Roma: «Vogliono cancellare i diritti dei lavoratori». Polemiche con la Cisl

«La manovra del governo è ingiusta e totalmente irresponsabile». «Vogliono cancellare lo Statuto dei lavoratori e con esso i loro diritti». «Vorrebbero farci tacere, ma noi non ci rassegnamo e anche se la manovra sarà approvata, noi saremo giorno per giorno in piazza con quelli che hanno il coraggio di dire no». Susanna Camusso, camicia bianca sbottonata e, al collo, un foulard rosso alla maniera partigiana, tuona contro il governo dal palco allestito a due passi dal Colosseo. Difende la scelta del suo sindacato di scendere in piazza in solitaria, nonostante la presa di distanze di quelli che definisce i «cugini» di Cisl e Uil. Chiede un passo indietro e una profonda riscrittura del testo sulla correzione dei conti che approda ora al Senato e che considera penalizzante per le fasce più deboli della popolazione. E alla fine si lascia andare in un canto liberatorio, accompagnando con un battito ritmato delle mani, all'unisono con le migliaia di persone che si affollano davanti a lei, le note di «Bella Ciao» nella versione dei Modena City Ramblers scelta come colonna sonora della manifestazione.

«NON CE LA MERITIAMO»- La numero uno della Cgil si è presentata battagliera fin dalla prima mattinata a questa giornata di mobilitazione che ha visto cortei in un centinaio di città italiane, in aggiunta a quello nella Capitale. Nel suo mirino sono finiti, a turno, l'esecutivo e il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, esortato a fare marcia indietro sulla modifica dell'articolo 8 dello Statuto dei lavoratori - quello che prevede la licenziabilità in deroga ai contratti nazionali se c'è intesa con le organizzazioni sindacali aziendali - per evitare «di passare alla storia come il peggior ministro della storia della Repubblica». Ma è stato il governo nel suo complesso a ricevere il pollice verso della leader cigiellina. «Non c'è l'idea su quale sia il futuro del Paese e quali le prospettive per la sua crescita - ha evidenziato - . Questa è una manovra che il Paese non si merita. Chiediamo una redistribuzione dei carichi perchè c'è chi non ha mai pagato nulla e ora è arrivato il momento di farlo. Siamo convinti che si possa fare una manovra più equa, che cancelli l'articolo 8 che è solo un danno al mondo del lavoro». Di più: «Non c'è solo il tentativo di neutralizzare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E' l'idea di cancellare l'intero Statuto, perché se ogni legge è derogabile, allora salta ogni regola».

«SE NON ORA QUANDO?» - Camusso ha replicato a chi contestava l'opportunità della mobilitazione in questa fase di crisi: «Ma se non ora quando - si è chiesta -? E' proprio ora che bisogna chiedere il cambiamento, dire che questa manovra non va perché si tolgono risorse agli enti locali e di conseguenza servizi ad anziani, gente comune e persone in difficoltà». «La scelta di fare uno sciopero è sempre una scelta difficile e in una situazione di crisi lo è ancora di più - ha poi ammesso il segretario generale -. Ma proprio per questo è una decisione merita rispetto, a dispetto dei corvi che abbiamo sentito in questi giorni. Ai cugini di Cisl e Uil - "non fischiate, non fischiate!" ha dovuto dire richiamando la piazza che al sentire pronunciare le altre sigle sindacali stava iniziando a rumoreggiare - vorremmo chiedere: ma quando allora si può scioperare? Perché se non c'è mai un momento in cui si può scioperare allora vuol dire che non si è capito cosa sta succedendo davvero a questo Paese».

«SULL'ORLO DELL'ABISSO» - «Quando si è sull'orlo dell'abisso bisogna fare un passo indietro» ha detto ancora la numero uno di Corso Italia. «Il Paese è in una situazione molto difficile - ha rilevato - e per questo abbiamo proposto una contro-manovra che ha esattamente gli stessi saldi, perchè pensiamo che bisogna intervenire rapidamente ma se si fa il passo sbagliato si entra nell'abisso, invece che fare un passo indietro». Ha poi precisato di avere apprezzato le parole del presidente Napolitano, che ha esortato a fare di più per fare fronte alla crisi. «Credo che sia vero che servono misure più efficaci - ha commentato - , ma bisogna indicare quali e noi le indichiamo». Ovvero: «Tassazione sulle grandi ricchezze, tassazione sui grandi immobili e lo spostamento del peso verso chi ha pagato molto meno di quel che ha o che non ha mai pagato».

