SiciliaInformazioni.it - 6 settembre 2008

 I tagli alle risorse e all’occupazione nella scuola. 15 mila prof in meno solo in Sicilia. Una mazzata al Sud d’Italia. Sindacati sul piede di guerra.
 
Quando si tagliano posti di lavoro nella scuola si colpisce l’occupazione meridionale. Non ne ha parlato nessuno, né al governo né all’opposizione e questo dà la misura di un’attenzione assai modesta verso il Mezzogiorno. Non c’era nemmeno bisogno che consultassero le statistiche visto il gran parlare che autorevoli Ministri del Governo nazionale hanno fatto sulla scuola. Ci hanno spiegato chei tagli alle risorse e all’occupazione avrebbero permesso di migliorare la scuola italiana, che una bugia grande quanto una casa, poi ci hanno spiegato che gli esuberi erano indispensabili ed il Ministro dell’Istruzione ha azzardato una cifra spaventosa, ben 87 mila docenti.

Ma chi ha ragionato sul Sud, colpito come l’uragano Gustav da questo provvedimento?

I colleghi dell’avvocato Gelmini, Bossi tra gli altri, hanno espresso opinioni preoccupate sul numero strabocchevole di professori meridionali che ospita la scuola italiana, un’autentica invasione dfella quale ci si dovrebbe liberare. Non c’è un collegamento fra i due fatti, come si dice negli ambienti investigativi, ma la realtà è una sola: da una parte i tagli , dall’altra i docenti del SUD.

Sugli esuberi dell’Alitalia si sono mobilitate le forze politiche e sindacali, il Governo e gli imprenditori, per i tagli alla scuola niente.

Sindacati invero hanno aperto il fronte vertenziale, per ora sono sul piede di guerra contro i provvedimenti adottati in materia scolastica gli Unicobas della Scuola che hanno indetto per il prossimo 3 ottobre uno sciopero generale con manifestazione a Roma. Sotto accusa, in primo luogo, i tagli annunciati dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. ''A decorrere dall'anno scolastico 2009/2010, ed entro tre anni -ricorda il segretario nazionale dell'Unicobas, Stefano d'Errico- saranno cancellati 70.000 cattedre e 40.000 ruoli Ata''.
 

''Un taglio -sottolinea- che va ad aggiungersi a quello realizzato dal governo Prodi nelle finanziarie precedenti (47.000 posti in meno, comprese le riduzioni gia' attuate per il prossimo anno scolastico). Con queste misure si produrranno risparmi di spesa per 7,832 miliardi di euro. Solo il 30% di questi risparmi sara' utilizzato a fini contrattuali per presunte 'iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola'''.

Ma non solo, secondo il sindacato ''verranno modificati orario di lavoro, durata delle lezioni e struttura dei  programmi. Si spingera' per tornare al maestro unico alle elementari e per eliminare il tempo prolungato alle medie. Verranno rivisti gli ordinamenti della secondaria, con l'obiettivo di ridurre drasticamente materie e ore di insegnamento. Forse si ridurranno le ore a 50 minuti.

Una vera controriforma della scuola in linea con la legge Moratti. Per fare il tutto, la Gelmini avra' 12 mesi di tempo. Non male per un paese che in Europa e' agli ultimi posti: 69% di diplomati tra i giovani contro il 73% della Germania, il 77% della Gran Bretagna, l'80% della Francia, l'81% del Belgio e della Grecia, l'84%
dell'Irlanda, l'86% della Finlandia e la meta' dei laureati della media Ue''.

Sotto accusa anche la finanziaria che prevede ''l'innalzamento drastico di un punto percentuale, dall'anno scolastico 2009/2010, del rapporto docente-alunni, con conseguente 'ingrossamento' e diminuzione delle classi'' e il ddl presentato alla Camera da Valentina Aprea, il cui obbiettivo principale, secondo d'Errico, '' e' rendere il funzionamento della scuola pubblica del tutto simile a quello della scuola privata. Le scuole verranno trasformate in fondazioni e consegnate ai privati (piccola e media impresa), i quali entreranno nei consigli d'amministrazione (che sostituiranno gli attuali consigli d'istituto) e, versando un obolo, diverranno i veri padroni della scuola''.

Al centro della protesta anche i provvedimenti adottati da Brunetta, dall'esclusione dei lavoratori pubblici dai benefici fiscali sugli straordinari alle norme sulle assenze per malattia solo per i pubblici dipendenti.