IL NUOVO PRIMO CICLO NELLA "RIFORMA"

Quanto più si analizza ed esamina la legge relativa al "riordino dei cicli" ed il piano quinquennale di attuazione, tanto più risulta evidente lo scollamento tra la riforma in atto e le concrete necessità del nostro Paese.

Non ci stancheremo mai di denunciare come tutta l'operazione, ed in primo luogo l'ormai famosa ripartizione degli anni del ciclo di base: 2+3+2=7, non risponda ad esigenze di adeguamento al sistema scolastico europeo (i parametri continentali da raggiungere, sia per la qualità dell'offerta formativa, sia per la professionalità docente sono ben altri!), ma in realtà sia soprattutto una grande opera di ristrutturazione tecnica ed economica volta a ridurre drasticamente le spese per l'istruzione. E' per questo che verrà sacrificata una titolarità docente ogni 8 fra quelle delle attuali elementari e medie nel loro complesso (5 + 3 non fa 7). E' per questo che si provvederà a distruggere il patrimonio di una elementare di qualità che è stata al primo posto nel mondo (già fatta scivolare al quinto dalla controriforma sui moduli del '90). E' per questo che non si terrà nel minimo conto delle professionalità acquisite dagli insegnanti di scuola media, né delle esigenze degli alunni, deportandone i docenti persino sulle future terze, quarte e quinte.

Quale utilizzazione per gli insegnanti in esubero? Gli insegnanti di scuola elementare diplomati verrebbero compressi sui primi 2 anni. Il 60% (laureati) non vedranno neanch'essi garantita la propria titolarità, dovendo disputarla (solo su 3°, 4° e 5° anno) con i colleghi provenienti dalle scuole medie. Altra assurdità è la riconversione sul sostegno, sulla falsa riga di quanto già visto per gli insegnanti di educazione tecnica e fisica delle medie: quale qualità per la futura integrazione?

Quale utilizzazione verrà prevista per i perdenti posto (50.000 nelle elementari, 30.000 nelle medie)? A parte una élite di "clienti", promossa al ruolo di "figure di sistema", per la massa si prevede il tappabuchismo e la deprofessionalizzazione per coprire le supplenze.

A fare le spese di tutto ciò saranno ovviamente i docenti, che vedranno scomparire inevitabilmente decine di migliaia di posti di lavoro, ma anche e soprattutto gli alunni e gli studenti e le loro famiglie, i quali presto si renderanno conto della generale ricaduta negativa su di loro e sul sistema scuola.

Non può essere altrimenti in una Scuola che sulla pelle dei bambini, dei genitori, degli altri ordini di scuola, rinuncia a rendere obbligatorio l'ultimo anno della materna; per risparmiare da un lato; per appaltarla a clero e privati, dall'altro disperdendo una ricchezza che ci è invidiata nel mondo.

Non può essere altrimenti in una Scuola che programmaticamente fa a meno del fondamentale principio educativo di coltivare quel sapere critico che, solo, rende gli uomini capaci di interagire responsabilmente nella società civile e sposa, invece, una concezione del sapere finalizzato unicamente ad una operatività tanto generica quanto svuotata di contenuti apprezzabili (la cultura delle cosidette "competenze").

Non può essere altrimenti in una Scuola che per risolvere il problema del sovraffollamento previsto per l'anno scolastico 2007-8 (la cosiddetta "onda anomala"che si determinerà col giungere alla fine di due iter formativi, uno di 8 ed uno di 7anni) non sa fare altro di meglio che proporre la doppia promozione d'ufficio per almeno il 25 % dei propri alunni dalla quarta elementare alla prima media e dalla quinta alla seconda media.

Non può essere altrimenti in una Scuola che ha preteso l'unificazione di elementari e medie nella scuola di base, in nome di una poco chiara esigenza di continuità pedagogica creando, in compenso, persino non pochi problemi logistici. Oggi, solo il 43 per cento delle elementari sono in grado di ospitare corsi che durano sette anni per lo stesso bacino d'utenza. Nei comuni di media o grande dimensione l'edilizia scolastica esistente permetterà di accogliere l'84 per cento della popolazione scolastica, mentre nel restante 16 per cento delle classi gli studenti della scuola di base dovranno spostarsi in un Comune vicino.

Non può essere altrimenti in una Scuola che si informa alla logica dell'avviamento professionale (a 12 anni l'alunno deve scegliere l'indirizzo): quasi un ritorno alla situazione precedente la riforma della scuola media (1963).

Non può essere altrimenti in una Scuola che per portare a termine il processo di fusione ha deciso di perdere il patrimonio di esperienze, risorse, e competenze maturate dalle due scuole, elementare e media, a livello pedagogico, didattico, organizzativo.

Non può essere altrimenti in una Scuola che ha deciso di abolire il Tempo Pieno (da Settembre per prima e seconda) e il Tempo Prolungato (medie) per stabilire un monte annuo di 1000 ore che corrisponde a 30 ore alla settimana di scuola. Al massimo, è previsto un possibile allungamento di 4 ore dell'orario, per "specifiche esigenze delle famiglie e del contesto sociale", e laddove i Comuni o direttamente i genitori vorranno/potranno coprire le spese necessarie.

Non può essere altrimenti in una Scuola che ha deciso, in un'ottica di mero risparmio, di ridurre i tempi e cancellare gli spazi per attività di arricchimento formativo (recupero, approfondimento, laboratori, socialità), per incontrarsi, parlare e conoscersi. Una Scuola così destrutturata, indirizza verso le scuole private quegli alunni le cui famiglie hanno assoluto bisogno di un orario scolastico antimeridiano e pomeridiano. Garantiamo da subito il Tempo Pieno, non come modalità organizzativa legata ad una scelta, ma come una formula garantita dalla scuola. La momentanea possibilità di aggirare l'ostacolo del Tempo Pieno potrebbe essere quella di proporre una organizzazione modulare sul tempo prolungato anche se comunque noi ci battiamo per il totale ripristino legale del Tempo Pieno.

Occorre organizzarsi contro tale progetto, far conoscere gli effetti negativi di questa operazione, svolgere un'opera di critica e controinformazione oltre che tra gli operatori del settare anche tra gli alunni e le loro famiglie.

Solo così possiamo sperare di poter riformare questa vera e propria controriforma della scuola!