L'ATTACCO A BONANNI - La Cgil ha promosso la mobilitazione nonostante la contrarietà degli altri due sindacati confederali. Ma è con la Cisl, in particolare, che i rapporti sono tesi. Lunedì il segretario Raffaele Bonanni aveva definito «demenziale» l'idea di scioperare in questa fase della crisi. Lapidaria la risposta della Camusso, ribadita anche davanti al popolo cigiellino: «Mi sembra che il segretario generale della Cisl sia sull'orlo di una crisi di nervi». E ancora: «Chi si muove autonomamente è chi dà sempre ragione al governo e non ai lavoratori». «Lo sciopero non è mai uno strumento irresponsabile - ha quindi aggiunto -. È lo strumento di difesa e di miglioramento delle condizioni dei lavoratori». E quanto ai rilievi del direttore del , che in un editoriale aveva evidenziato le perplessità per la decisione di bloccare l'uscita del giornale mentre la quasi totalità delle altre testate sarebbe stata in edicola, ha aggiunto che «lo sciopero è un diritto dei lavoratori e non è mai un ricatto. Altri ricattano, non chi sciopera. Su una cosa però il direttore ha ragione: solo pochi giornali non sono usciti. Lo prendiamo come monito affinché le prossime volte siano molto di più».

LA REPLICA DEL LEADER CISL - «La Cisl ha i nervi saldi e con grande senso di responsabilità si sta mobilitando in questi giorni per cambiare la manovra, seguendo le indicazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha raccomandato a tutti una maggiore unità del Paese, equilibrio, rigore ed equità». Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha replica al leader della Cgil, Susanna Camusso, e alla sua frase sulla «crisi di nervi». La Camusso, con questo ennesimo sciopero solitario della Cgil - argomenta Bonanni - «ha spaccato il mondo del lavoro e ha cancellato il riformismo sindacale. Ma l'aspetto più grave è che questo sciopero della Cgil ha peggiorato la posizione dell'Italia».

IL CORTEO E I NUMERI - Il corteo della Cgil - aperto da uno striscione che recitava «Cambiare la manovra per dare un futuro al Paese; più crescita, più occupazione, più sviluppo» -, uno dei due organizzati nella Capitale e uno dei tanti organizzati nelle principali città italiane (Milano, Firenze, Napoli, Bologna tanto per citarne alcune) è partito da piazza dei Cinquecento per poi snodarsi per via Cavour, Santa Maria Maggiore, via Merulana, via Labicana e via Celio, e per concludersi infine nei pressi del Colosseo, vicino all'Arco di Costantino, dove si è svolto il comizio finale. Diverse decine di migliaia i partecipanti ai diversi cortei, anche se ancora non sono stati dati numeri riassuntivi. L'adesione media allo sciopero - secondo la Cgil che si basa sulle rilevazioni in un campione di 800 tra aziende, uffici, servizi pubblici, attività commerciali - è al 58%. La Fiat ha reso noto che l'adesione allo sciopero nei suoi stabilimenti è stata del 25%. Il dipartimento della Funzione pubblica, invece, ha comunicato che «sulla base dei dati pervenuti alle ore 14», l'adesione dei lavoratori del pubblico impiego allo sciopero generale indetto dalla Cgil è stata del 3,6% anche se si tratta di un dato parziale e riferito al 20% dell’intero campione di riferimento. «Si segnala in particolare - dice una nota del ministero - il dato della Scuola con un’adesione del 3,27% (quasi il 50% del totale di riferimento) e delle Regioni ed Enti Locali con un’adesione del 10,54% (4,54% del totale di riferimento)». Infine va registrata la posizione dell'Unicobas, che ha promosso il secondo corteo romano e che rivendica di avere attratto «20 mila persone, mentre la manifestazione della Camusso non è andata oltre il doppio. E la Cgil è il primo sindacato nazionale».

Alessandro Sala